32
*Annabeth*
1. Per essere stupida.
2. Per amare Percy.
3. Per amare Percy nonostante tutto.
4. Perché Percy sa.
5. Per essere brutta.
6. Per essere bionda.
7. Per essere viva.
E così per una decina di volte ancora.
Ogni taglio non mi crea dolore, ogni taglio mi fa venire in mente solo il motivo per cui sono qui, e continuo.
Venti.
Ventuno.
Percy sa, Percy lo ha scoperto.
Proprio oggi che ho tolto le bende.
Proprio oggi dovevo fare la bambina.
Proprio oggi.
Non potevo fare come prima, no, dovevo prendergli la palla e fare la bambina.
Se gliel'avessi restituita subito lui avrebbe fatto finta di niente e io me ne sarei andata.
Ma no. Perché io dovevo attirare la sua attenzione.
La sua faccia quando li ha visti.
Era tristezza, delusione.
Non sono riuscita a guardarlo.
Non sono riuscita a dire niente se non di non dirlo a nessuno.
Anzi, tecnicamente non gli ho detto nemmeno questo.
Gli ho detto -Ti prego Percy, non parlare.-
Sono stupida.
Sono inutile.
Sono sola.
Percy ha detto 'mi spiace' e io gli dovrei credere?
Certo, sarebbe fantastico se lui fosse stato sincero e fossimo tornati ad essere gli stessi, più o meno.
Ma non mi posso fidare di lui.
Gli avevo dato tutta la mia fiducia e ora sono qui, in un bagno, con una lametta in mano e il sangue lungo le braccia.
Le lacrime che mi bagnano il volto.
I pensieri tutti dedicati a lui.
Tutti a lui.
Sento una campanella.
Sono le 11.
Non voglio tornare in classe.
Tiro giù le maniche ed esco da scuola senza farmi vedere.
Cammino, senza una meta precisa, so solo che voglio andare lontano.
Lontano dalla scuola, lontano da Percy.
Cammino, non so quanto, non so dove, so solo che iniziano a farmi male i piedi.
Arrivo in una via in cui non sono mai stata prima.
Il cielo si è coperto di nuvole.
La temperatura cala ancora di più.
Da una grondaia cola dell'acqua.
Per terra pozzanghere.
Goccie di sangue.
Bottiglie vuote.
Macchine scassate lungo i marciapiedi.
Graffiti e disegni ovunque.
Non dovrei essere qui.
Mi volto pensando alla cavolata che ho appena fatto.
Io, Annabeth Chase, sono scappata da scuola.
Saranno passate un paio d'ore.
Cammino verso dove sono venuta quando sento dei passi dietro di me.
Mi volto ma non vedo nessuno.
Continuo a camminare.
Passi, passi veloci.
Mi volto ancora.
Niente.
La paura si fa strada dentro di me.
Aumento il passo e anche quel rumore si ripete sempre più volte.
Inizio a correre.
Non mi fermo.
Quando arrivo a un semaforo mi fermo e mi volto.
Nessuno.
Sarà stata solo la mia immaginazione.
Attraverso la strada e cammino senza una meta.
Di nuovo.
Guardo in un negozio e vedo un orologio.
Le 13:45.
Sono passate più di due ore.
Mi fanno male i piedi.
Non mi sento più le braccia.
Mi gira la testa.
Le ginocchia mi tremano.
Guardo le maniche della felpa.
Sangue, cazzo, non ho coperto i tagli.
Il dolore alla testa si fa fitto.
Tutto intorno a me inizia a girare.
Inizio a barcollare.
Cado all'indietro e qualcuno mi afferra.
Tutto è sfocato.
Non riesco a distinguere niente.
Apparte due iridi verdi.
Due iridi che conosco molto bene.
Buio...
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Apro gli occhi.
Vedo tutto bianco.
Ora, tutto sfocato.
Quando poi distinguo i contorni della stanza in cui mi trovo.
Non sono in ospedale.
No. Sono in un letto, un letto matrimoniale, con le coperte blu.
Le pareti della stanza sono scure.
Ci sono armadi e scrivanie.
Sento qualcosa, qualcuno, mi stringe la mano.
Mi guardo il braccio.
Bendato, senza maglia che lo copre.
Guardo chi mi stringe la mano.
Rimango pietrificata.
Un Percy preoccupato mi si è addormentato sul braccio, mentre mi stringeva la mano.
Muovo un po' il braccio e si sveglia.
Mi guarda, sorride.
Ma io no, io non sorrido.
Mi volto dall'altro lato.
-Ciao Annabeth.-
Dice, evidentemente imbarazzato.
-Dove sono?-
Chiedo.
-A casa mia. Sei in camera mia.-
Dice.
Io lo guardo.
-Come mai sono qui?-
-Io ti hi seguita, poi ad un tratto sei caduta e io ti ho portato qui.-
-Come?-
-Cosa?-
-Come mi hai portato qui?-
-In braccio, non potevo lasciarti lì.-
Sono confusa.
-Ti farò schifo.-dico.
-No, tu non mi fai schifo Annabeth, io mi faccio schifo, è colpa mia se ora sei qui, è colpa mia.
Non doveo trattarti così, io ti ho spinta a questo, io ti ho spinta a... Distruggerti.-
Sono scossa, non capisco, non è arrabbiato, non è deluso.
-Ma, tu mi odi...-
-No, io non ti odio Annabeth, non ti ho mai odiato, ero solo... Geloso ecco. Geloso di te, grloso di quel tuo amico. Che poi, di punto in bianco sparisce, e tu arrivi a scuola e piangi per lui, piangi per un ragazzo, piangi per un ragazzo che non sono io.-
-Tu eri...geloso di Dustin?-
Chiedo incredula.
-Be', si. Potrai mai perdonarmi?-
-Io...non lo so Percy...-
Mi guarda, io guardo lui, sono sdraiata e lui si sporge in avanti.
Lo guardo in quegli occhi stupendi.
In un momento infinito mi perdo.
Non capisco niente.
Vedo solo Percy che si avvicina piano, lentamente, si inumidisce le labbra, è molto vicino, orami le nostre labbra stanno per unirsi...
-Percy no... Non posso, mi spiace ma non posso ora... E non so se potrò mai...- non so da dove vengano quelle parole ma dopo che le ho pronunciate, vorrei tornare indietro e prendermi a schiaffi.
Lui mi guarda, i suoo occhi perdono un luccichio che prima non avevo notato, ma di cui ora sento la mancanza.
-Forse è meglio che vada... Che ore sono?- chiedo.
-Sono le 7:30.- -Oh mio Dio devo tornare a casa.-
-No tranquilla, ho chiamato tuo padre, col tuo telefono, gli ho detto che non ti sentivi bene e che ora eri da me, lui ha detto che ogfi lavora fino a tardi e che sarà fuori fino a domani, ha parlato con Rose, e hanno deciso che oggi dormi qui.-
-Ma scusa, mio padre fa l'insegnante, è impossibile che lavori fino a quell'ora.-
-Magari una fidanzata...-
-No...o si...- sono confusa.
-Senti Percy, dovrei andare in bagno.- dico.
Faccio per alzarmi a sedere ma lui mi ferma e mi ritira giù.
-Ma che fai?- chiedo -Ecco be' quando ti ho portata avevi la felpa sporca. Così ecco...-
Arrossisce e si gratta la nuca, com'è bello...
Mi guardo la coperta e poi sotto.
-Percy, dove sono i miei vestiti?-
-Eh ehm, a lavare...-
-Ma Percy, sono in mutande...-
-Già...- -Ma, mi hai...tolto tu i... I vestiti?-
-Be'... Non credevo tu volessi che Rose vedessi le tue braccia e quindi...- istintivamente mi porto un braccio in corrispondenza del seno, nudo e coperto solo dalla coperta.
-No ho visto niente, giuro. Ho chiuso gli occhi.-
-Ma tu...- -Tranquilla, poi... Be' siamo stati insieme... Ti ho già visto in costume e mentre ti... Ecco... Svestivo... Chiudevo gli occhi. Eri già a letto quindi non ti ho dovuta spostare mentre eri... Seminuda ecco...-
Arrossisco, lui pure.
Mio Dio che situazione.
-Va bene ma, ora devo andare in bagno.- -Si okay, se vuoi ti do una mia maglia.-
-Si, tutto va bene, tutto è meglio di così.-
Lui si alza mentre io parlo e mi pare di udire un 'in realtà sei fantastica così' ma me lo sarò immaginato.
Mi da una maglia blu che mi sta enorme, ma meglui di niente.
Quando mi alzo mi accorgo che la maglia mi arriva fino a metà coscia.
Vado in bagno.
Mi guardo allo specchio.
Sono brutta, anzi peggio.
Ma non credo che Percy abbia trucchi vari o magari correttore.
Mi accorgo di essere stanchissima e allora esco dal bagno.
Saranno circa le otto.
-Percy, io sarei un po' stanca.- -Si certo, lo zaino ce l'hai lì per domani.-
-Okay.- cazzo che imbarazzo.
-Allora a domani- dice.
-Aspetta, ma se io dormo qui tu dove dormi?- -Io dormirò sul divano di sotto.- -No Percy è casa tua.- -Fa niente.- -Senti Percy, mi imbarazza alquanto chiedertelo ma... Se vuoi puoi dormire con me, non voglio sentirmi un peso, ti prego- dico.
Lui sorride e annuisce.
-Buonanotte Annabeth.-
-Buonanotte Percy-
Mi metto a letto, lui spegne la luce e chiude la porta dopo essere uscito.
Notte Percy...
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