29
*Annabeth*
13 dicembre successivo...
Mi sveglio, oggi è venerdi, e devo andare in quel posto orribile chiamato scuola.
Percy è dall'inizio dell'anno che mi tratta malissimo, e gli altri del suo gruppo non sono meglio.
Mi manca il Percy simpatico e gentile, quello che amavo.
Mi alzo, guardo fuori dalla finestra, il sole è ancora invisibile, le strade sono buie e le poche persone ch e ci sono indossano cappello e sciarpa.
Mi dirigo in bagno e mi faccio una doccia fredda che mi sveglia del tutto.
Asciugo in fretta i capelli e mi pettino, lasciandoli sciolti.
Metto un paio di jeans, una canotta bianca con sopra un maglione e le mie care all star nere.
Mi metto un filo di mascara.
Esco dal bagno e cerco in cucina quella sostanza chiamata cibo.
Dopo aver guardato in ogni singolo scaffale trovo una scatola di cereali.
Mangio in fretta, infilo il cappotto e la sciarpa, che tiro su fino al naso.
Afferro la cartella e mi fiondo verso la porta.
Cammino verso la scuola a testa bassa, aspettando il momento in cui quei ragazzi faranno di me il loro pupazzo per giocare.
Arrivo a scuola alle 7:47, non vedo Dustin, mi guardo intorno ma comunque non c'è, magari è in ritardo.
Ma al contrario suo, Percy c'è, è all'angolo con i suoi "amici".
Mi sposto vicino a un gruppo di ragazzi prima che mi possano vedere e quando vedo che la porta della scuola è aperta, sfrutto l'occasione e vado in classe.
Lascio lo zaino e salgo al terzo piano.
Non ci vuole in genio per capire dove vado.
Prendo la chitarra e suono.
Suono e tutto sparisce ancora.
Ma non è più così magico.
Adesso so che questi momenti di felicità non sono eterni.
Perché dovrò tornare in classe, da quei ragazzi e da Percy.
La campanella mi risveglia dai miei pensieri e mi fa notare che se non mi muovo arriverò tardi a lezione di matematica.
Corro fuori dalla stanzetta e mi dirigo di corsa verso la classe.
Piuff, la prof non c'è, nemmeno Dustin.
Spero arrivi più tardi.
***
Dustin non si è fatto vivo oggi.
Sto tornando a casa e stranamente, per fortuna, sono riuscita a non farmi notare da quei pirla senza cervello.
Provo a chiamare Dustin al cellulare.
Risponde la segreteria telefonica di 3750 382640. Lasciare un messaggio dopo il segnale acustico.
Provo a chiamare sua madre.
-Pronto?- risponde, sembra che stia piangendo.
-Pronto signora, oggi Dustin non è venuto a scuola, sta bene?-
-Oh Annabeth, Dustin è, ecco, è in ospedale.-
Il mondo intorno a me crolla.
-Cosa? Perché?- chiedo disperata.
-Questo, questo te lo deve dire lui...-
-Ma...In che ospedale è?- -Santa Monica hospital.- risponde -Va bene.-
Attacco e corro a casa lancio la cartella sul divano.
Sono sconvolta.
-Annabeth cosa succede?- chiede mio padre.
-Devo andare in ospedale, un mio amico è lì.-
-Quale ospedale?-
-Santa Monica hospital.-
-Io ora non posso accompagnarti, devo andare al lavoro. Ma puoi andare da sola, non è lontano da qui.-
Corro fuori verso l'ospedale.
Arrivo e mi reco subito alla reception.
Poi magari si è solo rotto un braccio o roba del genere.
-Buongiorno signorina.- mi saluta gentile l'infermiera.
-Buongiorno, io sto cercando Dustin Allen. Potrei sapere in che stanza è?-
-Certamente, Allen ha detto?-
-Si. Dustin Allen.- inizio a picchiettare le dita sul bancone.
-Allora. Allen...- dice fra se scrivendo al computer.
-Eccolo qui, Dustin Allen... È al terzo piano, stanza 108 reparto oncologia.-
Cosa?
Oncologia?
Corro su per le scale sperando che l'infermiera si sia sbagliata.
Terzo piano, percorro il corridoio guardando i numeri sulle porte.
98...100...105...107...
108.
Apro la porta lentamente, con le mani tremanti, per paura di trovare davvero Dustin dietro questa porta.
Guardo la stanza, bianca-grigia.
E poi lo vedo.
Le flebo nelle braccia, una macchina a tenere il battito cardiaco, il volto pallido.
Mi avvicino a piccoli passi, sento le lacrime agli occhi.
Lui si volta di me, all'inizio sembra sorpreso poi diventa serio e si mette a sedere.
-Ciao Annabeth...- mi fa cenno di sedermi, ma non mi guarda.
Mi siedo e lo guardo.
-Perché non me lo hai detto?-
-Annabeth io... Scusa, avrei dovuto dirtelo però...-
-È molto grave, cioè, hai possibilità di guarigione?-
Mi guarda negli occhi, nei suoi occhi rassegnazione...
-No... Non è così, non può essere... Dimmi che è uno scherzo, ti prego dillo.- dico iniziando a piangere.
Lui mi prende la mano.
-Annabeth, io vorrei potertelo dire... Ma lo sai che il cancro è fatale nella maggior parte dei casi.-
-Ma tu... Non puoi andartene...- -Come non possono andarsene quei bambini di quattro o cinque anni?-
-...Dustin...-
-Annabeth, tu mi hai aiutato sai?- -Come?- -Essendo te stessa. Essendo la stessa sempre. Essendo te sempre. Non hai mai fatto finta di essere qualcun altro. Se ti avessi detto questo...-
-Io ti starei stata vicino...- dico.
-Già... Come la mia ultima ragazza... Aveva detto che nonostante tutto mi sarebbe stata vicina. Poi sono finito in ospedale e mo ha mollato.
E ora Annabeth lo farai anche tu...-
-No Dustin non farò così- -Annabeth, posso fare una cosa?-
-Cosa?- mi guarda serio, si avvicina e mi bacia un bacio un bacio casto.
Quando si stacca. Io sono stupita.
-Solo questo, perché an ch e se tu sei innamorata di Percy, non posso farci niente...-
-Mi spiace Dustin, ma tu non te ne andrai... Resterai con me... Saremo amici...migliori amici...-
-No Annabeth, non saremo migliori amici, e io non resterò.
I dottori dicono che al massimo ho una settimana di vita-
-NO...SI SBAGLIANO... TU RIMMARRAI QUI... RIMARRAI CON ME...non mi lasciare anche tu...-
Si stende. Io mi chino e poggio la testa sul letto... Lasciando che le lacrime scorrano libere.
-Annabeth, io dovrò per forza lasciarti, ma devi promettermi una cosa- -Tutto...- -Non cambiare...-
La sua voce si afflievolisce mentre parla.
La macchina inizia a produrre i battiti meno frequentemente.
La sua testa si china sul cuscino e gli occhi si chiudono.
Un ultimo suono acuto... Lungo... Senza fine...
-Dustin...- gli dico sussurrando.
Lo scuoto, chiamandolo.
-DUSTIN!!!! DUSTIN... RISPONDI... AIUTO... QUALCUNO...- mi alzo e corro in corridoio cercando un infermiere.
Quando arriviamo in stanza lui gli prova il battito.
Poi si gira e mi guarda, con lo sguardo triste.
-Mi spiace...-
-NO!!! NO SI SBAGLIA... È VIVO... NON È COSÌ...-
Mi guarda comprensivo.
Dustin...
Come farò ora?
Come?
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