Capitolo 1

4 mesi prima.

Sono appollaiata sul mio piccolo divano mentre fisso il cellulare.

Ho a malapena avuto tempo di disfare tutto o mettere il tutto nei rispettivi posti perché sono rimasta a fissare il mio dannato cellulare per trenta minuti.

I miei occhi si spostano di colpo sull'orologio. Le sei e mezza. Non avrebbero dovuto chiamare alle sei?

Sospiro e mi alzo. Potrei anche disfare per passare il tempo.

Non appena apro lo scatolone e prendo dei vestiti, il cellulare squilla facendomi sobbalzare. Salto praticamente sul divano, facendo cadere il cellulare a terra e pronunciando il "merda" sotto voce, mentre rispondo riprendendo fiato.

"Salve?" Rispondo, cercando di suonare professionale.

"Salve, signorina Knight? Sono Marion Johnson dal Crystal Publishing."

Il cuore mi balza in gola. "Si, salve."

"La sto chiamando per informarla che il suo colloquio è andato molto bene lo scorso pomeriggio e lei ha ottenuto il posto. Congratulazioni." La donna, Marion, dall'altro capo suona calma e pratica.

Provo ad accordarmi al suo tono. "Grazie tante," riesco a dire senza sembrare troppo sovreccitata.

"Inizierà Lunedì; le verrà assegnata una scrivania e incontrerà il capo, il signor Greenman. Non vedo l'ora di vederla in giro per l'ufficio. Buona giornata."

E con questo, mette giù.

Mi assicuro che il mio telefono sia bloccato in modo sicuro prima di saltellare in aria, completando il tutto con una contorta danza di vittoria.

Questo è il lavoro che ho sempre sognato di fare sin da ragazzina, e adesso finalmente l'ho ottenuto.

Prendo velocemente il cellulare e compongo il numero di Aaron.

"Aaron," dico entusiasticamente. "L'ho ottenuto! Ho ottenuto il lavoro!"

Lo sento sospirare. "Rose, tesoro, sono al lavoro."

Il mio entusiasmo cessa. "Ma...ho ottenuto il lavoro. Il lavoro che ho sempre...desiderato."

"Ed io sono felice per te," dice. "Ma io devo davvero andare, il dovere mi chiama..."

"Okay, va bene."

"Non essere arrabbiata, Rose, ti porterò fuori stasera, che ne pensi?"

Un piccolo sorriso si fa spazio sul mio viso. "Okay."

"Perfetto. A stasera."

Metto giù il telefono e osservo la marea di scatole allineate nel mio appartamento. Sospiro e inizio a mettere in ordine.

Io ed Aaron stiamo insieme da due mesi. Ci siamo incontrati quando ho visitato Portland, quindi quando vivevo ancora a New York. Mi piacque all'istante e quando gli dissi che mi sarei trasferita qui, abbiamo iniziato ad uscire insieme. Lui lavora come medico interno mentre frequenta il college. Non lo biasimo per non avere abbastanza tempo per me; il suo lavoro è davvero importante ed occupante. So che troverà anche il tempo per stare con me; lo fa sempre.

L'appartamento in cui mi sono trasferita è piccolo per gli standard di molte persone, ma per me è abbastanza grande. Una camera da letto che affaccia su Pearl District, la mia zona preferita di Portland. È molto vicino al Crystal Publishing, che era mia intenzione fin da prima che ottenessi il lavoro.

Ho sempre pensato che Pear Discrit fosse la parte migliore di Portaland. Forse perché mi piacciono gli aspiranti artisti e scrittori di questa zona, ma c'è anche qualcos'altro nell'atmosfera che mi fa sentire come se fossi a casa.

È stato difficile trovare un appartamento con il mio badget, ma con l'aiuto di Aaron abbiamo trovato questo posto. E lo adoro.

Metto delle lenzuola turchesi sul mio letto e inizio a decidere dove sistemare foto e cianfrusaglie. Poggio una foto mia e di Aaron sul comò, insieme ad una foto di mia madre e mio padre. Subito dopo viene fuori una foto di me e mia sorella, entrambe sorridenti a Central Park. Sento un dolore acuto al petto non appena guardo la foto. Questa foto risale a prima che accadesse ciò che è accaduto.

Lo so, vi state sicuramente chiedendo il motivo per cui mi sia trasferita da una città così vivace come New York in una squallida città come Portland, Oregon. E anche perché lavori in una editoria qui quando le migliori editorie si trovano a New York. Che dire, volevo avere un nuovo inizio e cambiare un po' scenario. E amo le persone di Portland, è una bella città. Il Crystal Publishing è anche una delle migliori editorie del paese.

Sorprendendo me stessa, finisco di sistemare la mia camera e porto le mani sui fianchi. L'orologio segna le otto. Aaron dovrebbe arrivare a momenti.

Non appena penso ciò, qualcuno bussa lievemente alla porta. Il mio cuore svolazza mentre mi dirigo verso la porta, aprendola con un sorriso sul viso e aspettandomi di vedere Aaron.

Il mio sorriso svanisce non appena realizzo che non si tratti affatto di Aaron.

Invece mi trovo davanti un ragazzo alto, sulla mia età, con capelli scuri che gli circondano il viso e degli occhi color smeraldo. Le sue labbra sono piegate in una espressione irritata e indossa una maglietta bianca dei Rolling Stones e dei jeans neri.

"Ciao," dico.

"Ciao," dice lui. Il suo tono è tagliente e vengo presa un po' alla sprovvista.

"Ho notato che ti sei trasferita qui e volevo soltanto farti sapere che apprezzerei se non facessi rumore." Noto un distinto accento inglese nella sua voce profonda.

"Io...io non sapevo di star facendo rumore," dico.

"Non lo stavi facendo," dice. "Non ancora, ti stavo solo mettendo in guardia per il futuro."

Corrugo la fronte. "Non era necessario."

"Si, okay," scatta lui.

"Guarda, non capisco perché tu sia così duro.."

"Solo non fare casino," mi interrompe lui.

Gira i tacchi e va via attraverso l'atrio, scomparendo nell'appartamento proprio di fronte al mio.

Resto sull'uscio della porta per qualche momento prima di ritornare nel mio appartamento. Lui è venuto qui per dirmi di non far rumore. Nessun "Benvenuta nella struttura" o "Ben arrivata a Portland". Solo "Non fare casino."

Comunque sia, chi è lui? Non mi ha detto nemmeno il suo nome.

Caccio via dalla mia mente il ragazzo e i suoi modi scortesi non appena ritorno nella mia camera, continuando a disfare la roba. Il cellulare suona nella mia tasca e lo porto al mio orecchio.

"Pronto?"

"Rose, scusami tanto ma mi hanno messo di guardia stanotte," dice Aaron. "Speravo di portarti fuori, ma.."

"Oh," sospiro. "Va bene."

"Non essere triste..."

"Non lo sono. Solo. . .salva delle vite per me." Rallegro il mio tono mettendo su un sorriso anche se lui non può guardarmi.

Aaron ridacchia. "Lo farò."

Aggancio e mi siedo sul mio letto. Immagino di dover rimanere qui stasera. Mi alzo e inizio a cucinare la cena, i miei pensieri ritornano sul ragazzo che vive dall'altra parte dell'atrio.

Forse dovrei andare di là e domandargli perché sia stato così maleducato con me. O chiedergli di non fare casino in futuro.

Rido al solo pensiero. Ma so di non essere abbastanza avventurosa per farlo davvero. Forse dovrei andare di là e presentarmi e far finta che il nostro incontro precedente non sia mai esistito? Questo potrebbe essere un gesto amichevole, giusto? Soddisfatta di questo piano, finisco di cucinare e di mangiare la mia cena, lavando i piatti una volta finito.

Prendo le chiavi ed esco fuori nell'atrio, raggiungendo e bussando alla porta.

La porta si apre e mi ritrovo davanti il ragazzo. La sua bocca si arriciccia in una smorfia quando i suoi occhi di giada atterrano sui miei. Faccio un passo indietro, ricomponendomi. Qualcosa in lui mi intimidisce quasi quanto mi irrita.

"Posso aiutarti?" Scatta.

Ignoro il suo tono rude e fingo un sorriso sul mio viso.

"Ciao," dico, allungando la mia mano per farla stringere con la sua. "Sono Rose Knight, mi sono da poco trasferita qui di fronte."

Lui fissa la mia mano per un momento. "E quindi?" Dice.

Lascio cadere la mano sul mio fianco.

"E. . . suppongo siamo vicini di casa ora."

Lui alza gli occhi al cielo. "Fantastico."

Incrocio le mie braccia al petto, cercando una risposta. Quando si accorge che non ne ho, inizia a chiudere la porta.

"Aspetta," dico. La porta si ferma e mi guarda in attesa.

"Come ti chiami?" Domando.

"A te cosa importa?"

"Beh, siamo vicini."

"E questo dovrebbe significare qualcosa per me?"

"Non. . . non lo so."

"Esattamente." Inizia a chiudere di nuovo la porta, ma questa volta la raggiungo e la fermo.

"Puoi dirmi almeno il tuo nome?" Domando.

Lui mi fissa per un momento prima di rispondermi.

"Harry," dice. "Harry Styles."

E con questo, chiude la porta.

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