24.Lara
Sento squillare il telefono e mi fiondo a vedere chi mi sta chiamando: è King.
Questa settimana, stranamente, non si era mai fatto sentire.
Ci sono stati degli scambi di messaggi tra noi, ma sempre un po' sfuggenti, frettolosi.
È stato distaccato, quasi freddo.
Nessuna chiamata e nessun video, nessun vocale.
Mi sono sforzata di non essere paranoica, pensando che sicuramente fosse occupato in vista dell'imminente lunga trasferta in Portogallo per girare il prossimo film.
Partirà tra pochi giorni, e per giunta sua madre, che tra un mese si sposerà e si trasferirà in un'altra città, sta organizzando il trasloco.
Ne abbiamo parlato a lungo, so quanto sia stressato per entrambe le cose.
Ho cercato di non disturbarlo, ma mi è mancato moltissimo.
Rispondo con sollievo alla sua telefonata.
Dallo schermo lo vedo in lontananza sedersi proprio in quell'istante sul davanzale della finestra, in camera sua.
Deve aver appoggiato il telefono sul letto, con qualcosa che lo tiene inclinato in maniera tale da essere ripreso.
È a torso nudo e indossa dei pantaloni corti neri.
Non mi guarda.
Non si gira a salutarmi.
Avverto subito un'atmosfera strana, diversa dal solito.
Lo saluto cauta; invece di rispondere, mi fa cenno di aspettare alzando una mano nella mia direzione e dice ad alta voce:
"Alexa, metti "I wanna be Yours" degli Arctic Monkey".
Abbassa la testa e si accende una sigaretta, mentre parte la canzone.
Nella stanza risuona una musica lenta, seducente.
Soffia via il fumo e tiene lo sguardo rivolto davanti a sé; fissa ostinatamente il muro, pur di non girarsi nella mia direzione.
Lo vedo acciuffare indispettito una t-shirt e indossarla rapidamente, con scatti nervosi.
Mentre ascolto il testo della canzone il mio respiro si sincronizza con il suo, trattengo il fiato quando tira una boccata di fumo, espiro insieme a lui.
Non capisco cosa sta succedendo, vedo soltanto metà del suo volto, è serio, indecifrabile.
Nascosto nella penombra, bellissimo e oscuro, sembra un demone.
Il mio demone.
Canta, sottovoce.
"Io voglio essere solo tuo,
i segreti che ho tenuto nel mio cuore
sono più difficili da nascondere di quanto pensassi."
Butta fuori l'aria e mi ricordo di farlo anche io.
Mi sento raggelare il sangue nelle vene.
Il cuore pesante, come una spugna imbevuta dai miei sentimenti e ormai satura, trabocca in maniera inarrestabile.
In quel momento si gira di scatto e mi fissa cogliendomi alla sprovvista.
Un formicolio caldo invade tutto il mio corpo e mi sento arrossire violentemente.
Devo avere un'esperessione stravolta; quando ridistoglie lo sguardo, noto un angolo della sua bocca sollevarsi in un accenno di sorriso.
" ALEXA, ALZA IL VOLUME "
ordina a voce alta con tono imperativo, poi chiude gli occhi e si abbandona all'indietro, appoggiandosi al muro.
È una visione che mi tenta al punto di farmi tremare le gambe.
"Forse voglio solo essere tuo"
A chi sono rivolte quelle parole?
Sta semplicemente cantando e sto immaginando cose che non esistono?
"Voglio essere tuo"
Ogni volta che lo dice mi sento più persa, più lontana dal lume della ragione: l'ombra mi chiama a sé.
Non si ferma, anzi incede, con voce sicura.
La canzone lo dice ripetutamente, lui segue a denti stretti il testo.
Mi sta facendo morire lentamente.
"Voglio essere tuo,
voglio essere tuo,
voglio essere tuo,
voglio essere solo tuo".
Quando la musica finisce e la stanza piomba nel silenzio, si riscuote da quello stato di trance, spegne la sigaretta e si alza.
Viene verso di me, addolcendo man mano che si avvicina la sua espressione; è tornato il King familiare a cui sono abituata.
"La conoscevi?"
Chiede in tono neutro, come se l'atmosfera carica di elettricità che regnava poco fa fosse solo frutto della mia immaginazione.
" No."
Mi osserva attentamente, durante una pausa di silenzio troppo lunga.
Ma che gli prende?!
Sono scossa e il mio cervello va velocissimo nel formulare e distruggere ipotesi assurde.
Non so cosa dire perciò resto zitta.
È lui dopo un po' a riprendere il discorso.
"La useremo come colonna sonora per il film, volevo sapere se ti piaceva."
Lo dice puntandomi degli occhi inquisitori addosso. Mi sembra di notare uno sguardo di sfida.
" Molto. Mi piace molto." Dico piano, abbassando gli occhi, non riuscendo a sostenere i suoi.
Tengo per me i dubbi e le sensazioni, metto a tacere gli stupidi campanelli d'allarme.
È King.
Non ha motivo di dedicarmi una canzone del genere. Lui non vuole "essere mio"; perché mai dovrebbe, quando può avere chiunque?
"È una storia d'amore?" Chiedo per rompere quel silenzio.
Di nuovo riaffiora quell'espressione torva.
Sembra esasperato dalla mia domanda, si passa le mani tra i capelli.
"Definisci la parola amore, Lara."
Non mi chiama mai Lara.
Non capisco che gioco stia facendo ma percepisco il suo stato d'animo: è agitato.
Sento tutta la sua irrequietezza sotto la mia pelle.
Sospiro e rispondo ubbidiente:
"Amore: l'illusione di non poter fare a meno di qualcuno nella propria vita.
Amore è quando sei convinto che non potresti vivere senza quella persona... quando gli attribuisci tu stesso questo potere.
In realtà ci riusciresti benissimo.
Lo facevi prima che entrasse a farne parte, avresti continuato per la tua strada se non l'avessi mai incontrata, e potrai proseguire nel futuro, una volta capito il trucco."
" Sbagliato!"
Torna alla finestra, si risiede nella stessa posizione di prima, si sfrega le mani.
Attendo pazientemente che prosegua.
"Questa è la paura dell'amore.
L'amore è anteporre qualcun'altro a te stesso, svegliarsi e avere quella persona come primo pensiero, addormentarsi con lei come ultimo.
Sognarla.
Tutte le dannate notti.
Cuori, cervelli, anime, inspiegabilmente, reciprocamente connessi come per magia, qualcosa di ancestrale su cui non abbiamo il controllo.
Amore è conoscere qualcuno così profondamente da indovinare i suoi pensieri senza bisogno di parole, saper anticipare le sue reazioni.
Conoscere le sue paure, i suoi difetti, i suoi sbagli e nonostante questo esserci, restare come unica soluzione possibile, perché sentiamo che quello è il nostro posto, il migliore in cui potremmo trovarci, il migliore in cui potremmo mai essere nonostante tutto.
Amore è escogitare modi per farla stare bene. Volerla vedere sorridere, o ridere, fino alle lacrime. Sorprenderla, riempire i suoi occhi di meraviglia, di bello. Renderla felice come se fosse una missione, come scopo di vita. Anteporre quella felicità alla propria.
Amore è trovare quella persona incredibilmente attraente, mentalmente e fisicamente. Non solo incredibilmente attraente, mi correggo, senza paragoni con chiunque altra.
Quali altre? Le altre spariscono.
Il mondo si riduce a due soli abitanti, di cui uno sei tu, e ti basta.
Amore è provare un desiderio bruciante, accecante, insaziabile nei suoi confronti.
Amore è sentirsi forti come non mai, al sicuro, perché l'altra persona cancella le nostre paure e ci sprona a superare i nostri limiti; ad essere migliori, insieme.
Sapere che puoi contare su di lei, ti trasforma nel più fantastico dei supereroi, ti fa sentire invincibile.
Questo, è l'amore."
Si porta alle labbra un'altra sigaretta e io scatto subito sull'attenti: "Hai appena fumato! C'è proprio bisogno di accendertene un'altra?!"
Sorride e la spegne.
Ora ride mentre scuote la testa.
È pazzo.
D'altronde non lo amerei così tanto se non lo fosse. E io lo amo.
Lo amo.
Nel modo ancestrale e magico che ha descritto, senza un briciolo di razionalità o di logica, lo amo.
Mi ritrovo in tutte le sue parole, come se avesse trovato le pagine del diario segreto che non ho mai scritto e le stesse leggendo a voce alta per farmi dispetto.
Come se il mio cuore, tradendomi, gli avesse spifferato tutto quello che prova per lui.
Non mi ricordo di com'era ieri, né mi importa di come sarà domani.
Sono pazza anche io, e nell'oggi io lo amo.
È oggi da molto tempo.
" Sarà un bel film" sussurro.
Annuisce prendendosi il volto tra le mani, come se fosse molto stanco.
"Adesso mi spieghi per favore che ti succede?"
Chiedo con dolcezza.
Si risolleva, mi guarda indeciso, restando ostinatamente nel suo mutismo.
Fragile.
Puoi fidarti, affidarti.
Come sempre.
Cosa c'è di diverso rispetto al solito?!
Non ti farò del male, voglio dividere con te il peso di ciò che ti schiaccia, soffiare via la causa del tuo tormento, qualunque essa sia.
Troverò il modo di rassicurarti.
Apriti.
Parlami.
Vorrei tanto dirglielo.
Provo ad insistere:
"Non voglio forzarti, voglio solo che tu sappia che sento che hai qualcosa da dirmi. Aspetteró fin quando deciderai che sarà il momento giusto per farlo"
Mi sorride, ma di un sorriso malinconico.
"Non ti sfugge niente, eh?"
Faccio cenno di no con la testa e ricambio il suo sorriso per incoraggiarlo.
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