CAPITOLO 3

Arrivai sull'isola ancora in stato confusionale. Dopo aver visto la foto di Jungkook sul telefono di Ethan il mio cervello aveva smesso di funzionare. Riuscivo solamente a pensare "Potrei incontrare Jungkook questa sera...Potrei incontrare Jungkook questa sera..." e ogni volta che lo pensavo le mie gambe cominciavano a tremare.

Ethan era rimasto piacevolmente sorpreso dalla mia reazione e non vedeva l'ora di presentarmi al ragazzo asiatico, così lo chiamava lui.

Attraccammo al piccolo molo posto davanti l'enorme villa dell'isola del Garda ma, più che una villa, a me sembrava un vero e proprio palazzo delle favole. Ethan mi spiegò che l'imponente edificio insieme al suo elegante e sontuoso parco erano stati voluti da un duca genovese di nome Gaetano de Ferrari e da sua moglie l'arciduchessa russa Maria Annenkoff. La villa mi ricordava molto lo stile veneziano e la osservai quasi rapita. Il palazzo vero e proprio era molto imponente e ricco di particolari e ai suoi piedi le terrazze con giardini all'italiana arrivavano fino al lago.

Appena Ethan arrivò sulla soglia del giardino davanti a noi un gruppo formato da 6 persone corse subito ad accoglierci. Venni scortata così fino all'entrata dell'edificio dove Ethan mi suggerì di posare borsa e scialle nella cassaforte con il mio nome.

«Vedrai che mi ringrazierai. Sarà molto più comodo girare senza nulla in mano e se per caso dovrai controllare il telefono o prendere la stola per coprirti la cassaforte si aprirà usando la tua impronta digitale.» disse contento.

Andai subito a depositare le mie cose e una volta memorizzato il mio pollice nel display Ethan mi portò al primo piano del palazzo dove era già in corso l'aperitivo.

Entrai nella stanza e mi osservai subito attorno. Ai lati dell'enorme sala vi erano almeno 10 tavoli pieni di pietanze dall'aspetto e dall'odore invitante. Un ampio bancone bar era posizionato alla mia destra e accanto ad esso un gruppo di musicisti jazz stava suonando un riarrangiamento della famosa canzone "My funny valentine". I grandi archi in marmo davano su un ampio balcone dal quale si vedeva una vista mozzafiato del lago. In quella zona si intravedevano diversi tavolini contornati da sedie e divanetti perfetti per poter sorseggiare i drink, o mangiare stuzzichini, comodamente seduti.

Rimasi in quell'ambiente confortevole fino all'ora di cena, sorseggiando degli ottimi aperitivi e mangiando diversi antipasti dal buffet. La musica riempiva la stanza e man mano che passava il tempo la sala diventava sempre più gremita.

Ethan di tanto in tanto mi presentava a qualche suo amico e quando scoprivano chi fossi tutto il loro interesse si concentrava su di me. Nell'arco di poco tempo tutti gli invitati della festa avevano saputo che quella ragazza portata da Ethan non era la sua nuova fidanzata, come molti di loro pensavano, ma la ragazza che aveva salvato la vita al grande George.
Nonostante tutte le attenzioni che continuavo a ricevere il mio sguardo a intervalli regolari vagava per la sala sperando di intravedere tra la folla la figura di Jungkook, ma di lui non c'era nemmeno l'ombra.

Quando Ethan si avvicinò per scortarmi fino alla sala in cui si sarebbe tenuta la cena sobbalzai.

«Ti ho colta alla sprovvista?» Chiese.

«Sì, scusa ero sovrappensiero.»

« La mia assistente mi ha detto che non è ancora arrivato ma non ti preoccupare ha confermato la sua presenza proprio ieri quindi ti prometto che lo incontrerai entro fine serata.» disse quasi leggendomi nella mente. Infatti quando sentii queste parole il mio cuore cominciò a battere all'impazzata e le mie guance si tinsero di rosso. Ethan sorrise bonariamente.

«Forza andiamo a mangiare. Ci aspetta una cena da 5 stelle Michelin al piano di sotto, spero tu abbia fame » disse porgendomi il braccio. Io lo afferrai e insieme ci dirigemmo al piano terra.

La cena fu veramente squisita e al nostro tavolo furono tutti molto cordiali e gentili. Ad un certo punto arrivò perfino lo chef che preparò l'ultima portata del menù direttamente al tavolo.

Quando i camerieri passarono a portar via gli ultimi piatti Ethan fu avvicinato da un gruppo di anziani signori, probabilmente pezzi grossi di qualche industria. Dopo aver sentito le loro lodi per le mie gesta ormai ingigantite a dismisura dai pettegolezzi decisi di prendere un attimo di pausa da tutta quella folla rumorosa. Mi congedai gentilmente e mi diressi verso la grande porta alle mie spalle. Avevo bisogno di un po' d'aria fresca e speravo che la balconata dove si era tenuto l'aperitivo fosse abbastanza libera per darmi un po' di quiete.

Cominciai a salire le scale guardando verso il basso per non inciampare quando andai a sbattere contro il petto di qualcuno. Maledizione.
Alzai gli occhi sul viso del povero malaugurato e nel momento in cui misi a fuoco il suo volto rimasi paralizzata. Avevo urtato Jeon Jungkook.

Il ragazzo mi guardò con i suoi grandi occhi scuri e io rimasi totalmente ammaliata dal suo sguardo. Sembravano veramente gli occhi di un cerbiatto. Un cerbiatto maledettamente sexy in un completo total black che faceva risaltare tutta la sua figura. La camicia nera aveva il primo bottone aperto a mostrare una piccola parte del petto completamente liscio e dovetti concentrarmi intensamente per non fissare quella parte di pelle scoperta.

Feci un breve respiro e tornai a guardare il suo viso. Il leggero trucco faceva risaltare perfettamente i suoi lineamenti orientali dandogli un tocco che avrei definito esotico. La pelle era chiarissima e creava un contrasto stupendo con gli occhi scuri e le labbra tinte di un lieve rosso. I capelli neri scendevano in piccole onde, nascondevano il piercing al suo sopracciglio e arrivavano a toccare le sue orecchie dalle quali risplendevano lunghi orecchini di diverse dimensioni. Dal vivo la sua bellezza toglieva veramente il fiato.

Cercai di formulare una frase in inglese che avesse senso per scusarmi dell'accaduto ma parlò prima lui.

«Va tutto bene? Ti sei fatta male?» mi chiese in inglese.

«No, no tutto bene grazie.» dissi quasi balbettando, poi mi inchinai e continuai «Scusami tanto è stata colpa mia. Andavo di fretta e non ho prestato abbastanza attenzione quando ho girato l'angolo.»

«Tranquilla nessun problema.» disse sorridendo e la sua espressione mi tolse il respiro ancora una volta. Poi si bloccò un attimo e mi osservò da cima a fondo. Sentire il suo sguardo sul mio corpo fece accelerare il mio battito cardiaco. "Stai calma , stai calma , stai calma, va tutto bene non ha ancora capito nulla, stai calma." continuavo a ripetermi mentalmente mentre i suoi occhi scrutavano tutta la mia figura. Poi molto lentamente il suo sguardo tornò a fissarsi nel mio.

«Tu sei la ragazza di cui ho tanto sentito parlare questa sera!» esclamò.

«Si probabilmente si, ma non credere a tutto quello che dicono.» dissi con un tono imbarazzato.

«È un vero piacere conoscerti io sono Jeon Jungkook, ma puoi chiamarmi solo Jungkook«» e si sporse in avanti in un lieve inchino. Riuscii per un attimo a sentire il suo profumo. La fragranza era dolce, fruttata, probabilmente qualche profumo femminile. Il mio cervello andò in tilt. Mi ero preparata tutta la sera diverse frasi ad effetto da utilizzare nel caso lo avessi incontrato ma sicuramente quello che uscì dalla mia bocca in quel momento fu causato da un momentaneo cortocircuito delle mie facoltà mentali.

«Ehm sì so chi sei. Cioè io sono una tua grande fan, o meglio sono una Army da molti anni. Sono stata anche ad alcuni dei vostri concerti.» dichiarai. Poi mi resi conto di quello che avevo appena detto e la mia faccia diventò di un color rosso acceso. Perché avevo straparlato? Perché?

Mi nascosi il volto con la mano cercando di non fargli vedere il rossore che avevo in viso e sentii la sua calda risata. Mio Dio dal vivo aveva una tonalità cristallina che nelle registrazioni non si sentiva. Avvampai ancora di più.

«È un onore sapere che la star della serata e una nostra fan.» mi disse con un tono dolce, cercando probabilmente di mettermi a mio agio. «Ti va se ti offro qualcosa da bere? Così mi dici se tutto quello che ho sentito su di te è vero o meno?» e mi fece l'occhiolino.

Mi sciolsi immediatamente. Come potevo non accogliere una proposta del genere da lui? Accettai calorosamente l'offerta e gli sorrisi. Osservò il mio viso per un attimo e poi scese i gradini delle scale con passo svelto ma deciso puntando in linea retta il bancone con i cocktail. Guardai la sua figura farsi spazio tra la folla. Le spalle larghe, la vita stretta, le cosce muscolose. Avvampai di nuovo e per fortuna non era abbastanza vicino da notarlo.

"Devi stare calma, devi stare calma in fondo cosa vuoi che sia? Jungkook ti sta solo offrendo da bere" pensai. Dopodiché feci una risatina isterica perché ammettiamolo, sembrava tutto troppo surreale per essere vero. "Appena Lisa ed Emily lo scopriranno impazziranno. Sicuro che impazziranno."

Stavo seguendo il bel ragazzo con lo sguardo quando notai che anche la figura di Ethan lo stava osservando. Quando lo vide con due bicchieri in mano voltarsi verso la mia direzione e iniziare a camminare tra la folla per raggiungermi, mi fece il gesto del pollice alzato e un enorme sorriso comparve sul viso del mio accompagnatore. Lo interpretai come "ci sei riuscita anche da sola, bravissima" e distolsi lo sguardo da lui per tornare a focalizzarmi sul giovane ragazzo ormai davanti a me.

«Non sapendo i tuoi gusti mi sono fatto consigliare dal barista.» disse prima di passarmi un cocktail verde smeraldo. Lo ringraziai.

«Che ne dici se andiamo a bere in tranquillità da qualche parte?» mi chiese.

«Si, va benissimo. Prima volevo nascondermi nella zona del balcone al primo piano, per poter stare un po' tranquilla. Comincia ad essere pesante essere bloccata ogni 5 minuti da qualcuno. Ti va di andare là?» chiesi osservandolo di sfuggita.

«Certamente.» rispose sorridendo e cominciò ad incamminarsi verso il piano superiore accanto a me.

Arrivata alla terrazza mi appoggiai sul muretto del balcone e mi girai verso di lui. Si era posato sulla colonna chiara e mi fissava con uno sguardo curioso. La luce soffusa dei faretti faceva risaltare i suoi lineamenti e rimasi ferma ad osservarlo ancora una volta.

«Un brindisi alla star della serata allora!» disse con aria divertita.

«No ti prego non dirlo ancora.» dissi tra le risate. E bevemmo il primo sorso contemporaneamente.

«Allora tu sai che io sono un idol famoso in tutto il mondo,» disse divertito « ma io vorrei sapere come passa le sue giornate una bella ragazza come te. Non corri in giro come un eroe a salvare persone tutti i giorni vero?»

Mi misi a ridere di nuovo.
«Nonostante mi piaccia un sacco l'idea di essere un supereroe purtroppo ancora nessun ragno radioattivo mi ha morsa» dissi scherzando.

Ovviamente colse la citazione e mi mostrò uno dei suoi grandi sorrisi.

Bevvi un altro sorso di cocktail per farmi coraggio e cominciai a raccontargli qualche dettaglio della mia vita.

Quando scoprì il mio lavoro disse:
«Non salvi persone ma salvi animali tutti i giorni. E per i loro proprietari sei davvero un eroe.» poi si interruppe di colpo « Aspetta, ma se lavori già da così tanto quanti anni hai?» mi chiese alzando le sopracciglia e spalancando i grandi occhi neri. Sapevo che in Corea era usuale chiedere l'età quindi non mi offesi per la sua domanda.

«Ti propongo un gioco Jungkook. Se indovini il mio anno di nascita bevo io, se invece sbagli bevi tu. Ti va di giocare?»
Non sapevo da dove avevo tirato fuori tutta quella intraprendenza, forse l'alcool stava aiutando, ma una cosa la sapevo; lui era molto competitivo e difficilmente si sarebbe tirato indietro. Infatti come mi aspettavo accettò immediatamente la sfida.

Ogni volta che sbagliava il suo sguardo corrucciato mi faceva ridere di gusto e alla fine dovette bere un altro intero drink prima di indovinare la risposta corretta. Effettivamente portavo molto bene i miei anni e persino lui si stupì una volta che mi vide bere.

L'alcool aveva fatto sparire da entrambi l'iniziale timidezza e rimanemmo a chiacchierare per quello che mi parve molto tempo. Nonostante fosse effettivamente una star mondiale parlare con lui mi risultava in realtà molto semplice quasi come parlare ad un vecchio amico. Ovviamente mi fece vedere le foto dei suoi due cani e scoprii proprio allora che aveva appena comprato un cucciolo di Dobermann di nome Bam.

A volte ci mancavano le parole per esprimerci e allora controllavamo sul suo telefono le traduzioni. Io cercavo di pronunciare la sua parola in coreano e lui la mia in italiano. Inutile dire che lui se la cavava molto meglio di me. Con le lingue straniere non ero mai stata molto brava.

Tra le varie chiacchiere scoprii che era in Italia da una settimana e aveva già visitato Roma, Firenze, Pisa e Milano. Gli rimanevano ancora Verona e Venezia e poi sarebbe ripartito per Seoul.

«Venezia è una città stupenda Jungkook te ne innamorerai sicuramente.» dissi battendo le mani più volte.

«Namjoon mi ha detto la stessa cosa.»

«Non posso che essere d'accordo con lui» risi. L'alcool mi faceva diventare molto loquace e ancora più propensa alle risate.

«Hai una bella risata sai? Mette l'allegria come quella di Jimin. » disse ad un tratto. Lo guardai negli occhi con ancora il sorriso sulle labbra e lui ricambiò il mio sorriso.

Ci girammo entrambi a guardare il lago ora illuminato dai raggi della luna piena e Jungkook fece diverse foto al paesaggio.
Quando mi voltai nuovamente verso di lui il suo sguardo era cambiato. Ora mi guardava attentamente con un'espressione felina in volto. Quel suo sguardo lo avevo visto milioni di volte nei video e nelle foto ma dal vivo era ancora più seduttivo.

Si staccò dalla colonna su cui era rimasto appoggiato tutto il tempo e con un passo sinuoso arrivò al mio fianco. Non aveva distolto nemmeno per un attimo i suoi occhi da me e ora mi fissava intensamente. Quello era il tipico sguardo da predatore, lo avevo visto molte volte negli occhi dei miei gatti quando osservano un succulento uccellino da cacciare e ora quella stessa luce primitiva illuminava i suoi gli occhi. Quasi in risposta il mio cuore cominciò ad accelerare i suoi battiti. Non riuscii più a sopportare il suo sguardo e abbassai i miei occhi ma involontariamente mi trovai a fissargli il neo posto sotto il labbro inferiore. Quel neo era il mio particolare preferito del suo viso ma ammetto che fino a quel momento non gli avevo dato la giusta attenzione. Lui se ne accorse e la sua espressione divenne ancora più intensa, quasi bramosa. Si morse leggermente il labbro e il mio respiro si fermò.

Ero caduta nella sua trappola e ormai non riuscivo più a muovere nemmeno un muscolo. Ero rimasta completamente rapida dal suo fascino come una falena attratta dalla luce e impossibilitata ormai a volare lontano. Il mio cuore che martellava nel petto.

Lo vidi chinarsi verso il mio volto. I suoi occhi che fissavano intensamente le mie labbra.
Ormai riuscivo a sentire il suo respiro caldo a pochi centimetri dalla mia pelle. Smisi di respirare. Le sue labbra stavano per toccare le mie quando una musica a tutto volume cominciò a suonare nel giardino sotto di noi facendoci sobbalzare.

Ci scostammo l'uno dall'altra chiaramente imbarazzati.

Stavo ancora ripensando a quello che era appena avvenuto quando lui guardò verso il giardino.

«Cosa diavolo sta succedendo?»chiese.

«Non ne ho la minima idea» risposi e mi sporsi anch'io oltre il balcone per vedere meglio. Il giardino sotto di noi si stava pian piano riempiendo di persone.
Cercando di capire perché tutti gli invitati si stavano riunendo mi vennero finalmente in mente le parole di Ethan.

«Probabilmente a breve ci sarà lo spettacolo per il lancio del nuovo profumo.» dissi osservando ancora il giardino. Fissai intensamente le persone sotto di me perchè lo ammetto: avevo paura di alzare lo sguardo verso Jungkook dopo quello che era successo. O che poteva succedere. Ero una donna adulta, anche se non mi piaceva ammetterlo, ma in quel momento mi stavo comportando da adolescente.

Decisi quindi di fare un respiro profondo e dopo essermi ripetuta per l'ennesima volta di rimanere calma mi girai verso il ragazzo al mio fianco. Lui mi stava osservando ma non riuscii a decifrare la sua espressione. Sembrava assorto nei suoi pensieri quasi avesse un dilemma interiore da risolvere.

Mi scostai dal muretto cercando di fare qualche passo verso l'interno della villa in modo da mettere alcuni metri tra me e il ragazzo ma quando iniziai a camminare mi resi conto di non avere il controllo adeguato sulle mie gambe. Inciampai sul bordo del tappeto rosso spandendo quel poco che rimaneva del mio cocktail e non caddi faccia a terra solamente perché Jungkook mi afferrò la vita con un braccio attirandomi verso di se'.

«Tutto bene Noona?» mi guardò preoccupato.

«Si si tutto bene, grazie per avermi presa.» risposi imbarazzata. Probabilmente a causa dell'alcool i miei riflessi erano leggermente rallentati nonostante dopo cena avessi bevuto solamente il cocktail offerto da Jungkook. Maledizione perché reggevo così poco l'alcool? E poi mi aveva davvero chiamata "Noona"?

«N-Noona?» chiesi imbarazzata alzando lo sguardo. Lui mi fissò dritta negli occhi e sorrise. Con la mano sinistra mi scostò un ciuffo di capelli dal viso quasi volesse guardarmi meglio e poi indugiò qualche secondo sulla mia guancia prima di scostare le dita. Il suo tocco mi fece avvampare.

«Mi piace quando diventi tutta rossa.» disse con una voce profonda. Sul suo viso comparve un leggero sorriso e nei suoi occhi neri passò un lampo di desiderio. Quando sentii il suo tono un fremito mi percorse tutta la spina dorsale e il mio cuore ritornò a palpitare. La sua mano era ancora posata sulla mia schiena e mi teneva salda contro di lui con una stretta decisa. La tensione tra i nostri corpi era palpabile e smisi di respirare.

«Adesso però è meglio se andiamo di sotto, la star della serata non può mancare all'evento principale.» mi sussurrò all'orecchio. Dopodiché mi liberò dalla sua presa e si incamminò ridendo verso la porta della sala. Io rimasi ferma in mezzo alla stanza con il cuore in gola finché non si girò a controllare dove fossi. Uno sguardo divertito era tornato sul suo volto.

Lo raggiunsi velocemente e scendemmo assieme le scale fino al piano terra.

Nel giardino erano stati sistemati degli enormi tavoli su cui svettavano piramidi costituite da bicchieri di champagne. Alternati a questi erano stati preparati altrettanti tavoli ricchi di torte e dolcetti. La musica di sottofondo proveniva da ogni parte del parco e rendeva l'atmosfera molto rilassante.
Dei camerieri passavano tra gli ospiti porgendo loro dei flûte contenenti spumante e Jungkook, con un gesto veloce ma aggraziato, ne prese due. Uno per me e uno per lui.

"Forse dovrei avvisarlo che è meglio per me se smetto con l'alcool per questa sera o rischio di trovarmi veramente per terra." pensai mentre mi porgeva il bicchiere.

«Un brindisi per questa serata.» disse e facemmo scontrare i nostri bicchieri a mezz'aria al suono di Konbae.

«E pensare che all'inizio non volevo nemmeno venire.» ammisi dopo aver bevuto un sorso di quell'ottimo vino.

«Davvero? Anche tu?» mi chiese Jungkook.

«Si, lo so che non si direbbe ma non sono proprio un'amante delle feste.» risposi facendo un movimento ampio con il braccio indicando tutto quello che ci circondava.

«Allora possiamo dire che è stato il destino a condurci qui?» domandò.

«Si penso proprio di sì.» risposi guardandolo con un grande sorriso. Il ragazzo mi sorrise di rimando e rimasi ferma qualche secondo ad osservarlo. Un lieve rossore si era impossessato delle sue guance e i suoi occhi erano lievemente lucidi. Probabilmente anche lui stava cominciando a sentire l'effetto dell'alcool come me.

Ci stavamo ancora fissando intensamente quando le luci del giardino si spensero e due enormi fari illuminarono la cima del palazzo. Ci girammo tutti a fissare il punto illuminato. Una piccola figura era posizionata sul bordo del tetto pronta a lanciarsi di sotto. La musica aumentò di volume e nell'esatto momento in cui raggiunse il climax la figura balzò nel vuoto.

Sia io che Jungkook trattenemmo il respiro mentre intorno a noi qualcuno lanciò perfino delle urla. La sagoma si liberò dal bozzolo di tessuto che la teneva nascosta alla nostra vista e rimanemmo tutti sbalorditi quando notammo che si trattava di una giovane ragazza. L'acrobata si stava librando in volo sopra di noi appesa ad una imbragatura quasi invisibile. Era vestita con un completo dorato e dal reggiseno della ragazza partivano diversi drappi color arancione. Il tessuto semitrasparente arrivava a fasciarle la vita formando un disegno molto particolare e poi spariva sotto gli slip. Da essi infine partivano altre stoffe arancioni e queste ultime sventolavano nell'aria leggere mentre lei volteggiava sopra le nostre teste.

Era arrivata quasi a metà discesa quando dalla sua schiena vidi aprirsi due magnifiche ali iridescenti. Era magnifica. Sembrava veramente una fata. La stessa fata che avevo notato anche sulla boccetta del profumo di Ethan.

Passarono alcuni secondi in cui rimanemmo tutti ipnotizzati dai volteggi della ragazza e poi cominciammo a sentire un piacevole profumo spargersi nell'aria. Capii subito di cosa si trattava: era il profumo che Ethan mi aveva regalato poche ore prima. Mi trovai così a guardare in alto sbalordita. Le ali dell'acrobata stavano spargendo la nuova fragranza su tutti i presenti mentre lei volteggiava sorridente.

Ero ancora a bocca aperta ad osservare lo spettacolo sopra di me quando sentii il corpo di Jungkook avvicinarsi al mio.

«Ma questo è il tuo profumo Noona vero?» chiese sussurandomi quella domanda nell'orecchio. «Si, hai...» non riuscii ad aggiungere altro perché il ragazzo si curvò ancora una volta su di me, mi scostò i capelli con una mano e indugiò con il viso sul mio collo. Il suo respiro caldo sulla pelle mi fece accelerare i battiti e piegai leggermente la testa di lato.

«Però con il profumo della tua pelle è ancora più dolce.»

Sussurrò queste ultime parole a contatto del mio collo sfiorandolo poco dopo con le sue labbra morbide. Bastò quel lieve contatto per mandare una scarica di piacere in tutto il mio corpo e non riuscii più a pensare a nulla se non alle sue labbra che stavano dolcemente baciando la mia pelle.

Ad un certo punto si scostò.

«Noona non so cosa mi stai facendo» lo sentii dire con voce roca e prima che potessi capire il senso di quella frase mi baciò.

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