XV.
Richie aveva trovato curioso che Eddie, dopo lo spettacolo di violenza cui aveva assistito, sentisse l'improvviso bisogno di mettersi a cercare conchiglie - conchiglie! Da quanto gli piacevano? - ma non aveva espresso la sua perplessità.
Dopotutto, chi era lui per stabilire quale metodo catartico fosse meglio utilizzare, dopo che avevi visto il ragazzo che ti piaceva fare quasi a botte con una stronza dai capelli rosa confetto?
Eddie si chinò a raccogliere quello che a Richie parve solo uno strano sasso, con un'infossatura a forma di stella su un lato.
-Che cos'è?- Domandò, anche se non era certo che il ragazzino avrebbe saputo rispondergli. C'erano degli studi alla base della sua passione, o gli piaceva collezionare conchiglie solo per l'estetica?
-Un dollaro della sabbia.- Rispose sorprendentemente Eddie, rigirandolo tra le dita.-Morto.- Precisò, e Richie aggrottò le sopracciglia, improvvisamente turbato.-Da vivo, sarebbe ricoperto di peluria, di un colore tra il viola e il nero...- Eddie fece scorrere la dita sulla superficie completamente liscia e giallastra del dollaro.-di solito vivono sotto la sabbia, escono in superficie solo di notte per nutrirsi. Questo deve essersi arenato già da qualche giorno, perché la peluria superficiale svanisce per effetto dell'essiccamento del sole.- C'era una sorta di dispiacere, nella sua voce, che ammorbidì qualcosa nel petto di Richie. Aveva davvero imparato tutte quelle cose per conto proprio?
Eddie sollevò improvvisamente lo sguardo su di lui, riacquisendo lucidità.-Scusa, avevi chiesto solo cosa fosse.-
Richie sussultò. L'Eddie che conosceva non si faceva scrupoli ad intraprendere logorroici e pedanti discorsi sull'igiene e sulla salmonella. Chi gli aveva insegnato a preoccuparsi di quante parole gli uscivano di bocca?
-Mi piace ascoltarti.- Lo rassicurò, ed era una delle cose più vere avesse mai detto. Richie adorava sentirlo parlare, anche quando si trattava di peste bubbonica e mucillagine. E dopo cinque anni trascorsi senza il suono della sua voce, del suo tono stridulo quando si lamentava, non desiderava altro che ascoltarlo per ore ed ore, come una vecchia e amata canzone.-Da quanto tempo studi queste cose?-
Eddie si strinse nelle spalle.-Da quando mi sono trasferito in Florida. A Derry non c'era il mare, e mia madre non mi ci avrebbe portato anche se l'avessi chiesto...- Tacque, strofinandosi la nuca, percependo di essersi esposto troppo. Richie era gentile, ma questo non significava che gli interessasse delle sue vicende famigliari e, a dirla tutta, Eddie quasi si vergognava a parlargliene. Ad ammettere di aver vissuto sotto la stretta supervisione di sua madre fino alla maggiore età, come il peggiore dei burattini.
Richie non poté fare a meno di storcere un po' il naso.-Tua madre sembra una persona simpatica.-
-E' solo...- Eddie fece un gesto vago, e se l'altro non avesse visto Sonia Kaspbrak in azione con i propri occhi, probabilmente non avrebbe colto nulla dalla sua reticenza. Ma Richie sapeva fin troppo bene e preferì non chiedere altro. Evidentemente quella donna non era cambiata.-si preoccupa che possa accadermi qualcosa di male, tutto qui. Sono sempre stato curioso, comunque.- Proseguì Eddie, rigirando il dollaro tra le mani.-Anche se la mia fissazione con i germi non mi ha mai consentito di sporcarmi più di tanto le mani. Con i pesci e le conchiglie è diverso, però. Vivono nell'acqua e in qualche modo non riesco a percepirle come cose "sporche", per quanto sia più che consapevole della quantità di batteri e parassiti che questi animali ingurgitano e portano in giro.-
Richie incrociò le braccia, osservando i movimenti delle sue dita sulle scanalature del dollaro. Non l'aveva mai visto toccare qualcosa con tanta dedizione.-Hai pensato di iscriverti al corso di biologia marina? Sapevo sarebbe iniziato questo semestre.-
Eddie annuì con un mezzo sorriso.-Proprio settimana scorsa hanno tenuto le prime lezioni. E' stato parecchio interessante, anche se alcune cose già le sapevo.-
Il riccio non poté fare a meno di ricambiare il sorriso. Era incredibilmente dolce vedere Eddie entusiasta per qualcosa. Da ragazzini, l'uscita di un nuovo numero degli X-Men gli faceva luccicare gli occhi. Si chiese se gli piacesse ancora leggere fumetti, se ci fossero altre cose che adesso gli accendevano il volto.
-Ti devo ringraziare.- Disse Eddie a quel punto, riportandolo con i piedi sulla sabbia.-Sei una delle poche persone che mi abbia dimostrato gentilezza da quando sono qui, a parte Norman. E stasera il tuo intervento è stato provvidenziale.-
Richie ignorò le farfalle che si stavano abbattendo contro le pareti del suo stomaco.-Non credo che Norman avrebbe lasciato che ti pestassero.-
-Non lo so, non era in sé.- Eddie distolse lo sguardo. Un po' ci stava ancora male per come il compagno di stanza se n'era andato senza neppure preoccuparsi che avesse un modo di ritornare al dormitorio. Anche se la presenza di Richie stava smussando i contorni spigolosi di quella brutta serata.-Forse non lo conosco come credevo.- Fino a qualche ora prima, era stato convinto dell'esistenza di un Norman che non avrebbe fatto male ad una mosca, ma si era trasformato in una belva feroce sotto il suo sguardo incredulo, e il ragazzino sperava ci fosse una motivazione più che valida per quell'improvviso cambio di personaggio, perché episodi di quel tipo erano raramente giustificabili.
-Dovresti parlargli.-
-Non mi risponderà.-
-Lo farà.- Ribatté Richie, convinto.-Rischia di perderti, dopo averti spaventato in quel modo. Se ci tiene, farà di tutto per farti capire le sue ragioni.-
-E se non ci tiene?- Eddie si morse un labbro. Forse non voleva Norman tra le proprie braccia e nel proprio cuore, ma teneva a lui come amico, ed era un rapporto cui avrebbe rinunciato con dolore.
Richie sollevò un sopracciglio.-Solo perché non ti ha detto di aver avuto una ragazza? Non significa nulla, Eddie. E poi, tu non hai avuto qualcun altro, prima di lui?- Non sapeva, esattamente, perché gli stesse facendo quella domanda. Eddie di sicuro non si sarebbe ricordato della loro specie di relazione adolescenziale in quel di Derry.
-Beh, sì.- Il ragazzino lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi, il dollaro della sabbia stretto in una mano. Era abbastanza grande che le sue dita lunghe e affusolate faticavano a trattenerlo.
-Sì?- Richie sentì la propria voce spezzarsi. Aveva avuto altre relazioni? Molte?-Qualcosa di serio?-
Eddie si morse una guancia. Non era esattamente orgoglioso dei suoi trascorsi sentimentali. I ragazzi di solito si vantavano delle loro conquiste, aggiungevano una tacca alla cinghia per ogni fiore colto, ma lui provava solo un gran disagio, gli prudeva la pelle. Con gli amici di Norman aveva fatto lo spaccone, aveva sperato fino in fondo che quel tipo di discorso attaccasse. Però di fronte a Richie si sentiva nudo, indifeso, e fingere non serviva a nulla, quando aveva davanti uno specchio.
-In realtà, solo storie di una notte.- Confessò, sfregando nervosamente il bordo dell'echinoderma con i polpastrelli.
Richie si sentì sprofondare, come se i grani compatti della battigia si fossero trasformati in sabbie mobili.
A diciassette anni, dopo averne trascorsi tre a soffrire la mancanza di Eddie, aveva deciso di gettarsi addosso una metaforica secchiata di acqua gelida e concedersi tutto ciò che si era negato per un amore che non avrebbe riottenuto mai più.
Aveva sbandierato la sua omosessualità e accolto al suo porto chiunque si fosse dimostrato interessato all'annuncio. Per dodici mesi si era gettato nella mischia, facendo sesso in tutte le salse e posizioni, rifornendo il suo armamentario di aneddoti e battutacce. Poi si era accorto che più che una liberazione, quello era un momento di crisi - qualcosa in lui si era spezzato di nuovo e poco a poco era rientrato nella sua clausura.
Era ipocrita da parte sua, ora, sentirsi male al pensiero che Eddie avesse avuto rapporti sessuali con qualcuno. Soprattutto perché lui non aveva nessuno da ricordare, nessun sentimento da rispettare. Era ovvio che si sarebbe rifatto una vita e forse anche Richie avrebbe dovuto, ma rincontrarlo aveva rimandato ancora quel progetto.
-Pensavo avessi paura delle malattie.- Replicò in tono scherzoso, ma non c'era nulla da ridere. Quella cosa aveva scagliato contro Eddie un cadavere ambulante con addosso le piaghe della sifilide, il ragazzo ricordava ancora i suoi occhi invasi dal terrore mentre lo raccontava. Sicuramente anche l'idea di essere divorato vivo aveva giocato la sua parte nella paura che gli faceva tremare le mani, ma la bestia famelica aveva sfruttato un timore che Eddie portava già nelle viscere come una tenia.
-E' così.- Rispose il ragazzino infatti. Gli porse il dollaro della sabbia e Richie lo prese tra le mani, rigirandolo mentre Eddie infilava il maglione che aveva legato in vita.-Uso protezioni, faccio controlli periodici e, soprattutto, mi assicuro di essere almeno brillo.- Aggiunse, mentre la testa sbucava dal collo dell'indumento. I lunghi e mossi capelli castani erano scompigliati, adesso, e Richie avrebbe voluto districarli con le dita.
-Brillo?- Gli fece eco.-Perché?-
-A mente lucida sarei troppo preoccupato di contrarre la gonorrea.-
-Allora perché farlo?- Richie aggrottò le sopracciglia.-Ti piace così tanto da rendere trascurabili le conseguenze?-
-No, al contrario.- Il ragazzino iniziò a giocherellare con i polsi del maglione. Pareva non fosse capace di star fermo, e avrebbe potuto essere un'abitudine carina, se solo Richie non l'avesse associata ad un costante stato ansioso.-Qualsiasi cosa faccia, non sono mai soddisfatto. A volte sono abbastanza sbronzo da non ricordare, ma credo non sarebbero ugualmente eventi memorabili.-
Richie non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo volto. Eddie non era cambiato molto negli anni, le rotondezze dell'infanzia si erano svuotate con la crescita e con lo stress, lasciando spazio ad una struttura ossea sottile ed armoniosa, nonostante la magrezza. Il naso era ancora un po' a patata, la punta leggermente all'insù, e gli occhi erano più grandi su un viso così vuoto, di un castano intenso, il colore del legno. Eppure, tutto dentro di lui era diverso. Richie non era più sicuro di conoscerlo. Il suo Eddie detestava l'alcol, ne odiava l'odore e ne temeva gli effetti; preannunciava cirrosi epatiche a qualsiasi dei Perdenti avvicinasse le labbra ad una bottiglia di birra.
Il ragazzo che aveva adesso davanti si preoccupava più di vivere che di morire, probabilmente, e forse era un bene. Era un bene che Eddie affrontasse le sue paure, come aveva fatto Richie a diciassette anni, perché così lui avrebbe avuto meno opportunità di terrorizzarli e ingannarli.
Ma quello che si sentiva ingannato ora era Richie, e il suo stomaco si contrasse.-E allora qual è il punto?-
Si levò una folata di vento che portò via il sospiro di Eddie.
Era la seconda volta che Richie lo portava sul punto di svelare il mistero che l'avvolgeva, ed era anche la seconda volta che il ragazzino desiderava farlo, perché si fidava di lui.
Nei giorni precedenti il senso di colpa l'aveva bloccato, non gli era parso corretto spiattellare la verità ad un mezzo sconosciuto mentre Norman rimaneva all'oscuro di tutto, ma ora era diverso, perché Norman gli teneva nascoste delle cose - tante, piú di quante Eddie si sarebbe aspettato - e non c'era piú la coscienza stringente a frenarlo. Era giusto aprirsi a Richie, se sentiva il bisogno di farlo. Se finalmente, dopo cinque anni, poteva condividere quel peso con qualcuno.
-Immagino tu abbia sentito le voci che girano su di me.- Rispose, riavviando dietro l'orecchio alcune ciocche di capelli arruffati che il vento aveva spostato sulla sua fronte.
Richie annuí. Durante il primo giorno di lezioni, i componenti della squadra di football l'avevano appositamente preso da parte per parlargli delle condizioni di Eddie e dirgli di stargli lontano, cosí come avevano fatto Liz e Leonard la sera della festicciola improvvisata in camera sua.
Le voci si erano dimostrate vere, poi, perché Richie aveva sentito con le proprie orecchie le urla del ragazzino. Gli si era spaccato il cuore a metà. Il fatto che adesso si stesse confidando cosí apertamente con lui, però, era acqua ossigenata sulle ferite.
-Ho dei vuoti di memoria.- Proseguí Eddie, guardando in basso, verso la sabbia ammassata sotto i loro piedi, bagnata dalle onde che lambivano la riva.-Non ricordo quasi nulla di quel che è accaduto prima che mi trasferissi in Florida con mia madre, a quattordici anni. Le persone che ho conosciuto, gli amici che avevo...- Si morse un labbro.-Ammesso che ne avessi.- Mormorò, quasi tra sé.-E a volte tutte queste memorie perdute sembrano riemergere in sogno, ma sono sempre confuse e spaventose, e una parte di me è terrorizzata all'idea che potrebbero essere reali, che potrei aver rimosso tutto a causa di un trauma. Cerco di distrarmi in tutti i modi possibili e a volte, quando bevo, mi sembra di ritrovare me stesso. E di ritrovare anche le persone che ho perso.-
Una in particolare, pensò, ma non lo disse. Non voleva essere melenso, e forse Richie non avrebbe capito. Doveva essere già difficile per lui, ora, assimilare quel che gli aveva rivelato.
Il ragazzino non sbagliò in quella deduzione: Richie accolse le sue parole come un pugno nello stomaco.
Il primo doloroso pensiero fu per Eddie, per il senso di vuoto che lo accompagnava. Non ricordare nulla della sua vita precedente doveva essere orribile, e il fatto che ne fosse consapevole, che sapesse di star dimenticando qualcosa, probabilmente lo faceva sentire privo di un'identità.
Ma non poté fare a meno di concentrarsi anche sulle mostruosità cui doveva far fronte ogni notte. Anche Richie aveva incubi paralizzanti, mettersi a letto era una tortura: nell'oscurità sentiva voci, mani invisibili che si aggrappavano alle sue caviglie per tirarlo giù, respiri gelidi sulla nuca. Solo poco tempo prima, al telefono con Beverly, aveva detto che si augurava di riuscire a dimenticare tutto al più presto, così avrebbe potuto riappropriarsi della sua vita, dormire sereno anche solo per una notte, ma se Eddie dopo cinque anni era ancora assalito da quei demoni, forse non c'era speranza. Forse avrebbe continuato ad essere divorato dalle paure e dall'angoscia per i futuri ventidue anni, pur non sapendo da dove derivassero.
La realizzazione gli ghiacciò le ossa.
-Ne hai parlato con un medico?- Gli chiese, sforzandosi di non far tremare la voce, perché era quello che chiunque altro avrebbe chiesto. Quello di cui chiunque non condividesse il loro passato si sarebbe preoccupato.
Un angolo della bocca di Eddie si sollevò in una smorfia.-No. Ho paura di quel che potrebbe dirmi.- Si strinse nelle spalle.-Che sono pazzo, magari.- Sollevò gli occhi su di lui, e a Richie parve gli stessero bucando il cranio.-Magari, lo pensi anche tu.-
-Non lo penso.-
Richie avrebbe potuto confessare ogni cosa, in quel momento. Raccontargli la verità e fargli capire che non c'era nulla in lui che non andasse, che era tutta opera di quella sporca, bastarda creatura. E poi? Eddie gli avrebbe creduto? E da lì a qualche anno che sarebbe successo? Avrebbero ricordato entrambi quel discorso? Se lo sarebbero ripetuto a vicenda, tra un vuoto di memoria e l'altro?
Non voleva complicare le cose, voleva lasciare Eddie libero di dimenticare, anche se tenersi tutto dentro, ora, gli faceva venire voglia di urlare.
Posò la mano libera sulla sua scapola destra e lo avvicinò a sé, abbracciandolo. Non c'era davvero altro che potesse fare.
-Mi dispiace che tu debba vivere una cosa del genere.- Mormorò nel suo orecchio, abbastanza piano da poter essere solo un pensiero sussurrato a se stesso.
Eddie sgranò gli occhi mentre il calore del corpo di Richie si diffondeva sulla sua pelle intorpidita dal vento che spirava dal mare, mentre il suo respiro gli sfiorava il collo. La sua giacca odorava di fumo, i suoi capelli di cedro e salsedine. Fu refrigerante e tiepido al tempo stesso, e non poté fare a meno di ricambiare l'abbraccio, di cingergli la vita al di sotto della felpa aperta, le mani aggrappate ai lati della sua schiena.
Non lo conosceva da molto, eppure in qualche modo sentiva che il suo dispiacere era sincero, che comprendeva davvero il suo tormento, la sua angoscia. Stare tra le sue braccia lo fece sentire al sicuro. Lí, in piedi sulla battigia, con il cielo nero spalancato su di loro, Eddie non aveva paura. Tutte le cose cattive e brutte erano lontane - gli incubi, le parole crudeli dei suoi compagni, la rabbia negli occhi di Norman.
Inspirò lentamente prima di sollevare il capo e incontrare i grandi occhi scuri di Richie, che erano puntati su di lui, stranamente affettuosi, oltre che tristi.
Eddie gli sfiorò uno zigomo con le dita, all'improvviso non poteva fare a meno di toccarlo.
-Perché questa faccia, adesso?
-Non ho nessuna faccia, Eds.- Ribatté piano il giovane, e il cuore nel petto di Eddie fece una capriola.
-Ti ho detto di non chiamarmi cosí.- Mormorò. Non era la prima volta che lo rimproverava. Non sembrava neppure la seconda, o la terza. Un numero tendente all'infinito, che quasi gli fece girare la testa.-Sei preoccupato? Non devi.-
Sul volto di Richie comparve un sorriso storto, che non raggiunse gli occhi. Il suo sguardo rimase cupo.-Mi importa di te.-
-Ci conosciamo appena.-
-Sí.- A Richie bruciava la gola.-Ma non sembra anche a te che siano trascorsi anni?-
Forse non avrebbe dovuto parlare in quel modo, spiattellare una verità cosí nebulosa o, peggio, esporre il suo cuore scalpitante. Ma avere Eddie cosí vicino, dopo tutto quel tempo - stringerlo di nuovo tra le braccia, quando aveva creduto di non poterlo fare mai piú...
Il ragazzino schiuse le labbra, e colse il leggero inclinarsi del suo capo prima ancora che Richie stesso potesse rendersene conto.
-Mi bacerai se non mi sposto?- Domandò, incerto, osservando la bocca del giovane, cosí piena e morbida e vicina alla sua.
Richie esitò. Non voleva spaventarlo.
-É probabile.- Ammise, continuando a resistere al desiderio di poggiare le labbra sulle sue.
Eddie rimase ancora qualche istante fermo nel calore del suo abbraccio; il respiro di Richie sulla sua guancia era irregolare, bollente, e avrebbe tanto voluto mescolarlo al proprio, le labbra gli formicolavano, pregustando un contatto che non arrivò. Il ragazzino si scansó, puntando gli occhi sulla sabbia mentre le braccia tornavano a ricadere attorno al suo corpo solo.
Mettere Richie in lista d'attesa come aveva fatto con Norman non era un'opzione - non avrebbe rovinato un'altra amicizia promettendo sentimenti che non era in grado di dare. Forse sbagliava, ma credeva che Richie volesse piú del suo corpo, e non voleva toccasse con mano il freddo che c'era sotto la sua carne pallida.
-Non credo che...-
-Non devi spiegare.- Lo interruppe Richie immediatamente, e Eddie fu sollevato, non solo della risposta, ma anche della docile rassegnazione che lesse nel suo sguardo. Non gli sembrava ci fosse rimasto troppo male.
-Puoi riaccompagnarmi?-
-Sì.- Richie non se lo fece ripetere due volte. Era più che ansioso di abbandonare quella landa desolata e stregata, che in qualche modo gli aveva fatto credere che cercare di baciare Eddie fosse una buona idea.
Si infilò in auto nel più assoluto silenzio, il grosso dollaro della sabbia posato sulle sue ginocchia mentre metteva in moto con le dita che quasi tremavano attorno alla chiave. Non sapeva neppure perché avesse portato quella specie di conchiglia gigante con sé, era anche piuttosto brutta - ma in fondo non voleva dimenticare del tutto quel che era accaduto quella sera. Anche se forse Eddie gli avrebbe chiesto di restituirglielo, come aveva tenuto per sé le proprie labbra.
Gli avrebbe tolto ogni cosa di nuovo.
Il ragazzino sedette accanto a lui, sul posto del passeggero, e il click della cintura di sicurezza fu l'ultimo rumore che Richie sentì provenire da lui per il resto del tragitto - non un sospiro, non un respiro soffocato, non un gemito mentre l'auto prendeva un fosso.
Era intenzionato a non rivolgergli mai più la parola? A sparire dalla sua vita così come ci era rientrato?
Richie avrebbe volentieri colpito il volante, con le mani o con la fronte, poco importava, non poteva diventare più idiota di così: come gli era venuto in mente di cercare di baciarlo? Eddie stava per iniziare una relazione per Norman, e anche in caso contrario, da dove gli derivava la garanzia che avrebbe accettato un suo corteggiamento? Quale pietosa e disperata parte di lui era rimasta talmente ancorata al passato da convincersi che questo Eddie avrebbe cercato le sue labbra quasi spinto da memoria muscolare? Dal ricordo seppellito del primo e unico bacio si fossero mai scambiati?
Aveva appena ricominciato a conquistare la sua fiducia, ed ecco che rovinava tutto, solo perché non era capace di tenere a freno il cuore, di rassegnarsi all'idea che fossero passati cinque anni e che Eddie non ricordasse niente. Le mani di Richie si serrarono violentemente attorno al volante.
Non ricordava delle volte in cui le loro mani si erano sfiorate nella ciotola di pop-corn, mentre guardavano un film da Bill. Di quando, giocando a passare un sei di cuori da una bocca all'altra, la carta si era quasi scollata dalle sue labbra e Richie l'aveva recuperata in una maniera indecente, che sembrava un bacio e in realtà non lo era affatto.
Non ricordava di averlo chiamato "Boccaccia", con la sua vocetta stridula e piena di rimprovero, di quando l'aveva afferrato per la vita e tirato indietro perché era rimasto con il braccio incastrato in un distributore che non voleva dargli la merendina, delle loro gambe incrociate sull'amaca e delle lotte per il predominio, più simili a scaramucce tra innamorati che a batoste vere e proprie, e non ricordava della volta in cui Richie aveva leccato via il gelato sciolto dalla sua faccia facendolo urlare per il disgusto e di come gli avesse fatto le trecce l'estate in cui i suoi ricci neri erano cresciuti troppo. La notte trascorsa a casa di Beverly subito dopo la scomparsa della cosa, stretti l'uno all'altro, le loro mani intrecciate mentre promettevano sotto il sole cocente dei Barren di riunirsi dopo ventisette anni.
E nella mente di Richie era ancora tutto così fresco, una ferita aperta e sanguinante, e voleva dimenticare anche lui, perché essere l'unico a sapere e ricordare faceva male ogni giorno, da millenovecento giorni, ma pensare che prima o poi avrebbe guardato Eddie negli occhi e non avrebbe visto nient'altro che un compagno di università...
-Rich? Ti senti bene?- Il ragazzino posò una mano sulle sue spalle rigide.-Sei pallido.-
Richie guardò le sue mani attorno al volante, le nocche sbiancate e nervose, poi puntò gli occhi verso la cancellata del dormitorio, spalancata di fronte a loro. Si schiarì piano la voce.
-Sì, tutto a posto.- Replicò, mentre proseguiva lungo il viottolo sassoso.-Ti chiedo scusa, per prima.- Insistette poi, anche se aveva detto a Eddie di non volerne parlare.-Eri già fin troppo scosso per quel che è successo a Norman, non serviva che io ti dessi altri pensieri...-
-Non è così.- Il ragazzino sganciò la cintura mentre la macchina si fermava nel parcheggio.-Non mi sono allontanato perché non volevo baciarti.-
Richie infilò le chiavi in tasca e si voltò a guardarlo, esterrefatto.-No?-
Eddie si limitò a scuotere piano il capo. Sembrava non avesse intenzione di aggiungere altro, e alla fine a Richie andava bene così - almeno non aveva fatto un buco nell'acqua.
Il ragazzino scese dall'auto mentre l'altro rimaneva inchiodato sul sedile a pensare a ciò che gli aveva appena detto.
Eddie fece capolino all'interno per un istante.-Quello puoi tenerlo.- Gli disse, e indicò il dollaro della sabbia che il giovane teneva ancora sulle ginocchia.
Richie lo sollevò all'altezza degli occhi, studiandolo con scetticismo e finta noncuranza.-Questa specie di sasso spelacchiato?-
Un basso risolino provenne dalla gola di Eddie.-Un segno della nostra amicizia.-
Amicizia.
Richie lo guardò, il cuore che batteva all'impazzata. I timori che aveva avuto fino a quell'istante scomparvero - Eddie gli voleva bene? Era riuscito a riconquistare la sua fiducia, anche a distanza di tutti quegli anni? Che fosse un segno del destino? Che ovunque andassero, qualsiasi cosa facessero, le loro anime fossero legate e capaci di ritrovarsi nel piú sincero degli affetti?
Poco importava, ora, se il ragazzino aveva rifiutato il suo bacio. Richie desiderava solo poter stare al suo fianco.
Strinse forte il dollaro al petto, e sentí un sorriso allargarsi sul proprio volto intanto che Eddie si allontanava, lasciandolo solo e felice nel piccolo abitacolo buio.
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