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*Annabeth*

13 dicembre successivo...

Mi sveglio, oggi è venerdi, e devo andare in quel posto orribile chiamato scuola.

Percy è dall'inizio dell'anno che mi tratta malissimo, e gli altri del suo gruppo non sono meglio.

Mi manca il Percy simpatico e gentile, quello che amavo.

Mi alzo, guardo fuori dalla finestra, il sole è ancora invisibile, le strade sono buie e le poche persone ch e ci sono indossano cappello e sciarpa.

Mi dirigo in bagno e mi faccio una doccia fredda che mi sveglia del tutto.

Asciugo in fretta i capelli e mi pettino, lasciandoli sciolti.
Metto un paio di jeans, una canotta bianca con sopra un maglione e le mie care all star nere.

Mi metto un filo di mascara.

Esco dal bagno e cerco in cucina quella sostanza chiamata cibo.

Dopo aver guardato in ogni singolo scaffale trovo una scatola di cereali.

Mangio in fretta, infilo il cappotto e la sciarpa, che tiro su fino al naso.

Afferro la cartella e mi fiondo verso la porta.

Cammino verso la scuola a testa bassa, aspettando il momento in cui quei ragazzi faranno di me il loro pupazzo per giocare.

Arrivo a scuola alle 7:47, non vedo Dustin, mi guardo intorno ma comunque non c'è, magari è in ritardo.

Ma al contrario suo, Percy c'è, è all'angolo con i suoi "amici".

Mi sposto vicino a un gruppo di ragazzi prima che mi possano vedere e quando vedo che la porta della scuola è aperta, sfrutto l'occasione e vado in classe.

Lascio lo zaino e salgo al terzo piano.

Non ci vuole in genio per capire dove vado.

Prendo la chitarra e suono.

Suono e tutto sparisce ancora.

Ma non è più così magico.

Adesso so che questi momenti di felicità non sono eterni.

Perché dovrò tornare in classe, da quei ragazzi e da Percy.

La campanella mi risveglia dai miei pensieri e mi fa notare che se non mi muovo arriverò tardi a lezione di matematica.

Corro fuori dalla stanzetta e mi dirigo di corsa verso la classe.

Piuff, la prof non c'è, nemmeno Dustin.

Spero arrivi più tardi.

***

Dustin non si è fatto vivo oggi.

Sto tornando a casa e stranamente, per fortuna, sono riuscita a non farmi notare da quei pirla senza cervello.

Provo a chiamare Dustin al cellulare.

Risponde la segreteria telefonica di 3750 382640. Lasciare un messaggio dopo il segnale acustico.

Provo a chiamare sua madre.

-Pronto?- risponde, sembra che stia piangendo.

-Pronto signora, oggi Dustin non è venuto a scuola, sta bene?-

-Oh Annabeth, Dustin è, ecco, è in ospedale.-

Il mondo intorno a me crolla.

-Cosa? Perché?- chiedo disperata.

-Questo, questo te lo deve dire lui...-

-Ma...In che ospedale è?- -Santa Monica hospital.- risponde -Va bene.-

Attacco e corro a casa lancio la cartella sul divano.

Sono sconvolta.

-Annabeth cosa succede?- chiede mio padre.

-Devo andare in ospedale, un mio amico è lì.-

-Quale ospedale?-
-Santa Monica hospital.-

-Io ora non posso accompagnarti, devo andare al lavoro. Ma puoi andare da sola, non è lontano da qui.-

Corro fuori verso l'ospedale.

Arrivo e mi reco subito alla reception.

Poi magari si è solo rotto un braccio o roba del genere.

-Buongiorno signorina.- mi saluta gentile l'infermiera.

-Buongiorno, io sto cercando Dustin Allen. Potrei sapere in che stanza è?-

-Certamente, Allen ha detto?-

-Si. Dustin Allen.- inizio a picchiettare le dita sul bancone.

-Allora. Allen...- dice fra se scrivendo al computer.

-Eccolo qui, Dustin Allen... È al terzo piano, stanza 108 reparto oncologia.-

Cosa?

Oncologia?

Corro su per le scale sperando che l'infermiera si sia sbagliata.

Terzo piano, percorro il corridoio guardando i numeri sulle porte.

98...100...105...107...

108.

Apro la porta lentamente, con le mani tremanti, per paura di trovare davvero Dustin dietro questa porta.

Guardo la stanza, bianca-grigia.

E poi lo vedo.

Le flebo nelle braccia, una macchina a tenere il battito cardiaco, il volto pallido.

Mi avvicino a piccoli passi, sento le lacrime agli occhi.

Lui si volta di me, all'inizio sembra sorpreso poi diventa serio e si mette a sedere.

-Ciao Annabeth...- mi fa cenno di sedermi, ma non mi guarda.

Mi siedo e lo guardo.

-Perché non me lo hai detto?-
-Annabeth io... Scusa, avrei dovuto dirtelo però...-

-È molto grave, cioè, hai possibilità di guarigione?-
Mi guarda negli occhi, nei suoi occhi rassegnazione...

-No... Non è così, non può essere... Dimmi che è uno scherzo, ti prego dillo.- dico iniziando a piangere.

Lui mi prende la mano.

-Annabeth, io vorrei potertelo dire... Ma lo sai che il cancro è fatale nella maggior parte dei casi.-
-Ma tu... Non puoi andartene...- -Come non possono andarsene quei bambini di quattro o cinque anni?-

-...Dustin...-

-Annabeth, tu mi hai aiutato sai?- -Come?- -Essendo te stessa. Essendo la stessa sempre. Essendo te sempre. Non hai mai fatto finta di essere qualcun altro. Se ti avessi detto questo...-

-Io ti starei stata vicino...- dico.

-Già... Come la mia ultima ragazza... Aveva detto che nonostante tutto mi sarebbe stata vicina. Poi sono finito in ospedale e mo ha mollato.
E ora Annabeth lo farai anche tu...-

-No Dustin non farò così- -Annabeth, posso fare una cosa?-

-Cosa?- mi guarda serio, si avvicina e mi bacia un bacio un bacio casto.

Quando si stacca. Io sono stupita.

-Solo questo, perché an ch e se tu sei innamorata di Percy, non posso farci niente...-

-Mi spiace Dustin, ma tu non te ne andrai... Resterai con me... Saremo amici...migliori amici...-

-No Annabeth, non saremo migliori amici, e io non resterò.
I dottori dicono che al massimo ho una settimana di vita-

-NO...SI SBAGLIANO... TU RIMMARRAI QUI... RIMARRAI CON ME...non mi lasciare anche tu...-

Si stende. Io mi chino e poggio la testa sul letto... Lasciando che le lacrime scorrano libere.

-Annabeth, io dovrò per forza lasciarti, ma devi promettermi una cosa- -Tutto...- -Non cambiare...-

La sua voce si afflievolisce mentre parla.

La macchina inizia a produrre i battiti meno frequentemente.

La sua testa si china sul cuscino e gli occhi si chiudono.

Un ultimo suono acuto... Lungo... Senza fine...

-Dustin...- gli dico sussurrando.

Lo scuoto, chiamandolo.

-DUSTIN!!!! DUSTIN... RISPONDI... AIUTO... QUALCUNO...- mi alzo e corro in corridoio cercando un infermiere.

Quando arriviamo in stanza lui gli prova il battito.

Poi si gira e mi guarda, con lo sguardo triste.

-Mi spiace...-

-NO!!! NO SI SBAGLIA... È VIVO... NON È COSÌ...-

Mi guarda comprensivo.

Dustin...

Come farò ora?

Come?







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