CAPITOLO 37 -JUNGKOOK POV-

Infilai la mano nella tasca della felpa e rigirai per l'ennesima volta la piccola scatolina nera con il fiocco dorato.
Noona in quel momento mi stava raccontando di come le sarebbe piaciuto portarmi ad uno spettacolo alla Fenice di Venezia, che avevo scoperto solo pochi minuti prima essere tra i teatri più importanti del suo paese, ma io non riuscivo a smettere nemmeno un secondo di pensare a come farle la mia proposta.
Lei comunque non sospettava nulla e forse era anche per quello che, in quel momento, mi stava parlando piena di entusiasmo.

Amavo vederla così assorta nelle spiegazioni e amavo il modo in cui rigirava la forchetta tra le mani mentre mi raccontava di come il teatro avesse preso fuoco quando era solo una bambina piccola. A dire la verità, amavo tutto di lei.

Amavo i suoi capelli, con cui giocavo la sera prima di addormentarmi.
Amavo i suoi occhi, che in quel momento mi fissavano con un'aria fanciullesca, ma che sapevo potersi trasformare in un istante in due pozzi pieni di malizia.
Amavo la sua bocca, piccola e rossa, che era riuscita ad accendere ancora una volta il fuoco nel mio cuore.
Amavo le sue mani, così minuscole in confronto alle mie, ma che si muovevano abili sul mio corpo e riuscivano a sfiorare ogni tasto della mia anima nello stesso identico modo in cui sfioravano i tasti bianchi e neri del pianoforte.
Amavo i suoi seni, morbidi sotto le mie dita, che mordevo e leccavo come fossero dei dolci meravigliosi ogni volta che si concedeva a me.
Amavo il suo fondoschiena, piccolo e sodo, che riempiva perfettamente le mie mani e nel quale affondavo le unghie con forse troppa foga quando, con i movimenti del suo bacino, mi procurava quelle scariche di puro piacere che si concentravano come fuoco tra i miei lombi.
Amavo le sue gambe, che si aggrovigliavano tra le mie quando dormivamo insieme e che, nonostante la loro lunghezza, la facevano correre veloce tra le strade affollate di Venezia.

Amavo il suo profumo, che permeava la sua pelle delicata e che mi faceva ricordare ogni volta l'odore dolce che sentivo a casa di mia nonna, quell'odore che avevo indelebilmente associato alla felicità e all'amore.
Amavo la sua risata, così cristallina e pura, che mi faceva sentire le farfalle nello stomaco come un adolescente.
Amavo persino il suo caratteraccio,  con cui mi scontravo praticamente ogni giorno.
E amavo la sua voce. Dannazione. Prima di sentirla cantare mi ero illuso di poterla lasciare qui in Italia, ma dopo quella sera. Dopo la sera in cui aveva cantato al karaoke. Tutto era diventato fin troppo chiaro. Avevo capito che era lei quella giusta. Che era lei quella che stavo attendendo e non l'avrei mai lasciata fuggire lontana da me. Lei era la mia Noona e io volevo averla per sempre nella mia vita.

«Coniglietto, vuoi prendere il dolce qui al ristorante o preferisci comprare un gelato mentre facciamo un'ultima passeggiata per le calli?» mi chiese fissando con attenzione il menù.

"Oh si -Kook, ami anche quando ti chiama Coniglietto" pensai sorridendole imbambolato e rigirando ancora una volta la piccola scatolina tra le mie dita.
Prima del suo arrivo odiavo quel soprannome. Lo odiavo veramente tanto. Me lo avevano affibbiato ancora agli esordi, a causa dei miei grandi incisivi e sì, ci ero rimasto male. Non era colpa mia se mi ritrovavo due enormi tavole da surf al posto dei denti davanti. Purtroppo però, quel soprannome si era sparso velocemente tra i nostri fan e ben presto, ero stato costretto ad indossare quegli stupidi cerchietti imbarazzanti quasi ad ogni fan-meeting. Mi avevano detto che era un modo come un altro per essere ben visto dai nostri Army e quindi avevo dovuto ingoiare anche quel rospo. Ed era un rospo molto grosso e amaro per me. Ma da quando era arrivata lei. Da quando era arrivata la mia Noona nella mia vita, quel piccolo soprannome era diventato ormai come dolce musica alle mie orecchie.

«Coniglietto? Ti sei imbambolato di nuovo o stai male?» mi chiese preoccupata prima di muovere la punta del naso all'insù e arricciare le labbra in quella espressione che precedeva sempre una ramanzina «Te l'avevo detto che avevi ordinato troppe cose da mangiare. Se adesso stai male le farmacie sono chiuse e non saprei come farti passare la nausea, o il mal di pancia...e fra sei ore devi salire sull'aereo!»

«Noona, stai tranquilla!» dissi cercando di calmarla e nascondendo il lieve sorriso che si stava formando sul mio volto.
Amavo il modo in cui si preoccupava per me. Mi faceva sentire speciale. E non mi sentivo così speciale per qualcuno da quando Yu-bi mi aveva lasciato piangente sulla soglia di casa. Nemmeno i miei hyung mi facevano sentire così. Nemmeno lui. Nonostante gli avessi detto più volte quanto fosse importante e nonostante lo ringraziassi ogni giorno per avermi portato fuori dal limbo in cui mi ero ritrovato, nemmeno Jimin-shi mi faceva sentire come la mia Noona. La mia Noona era unica! Ed era mia, solamente mia.

«Coniglietto sei sicuro di non stare male?» mi chiese ancora una volta scrutandomi con i suoi occhietti vispi.

«Non mi sento male...te lo giuro...stavo solo pensando... » i suoi occhi si allargarono impercettibilmente in attesa «Stavo pensando che mi piacerebbe mangiare un gelato mentre camminiamo lungo il canale principale»

«Intendi il Canal grande

«Sì, mi sembra si chiami così. Il canale che abbiamo attraversato prima in gondola, no?» le domandai, concentrandomi intensamente per pronunciare quella maledetta parola in italiano. Gondola. La mia Noona aveva passato cinque minuti a farmela ripetere, mentre aspettavamo quella strana imbarcazione al molo. Mi aveva detto che dovevo tornare in Corea e dire ai miei hyungs che avevo fatto un giro in gondola.

«Sì, si chiama così! Bravo Coniglietto! Inoltre hai pronunciato gondola perfettamente!» esclamò soddisfatta mentre posava la forchetta nel piatto «Allora direi che possiamo finire l'acqua, pagare e incamminarci verso Piazza San Marco.» disse prima di prendere il bicchiere davanti a sé e scolarlo tutto d'un fiato.

A volte era proprio strana la mia Noona. Un attimo prima sembrava una tigre, forte ed indipendente, e il secondo dopo mi stritolava nei suoi abbracci come un Koala, nascondendo il viso nell'incavo del mio collo e lasciandosi coccolare come una tenera gattina. Ed era proprio quel suo modo di fare così stravagante che me la faceva amare ancora di più. Con lei non dovevo fingere di essere qualcuno che non ero. Potevo essere il Jungkook introverso, che la abbracciava per ore intere senza dire nemmeno una parola. O potevo essere il Jungkook estroverso, che scherzava e la portava in spalle, mentre lei si lamentava come una bambina. Maledizione, l'avrei portata ovunque. Volevo portarla ovunque, ma più di tutto volevo portarla con in un luogo ben preciso: la Corea.

«Aspettami un attimo qui. Vado a pagare e torno subito» mi disse facendomi destare ancora una volta dai miei pensieri.

«Noona, prendi la mia carta. Pago io » le risposi togliendo la mano dalla scatolina per posarla sulla tasca in cui tenevo il portafoglio.

«Assolutamente no! Avevo detto che questa sera ti avrei offerto la cena e ti offrirò la cena. Quindi vedi di bloccare immediatamente quella mano, se non vuoi che te la leghi ancora una volta» mi minacciò sorridendo, ma io notai lo stesso il lampo di malizia che passò nei suoi occhi brillanti.

«E va bene, va bene. Non pagherò nulla.» dissi alzando le mani davanti a me «Anzi facciamo così. Tu mi paghi la cena e io ti pago il gelato, ok?»

«Affare fatto! » esclamò raggiante e subito dopo prese la borsetta bianca con i fiorellini rossi e si diresse all'interno del locale.

Rimasi ad osservare per qualche secondo il piatto vuoto davanti a me e poi mi girai verso il mare.
Chiusi gli occhi mentre la brezza marina mi solleticava la pelle e feci un respiro profondo.
"Forza Jung-Kook...andrà tutto bene. Le chiederai di venire con te in Corea, lei ti dirà che non può venire, che non ha il visto, ma tu le dirai che le stanno già preparando un contratto come veterinaria privata per i tuoi cani...e per quelli di tuo fratello. Lei spalancherà la bocca sorpresa, inizierà a piangere e poi ti salterà al collo. Ti stringerà forte, ti dirà che sei pazzo, che non dovevi farlo, ma poche ore più tardi sarà accanto a te sull'aereo." pensai iniziando a togliermi distrattamente le pellicine dalla mano.

«Eccomi tornata Coniglietto!»
La sua voce bloccò il mio monologo interiore e feci un piccolo saltello sulla sedia. Lei si mise a ridere e la sua voce chiara e cristallina mi fece battere il cuore ancora più veloce.
«Prima o poi dovrai dirmi cosa accade nella tua mente quando ti blocchi immobile a fissare il nulla» mi disse e poi il suo sguardo cadde sulle mie mani. La vidi arricciare le labbra e abbassai lo sguardo cercando di capire cosa le stesse dando fastidio, ma non fui abbastanza veloce. Lei mi prese la mano destra tra le sue piccole dita e la avvicinò al suo viso.
«E questo come te lo sei fatto?» chiese prima di mostrarmi il punto in cui mi ero tolto un pezzetto di pelle.

«Penso di aver tirato qualche pellicina sovrappensiero.»

«Qualche pellicina? Stai sanguinando! Altro che qualche pellicina. Ti sei scorticato!» disse guardandomi contrariata. Era così carina quando si arrabbiava. Sembrava davvero uno di quei teneri gattini furiosi che vedevo ogni tanto sui video di TIkTok.
La osservai mentre tutta imbronciata estraeva un fazzoletto e un cerotto dalla borsetta.
«Ormai ho capito che devo sempre girare con i cerotti» mormorò tra sé e sé, prima di scoccarmi uno sguardo che secondo lei doveva essere intimidatorio.

«Avanti Noona, non è niente» dissi alzandomi e cercando di uscire dalla terrazza vista mare su cui avevamo mangiato, ma lei mi prese con forza la mano, mi fece fermare, mi tamponò il sangue con i fazzoletti e poi aprì il piccolo involucro bianco.
«Ma sono quelli per i bambini?» chiesi mentre osservavo la superficie del cerotto su cui erano disegnate tante piccole zampette colorate su sfondo giallo.

«Potrebbe essere...mi piacciono i cerotti colorati e comunque sei praticamente un bambino troppo cresciuto, quindi su di te andrà benissimo.» rispose piccata.
La guardai arricciando le labbra risentito.
«Ecco appunto...un bambino troppo cresciuto» ripeté prima di accartocciare i pezzettini di carta e buttarli alla rinfusa nella borsetta.

«Non sono un bambino!» protestai mentre mi stringeva la mano e mi accompagnava tra i tavoli.

«Sì certo, come no.» rispose rimettendo piede sulla strada.

«No, Noona! E ora te lo dimostro! I bambini possono fare questo?» e così dicendo le passai il braccio tatuato attorno alla vita e la caricai in spalla.
Lei urlò ed esclamò qualcosa nella sua lingua che non capii, ma che comunque intuii essere un insulto nei miei confronti, e poi iniziò a dimenarsi. Come se si potesse veramente liberare dalla mia stretta poderosa con quelle piccole mosse scomposte.

«Coniglietto mettimi giù! Mettimi giù!» urlò mentre camminavo a passo svelto lungo la strada ridendo di gusto.
«Ho la gonna! Ho la gonna! Mi si vedono le mutandine!»

Quando sentii quelle parole mi bloccai di colpo e mi voltai. Il mio naso le sfiorò le cosce nude e notai solo in quel momento come Noona cercasse di abbassarsi la corta gonna nera con la mano sinistra.
Il cuore mi esplose nel petto e sentii le guance andare in fiamme.
"Stupido -Kook dovevi ricordarti che si era messa la gonna corta! Gliel'hai consigliata tu!" pensai mentre la posavo velocemente a terra.
«Scusa Noona, scusa! Mi ero dimenticato che indossassi la gonna» dissi velocemente iniziando ad andare nel panico. La osservai lisciarsi il tessuto scuro sulle gambe e quando alzò gli occhi sul mio viso mi fulminò con lo sguardo.
Mi pietrificai sul posto e allargai gli occhi trattenendo il respiro. L'avevo combinata grossa.
"Sei un deficiente -Kook. Ecco cosa sei un enorme, grandissimo deficiente! Adesso si è arrabbiata! E fa bene! Trova un modo per scusarti! Subito!"
«Noona...scusa davvero...non...» balbettai.

Lei mi ignorò. Si alzò in punta di piedi e portò l'indice davanti al mio naso. La fissai preoccupato. I suoi occhi questa volta erano iniettati di sangue. Mi avrebbe fatto una ramanzina con i fiocchi, ne ero certo, e probabilmente avrebbe anche preteso la mia testa su una picca. Sicuramente avrebbe preteso la mia testa su una picca. Ero un coniglietto morto.

«Piccolo Coniglietto irrispettoso!» disse marcando ogni parola «Come hai osato trattarmi ancora una volta come un sacco di patate e caricarmi sulla tua spalla facendo vedere a tutti le mie mutande?!» disse picchiettandomi con forza il centro del petto. Smisi di respirare e pensai ad un modo che non fosse stupido per chiederle umilmente perdono, ma dopo pochi secondi i lati della sua bocca si piegarono verso l'alto e lei scoppiò a ridere.
La osservai piegarsi in avanti e stringersi la pancia con le mani mentre rideva a crepapelle.
«Coniglietto...oddio...Coniglietto...hai fatto una faccia...» disse facendo persino fatica a parlare «Oddio...sembravi pronto...a morire...tipo...tipo gatto in tangenziale...No! Coniglio in tangenziale!».

Sghignazzò ancora più forte e sentii tutto il viso, orecchie comprese, andarmi a fuoco.
La fissai interdetto. Si era presa gioco di me? E io ci ero cascato di nuovo?
«Noona...come...»

«Oddio, devo girare con una go-pro in testa per filmarti h24. Mi divertirei troppo a fare i fotomontaggi con le tue facce» disse asciugandosi le lacrime che le rigavano il viso.

«Io...io pensavo che tu...che mi...che fossi...»

«Che mi fossi arrabbiata e fossi pronta a fartela pagare?» chiese finendo di ridere «Avevo pensato di farti una bella ramanzina e di farti implorare il mio perdono in ginocchio, ma la tua faccia...la tua faccia mi ha fatto cambiare idea. Mi sento quasi soddisfatta.» disse posando le mani sui fianchi e fissandomi con gli occhi ancora lucidi.

«Quasi soddisfatta? Quasi? Ho pensato che mi stessi per tagliare la testa!»

«Ti ho fatto così paura?» chiese mutando in un attimo espressione e fissandomi con un ghignetto divertito.
«Eppure avevi detto che non avevi paura della tua piccola Noona» mi canzonò, posandosi subito dopo sul mio corpo e alzandosi in punta di piedi. Sentii le sue mani scorrere attorno al mio collo e intrecciarsi dietro alla mia nuca.
«Hai cambiato idea dopo quello che mi hai vista fare oggi?» continuò avvicinandosi sempre più alle mie labbra.

Deglutii e mi concentrai, cercando di riprendere il controllo. Mi stava sfidando ancora una volta e come sempre sentii il fuoco accendersi nel mio petto. Amavo anche quello di lei. Amavo il modo in cui mi sfidava e trasformava ogni cosa in una piccola lotta da vincere. Amavo come mi tenesse testa. Amavo come mi guardava, convinta che prima o poi avrei ceduto. Amavo vedere il suo volto imbronciato quando perdeva, ma amavo ancora di più la sua resilienza. Sebbene perdesse e si arrabbiasse come una bambina quasi ogni volta, dopo tornava ancora più forte e combattiva di prima ed ero convinto che, se solo avesse voluto, prima o poi la mia Noona sarebbe stata in grado di vincere qualsiasi sfida. Tuttavia, in quel momento, l'idea di fronteggiarla era troppo allettante. Inoltre, mi piaceva troppo vedere i suoi occhi accendersi con il fuoco della competizione.
«Sebbene il tuo spettacolino di oggi sia stato decisamente complesso da gestire - » dissi mentre l'abbracciavo, ma lei mi interruppe subito.

«Complesso? Solo complesso? Così mi offendi! Sei sicuro di ricordare tutto alla perfezione?» domandò sorridendo languida.

Il ricordo di lei che mi leccava il capezzolo prima di stringerlo nella pinzetta tornò nella mia mente e sentii il mio membro iniziare a gonfiarsi nei boxer.
"Dannazione no! Tu adesso stai buono hai capito? Che lei è come un segugio e se sente che ti stai risvegliando poi ne approfitta." pensai prima di far sparire quella immagine fin troppo vivida nella mia mente. Dovevo tornare a parlare e dovevo farlo subito, o avrebbe sicuramente preso quel mio silenzio come un segno di vittoria.
«Piccola e dolce Noona» dissi, modulando la mia voce e usando quel tono basso e ringhiante che sapevo l'avrebbe fatta tremare tra le mie braccia. infatti la vidi sbattere le palpebre diverse volte, segno che quel mio attacco era andato a buon fine, e poi si irrigidì tra le mie braccia. Continuai.
«Ti devo ricordare quello che ho intenzione di farti questa sera appena torniamo in hotel? Oggi sei stata brava, sì...ma hai ancora molta strada da fare prima di raggiungere il maestro.» le bisbigliai sulle labbra «E comunque, ora accetta le mie scuse senza protestare, va bene?» le dissi guardandola intensamente negli occhi.
Lei annuì quasi impercettibilmente mentre si mordicchiava involontariamente il labbro inferiore. In quel momento avrei potuto baciarla, trascinarla in una stradina laterale e farla mia, ne ero sicuro, ma trattenni il mio istinto e il mio membro, che pulsò ancora una volta nei miei pantaloni.
«Non volevo metterti in imbarazzo prima.» le dissi teneramente.

Sentii la sua presa sul mio collo ridursi e i suoi occhi divennero dolci.
«Non ti preoccupare, Coniglietto. Non è successo nulla.»

«No davvero, dovevo ricordarmi che avevi la gonna prima di fare lo scemo» continuai serio.

Ero stato uno cretino colossale e volevo che sapesse che me ne ero reso conto. Non volevo metterla in imbarazzo e soprattutto non volevo che qualcun altro, a parte me, vedesse le cosce e le mutandine della mia Noona. Dannazione, solo a pensare che qualche passante avesse dato un'occhiata sotto alla sua gonna corta mi mandava fuori di testa e pensare che la colpa era solamente mia era ancora più frustrante.
"Deficiente -Kook, deficiente!"

Lei mi guardò alcuni istanti dritto negli occhi e poi sorrise.
«Coniglietto, davvero non c'è nessun problema e se anche qualcuno ha visto il mio fondoschiena. Chi se ne frega. Quando vanno in spiaggia vedono molto di peggio. Quindi non ti preoccupare. Tuttavia...» la fissai con attenzione irrigidendo i muscoli della schiena. Ormai avevo capito che dopo un suo "tuttavia" dovevo sempre aspettarmi una richiesta, che di solito era o qualcosa di assurdo, o qualcosa di sessuale.

"Stai buono tu!" ripetei al gonfiore tra le mie gambe che sperava chiaramente fosse l'ennesima richiesta sessuale da soddisfare.

«Se vuoi farti perdonare c'è una cosa che potresti fare» disse con gli occhi luminosi.

«E cosa?» chiesi subito.

«Potresti darmi un bacio...» rispose lei sorridente. Mi avvicinai velocemente alle sue labbra ma lei frappose l'indice tra le nostre bocce. Mi spostai un attimo indietro e la fissai alzando il sopracciglio.
«Non avevo ancora finito! Voglio un bacio e il gelato...con la panna! Un bacio e la panna sul gelato per farti perdonare, affare fatto?»

La fissai per un istante e scoppiai a ridere.
«Un bacio e la panna sul gelato? Così sia!» esclamai, e appena tolse il dito dalle labbra la baciai.
La baciai con passione, sentendo sulla punta della lingua il gusto ancora lieve del pesce che aveva appena mangiato e lei aderì completamente al mio petto. Mi ritrovai a stringere il suo corpo minuto tra le mie mani e, come sempre, mi sembrò fin troppo piccola e fragile. Dosai la forza nelle mie braccia mentre lei, invece, si aggrappò al mio collo con tutta l'energia di cui disponeva e sorrisi felice sulle sue labbra.
Quando mi scostai dal suo volto osservai le sue ciglia fremere un istante prima di riaprirsi, mostrandomi i suoi stupendi occhi brillanti.
«E ora mi rimane solo la panna.» sussurrai sfiorandole la guancia dolcemente. Lei annuii in silenzio respirando pesantemente contro di me.

«Andiamo a prendere il gelato, Coniglietto!» propose dopo aver fatto un lungo sospiro che mi fece gongolare.

" E bravo -Kook. Anche questa volta sei riuscito a farle perdere il respiro e a farla sciogliere tra le tue braccia! E ora...portala a prendere quel dannato gelato!" e con questo pensiero nella mente mi curvai.
Le passai il braccio destro sotto le ginocchia e con il sinistro le sorressi la schiena. Poi la presi in braccio, sollevandola da terra.

«La mia gonna!» la sentì urlare nel mio orecchio, ma prima di correre lungo la via posai la mano tatuata sul bordo della sua gonna e gliela tenni attaccata al fondoschiena. Nessuno avrebbe guardato ancora tra le gambe della mia Noona. Nessuno. Anche perché, nonostante la gonna corta, io sicuramente non avrei rinunciato a prenderla ancora in braccio.

Sfrecciai come una scheggia lungo la via e, dopo averla sentita urlare per alcuni lunghissimi secondi, rise gioiosa tra le mie braccia. Non passarono molti secondi prima che mi unissi a lei in quella risata cristallina mentre, come un fulmine, salivo il ponte davanti a noi. Dopodiché, come mi aveva fatto promettere, la portai a prendere il gelato e, non so come, ma riuscì a convincere il gelataio a metterle una quantità talmente elevata di panna, che giurai cadesse a terra nell'arco di pochi secondi, sporcandole le scarpe da ginnastica. Invece, la osservai leccare la panna bianca con gioia, sporcandosi persino la punta del naso con quella montagna soffice e zuccherata, prima di affrontare il gelato che colava rapido tra le sue dita.
Ridacchiai quando un piccione cercò di rubarle la cialda che usava come paletta e tornai a pensare che la amavo quando, con un cipiglio da maestra, mi sgridò per aver cercato di dare un pezzo del mio cono ad un cagnolino che si era avvicinato a noi.

In quella lunga passeggiata che facemmo lungo le strane strade veneziani, mi ritrovai ad accarezzare il contorno della scatola nera almeno una infinità di volte, cercando il momento giusto per parlarle ma, alla fine, l'attimo perfetto arrivò quando ci sedemmo su un gradino in riva al mare.

«Questo posto è perfetto per osservare il sole tramontare» mi disse prima di trascinarmi accanto a lei.

La osservai aspettare pazientemente che mi sedessi al suo fianco e poi, intuendo le sue intenzioni, alzai il braccio e la strinsi contro il mio petto.
Lei fece un urletto felice e si posizionò come una gattina contro il mio corpo, prima di afferrare la manica della mia felpa e trascinarla oltre la mia mano tatuata. La guardai infilare la sua piccola mano sotto al tessuto scuro e feci un enorme sorriso quando mi sfiorò il dorso. Poi intrecciò le dita con le mie sorridendo.

«Ti dà fastidio?» mi chiese fissandomi teneramente.

«No, Noona. Va benissimo» risposi e la vidi illuminarsi.

«Almeno così ti posso coccolare senza che qualcuno veda i tuoi tatuaggi» mi disse prima di girarsi e rilassarsi nel mio abbraccio.

Per dei lunghissimi minuti lei osservò il mare e io, invece,osservai lei.
Rimasi a guardarla completamente in estasi, sentendo il cuore che martellava nel nel mio petto e temendo che prima o poi se ne accorgesse. Invece lei continuò a giocherellare con le mie dita e a canticchiare una dolce melodia a bocca chiusa.
Ad un tratto, un gabbiano atterrò accanto a noi e mirò il fiocchetto rosso della sua borsetta. Lei si liberò dal mio abbraccio e si girò verso l'uccello, muovendo le piccole mani in numerosi gesti inconsulti, ma facendolo volare via.
Approfittai di quel momento per infilare la mano nella tasca ed estrarre la scatolina con il regalo che le avevo comprato senza che lei sospettasse nulla. Non era un anello, anche se devo ammettere che ci avevo pensato, ma la collana d'ibisco. La stessa collana d'ibisco che aveva visto il giorno prima nel negozio con le maschere.

Sebbene lei non se ne fosse accorta avevo notato come i suoi occhi si erano illuminati quando aveva visto il piccolo fiore di vetro e avevo anche notato il suo sguardo contrariato quando ne aveva letto il prezzo. Così, quella mattina, mentre attendevo che l'anziana signora finisse con i clienti prima di me, mi ero avvicinato al tavolino pieno di gioielli, avevo osservato il piccolo pendente e quando ne avevo riconosciuto il fiore mi era quasi mancato il respiro. Non so se era stata pura coincidenza o se la mia Noona lo sapesse, ma tra tutti i fiori di vetro esposti, lei aveva notato proprio quello che simboleggiava il mio paese. Così avevo pensato che quel piccolo gioiello potesse essere il regalo perfetto da darle mentre le chiedevo di venire con me.
Inizialmente volevo regalarle la collana quella mattina. Volevo entrare nella suite, camminare fino a lei e farle la proposta tutto d'un fiato, per non rischiare di perdere il coraggio che mi ero auto imposto durante il ritorno ma, l'agguato che mi aveva fatto appena avevo messo piede nella camera da letto, aveva mandato a monte tutto. Che poi chi volevo prendere in giro? Nell'esatto momento in cui avevo notato le autoreggenti e la codina nera prenderle tra le sue natiche sode, mi ero persino dimenticato il mio nome.

"Hai visto -Kook, alla fine così è anche meglio. In riva al mare, mentre cala il sole. Sembra un momento da k-drama ed è tutto così romantico che se lo ricorderà per sempre." pensai mentre la osservavo girarsi quasi al rallentatore.

Nel momento esatto in cui i suoi occhi si posarono nei miei, sfilai il nastrino dorato ed aprii la scatolina. Vidi il suo sguardo portarsi verso il basso e il mio cuore perse un battito.
Il pendaglio di vetro si mostrò in tutto il suo splendore, scintillando radioso mentre veniva colpito dagli ultimi raggi del sole di quella giornata.
Noona aprì la bocca meravigliata, esattamente come avevo immaginato, e i suoi occhi si allargarono pieni di sorpresa. Non aspettai nemmeno un secondo in più. Con le mani tremanti e il cuore che minacciava di esplodere da un momento all'altro feci un lungo respiro e parlai.

«Noona, prima di arrabbiarti con me per averti preso anche questo regalo ascoltami per qualche secondo. Non so se lo sai ma questo è un fiore di ibisco. L'ibisco è il fiore simbolo del mio paese, della corea del Sud, e da noi questo fiore simboleggia l'amore perpetuo. In Europa, invece, so che rappresenta la bellezza delicata e fugace.» feci una breve pausa e poi continuai, tenendo gli occhi incollati sulla collana «Noona, l'amore che provo per te è nato qui in Italia e, proprio come simboleggia il fiore che tengo tra le mani, all'inizio mi è sembrato bellissimo, ma momentaneo. Un amore di una notte, nulla di più. Tuttavia, come ben sai, da dopo la nostra prima notte assieme non sono più riuscito a toglierti dalla testa... e da quando ti ho ritrovata... Da quando ti ho ritrovata, ho ritrovato anche me stesso e potrebbe essere egoista da parte mia, lo so, ma mi sono reso conto che non voglio restare senza te, non voglio che il nostro amore finisca fra poche ore. Io ti voglio nella mia vita, Noona. Ti voglio con me. Ti voglio al mio fianco. E voglio che il nostro amore continui. Lo so che ti sto chiedendo molto, lo so che dovresti sopportare una relazione praticamente clandestina, trasferirti dall'altra parte del mondo, lasciare i tuoi amici e il tuo lavoro, ma Noona... vieni nel paese dove questo fiore indica l'amore eterno... Sì insomma... quello che sto cercando di dirti... quello che ti voglio chiedere da ore...» feci un altro respiro profondo e alzai gli occhi su di lei.
«Noona, prendi l'aereo con me questa notte. Stiamo assieme anche domani, e il giorno dopo, e il giorno dopo ancora. Vieni con me in Corea!»



❀ Nota dell'autore ❀

Ed eccomi tornata con il nuovo aggiornamento!

Allora avevate indovinato cosa c'era all'interno della scatolina?

eheheheh lo so che molti di voi speravano in un anello ma era un pochino presto,o no?

Jungkook ha regalato alla sua Noona una collana con l'ibisco e finalmente le ha ufficialmente chiesto di partire con lui! Ma cosa farà Noona? Accetterà o meno la sua folle proposta?

Attraverso le parole di Jungkook ho voluto anche spiegare il motivo per cui questa fanfiction si intitola Hibiscus. 
L'ibisco è veramente il fiore nazionale della Corea del Sud e il suo significato in occidente e in oriente è completamente differente. Ho pensato che questo fiore rappresentasse perfettamente la mia storia e i punti di vista della mia Noona e del mio Jungkook.
Spero vi sia piaciuta questa scelta.

Comunque, vi starete chiedendo il perché di questo Jungkook POV ( o forse no).
Sono sincera, questo pezzo l'avevo scritto sia dalla parte di Noona che da quella di Jk e per settimane sono stata indecisa sulla sua pubblicazione. Mi piaceva far vedere quanto il nostro dolce Coniglietto fosse innamorato ma, dall'altra parte, mi dispiaceva interrompere così la narrazione di Noona. Tuttavia, quando ho aggiunto le bozze sul sito e ho calcolato le tempistiche, ho notato che, guarda caso, il POV di JK combaciava perfettamente con la settimana del suo compleanno e così ho pensato fosse un segno del destino! Quindi eccolo qui! Ho fatto bene?
Spero proprio di sì!

Vi attendo la prossima settimana con il prossimo aggiornamento!

Ps: Jungkook mi hai tradita! Io attendevo una tua live!

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