25. King

"Adesso mi spieghi che ti succede?"
Mi scruta; tenta di decifrarmi.
Sta aspettando che mi decida a parlare.

Quella domanda non mi stupisce, era ovvio che avrebbe notato il mio cambiamento.
Per lei sono diventato un libro aperto, figuriamoci stasera, che ho spinto sull'acceleratore delle emozioni per cercare di strapparle una reazione.

Ha uno sguardo tenero, comprensivo, ma io non ho bisogno di questo; vorrei scorgere tutt'altro nei suoi occhi.

Mi tende la mano, offrendomi un porto sicuro dove rifugiarmi; non sa che la tempesta da cui sto tentando di scappare è proprio lei.

" Non ti sfugge niente, eh?" Le rispondo sarcastico, e la vedo far cenno di no, scuotendo la testa con convinzione.

E invece ti sbagli Lara, stavolta ti sfuggono molte cose.
Ti sfugge quello che provo per te.
Ti sfugge il casino in cui sono andato a cacciarmi.
Ti sfugge il fatto che io conosca ciò che hai tentato di nascondermi, o che comunque hai preferito non raccontarmi, della tua vita.

A quel pensiero la rabbia riaffiora, nonostante la settimana infernale che ho passato.

Ho cercato di starle il più lontano possibile, di riprendere la mia vita da dove l'avevo lasciata prima che lei entrasse a farne parte, prima che monopolizzasse tutte le mie attenzioni.
Ho provato a tenermi occupato per non pensare a cosa stesse facendo e, soprattutto, con chi.
Con scarsi risultati.
Sono di nuovo qui, incastrato negli ingranaggi di questo strano legame, come qualcosa di inevitabile a cui non riesco a sottrarmi, mentre lei sembra non aver neanche fatto caso alla mia assenza.

Mi è mancata come l'aria.

Mi è mancato tutto di lei: il suo viso bellissimo, il suo modo di guardarmi, il modo in cui mi fa sentire.
Mi è mancato poterle raccontare le mie giornate, parlare di vita, restare incantato dal suo pensiero.
Mi è mancato veder esplodere il suo sorriso per le mie battute, spiarla mentre è concentrata nel fare qualcosa, provocarla, scoprire come fosse vestita... mi sono mancate persino le sue ramanzine sul fumo o sul cibo.

" il posto a cui senti di appartenere..."
" scegli il cuore..."

Le parole di mia madre riecheggiano nella mia testa.
Sono il motivo per cui stasera non sono più riuscito a trattenermi e l'ho chiamata.

E così adesso anche lei sà di Lara, penso, ricordando cosa è successo questa mattina.

"Grazie per il passaggio. Tra poco avrò la patente e potrò ricambiare, o per lo meno smetterla di scomodarti" dico tentando di congedarmi e scendere dalla macchina.

"Di niente." Patricia si allunga verso il mio sedile e mi attira a sé per darmi un bacio che ricambio frettolosamente, un po' in imbarazzo.
Siamo pur sempre di fronte alla porta di casa mia...
Anche se sono le sei di mattina, qualcuno dei miei fratelli potrebbe beccarmi, penso, immaginando tutta una serie di battute con cui non mi lascerebbero più in pace.
La guardo ripartire con un sorriso soddisfatto stampato in faccia, il sorriso di vittoria per avermi fatto capitolare, per aver ottenuto da me quello che desiderava da tempo.
Mi odio per averle lasciato credere che le cose stiano così.

Giro la chiave nella serratura e accosto piano la porta cercando di non fare rumore; quando istintivamente mi accorgo di avere qualcuno alle spalle sobbalzo per lo spavento.

" Mamma!! Mi hai fatto prendere un colpo!" dico con il fiato corto, reggendo il petto con le mani.
Lei ride divertita per la mia reazione:
"Sei un fifone!"
Rido anch' io. Dopotutto ha ragione, sono senza dubbio più prudente che coraggioso. 

Mi torna in mente la volta che Lara mi fece uno scherzo simile, facendomi credere preoccupata che notava una presenza alle mie spalle che si muoveva. Ricordo che, preso alla sprovvista, trasalii per la paura e iniziai a guardarmi intorno finché non la vidi scoppiare a ridere piegata in due.

" Che ci fai sveglia a quest'ora del mattino?Dietro la porta poi..." le chiedo sospettoso.

Mi prende sotto braccio, sospingendomi in cucina.
"Aspettavo te!"

" Per...?"
Roteo il braccio ad indicarle di andare avanti, come se fossi un ausiliare del traffico.

"...Parlare"

Dio... questa cosa di dovergli tirar fuori le cose con le pinze... un difetto che abbiamo in comune.
"Beh, che non mi stessi aspettando per fare una partita a poker ci ero arrivato!"
Ride e scuote la testa "al limite a burraco!"
Poi aggrotta la fronte e diventa seria.

" Che c'è che ti preoccupa, tesoro?
Questa settimana sei stato molto schivo, di cattivo umore.
Sei poco presente a casa, non mangi, dormi sempre fuori...
È per via del matrimonio?
Perché King, ti giuro, non cambierà niente.
Ci sarò sempre per te e i tuoi fratelli, non ti devi preoccupare..." ha un tono angosciato e decido di interromperla.
" Mamma stai tranquilla. Il matrimonio non c'entra assolutamente niente.
Tu per noi hai fatto tanto, questo è il tuo momento, il momento di pensare solo ad essere felice. E io lo sarò per te. E per Paul."
La vedo visibilmente sollevata, ma voglio assicurarmi che capisca quanto io sia contento per lei.
"Non vedo l'ora di vederti quel giorno, sarai una sposa bellissima.
Mi dispiace averti fatto preoccupare, è già un periodo intenso per te, goditelo senza pensare a me, sono solo un po'... confuso."
Mi accarezza dolcemente una mano "Sei un figlio meraviglioso. Patricia è una ragazza fortunata!"
Mi strizza l'occhio e io arrossisco fino alle orecchie.
"Sei confuso, per cosa?" Aggiunge subito dopo.

Vorrei tanto un suo consiglio ma sono titubante, un po' in soggezione.

Imita con il braccio lo stesso gesto che le ho fatto io poco fa; dirige l'ingorgo dei miei pensieri, per spronarmi a parlare.

Faccio un lungo sospiro.

" Come hai capito che papà, insomma, forse sarebbe meglio dire che Paul... come hai capito che fosse la persona giusta per te?
Che provavi qualcosa per lui?"

" Ohhhh, tesoro...!" mi guarda con occhi sognanti, che mi fanno pentire di averglielo chiesto.

" L' ho saputo e basta.
Quando sei insieme alla persona che ami hai la sensazione di sentirti nel posto giusto, nel posto che ti appartiene, con tutto te stesso: corpo, cuore e mente"

Abbasso lo sguardo "E se il cuore e la mente fossero in disaccordo, a chi dovrei dare ascolto?"

Ci riflette un attimo.
" In questo caso le cose si complicano.
Ti dirò, però, che se seguissi la ragione prima o poi te ne pentiresti. Quindi nel dubbio, scegli sempre il cuore.
Probabilmente soffrirai, ma non avrai rimpianti"

Resto in silenzio a riflettere su quelle parole.

Conosco la sensazione di sentirmi nel posto giusto, e so anche cosa sceglierebbe il mio cuore.

Ha ragione lei, quando ami qualcuno, semplicemente, lo sai.
Come è possibile che mi sia innamorato di qualcuno che non ho mai incontrato, maledizione?!

" Pensi di esserti innamorato di Patricia?" 
Mi chiede, curiosa.
Anche questo difetto ci accomuna.

Mi prendo la testa tra le mani, avvilito.
"No..."

È sorpresa dalla mia risposta.
" Ma... hai dormito da lei tutta la settimana. O no?"

"Sì. È una storia complicata."
"E lunga" aggiungo per scoraggiarla, sperando che abbia una mattinata piena di impegni e non possa perdersi in chiacchiere con me.
" Preparo la colazione, comincia pure" cinguetta allegramente.

Sento infuriare dentro di me una battaglia.
Una parte vorrebbe barricarsi nel silenzio, fare come se nulla fosse, lasciandola nei suoi dubbi senza darle spiegazioni.
Sono consapevole che se parlassi le cose tra noi non sarebbero più come prima.

Ma l'altra parte, quella più prepotente, orgogliosa, vorrebbe coglierla in flagrante per sapere cosa avrebbe da dire, esige risposte che solo lei può dare.

Mi sembra che stia per esplodermi il cervello. Alla fine cedo.

E sia.

" Hai Facebook?"
Le chiedo, cercando di non lasciar trasparire la mia agitazione.

L'ho sorpresa, sgrana gli occhi, perplessa.
"Cosa?!"
Tra le tante domande che poteva aspettarsi, sicuramente questa non c'era.

" Sei iscritta a Facebook? Hai un profilo?!" Ripeto nervosamente, a denti stretti.

"Sì... sì ce l'ho. Perché?!" Risponde accondiscendete, con tono ingenuo.
Quel tono mi fa incazzare.

"Posso vederlo?" Chiedo, cercando di metterla in imbarazzo, di intravedere una sua espressione di colpevolezza, che non arriva.

Mi studia come se fossi pazzo, sento la tensione aumentare mentre mi sistemo questi dannati capelli che vanno da tutte le parti.

" Certo... aspetta te lo cerco" dice armeggiando al suo pc.

" Non ti scomodare. L'ho già trovato. Stavi meglio con i capelli più chiari!" ghigno cattivo
" E quel tipo con te chi è?"

La vedo perdersi tra i pensieri e lentamente, dopo un po' cambiare espressione.
Ha capito dove voglio andare a parare.
Ci siamo, penso.

Ride.

Resto di stucco per la sua reazione. Non posso crederci. 
Ride di me, dannazione!

" È Riccardo" risponde semplicemente, come se fosse la cosa più ovvia del mondo; il sorriso ancora sulle labbra.

Avverto la rabbia montare e risalirmi in gola, bruciante.
Sento che sto per perdere il controllo.

" So come si chiama, so leggere anch' io, cazzo! Ma chi è? Chi è per te?"
Sbotto a voce alta, e mi rendo conto di quanto tutto questo sia inopportuno: lei non mi deve nessuna spiegazione e io non dovrei avere questo atteggiamento da fidanzatino geloso.

Fa bene a ridere, mi sto rendendo ridicolo, sono un pagliaccio.

La vedo trasalire " Ti calmi per favore?! Non mi piace il tuo tono" dice dura.

Se c'è una cosa che mi fa veramente infuriare è quando qualcuno mi dice di stare calmo.

È come se avesse sventolato un drappo rosso davanti a un toro inferocito.
Esplodo.

" MI CALMO?!? Mi fai credere che tra noi ci sia qualcosa, mi fai gli occhi dolci, ti diverti a stuzzicarmi e a mandarmi segnali ambigui e poi... SCOPRO PER CASO CHE TE LA FAI CON UNO!!
Per te è tutto un gioco, vero? Sono... cosa?
Un trofeo? Il personaggio famoso che puoi vantarti di conoscere? "

Sto urlando come l'idiota che sono.

"È IL MIO MIGLIORE AMICO! È come un fratello!!"

Urla anche lei.

" STRONZATE!! Io ho due sorelle e non le ho mai imboccate maliziosamente tenendole sulle ginocchia, non gli sfioro la bocca mentre le palpeggio... e loro di certo non ridono compiaciute, lasciandosi palpeggiare da me!!!" Sono fuori di me.
Il cuore mi sta esplodendo nel petto.

" Mi... mi stai dando della seduttrice, dell'opportunista, della poco di buono... e della bugiarda.
Mi stai facendo del male..."

Quelle parole scacciano all'improvviso tutta la mia ira.
Il tono flebile con cui le ha pronunciate e il modo in cui mi sta guardando mi fanno sprofondare.

È incredula.
Leggo nei suoi occhi tutto il suo sgomento.
E il dolore.

E la colpa è mia, sono io che la sto facendo soffrire.

" Scusa... io... io non so cosa mi è preso. Ti prego, scusami. Dimentica tutta questa conversazione" riesco a balbettare, e le riattacco il telefono in faccia, perché guardandola non riesco più a respirare.

Sono nel panico.

Ho rovinato tutto.

Le ho detto cose orribili.
Le ho urlato in faccia tutta la tensione accumulata durante la settimana.
È venuta a galla tutta la mia delusione per aver capito di provare qualcosa per lei, e contemporaneamente aver compreso che lei non ricambiava quei sentimenti.

Mi sono comportato in modo imperdonabile, assurdo; non vorrà sentirmi mai più.

Sento il suono di un messaggio e vado a leggere con mani tremanti, certo di trovare tutte le offese che merito, o peggio ancora un addio.

"Richiamami"
Ha aggiunto un cuore.

Non posso crederci.
Il sollievo prende il posto dell'oppressione.
La sua mano è ancora tesa verso di me, nonostante tutto.

È entrata nella mia vita in un momento in cui le persone che già ne facevano parte si sono allontanate, e le nuove arrivate erano distanti anni luce da me.

Ma lei no. Lei mi sente in un modo speciale.

Con questo semplice messaggio è come se mi avesse accolto e stretto tra le sue braccia. So di non meritarmelo, ma ne avevo un disperato bisogno.

Lei sa sempre indovinare i miei bisogni.

Lei è cura.

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