12. King
Questa costumista è la persona più logorroica e indecisa con cui abbia mai avuto a che fare in tutta la mia vita, mi sento davvero esasperato.
Anche la mia agente Mary, che solitamente ha la pazienza dei Santi, stava per dare i numeri.
Credo di non aver mai provato tante combinazioni di vestiti per posare in un servizio fotografico.
D'altro canto, devo ammettere che mi piace molto l'idea dell'allestimento di un set itinerante su uno di quei tipici bus londinesi per turisti scoperti sopra.
Avremo come sfondo i monumenti più rappresentativi della mia città, e la trovo un'intuizione geniale, che mi entusiasma.
Faremo gli scatti tra cinque giorni e siamo qui da questa mattina alle sette per il pre-shooting, la prova generale.
Mi sono lasciato truccare come al solito e ho provato più styling per i capelli rassegnandomi all'idea che con tutto quel gel e quelle pieghe probabilmente sarò calvo entro un paio d'anni. Ho assunto varie pose per l'adattamento delle luci e infine ho ascoltato pazientemente Mary che si accordava in maniera puntigliosa sugli ultimi dettagli.
Sono le cinque del pomeriggio, non ho praticamente toccato cibo a parte una veloce colazione prima di uscire stamattina alle sei, e sono molto stanco; non vedo l'ora di essere riaccompagnato a casa per farmi una doccia e buttarmi sul letto.
Mentre sto aspettando che Mary finisca il suo lavoro, rifletto ancora una volta su quanto la mia vita sia cambiata nell'ultimo periodo.
Ho dovuto per forza avvalermi di un'agente che gestisse la mia immagine da quando la mia popolarità è esplosa, dopo l'uscita della fortunata serie in cui ho recitato come protagonista, poco più di un anno fa.
Avevo fatto il provino con poca convinzione, pensando che sarei stato scartato come era già successo altre centinaia di volte, e invece per un colpo di fortuna hanno scelto proprio me, grazie al mio marcato accento inglese e ad alcune caratteristiche fisiche che coincidevano con quelle del protagonista.
Recitavo nel ruolo del "bello e dannato" e le ragazze sono impazzite per il mio personaggio. In breve tempo da perfetto sconosciuto sono diventato un attore famoso e richiestissimo, con milioni di followers in tutto il mondo.
I miei genitori mi hanno sempre aiutato con tutto ciò che riguarda il cinema, ambiente che loro conoscono bene essendo entrambi registi, e nel quale mi hanno introdotto fin da piccolo portandomi ai provini, presentandomi ai colleghi e procurandomi ruoli minori e comparse. Ma né io né loro eravamo preparati a tutto questo, né avevamo dimestichezza nel filtrare e gestire le decine di richieste di collaborazioni giornaliere che arrivavano da quando questo uragano ci ha investito.
Mary e il suo staff si occupano di prendere visione di tutto ciò e farne una cernita, dai servizi fotografici alle interviste, dagli eventi mondani a cui partecipare per fare promozione, alle sponsorizzazioni dei brand. Più in generale direi che si occupano di tutto quello che ha a che fare con il mostrare al mondo il mio corpo e la mia faccia.
È lei che alla fine sceglie quali foto o video avranno il consenso per poter essere pubblicati, mentre sui contenuti delle interviste e dei video ho per fortuna sempre avuto la massima libertà di esprimere ciò che pensavo.
Al momento non ho bisogno che si sforzi di promuovermi, si limita semplicemente a selezionare ciò che ritiene di maggiore importanza e prestigio, declinando con garbo tutto il resto.
Sono senza dubbio sulla cresta dell'onda.
È una stacanovista, d'altronde è americana e ha quella tipica ambizione di voler portare a casa il risultato e puntare a crescere.
I suoi ritmi instancabili si ripercuotono su di me, ma non mi lamento.
Quando sono stanco, come ora, mi ripeto che faccio un lavoro che molti invidiano in un settore in cui non è semplice trovare la strada del successo, specialmente se non hai ancora compiuto 26 anni.
All'inizio mi sembrava strano sentire qualcun'altro che dava indicazioni sulla mia taglia di pantaloni o su che tipo di mutande portassi, sul kg preso o sul kg perso, che prendesse decisioni al posto mio, ma con il passare dei mesi ci ho fatto l'abitudine.
Quando Mary elenca le mie caratteristiche fisiche, quali aspetti esaltare e quali difetti nascondere, a qualche stilista, assistente, fotografo, hair stylist o make up artist, lo fa in modo tecnico, come se leggesse la scheda di un elettrodomestico.
Una scheda che ormai conosco a memoria.
Mi fido del suo giudizio, in questi mesi ha saputo valorizzarmi, è un'ottima agente e una brava persona.
Ha un carattere mite e gentile che si sposa bene con il mio e un atteggiamento protettivo nei miei confronti che mi fa sentire tutelato mentre provo a nuotare in questo mare di squali.
I miei pensieri vengono interrotti dal suono del mio cellulare.
Durante le giornate non smette mai di riempirsi di chiamate, messaggi, avvisi... perciò, sia per avere tregua che per non disturbare continuamente chi ho intorno, ho silenziato tutti i contatti tranne quelli più importanti come i membri della mia famiglia, la mia agente, le persone con cui in quel momento sto portando avanti un progetto lavorativo e, infine, i miei amici d'infanzia.
Controllo lo schermo, è un messaggio di Felix, il mio migliore amico fin dai tempi della scuola materna.
Mi ha mandato uno screenshot che riguarda una sfilza di messaggi da parte di una tizia che gli chiede continuamente in privato se può riferirmi che deve "assolutamente parlarmi".
All'inizio si rivolge a lui in tono gentile che si trasforma brevemente in supplichevole, dopodiché passa alle minacce e infine dopo il cinquantesimo messaggio ignorato lo insulta a lungo e pesantemente.
È un'escalation di follia.
Ma che razza di problemi ha la gente?!
Fortunatamente il suo messaggio è accompagnato da una serie di faccine che ridono fino alle lacrime.
Ricambio con la stessa emoticon, senza esser così sicuro di trovarlo divertente.
Quando chiudo il messaggio vedo che lo schermo è pieno di avvisi, ma non li apro, come sempre stasera prima di andare a dormire darò un'occhiata veloce e cercherò di rispondere a quello che ritengo più importante o a ciò che non posso fare a meno di ignorare.
Non faccio in tempo ad infilare nella tasca dei pantaloni il telefono, che inizia nuovamente a squillare.
Esasperato lo riprendo in mano e guardo sul display chi mi sta chiamando: "mamma".
Mi distendo subito e rispondo.
"Ciao mamma"
" Ciao tesoro, a che punto sei lì, hai finito?" la sua voce ha un tono amorevole.
" Quasi, sto aspettando che Mary termini alcune cose e torno, avevi bisogno di qualcosa?"
" No, al contrario, volevo chiederti se stasera rimani a cena o esci."
"Resto a casa" rispondo, e la sento sospirare.
So che cosa sta pensando, la mia vita è cambiata anche dal punto di vista delle interazioni sociali.
Prima uscivo praticamente tutte le sere: a cena, nei club, al bowling, a bere qualcosa in un pub, alle partite, alle feste, a casa di amici o semplicemente a fare un giro in centro.
Ora queste uscite sono diventate un'enorme fonte di stress perché ovunque vada c'è qualcuno che mi riconosce e mi ferma per chiedere autografi o farsi dei selfie con me, e io non me la sento di essere scortese con loro.
In fondo i miei fans dimostrano solo di apprezzarmi ed il merito del mio successo è anche loro, per questo provo un grande senso di gratitudine nei loro confronti e non riesco a respingerli, cerco sempre di essere gentile e se posso li assecondo.
Mi vengono incontro e mi scattano almeno dieci, quindici foto a testa, per esser sicuri che sia venuto bene. Mi abbracciano, qualcuno piange, un paio di volte delle ragazze hanno tentato addirittura di baciarmi.
Gli amici all'inizio mi prendevano in giro e scherzavano su questa situazione surreale, le battute non si sprecavano, ma col passare del tempo tutte queste intrusioni hanno iniziato a stancarli.
Dovevano costantemente aspettare che finissi di parlare con questa o quella persona, non potevo prendere la metro o i mezzi pubblici insieme a loro senza venire letteralmente assalito dalla gente.
Come se non bastasse, il lavoro mi porta spesso fuori Londra e quando torno ho bisogno di tranquillità.
Mi capita a volte di avere giornate in cui non ho impegni e potrei essere libero ma loro non sono disponibili.
La mattina e il pomeriggio lavorano, conducono una vita normale, diversa dalla mia.
Non dico che non ci troviamo mai, a volte scendo in trincea e passo questo tipo di serate, altre volte organizzano dei barbecue o delle feste private a casa di questo o quell'altro con pochi intimi e in quelle occasioni vado anche io. E poi ci sono i tornei di calcio della nostra squadra, in cui giochiamo insieme... ma sicuramente i nostri incontri si sono diradati.
Loro hanno iniziato a uscire sempre più spesso senza di me, dando per scontato che ormai io avessi di meglio da fare.
Più frequentemente di quello che vorrei mi metto a guardare i loro profili social, vedo le storie e le foto di tutte le cose che fanno i ragazzi "normali" della mia età e che facevo anch'io insieme a loro fino a poco tempo fa, con la differenza che in quelle immagini adesso io manco quasi sempre.
È incredibile come una persona che ha cinque milioni di followers possa a volte sentirsi così solo.
" Tesoro?" Mi riscuoto dai miei pensieri.
"Scusa mamma, dicevi?"
" Della lettera"
"Quale lettera?"
" Ti stavo dicendo che stamattina il postino ha recapitato a casa una lettera indirizzata a te."
Sarà almeno la trentesima che ricevo.
Mi hanno scritto amiche di amici che sono riuscite a farsi dare il mio indirizzo, ex compagne di scuola che vorrebbero riallacciare rapporti mai esistiti, conoscenti dei miei fratelli...
"Viene dall'Italia, non ha un mittente."
Dall'Italia?
Non mi viene in mente nessuno che possa conoscere il mio indirizzo.
Conosco per lavoro molte persone che vivono lì ma con nessuna di loro ho un rapporto che esce dalla sfera professionale, e comunque tutti hanno i miei recapiti mail e telefonici, o sono in contatto con me attraverso la mia agente.
Ci vive anche un mio cugino, ma non ha molto senso che mi invii una lettera anonima; e ci sono stato alcune volte in vacanza da piccolo con i miei ma non ho mai stretto amicizie così profonde da arrivare a scambiarci gli indirizzi, almeno che io ricordi.
È uno dei miei paesi preferiti se escludo l'Inghilterra.
" Vuoi che la butti o te la lascio sulla scrivania?"
Ci penso un attimo e la curiosità come sempre ha il sopravvento.
" Lasciala, gli darò un occhiata quando torno, grazie"
Riaggancio quella telefonata inconsapevole del fatto che a volte piccole e insignificanti decisioni cambiano per sempre la traiettoria della nostra vita; quella appena presa sarebbe stata la mia "sliding doors".
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