31. King; Lara
King
Ma che Diavolo...?
Mi sveglio avvertendo un dolore lancinante all'altezza dello zigomo, che mi pungola e mi obbliga ad aprire lentamente gli occhi.
Sento in bocca un disgustoso sapore rancido, la testa mi scoppia, muoio di sete... Che ore sono?!
Mi sforzo nel tentativo di sollevare un po' la testa e sento qualcosa staccarsi dal mio viso, come un sigillo dalla ceralacca.
Ho dormito vestito stanotte, con la faccia appoggiata sopra al braccio, e uno dei gemelli che avevo al polso si è conficcato nella mia guancia lasciandomi un gigantesco marchio, un bassorilievo quadrato e dolente a testimonianza della mia serata distruttiva.
Dio... non toccherò mai più alcol in vita mia, lo giuro!!
Mi trascino come uno zombie davanti allo specchio e nonostante sia a pezzi non posso fare a meno di sorridere all'immagine che mi rimanda: la mia faccia segnata dai postumi del dopo sbronza è tanto terrificante quanto esilarante.
Cerco il cellulare, voglio farmi un selfie da inviare a Lara per farle vedere in che condizioni sono ridotto, e lo trovo spento.
Massaggio energicamente quell'impronta nel tentativo di attenuare il rossore e afferro il carica batterie per attaccarlo al telefono.
Poi, aspettando che quest'ultimo si riaccenda, prendo un cambio pulito ed esco dalla camera, avviandomi mezzo tramortito verso la doccia.
Ho vomitato tre volte nelle scorse ore, ho bisogno di darmi una bella ripulita per rendermi presentabile, prima di scendere al piano di sotto.
Mentre percorro il corridoio che porta dalla stanza degli ospiti al bagno, sento in lontananza la voce di mia madre che discute animatamente con qualcuno.
Probabilmente è al telefono, dato che non mi arriva nessuna risposta.
Le parole giungono a spezzoni ma il suo tono è concitato: "Sì... no, ho detto! No, non lo sa ancora... La priorità... Prendere tempo... Soluzione... Dobbiamo tenere una linea comune!"
Non mi soffermo oltre; non so quale sia il problema ma mi fischiano le orecchie e la mia emicrania mi rende sensibile a quei suoni acuti e invasivi che mi rintronano nel cervello.
Accostandomi ad una finestra che affaccia sul piazzale esterno alla villa, noto che ci sono alcuni giornalisti appostati ostinatamente sotto una fitta pioggerella estiva.
Strano, la mamma ha venduto al Times i diritti in esclusiva del suo matrimonio, non capisco cosa ci facciano lì fuori sotto l'acqua; nessuno concederà loro un'intervista.
Mi balena improvvisamente l'idea che siano qui per me e un conato di bile si riaffaccia all'esofago. Deglutisco con forza e lo ricaccio indietro cercando di tranquillizzarmi, imponendomi di essere razionale: non sono così famoso da essere braccato in massa solo perché si è sposata mia madre.
Il getto dell'acqua mi avvolge nel suo abbraccio, picchiettando dolcemente sulla pelle come una carezza; morbidi banchi di schiuma dal profumo agrumato scivolano via lungo il mio corpo.
Quel calore mi conforta; lava via un po' della mia spossatezza, mi rinvigorisce.
Valuto se trattenermi più a lungo, godendo di questa piacevole sensazione, come faccio a volte quando segretamente mi perdo nei meandri di fantasie e pensieri proibiti su Lara, appagandomi in solitudine e provando poi un lieve senso di colpa a riguardo.
Ma oggi il desiderio di parlare al più presto con lei ha un richiamo più forte delle mie voglie mattutine; in un attimo mi asciugo e mi vesto.
Quando rientro in camera e controllo il cellulare resto a bocca aperta per la quantità di notifiche che sono arrivate e stanno continuando ad arrivare. Non faccio in tempo ad aprirne neanche una, che inizia a squillarmi in mano: è Mary.
Rispondo, con la voce ancora impastata e roca, pronunciando le prime parole della giornata:
" Mary, buongio..."
Non mi lascia finire, la sua voce glaciale tronca in modo sbrigativo il mio saluto.
"Ti ho inviato una mail con tutte le condizioni generali da girarle.
Prima lo fai, meglio è.
Dovrà stampare il contratto sulla privacy, firmarlo, e inviarmene subito una copia scansionata via mail, più una cartacea in agenzia.
Dovrà sospendere temporaneamente tutti i suoi canali social, almeno fino a quando non avremo verificato che il materiale pubblicato sia consono da poter essere mostrato.
Dovrà inviare il patto di riservatezza che le ho preparato a tutti i suoi amici, parenti e conoscenti, a tutti quelli che potrebbero avere foto cartacee o immagini digitali, video, registrazioni audio, che la riguardano. Anche da piccola. Dovrà chiederne la rimozione se presenti in rete, e diffidarli dal pubblicare in futuro materiale non autorizzato dall'agenzia per essere divulgato.
Nessun membro delle vostre famiglie dovrà rilasciare interviste non concordate.
Per i prossimi giorni, finché non si sarà sgonfiata la notizia e non avrò deciso come organizzare una vostra presentazione ufficiale è meglio che non vi vediate e che lei non esca di casa.
Se fosse costretta a farlo, per estrema necessità, dille di non truccarsi, di indossare occhiali da sole voluminosi e abbbigliamento neutro, senza nomi di brand in vista.
Ci mancherebbe solo che entrasse in conflitto con i nostri sponsor..."
Resto interdetto per tutte quelle istruzioni, mi arrivano come la musica di un'orchestra che va fuori tempo, un suono ansiogeno che non riesco a seguire con piacere.
Ma di cosa diamine sta parlando?
"Ma di che stai parlando? "
"Della tua... senti King, non è un gioco." Il tono con cui si rivolge a me, apparentemente calmo e professionale, nasconde a stento la sua rabbia.
"Non devo ricordarti che per me, e di conseguenza per te, lavorano venti persone.
Venti famiglie. Non è soltanto della tua carriera che stiamo parlando.
In sole sei ore hai perso quasi un milione di followers.
Sulla base di questo calo già due brand con cui collaboriamo hanno inviato una richiesta di modifica del contratto chiedendo di rinegoziare i termini dei profitti pattuiti inizialmente.
Ti ho sempre chiesto di gestire la tua vita privata con molta discrezione dato che la tua fandom è costituita prevalentemente da un pubblico femminile in adorazione per te, di riferirmi subito qualora avessi avuto una relazione che potesse essere definita tale, in modo da poter gestire la cosa nella maniera più opportuna..." sospira cercando di tranquillizzarsi "Ormai è andata... Cerchiamo almeno di limitare i danni!"
" Ma quale relazione? Io non ho nessuna relazione!" Esclamo sempre più esasperato e confuso; piano piano un terribile dubbio si insinua serpeggiando nella mia mente...
Per tentare di scacciarlo apro freneticamente una delle tante notifiche di Instagram.
È un attimo.
Uno di quell'attimi in cui mentre li vivi prendi consapevolezza che il corso della tua vita sta cambiando.
Quello che si palesa davanti ai miei occhi mi sconvolge come il peggiore degli incubi che si avvera: foto mie e di Patricia, decine di foto, ovunque.
Sono accompagnate da didascalie false e fuorvianti che ci descrivono come una coppia consolidata da anni che esce finalmente allo scoperto.
Mentre le guardo con occhi sbarrati, incredulo, sentendo precipitare il mio mondo, la mia mente corre a un'unica persona: Lara.
Prego con tutto me stesso che non abbia ancora visto queste immagini. Devo riuscire a parlarle. Subito.
" Se non hai una relazione perché questa ragazza ha tutte queste foto insieme a te? E come mai ha deciso di pubblicarle?
Dobbiamo sporgere denuncia, i tuoi fans non hanno gradito affatto questa novità, non sai quanto questa cosa possa ledere alla tua immagine in questo momento. Queste foto resteranno per sempre associate a te. Quando tra vent'anni qualcuno farà una ricerca su King Fisher salteranno fuori."
Non riesco più a seguire Mary; seppure ancora sotto shock i miei pensieri sono già tutti catapultati nella ricerca delle parole migliori da scegliere per spiegare, per giustificarmi con lei.
" Ne riparliamo, ti richiamo, scusa, devo fare una telefonata urgentissima" le dico, e senza attendere la sua risposta chiudo la conversazione e compongo in fretta il numero di Lara.
Entra la segreteria, ha il telefono spento.
Magari non le prende...
Ma chi voglio prendere in giro, lo avrà sicuramente spento di proposito, avrà già visto quelle foto e non vorrà parlarmi!
" Cazzo!!!" Urlo in preda all'angoscia e al senso di impotenza.
Devo stare calmo.
Troverò una soluzione. Troverò una soluzione!
Mi passo nervosamente le mani sui capelli, e camminando su e giù come un leone in gabbia compongo un breve messaggio da inviarle su Whatsapp.
" Lara dobbiamo parlare, non è come hanno scritto, non è la mia ragazza, non è come sembra"
"Non è come sembra"... classica frase banale utilizzata da chi ha la coscienza sporca quando invece è proprio come sembra, penso odiandomi, mentre premo invio.
Non le arriva.
Provo a chiamarla anche con FaceTime, mi ha bloccato.
Il profilo Instagram con cui abbiamo chattato i primi tempi non viene trovato... è stato cancellato.
Sento il battito accelerare, il panico si impossessa di me come quando non so che fare, e il mio unico pensiero è che sono stato così stupido, così idiota, da non avere mai chiesto in tutti questi mesi l'indirizzo di casa sua.
Anche se salissi sul primo aereo per andare da lei non saprei dove cercarla.
So che abita a Fiesole, ma poi? Non posso certo andare in giro a suonare i campanelli, verrei riconosciuto, e non parlo l'italiano... non so neanche guidare, se è per questo.
Accidenti!!
Sferro un pugno al muro, accogliendo con rabbia il dolore che ne consegue.
Non so come raggiungerla! Se non vorrà farsi trovare, non riuscirò così facilmente a mettermi in contatto con lei.
Ma io devo avere la possibilità di spiegare! Non può finire tutto così, non può non voler sapere cosa ho da dire a proposito, conoscere la mia versione dei fatti!
Si calmerà, riaccenderà il telefono, ci chiariremo.
Lo sai che non ti perdonerà mai. Che non si fiderà più di te. Che l'hai persa. Sai bene come è fatta.
Ecco perché tremi.
Perché non gliene ho parlato prima?!
Quando uscivo saltuariamente con Patricia i nostri rapporti non erano ancora intensi come ora, o meglio, lo erano già, ma solo da parte mia... e io scappavo proprio da quelle emozioni.
Perché non gliel'ho detto allora?!
Lara è comprensiva, avrebbe capito, e invece adesso si sentirà tradita, penserà che le ho mentito, che ho avuto una relazione parallela che le ho tenuto nascosto per tutto questo tempo, una relazione "stabile che dura da anni" come hanno scritto i giornalisti.
Maledizione!!
Sai bene perché non glielo hai detto... avevi paura che ci fosse anche una minima possibilità che ti abbandonasse.
Tutti quelli su cui fai affidamento prima o poi lo fanno.
Tuo padre.
I tuoi amici.
Tua madre.
E adesso anche Lara.
Lara... mi sembra di impazzire al pensiero che potrei averla persa... che potrei non sentire più la voce, non vedere più i suoi occhi, quel sorriso...
Un fiotto caldo e acido risale la gola, sospinto verso l'alto da crampi di oppressione, e stavolta non riesco a trattennerlo: si rovescia rovinosamente sul pavimento insieme a tutta la mia disperazione, costringendomi in ginocchio.
Il mio timore più recondito si è avverato, ed è solo colpa mia.
Sono di nuovo solo.
Lara
Il viaggio di ritorno è stato surreale.
Il tempo è trascorso in maniera ossessivamente lenta; sembra essere passata una settimana da quando i miei occhi hanno svelato l'inganno in cui ero coinvolta, posandosi su quelle immagini rivelatrici.
Ogni volta che li chiudo mi scorrono davanti come un film dell'orrore.
Un film intitolato "Stupidità"; il mio film.
L'ho impiegato per fare spazio, pulire, buttare via.
La memoria del mio telefono è l'unica che ha beneficiato di questa assurda situazione.
Per prima cosa ho cancellato il profilo Instagram, quello con cui ci siamo scambiati i nostri primi messaggi, i primi vocali. Ricordi che fino a qualche ora fa custodivo molto gelosamente, con amore... Tutto svanito in un attimo.
Non merita di esistere qualcosa che non era reale.
Poi sono meticolosamente passata a bloccarlo ovunque.
Non sentirò più quella voce, non leggerò più le sue parole, le sue bugie.
Ho ripulito la chat di whatsapp, eliminando tutte le nostre conversazioni, tutte le foto che avevo in memoria.
Le foto...
Aprirle è stato come ricevere ogni volta una coltellata.
Seleziona, elimina, svuota il cestino.
Seleziona, elimina, svuota il cuore.
Alla fine non c'è rimasto più nulla.
Ho finito anche le lacrime.
Tutto.
Come se non fosse stato mai, perché mai è realmente stato.
Mentre il mio corpo compiva quei gesti meccanici, gli ingranaggi della mia mente erano inceppati sulle stesse domande che si susseguivano in un circolo vizioso, a ripetizione, incessantemente, senza darmi tregua:
Come ho fatto a sbagliarmi così tanto sul conto di questa persona?
Come ho fatto?
I suoi occhi erano limpidi, non mi mentivano, la sua anima appariva trasparente... com'è possibile?
Come posso aver sbagliato quello che sentivo, quello che mi arrivava?
Come?
Dopo essere atterrata mi dirigo come un automa verso l'uscita; nel mio delirio non ho affatto controllato l'orario dei treni, e a dire il vero non so neanche dove si trovi di preciso la stazione.
Quando sollevo il mio sguardo spaesato, lo vedo: camicia azzurra perfettamente stirata e occhiali da sole. Mi osserva avvicinarmi immobile, senza scomporsi. Nel suo sguardo non traspare compassione o tenerezza, mi accenna un sorriso: sa esattamente di cosa ho bisogno.
Faccio un grosso sforzo per trattenere le lacrime mentre a passo svelto mi avvicino tuffandomi nel suo abbraccio.
Il suo profumo familiare, eccessivo, impregna le mie narici.
" Avevo detto che non volevo che qualcuno venisse a prendermi" mugugno, ancora appoggiata al suo petto.
Riccardo mi stritola un po' prima di lasciarmi andare.
" Non credere che sia venuto apposta per te, ogni tanto passo da queste parti per farmi un giro e ho pensato che potesse farti comodo un passaggio!"
Nonostante tutto mi fa ridere, gli assesto un colpetto mentre mi sfila la tracolla e se la carica sulle spalle.
" Andiamo" dice in tono placido prendendomi a braccetto e dandomi qualche spallata che ricambio, con il risultato che ci avviamo ciondolando verso la sua macchina.
Appena chiudo lo sportello mi passa un pacchettino " Tieni, sottona."
Lo fulmino con lo sguardo "non sono ancora pronta per le tue battute idiote" ma la sua audacia mi fa comunque sorridere, e dopotutto non posso dargli torto.
" Ti assicuro in questo preciso istante che sarai la prima a voler ridere di tutta questa faccenda", " tra un po'" aggiunge stringendomi con una lieve pressione la mano.
Mi sento molto grata per averlo nella mia vita.
"Cosa mi hai regalato, un solitario?"
"Molto meglio" dice mentre concentrato fa manovra per uscire dal parcheggio.
Apro e trovo una sim.
Lo guardo senza proferire parola, con gli occhi carichi di gratitudine.
Mi fa l'occhiolino, mentre alza lo stereo a tutto volume attirando gli sguardi di qualsisi forma vivente nei paraggi.
Ha messo una playlist per me, per noi, speciale: ci trovo le canzoni del primo di una serie di concerti che abbiamo visto insieme, quello dei Negrita.
Guarda avanti, una mano sul volante e l'altra ancora appoggiata sopra la mia; dice solo: " togliamoci questo dente marcio".
Cambio numero, salvando ciò che c'è da salvare, lasciando andare tutto il resto, determinata. Con la morte nel cuore.
Non lo avrei mai creduto stamattina, ma in questo momento, mentre il vuoto che speravo di essermi lasciata alle spalle nell'ultimo anno si riappropria nuovamente di me, sto cantando.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top