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Annabeth
-Pronto?- rispondo al telefono mettendo via Harry Potter, che traparentesi ho già letto.
-Annabeth...-Quella voce... La sua.
No, non è possibile, perché a me?! No Annabeth mantieni la calma.
-Luke?- chiedo un po' titubante, anche se so già la risposta. -Senti Annabeth mi dis...- E no é! -Ti DISPIACE LUKE?!?!- grido contro al telefono -TRE ANNI LUKE! TRE! NON TRE MESI O TRE GIORNI. TRE ANNI!!- grido - Senti Annie lo so che non è stato...- no non continuare...-...giusto nei tuoi confronti.- -GIUSTO NEI MIEI CONFRONTI!!! LUKE NON SOLO NEI MIEI CONFRONTI! Ma anche in quelli della ragazza, che suppongo sia ora la tua fidanzata, almeno che tu non l'abbia già cambiata.- dico cercando di prendere un tono calmo. -Annie...- -NON CHIAMARMI COSÌ LUKE!- - Annabeth, mi dispiace ma no, non è la mia ragazza lei.- -Dove vuoi arrivare Luke?- dico scocciata- Annabeth, pensavo che potremmo magari ricominciare da capo...- si certo proprio -SI OVVIO LUKE COME NO! Così potrai tradirmi con una altra, aspetta perché una, PERCHÉ NON DUE, CHE NE DICI TI VA BENE LUKE COSÌ! - dico alzando sempre di più il volume della voce -Annabeth calmati ti prego io...- -IO UN CORNO LUKE!!!!SEI SOLO UN BASTARDO E NON MI RIMETTEREI CON TE NEANCHE SE FOSSI L'UNICO UOMO SULLA FACCIA DELLA TERRA!! - -No Annie senti per favore parliamone...- -Ti ho già detto di non chiamarmi Annie. E comunque ciao Luke, devo andare.- detto qiesto gli attacco in faccia e continuo la strada per andare a casa, il libro in mano, la testa china verso il pavimento, anche se non lo vedo davvero, vedo il suo volto, che Dio solo sa come era bello ai miei occhi e che ora vorrei premdere a pugni per levargli quel sorriso seduttore di cui mi ero innamorata.
Vorrei spitargli in quegli occhi color ghiaccio, in cui mi perdevo sempre.
Ma non posso, perché vederlo farebbe troppo male, mi creerebbe un altra crepa nel cuore già a pezzi di suo, uun cuore che ne ha passate tante, un cuore che si è sempre ricostruito, che ha sempre resistito.
Una lacrima solca il mio viso, ma io non faccio nulla per fermarla e la lascio scorrere, come vorrei che anche il mio malessere scorra- che se ne vada, per poi asciugarsi e sparire per sempre.
Svolto l'angolo per arrivare a casa.
Entro e noto una foto appesa al muro, ci sono io che ho 7 anni circa, mio padre e mia madre, siamo in montagna e io ho il mio capellino blu degli Yankee e la mia maglietta arancione, regalo di mamma, la foto deve averla scattata un amico, ma ora non ricordo bene.
Mi manca tanto, i suoi sorrisi, le sue carezze, i suoi capelli, ma in sintesi mi manca lei.Lei che mi aiutava, lei che mi sosteneva.
Come vorrei che ci fosse ancora...
Vado in cucina e prendo il gelato, quello nel barattolo da 1kg, un cucchiaione gigante, una coperta, fazzoletti e mi reco in camera mia.
Entro e chiudo la porta, accendo la tv e inserisco Titanic nel lettore DVD, mi siedo sul letto con la schiena contro allo schienale, mi copro, apro il gelato, mi dedico al classico modo di dimenticare delle ragazze...
Il giorno dopo...
Dopo aver messo su 1kg e perso 300 l d'acqua per mezzo di lacrime, e aver finito tutte le scorte di fazzoletti, mi sono addormentata.
Mi sveglio in seguito al rumore di un aggieggio, che dopo al volo dalla finestra credo di dover sostituire... Si ho davvero lanciato la sveglia dalla finestra... Ma mi alzo e vado a lavarmi, indosso un maglione blu, con dei pantaloni bianchi, le solite all star ed esco.
Appena metto un piede fuori dalla porta mi squilla il telefono, Piper. -Pronto?- -Ciao Annaneth sono Piper- -Ah ciao Piper- -Senti Annie ci incontriamo davanti al Cafe Bar e andiamo a scuola insieme?- -Si dai cinvediamo li tra 5 minuti- -Ok ciao Annie- mi spiccio e arrivo prima di lei.
Prendo Harry Potter e continuo a rileggere.
Dopo un po' arriva Piper e ci incamminiamo.Io la seguo ma dopo un po' mi perdo nei miei pensieri. Mi ritorna in mente la telefonata, il suo sorriso, i suoi occhi, i capelli color sabbia...
-Annabeth ci sei?- -Ehm si che dicevi- -Ti senti bene, sembri, strana, sei preoccupata?- -No non è niente- -Ehm senti Annabeth, magari potremmo uscire dopo scuola, così ti mostro la città. - -Si va bene- arriviamo a scuola ed entriamo in classe, vedo il ragazzo di ieri... Non so perché ma ieri mentre piangevo per un secondo ho pensato a lui...
Entra il prof e si presenta -Buongiorno ragazzi, io sono il signor Brunner, ma penso che mi conosciate già. Prendete il libro di greco a pagina 132... Jackson legge.- il ragazzo che osservavo si mette a leggere.
Greco è sempre stato semplice per me al contrario di altre materie, in più mi piace letteratura e ho letto sia l'Iliade che l'Odissea in lingua originale.
L'ora termina e ci alziamo tutti per cambiare classe, io ora ho mate e ho la prof Dodds.
Non mi sono mai trovata male con nessun prof... Ma lei è un'arpia, se non peggio.
Quando spiega se ti distrai mezzo secondo ti becca e ti fa "Non mi pare che fuori dalla finestra ci sia un insegnante che spieghi" oppure "Interessante il muro?" insomma, è la prpf peggiore che io abbia mai avuto, con questo non voglio dire però che non sappia la materia.
In classe sto in silezio e osservo la prof che scrive alla lavagna e spiega, ad una velocità oltre al normale, scrivo mezza espressione che lei ha già spiegato come si fa, quali passaggi servono e risolta.
Quando chiama alla lavagna il povero malcapitato non può esitare di mezzo secondo sotto lo sguardo serio della prof.
DRIIIIIN!!! Finalmente, non finiva più!
Dopo che la prof ci assegna mezzo libro di esercizi usciamo tutti e ci dirigiamo verso le rispettive aule, io ho architettura.
Ho sempre adorato questa materia, tanto che una volta finiti gli studi il mio sogno è di progettare qualcosa di importante.
Il prof è un uomo serio, sulla quarantina, è alto ma non troppo.
Oggi facciamo teoria e venerdì faremo disegno.
Io non perdo un attimo, ascolto ed evidenzio, praticamente riempio il mio quaderno con appunti di cose che il prof dice ma che sul libro non sono scritte.
Il prof inizia a parlare della costruzione dei grattacieli e la campanella suona, No dai è presto, anzi, prestissimo,non può essere già passata un ora.
Guardo l'orologio e vedo che sono le 10:50, adesso c'è l'intervallo.
Esco dalla classe e vedo Piper che mi fa segno di raggiungerla con la mano, con lei ci sono due ragazze.
-Ciao Annabeth, loro sono Rachel e Hazel- le presenta Piper -Ciao- dico io -Ciao- rispondono loro.
Rachel, che dai vestiti sporchi di tempera sembra che sia una pittrice, ha i capelli ricci di un colore rosso acceso, tantissime lentiggini su guance e naso, due occhi verdi in cui ti ci potresti tuffare, e la pelle abbastanza pallida.
Hazel invece ha la carnagione abbastanza scura, direi color cannella, i capelli marrone così scuro che sembra quasi nero, e poi ha gli occhi grandi e di un colore che sembra oro a ventiquattro carati, ma con sfumatore un po' più scure, che li fanno sembrare caleidoscopici.
Sembrano simpatiche.
Parliamo un po' e Rachel euba un pezzo di pizza a Hazel, che risponde con una smorfia che fa ridere tutte e quattro.
Finisce l'intervallo e ci dirigiamo in classe.
Le due ore volano e ora c'è la pausa pranzo. Piper, io, Rachel, Hazel ci dirigiamo in mensa e prendiamo dei vassoi, prendiamo dei piatti e la cuoca ci mette dentro quello che dovrebbe essere polpettone, adesso, io non sono poi una grande chef, ma questo polpettone fa proprio schifo, persino io avrei saputo prepararlo meglio!
Una volta finito loro tre vanno a prendere i libri per il pomeriggio e io faccio un giro per la scuola.
Arrivo al secondo piano su tre, ci sono anche qui gli armadietti e le varie classi, poi noto, su una parete ampia e senza aula ma solo armadietti, una porta in un angolo buio, nessuno ci fa caso e penso che magari potrebbe essere uno sgabuzzino, arrivo davanti e la porta non ha nessun cartellino per indicare cos'è. Il corridoio è vuoto, ci sono solo io, allora apro e vedo una stanzetta abbastanza spaziosa con spazzoloni, scope e detersivi, poi, quando sto per uscire, noto una porta che si mimetizza perfettamente col muro.
La apro e rimango a bocca aperta, appena entro ci sono un paio di scalini, le pareti sono di un colore bianco spento, con appese tantissime chitarre, ci sono delle sedie in un angolo e delle custodie di violini, e lì, sopra un piccolo palchetto, lo strumento più bello che io abbia mai visto.
Un signor pianoforte, a coda, nero lucido, con lo sgabello di fianco.
Fantastico. Avevo visto l'aula di musica e c'era un pianoforte verticale, di quelli a muro, non credevo ce ne fosse un'altra.
Poi noto che tutti gli strumenti hanno un velo di polvere sopra che li ricopre interamente, sulle pareti ci sono anche delle ragnatele.
Si vede che è stata lasciata al suo destino, ma perché? Non ha senso. Non mi faccio troppi problemi, magari dovevano ristrutturare.
Prendo un panno dallo sgabuzzino e passo un po' la polvere dal pianoforte.
Lo apro e provo un paio di tasti, funziona benissimo! Non inizio a suonare, anche se la tentazione è tanta.Passo il panno anche sulle chitarre e le accordo una ad una.
Arrivo all'ultima, è nera, con una striscia bianca che la attraversa in obliquo, la accordo e suono un paio di note, la musica mi trasporta, e senza rendermene conto mi ritrovo a suonare Thousand years di Christina Perri, non mi fermo e inizio a cantare...
Heart beats fast
Colors and promises
How to be brave
How can I love when i'm afraid to fall
But watching you stand alone
All of my doubt, suddently goes away somehow...
...
...
//MY CORNER\\
Buonsalve! Questo capitolo è un po' più lungo degli altri ma spero non vi dispiaccia "No non ci dispiace tranquilla" quindi niente vi prego commentate o votate o fate quello che volete...
Comunque una mia amica sta scrivendo una fanfiction e magari potreste andare a farci un salto, si chiama
agneseirene
E la sua storia si chiama
|| TU || percabeth ||
Comunque seguitemi o semplicemente votate, a me va bene comunque.
Ciao
Ann@stasia
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