CAPITOLO 21
Il taxi su cui eravamo saliti si fermò davanti ad un immenso ristorante. Guardai l'entrata luminosa e deglutii rumorosamente. Le mani mi tremavano dall'agitazione. Provai a sfregarle tra loro per ridurre la tensione e quel gesto ovviamente non passò inosservato.
«Vedrai che andrà tutto bene Noona» disse Jungkook sorridendomi e posando la sua mano sulle mie «Gli hai salvato la vita, se non ti adora già per quello lo farà una volta che ti avrà conosciuta.»
Gli feci un sorriso tirato e mi girai guardando fuori dal finestrino.
«Speriamo» sussurrai. Osservai ancora una volta la grande insegna luminosa e poi la figura del tassista comparve davanti a me. Aprì gentilmente lo sportello e mi aiutò a scendere dalla macchina.
Schivai un'enorme pozzanghera con un piccolo saltello e atterrai sul marciapiede.
«Sono salvi» dissi osservando i meravigliosi sandali che portavo ai piedi. Perché sì, come sospettavo nella borsa datami da Chloe vi era contenuto tutto l'outfit per la serata. Oltre ai sandali di Gucci pieni di brillanti rossi, avevo infatti trovato un bellissimo abito nero di Dolce e Gabbana, una borsetta sempre marchiata Gucci che probabilmente costavano quanto due dei miei stipendi, e una parure di Louis Vuitton con tanto di bracciale e anelli.
"Un piccolo regalo per la mia invitata.
Sperando di vederla presto.
Mr. G. Smith"
Questo era il semplice biglietto che aveva accompagnato il mio regalo.
La calligrafia di George era molto curata ed ero rimasta diversi secondi ad osservare l'inchiostro nero sulla carta rossa. Ma tra tutti i regali che ricevetti quel giorno quello più utile fu decisamente il correttore mandatomi da Erica.
"Dì al tuo ragazzo di andarci piano la prossima volta ;-) " aveva scritto con una penna rossa sul biglietto color crema.
«Non è il mio ragazzo» avevo sussurrato ancora una volta mentre osservavo la piccola confezione tra le mie mani, ma nonostante tutto veder scritto "Il tuo ragazzo" riferito a Jungkook mi aveva fatto battere il cuore più velocemente del normale.
Stavo ancora ripensando a quella sensazione quando la figura di Jungkook mi comparve accanto e il cuore riprese ad accelerare fuori controllo.
«Permettete signorina?» disse serio offrendomi il braccio.
«Certamente Sir» risposi prima di passare le mie dita attorno al suo bicipite lievemente contratto. Feci un altro lungo sospiro e poi assieme varcammo la porta del ristorante.
Ci accolse un cameriere vestito con una elegante divisa bianca e nera.
«Voi dovete essere gli ospiti dei signori Smith» disse in inglese «Vi prego di attendere qualche secondo devo effettuare la vostra registrazione nel terminale e poi vi accompagnerò personalmente al luogo del vostro incontro»
«Nessun problema» risposi, dopodiché mi guardai attorno fissando l'entrata del locale. Le pareti, formate da marmo perlato, riflettevano la luce dei due grandi lampadari e il tappeto rosso dell'entrata faceva risaltare ancora di più l'atmosfera elegante di quel luogo.
Il mio sguardo cadde sull'enorme specchio al mio fianco e osservai la mia figura riflessa. La ragazza che stavo guardando non sembrava la veterinaria che ogni giorno andava al lavoro in tuta e scarpe da ginnastica, colei che stava in mezzo a sangue, feci e urina. Era più la sua gemella ricca. Ricca e bella.
«Sei stupenda Noona» sussurrò Jungkook osservandomi tramite lo specchio «Anche se devo ammettere che la tua versione "budino" mi piace molto di più» disse ridendo.
Sorrisi e lo osservai tramite il riflesso del vetro.
«Qui quello stupendo è lei Signor Jeon» risposi guardandolo ancora una volta da capo a piedi.
Il ragazzo indossava un completo nero regalatogli da Chloe. La ragazza infatti aveva fatto recapitare quel vestito nel pomeriggio con un biglietto che recitava: "Questo vestito l'ho disegnato e cucito io. Sarebbe un grande onore se Jungkook lo provasse anche solo una volta". Il ragazzo lo aveva indossato entusiasta e lo aveva reputato talmente bello ed elegante che aveva deciso di sfoggiarlo proprio quella sera.
I pantaloni aderenti fasciavano perfettamente le sue gambe muscolose e la giacca, esattamente della sua taglia, faceva risaltare le sue spalle larghe e la sua vita stretta. La camicia era di un color rosso acceso e si intonava perfettamente ai miei gioielli. Il look era completato da una cravatta nera che dava a quel completo un tocco ancora più elegante. Chloe aveva veramente talento.
Adagiai la mia testa sul suo petto ampio e mi voltai per osservarlo in viso. Cavolo, sebbene non fosse truccato, la sua bellezza era comunque fuori dal comune.
«Non è vero» disse con gli occhi luminosi e poi abbassò il viso baciandomi dolcemente la punta del naso.
Per un istante ebbi la voglia irrefrenabile di rubargli un veloce bacio ma non feci nulla. Sebbene non ci fosse nessuno intorno a noi, e il ristorante fosse chiaramente abituato ad avere persone di alto rango tra i suoi avventori, avevo ancora troppa paura che qualcuno potesse vederci.
«Prego da questa parte signori» disse il ragazzo che ci aveva accolti e io sobbalzai sentendolo parlare.
«Stai tranquilla Noona» mi disse Jungkook sfiorandomi dolcemente il braccio.
Seguimmo il cameriere attraverso una grande porta di vetro satinato e quando entrammo nella sala la dolce musica di un pianoforte arrivò subito alle mie orecchie.
Mi voltai di scatto cercando di capire se ci fosse veramente un piano nella stanza e i miei occhi si illuminarono quando mi trovai a fissare un bellissimo mezza-coda nero posizionato nell'angolo a sinistra.
Rimasi incantata nell'osservare le mani del pianista scorrere sulla tastiera. Il suo corpo ondeggiava seguendo il ritmo della dolce melodia in un movimento fin troppo familiare. Le mie dita si mossero nell'aria involontariamente e quella malinconia che mi assaliva ogni volta che sentivo un pianoforte suonare mi colpì ancora una volta.
«È veramente bravo» disse Jungkook al mio fianco interrompendo i miei pensieri «Mi ricorda Yoongi-Hyung. Quando inizia a suonare a volte si perde completamente nel suo mondo.»
Annuì lievemente e rimasi ad osservare il musicista ancora un po'. Ad un tratto però sentii qualcuno chiamare il mio nome.
Mi guardai attorno e mi accorsi solo in quel momento che la stanza in cui ci trovavamo era praticamente vuota. Davanti a me un bancone di legno scuro occupava tutta la parete e dietro di esso un barman sulla cinquantina con i capelli lievemente brizzolati stava pulendo meticolosamente un calice di vetro. Di fronte a lui due uomini erano seduti su dei piccoli sgabelli e mi fissavano.
Riconobbi subito Ethan. L'uomo era rivolto verso di me e mi stava salutando con un enorme sorriso splendente. Lo vidi abbandonare il suo bicchiere e con una camminata veloce mi venne incontro.
«Sei stupenda» mi disse abbracciandomi con un po' troppa foga e posandomi due leggeri baci sulle guance.
«Buonasera sign. Jeon è un piacere rivederti» continuò poi rivolto a Jungkook.
«Il piacere è tutto mio» rispose il ragazzo con un inchino.
«Ethan!Ethan! È lei vero?» sentii domandare da dietro le spalle dell'uomo.
«Sì papà, è lei» rispose Ethan girandosi verso l'anziano signore che aveva appena parlato.
Feci un passo laterale sbirciando oltre la sua figura. I miei occhi si incrociarono subito con quelli verdi del signore e per un attimo ebbi come la sensazione di guardare la versione più anziana di Ethan. Fino a quel momento non mi ero mai accorta di quanto padre e figlio effettivamente si somigliassero ma ora che erano vicini quell'uguaglianza era fin troppo chiara.
George mi fissò con uno sguardo attento, quasi scrutatore ma dopo quell'iniziale momento di immobilità sul suo volto comparve un raggiante sorriso.
L'uomo abbandonò il bicchiere che aveva in mano posandolo sonoramente davanti a sé e dopo essersi rimesso in piedi iniziò a camminare verso di noi. I suoi passi però furono fin troppo traballanti ed Ethan gli corse velocemente incontro cercando di sorreggerlo. Suo padre però gli schiaffeggiò la mano, facendo una piccola scenata, e non volle essere aiutato in alcun modo.
"Ora capisco da chi ha preso la sua testardaggine Ethan" pensai osservandoli.
George arrivò davanti a me e i suoi occhi si illuminarono ancora di più.
«Finalmente la conosco signorina» disse in un perfetto italiano avvicinandosi e facendomi il baciamano «Mio figlio mi ha parlato tantissimo di lei ma devo ammettere che le sue parole non sono state abbastanza per descrivere quanto sia carina» affermò facendomi l'occhiolino.
«Il piacere è solo mio signor Smith» dissi leggermente imbarazzata chiamandolo per cognome.
«Oh la prego, mi chiami George» ci tenne subito a precisare. Gli sorrisi gentilmente e continuai.
«Vedo che sta finalmente meglio»
«Oh sì, mi hanno dimesso qualche giorno fa e finalmente posso tornare alla vita di tutti i giorni, ma i dottori mi hanno detto che devo prestare ancora molta attenzione. Se mi dovesse ricapitare un altro attacco non sono sicuri che riuscirei a passarla liscia» spiegò toccandosi il petto «Comunque signorina se non fosse stato per lei oggi non sarei di certo qui, sarei morto su quella strada. Le devo veramente la vita» disse l'anziano signore prendendomi entrambe le mani e stringendole forte.
Poi si girò verso Jungkook e lo osservò attentamente. Vidi le orecchie del ragazzo diventare leggermente rosse ma sostenne lo sguardo del signore con fermezza.
«È lui il ragazzo di cui mi hai parlato» disse poi in inglese rivolgendosi al figlio.
«Sì » confermò Ethan.
Guardai George voltarsi ancora una volta verso Jungkook e come se nulla fosse iniziò a parlare in coreano. Notai lo stupore negli occhi del ragazzo e subito dopo un enorme sorriso comparve sul suo volto.
Osservai la scena stupefatta ed Ethan si avvicinò a me.
«Papà aveva un amico d'infanzia coreano, per questo sa parlare così bene quella lingua» spiegò fiero «Quando ha saputo che venivi accompagnata proprio da un ragazzo coreano gli si sono illuminati gli occhi» continuò osservando suo padre.
«Comunque spero non ti sia arrabbiata con me per aver detto al ragazzo dove alloggiavi» disse poi tornando serio «Ho pensato che non ti sarebbe dispiaciuto poterlo rivedere dopo quello che era successo alla festa. Così quando mi ha chiamato per dirmi che lo scandalo era stato evitato e mi ha chiesto se potevo recapitarti un messaggio da parte sua, ne ho approfittato per dargli il tuo indirizzo. Speravo che alla fine seguisse il mio suggerimento e venisse direttamente a parlarti di persona, ma non ci avrei scommesso. Era molto titubante sai? Ma si percepiva dal tono della sua voce quanto in realtà avesse voglia di rivederti...e beh...mi sembrava di aver colto che anche tu potessi avere la sua stessa voglia.»
Dopo aver detto quelle parole mi fece l'occhiolino e il mio cuore cominciò a battere veloce.
«E quindi ora state assieme?» domandò Ethan chiaramente divertito.
A quelle parole il mio viso divenne bordò e cominciai a balbettare.
«N-no n-noi n-non st-tiamo as-sieme.» sentii la risata di Ethan riempire la stanza e sia George che Jungkook si girarono ad osservarmi. Mi coprii il viso con una mano continuando ad arrossire.
«Mio figlio la sta importunando vero? Quella maleducata della sua compagna gli sta facendo dimenticare tutte le buone maniere che gli ho duramente insegnato» disse George in inglese avvicinandosi ad Ethan e puntandolo con l'indice «Ti ho detto che la dovevi lasciare dopo quello che ha combinato alla festa.» poi si girò verso di me «È stata troppo buona signorina, doveva denunciare quella ingrata» affermò George diventando rosso in volto.
«Papà non agitarti.» disse Ethan preoccupato.
Guardai l'anziano signore boccheggiare per qualche secondo e mi preoccupai.
«Signore stia tranquillo. Va tutto bene, si è risolto tutto e suo figlio è stato davvero fantastico a gestire la situazione che si era creata. Nina si è scusata e penso abbia capito la lezione» dissi posando una mano sulla spalla dell'anziano signore.
Lui mi fissò cercando di capire se stessi mentendo e io gli donai un grande sorriso.
Per quanto una piccola parte di me odiasse ancora un po' Nina nei giorni seguenti al party mi aveva inviato una infinità di scuse e sinceramente, da quando Jungkook mi aveva ritrovata, non ci avevo nemmeno più pensato.
Continuai a fissare tranquilla il padre di Ethan e probabilmente quello gli bastò perché lentamente si calmò, e il suo volto tornò di un colore rosato.
«Le persone belle e buone come lei sono una rarità al giorno d'oggi. Ora capisco perché mio figlio ne è rimasto incantato» disse George e sentii Ethan schiarirsi la gola leggermente imbarazzato. L'anziano signore incurante di tutto mi sorrise e poi tornò a parlare ancora con Jungkook.
«Perdonalo ma ormai ha preso l'abitudine di dire tutto quello che gli passa per la testa» disse Ethan passandosi una mano tra i capelli.
«Figurati nessun problema» risposi mentre lo osservavo spiegare animatamente qualcosa a Jungkook.
Il ragazzo alzò un attimo lo sguardo da George e dopo avermi guardata dritta negli occhi sorrise. All'anziano signore non sfuggì quel veloce sguardo e parlò divertito a Jungkook. Vidi il volto del mio giovane accompagnatore diventare istantaneamente rosso e questa volta fu George a ridere compiaciuto.
Ethan lanciò uno sguardo di disapprovazione verso suo padre ma George non gli diede alcun peso, si girò verso di me e con un enorme sorriso mi offrì il braccio.
«Signorina vuole seguirmi? La accompagno al tavolo» propose George.
Diedi un rapido sguardo a Jungkook e un po' titubante accettai l'offerta dell'anziano signore. Insieme ci dirigemmo verso i tavolini posizionati davanti al pianoforte e dopo esserci seduti sulle morbide sedie imbottite George ordinò qualcosa da bere per tutti.
Passammo un'ora molto piacevole. L'anziano signore volle conoscermi un po' meglio e quando scoprì il mio lavoro si illuminò.
«Potresti fare la veterinaria a domicilio? Hai mai pensato di proporti come medico veterinario per persone...come dire...altolocate? Ho un sacco di amici che sarebbero degli ottimi clienti per te. E che pagherebbero somme spropositate per averti come medico dei loro pelosetti. Una veterinaria bella e carina, faresti faville» disse George tutto allegro «Se hai il passaporto fra tre giorni ti posso portare con me a New York» aggiunse prima di ordinare un altro Scotch.
«Papà ti ho detto che non devi bere smettila di ordinare drink. Inoltre non penso che abbia voglia di seguirti fino in America così su due piedi, soprattutto in questo momento» disse Ethan.
George lanciò uno sguardo verso Jungkook poi si voltò verso di me e sorrise.
«Oh sì capisco. In effetti ha senso, anche io seguirei il tuo bel ragazzo in Corea» disse come se nulla fosse osservando il cameriere che posava il suo bicchiere sul tavolino.
A quelle parole rischiai di strozzarmi con il mio drink e iniziai a tossire sommessamente. Jungkook invece allargò gli occhi e abbassò lo sguardo, fissando intensamente il bicchiere davanti a sé.
«C-cosa?» balbettai velocemente ma George aveva già cambiato discorso e ora mi stava raccontando di quando, assieme al suo amico Seung, aveva girato gran parte della Corea del Sud con solamente uno zaino in spalla.
Feci finta di ascoltarlo ma in quel momento la mia mente era completamente bloccata dal panico. Non poteva succedere, non di nuovo.
"Come mai George mi aveva detto quella cosa? Stava solo testando il terreno o aveva capito qualcosa che mi era sfuggito?" pensai mentre osservavo Jungkook fissare il tavolo come se potesse diventare tutt'uno con esso da un momento all'altro.
Ethan gli si avvicinò e gli parlò a bassa voce. Il ragazzo si girò verso di lui e dopo avergli sorriso imbarazzato iniziarono a parlare tra loro. Lo osservai di sottecchi. Il giovane idol si stava torturando le dita delle mani con le unghie in un gesto chiaramente nervoso.
Bevetti tutto d'un fiato il mio aperitivo e tornai ad ascoltare "Le mirabolanti avventure del giovane George" come le avevo ormai soprannominate nella mia testa,sperando che i racconti dell'anziano signore riuscissero a placare quella sensazione di terrore che stava pian piano dilagando nel mio corpo.
George notando il mio bicchiere vuoto volle ordinare a tutti i costi un altro cocktail e siccome non riuscii a dissuaderlo in alcun modo, decisi che quel secondo bicchiere lo avrei sorseggiato più lentamente. O almeno ci avrei provato. L'unica cosa certa comunque era che non volevo ritrovarmi mezza ubriaca a quel tavolo, mentre ricordi che avevo promesso di seppellire per sempre dentro di me provavano a riaffiorare prepotentemente nella mia mente.
Stavamo parlando allegramente e in maniera rilassata di quanto mi sarebbe piaciuto fare un Safari in Africa quando il pianoforte alle mie spalle cominciò a suonare una canzone familiare. Mi bloccai a metà discorso e mi voltai ad osservare il magnifico strumento. Le mie mani iniziarono a muoversi automaticamente seguendo la melodia che riempiva la stanza. Erano passati diversi anni da quando avevo suonato quella canzone ma le mie dita se la ricordavano ancora.
«Suoni il pianoforte» affermò George convinto.
Un brivido percorse la mia schiena e mi voltai verso di lui. L'anziano signore mi stava guardando con un sorriso smagliante.
«Anche mia moglie suonava il pianoforte, a dir la verità mi sono innamorato di lei proprio dopo averla sentita suonare. Quando ascoltava una canzone che sapeva muoveva le sue dita nello stesso modo. Erano dei movimenti quasi impercettibili ma li ricordo ancora così nitidamente» raccontò George con lo sguardo perso mentre ricordava il passato «La mamma di Ethan è morta molti anni fa a causa di una brutta malattia e da allora più nessuno ha suonato il suo pianoforte...Mi manca sentirla suonare». Sul viso dell'anziano signore comparve un'espressione triste e i suoi occhi divennero lucidi.
«Signorina, sono indiscreto se le chiedo di suonare qualcosa per me?» chiese George guardandomi intensamente.
«Io...non so se...» balbettai colta dal panico. Sapevo suonare il pianoforte ma non mi piaceva farlo in pubblico. Inoltre in quel momento nel mio possibile pubblico c'era proprio Jungkook e l'ultima cosa che avrei voluto fare di fronte a lui era proprio suonare quello strumento. Se con il canto non avevo avuto grossi problemi perché mi sentivo sicura di me, con il pianoforte era tutta un'altra cosa.
Guardai il ragazzo che parlava tranquillo con Ethan e sentii le mie mani tremare al solo pensiero. Non so come ma George capì perfettamente i miei pensieri.
«Lui non sa che suoni?» chiese in italiano. Scossi la testa e tornai ad osservare l'anziano signore.
«Se non te la senti non mi va di forzarti ma ci tengo a ricordarti che mi sono innamorato follemente di mia moglie proprio così. L'ho sentita suonare e ho capito che era la donna della mia vita» disse facendo l'occhiolino nello stesso identico modo di suo figlio.
Rimasi pensierosa qualche secondo, rigirandomi il bicchiere di vetro nelle mani, poi feci un profondo respiro, bevvi tutto il cocktail e mi alzai.
Nell'esatto momento in cui iniziai a camminare sentii Jungkook ed Ethan smettere di parlare. Mi feci forza e muovendo un passo dopo l'altro arrivai vicino al pianoforte nero.
Il pianista alzò lo sguardo dalla tastiera e mi guardò.
«Mi dica bella signorina. Ha qualche richiesta?» domandò continuando a suonare.
«Mi dispiace disturbarla ma il signore seduto a quel tavolo mi avrebbe chiesto di suonargli qualcosa» dissi chiaramente imbarazzata mentre sfioravo il lato del pianoforte per tranquillizzarmi «Posso prendere in prestito lo strumento solamente per il tempo di una canzone?»
Il pianista con una bravura che andava ben oltre la mia, concluse perfettamente la melodia che stava suonando e mi fissò con un sorriso.
«Certamente bella signorina, non posso di certo rifiutare una richiesta che arriva direttamente dai nostri gentili ospiti» disse alzandosi dallo sgabello «Il pianoforte è tutto suo».
Feci un profondo respiro e mi strofinai le mani lievemente sudate sul vestito. Poi mi sedetti. Sistemai la distanza e l'altezza dello sgabello e sollevai le mani sopra la tastiera.
Prima di iniziare mi voltai verso il tavolo fissando intensamente George. L'anziano signore mi sorrise e mi fece un gesto di approvazione con la testa prima di mimare un silenzioso «Vai».
Tornai a fissare i tasti bianchi e neri davanti a me, feci un profondo respiro e abbassai le mie mani. Iniziai a suonare una delle mie canzoni preferite: "River flows in you"di Yiruma. L'avevo imparata anni addietro, ma l'avevo suonata talmente tante volte che non ebbi alcuna difficoltà nell'eseguirla. Le mie dita volarono tra i tasti come se avessero vita propria e io ,come ogni volta, mi trovai ad ondeggiare a ritmo con la canzone, scomparendo per alcuni minuti in quella zona magica senza pensieri che solo la musica mi sapeva donare.
Solamente quando feci l'ultimo arpeggio mi resi conto di essere arrivata alla fine della canzone. Fissai le mie dita ferme quasi incredula e poi le sollevai dallo strumento. Attorno a me ci fu un attimo di silenzio e poi George iniziò a battere sonoramente le mani. Dopo di lui si aggiunse anche Ethan e io mi alzai lentamente. Ringraziai il pianista fermo alle mie spalle e tornai verso il mio tavolo.
Osservai i tre uomini seduti poco lontano da me e il mio sguardo indugiò sul volto di Jungkook. Il ragazzo mi fissava immobile, gli occhi spalancati.
"Forse ho esagerato" pensai, cominciando a sentirmi sempre più agitata man mano che camminavo verso di loro. Tornai a guardare George che mi stava fissando con un sorriso gioioso dipinto sul volto.
«Grazie, grazie mille!» disse appena mi sedetti di fronte a lui «Per un attimo ho rivissuto una sensazione che non provavo da anni. È stato stupendo.»
«Mi è sembrato di sentire mamma...» sussurrò Ethan fissandomi con gli occhi leggermente lucidi. Gli sorrisi felice. Poi mi voltai verso Jungkook. Il ragazzo non aveva ancora detto o fatto nulla e continuava a fissarmi con i suoi enormi occhi scuri, quasi immobile. Fu la prima volta che assistetti di persona al famoso "Jungshook".
George lo fissò e un piccolo sorriso comparve sul suo volto, ma poco dopo Ethan parlò.
«Papà dobbiamo andare adesso. È tempo per te di tornare a riposare. Il dottore ti ha concesso massimo un'ora di libera uscita ed è già passata un'ora e mezza»
«È già passato così tanto? Quando ci si diverte il tempo passa troppo velocemente.» rispose George e poi si girò verso di me.
«Ti ringrazio ancora per tutto. Era da tempo che non passavo dei momenti così piacevoli con qualcuno. Ricordati se mai avrai bisogno non esitare a contattare me o la mia famiglia, e se cambi idea io ho un pianoforte a casa che attende solo qualcuno che lo suoni» disse con un sorriso strizzandomi l'occhio. Dopodiché si alzò con un movimento lento e io lo imitai subito dopo.
«È stato un onore conoscerti» aggiunse prendendomi la mano e portandola a qualche centimetro dalla sua bocca in un altro perfetto baciamano.
«L'onore è stato tutto mio» risposi sorridendo «Mi raccomando si riguardi.»
Lui mi fissò per un attimo con uno sguardo dolce e mentre Jungkook e Ethan stavano parlando tra di loro aggiunse: «Penso tu lo abbia definitivamente conquistato. I miei amici mi dissero che avevo lo stesso sguardo perso quando conobbi Elenoire e lei signorina me la ricorda molto. Siete una bella coppia assieme, non perda questa occasione».
Dopodiché si girò verso Jungkook. Gli disse diverse frasi in coreano e il ragazzo ascoltò le sue parole con estrema attenzione. Lo vidi annuire e balbettare e mi sembrò quasi che si salutassero con una promessa.
Nel frattempo Ethan mi si avvicinò e distolse la mia attenzione da quella scena.
«Come ogni volta è stato un piacere passare del tempo in tua compagnia. Jungkook mi ha detto che partite Martedì mattina e che pensavi di chiamarmi per disdire la camera da quel giorno. Spero ti sia piaciuta e che tu l'abbia sfruttata come si deve.»
Non capii se intendesse veramente un doppio senso ma nonostante tutto diventai subito paonazza ed Ethan si lasciò sfuggire una piccola risata.
«Comunque vi avevo promesso una cena» continuò prima di chiamare il cameriere che attendeva nel fondo della sala.
Il ragazzo arrivò velocemente accanto a noi e fissò Ethan con attenzione.
«Si mi dica?» chiese in un perfetto inglese.
«È pronto il tavolo per i miei ospiti?» domandò l'uomo al mio fianco.
«Certamente» rispose il ragazzo e tutti e quattro lo seguimmo fino alla porta in vetro posizionata accanto all'entrata. Il cameriere tirò la piccola maniglia e una seconda stanza fece capolino davanti ai nostri occhi. Al centro di essa un tavolo per due era apparecchiato di tutto punto.
«Ho pensato di offrirvi la cena in modo che possiate passare una bella serata solamente voi due. Mi hanno assicurato che non faranno entrare nessun altro in questa zona quindi potete stare tranquilli» disse Ethan.
Io e Jungkook osservammo l'altra stanza meravigliati.
«Ethan non dovevi fare anche questo» gli dissi.
«Per te questo ed altro» disse prima di prendermi la mano e stringerla con dolcezza. «È arrivato il tempo di andare adesso» e così dicendo si rivolse verso George.
«Andiamo papà» disse dolcemente facendo prendere i loro giubbotti al giovane cameriere.
L'anziano signore mi di avvicinò e mi salutò ancora una volta.
«È stato un onore» ripeté.
«Anche per me» risposi.
Poi si voltò verso Jungkook e gli parlò in coreano. Il ragazzo gli fece un enorme sorriso e rispose inchinandosi.
«Spero di rivedervi prima o poi. E si ricordi signorina, la Corea è un paese meraviglioso, vale la pena visitarlo» e così dicendo George se ne andò ridacchiando mentre Ethan lo seguiva fino all'uscita. Osservai un secondo cameriere chiudere la porta dopo il loro passaggio e io e Jungkook rimanemmo soli in quella enorme stanza.
Sospirai profondamente, liberando insieme al mio fiato anche parte della tensione che avevo accumulato.
«È fatta» dissi in un sussurro. Poi mi voltai verso Jungkook e incrociai il suo sguardo. Avevo paura di aver esagerato con quel mio piccolo spettacolino al pianoforte ed ero pronta a dover sopportare chissà quale disastro invece mi fissò per alcuni secondi e poi mi strinse tra le sue braccia. Dopodiché senza alcun preavviso mi baciò.
Mi rilassai in quell'abbraccio e lo strinsi forte a me mentre rispondevo al suo bacio dolce ma carico di passione.
Quando si staccò i suoi occhi brillavano.
«E comunque Noona dovevi dirmelo che suonavi il pianoforte, sono rimasto fermo imbambolato come uno scemo» disse e mi misi a ridere.
«Oh sì, eri così carino!»lo canzonai mentre gli toccavo le guance paffute con gli indici «Eri tipo così» e lo imitai in una smorfia buffa.
«Non ero così!» affermò aggrottando la fronte.
«Invece si! Ho dovuto fare sfoggio di tutto il mio autocontrollo per non scoppiare a ridere in faccia a George.» risposi portando le mani sui miei fianchi e fissandolo altezzosa.
Il ragazzo mi dedicò uno dei suoi migliori sguardi piccati e poi con un veloce scatto laterale mi bloccò le braccia lungo il corpo abbracciandomi forte da dietro. Successivamente le sue mani si posarono sulla mia vita e iniziò a farmi il solletico. Mi trovai a ridere in mezzo alla stanza senza riuscire a trattenermi e a fermarmi.
«Siamo pari... siamo pari...» dissi contorcendomi tra le sue braccia «Non lo faccio più...non lo faccio più»continuai con le lacrime agli occhi.
«Oh no Noona non siamo pari...» disse modulando la sua voce in modo da farla risultare di qualche tono più bassa del normale. Mi fermai di colpo e il mio corpo vibrò a quelle parole.
«Avrò la mia vendetta! Ma prima che ne dici di mangiare? Non so te, ma io comincio ad avere fame» rivelò tornando tutto ad un tratto un dolce e tenero coniglietto.
«S-sì direi di sì. Ho bevuto fin troppo a stomaco vuoto. Sono già mezza ubriaca e se non mangio qualcosa la situazione rischia di diventare come dire...pericolosa» confessai.
«Ho un bellissimo ricordo della mia Noona ubriaca» sussurrò Jungkook nel mio orecchio.
A quelle parole il mio cuore iniziò a battere velocemente.
«Oh non ti conviene risvegliare quella mia parte sopita...divento una piccola tigre e si sa...» dissi prima di rigirarmi nel suo abbraccio e alzarmi sulle punte « I coniglietti non fanno una bella fine quando incontrano le tigri» gli dissi a pochi centimetri dalle sue labbra.
«Oh Noona, questo lo vedremo» e così dicendo mi baciò ancora una volta.
☆Nota dell'autore☆
Eccomi tornata con un altro capitolo. Mi scuso in anticipo se è risultato noioso ma sentivo che le vicende tra la nostra protagonista e la famiglia Smith non erano ancora concluse ed è per questo motivo che mi sono ritrovata a scrivere queste pagine.
Cosa ne pensate?
Fatemelo sapere con i vostri commenti.
Ci vediamo settimana prossima con il capitolo successivo e vi avviso già che sarà abbastanza...caloroso.
ps: Se non l'avete mai ascoltata vi consiglio di andare su Youtube e cercare la canzone che la nostra protagonista suona al pianoforte...è davvero stupenda.
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