CHAPTER 9 ~INGANNI(pt.2)~
Il vetro della vasca si frantumò in mille pezzi, cospargendo il pavimento. Il liquido che conteneva, però, non fuoriuscì. Rimase al suo posto. Come se ci fosse un'ulteriore barriera. Trasparente e invisibile all'occhio umano. L'Umanoide, sogghignando, si avvicinò molto lentamente al gruppo di amici.
《Non avete via di scampo.》
Improvvisamente, con un movimento fulmineo, sbattè le proprie braccia contro il pavimento, creando una sorta di scossa che raggiunse Dylan, ancora svenuto. Si crearono delle crepe, sparse qua e là, mentre, si aprì, sotto il corpo dell'amico, una voragine, pronta a risucchiarlo e a farlo scomparire nel buio. Sottoterra. Thomas, istintivamente, spinse l'amico prima che il baratro divenne tanto grande da poterlo inghiottire, ma, quasi nello stesso momento, con una secondo scossa, l'amico di Dylan, Susan, Brian, Theo e i Dimenticanti furono isolati da un burrone che li circondava, limitando la loro possibilità di scappare. Il soffitto, sopra di loro, rimase intatto. Pulito. Mentre, in fondo al corridoio, crollò improvvisamente. Erano, definitivamente, in trappola.
<<B...B...Brian... Cosa facciamo adesso?>>
<<Niente.>> la sua voce era, stranamente, calma. Era rimasto impassibile davanti alla visione dell'Umanoide fin da quando si era rivelato. Affascinato. Come pietrificato.
A quelle parole, Brian deglutì amaramente.
Era veramente la loro fine?
Susan continuava a dimenarsi tra la folla, rischiando di spingere qualcuno nel baratro, che stava ad indicare la fine della loro povera e infima vita. In quel modo, da lì a poco, sarebbero stati uccisi amaramente da una sorta di mutante, pronto a dilaniarli in ogni momento ma, allo stesso tempo, paziente, aumentando, notevolmente, la loro agitazione, il loro dolore, la loro paura, il loro rammarico, i loro rimpianti, intenzionato a sopprimerli prima dal punto di vista psicologio, mentale e, poi, corporeo.
《Chi vuole farsi avanti per primo?》 urlò l'Umanoide.
A quelle parole, Thomas iniziò a piangere. Un pianto scaturito non dalla paura, ma dalla liberazione.
Preferisco finire qui il mio viaggio piuttosto che essere dilaniato da questa miriade di Umanoidi, pensò guardandosi intorno.
Anche Susan si era calmata. Aveva smesso di muoversi e, dall'espressione del suo volto, sembrava stesse pensando nello stesso modo.
《Bene. Il tempo a vostra disposizione per dire le vostre ultime parole è terminato》 sussurrò, avvicinandosi verso di loro, non molto distanti.
I Dimenticanti non diedero segno di sentimenti, come se fossero vasi svuotati. Magari molto affascinanti all'esterno, ma privi di qualsiasi emozione umana. Erano rimasti, sin da subito, immobili, proprio come Brian, ma tra di loro vi era una differenza abissale scaturita da una sorta di piramide gerarchica.
Sull'apice vi erano gli Esperimenti, caratterizzati, generalmente, da coraggio, lealtà, forza. Sentimenti di veri e propri guerrieri, pronti a morire pur di vincere la sfida a loro sottoposta.
Sulla base, invece, vi erano i Dimenticanti, privi di qualsiasi cosa possa essere attribuita a qualunque essere vivente sulla Terra. Caratterizzati da impassibilità davanti a tutto e a tutti. Sottomissione istantanea ai più forti di cuore. Facilmente condizionabili. Simili a pietre, privi di mente propria.
Nel mezzo, il vuoto. Inoltre, è così che va il mondo. Non vi è una via di mezzo. Ricchi o poveri, coraggiosi o paurosi, prudenti o imprudenti, leali o sleali. Vincitori o perdenti. E loro, in quel momento, erano tutti perdenti.
Quando l'Umanoide era così vicino da poter sentire il frastuono che le sue componenti meccaniche stavano creando, gli sguardi di Thomas e Susan si incrociarono. I loro volti teneri, impauriti, molconci. Facendosi spazio in quella piccola postazione, non curandosi del mostro, si avvicinarono e la loro miriade di sentimenti scoppiò in un abbraccio. Un abbraccio morbido che li isolò dal resto del mondo. Solo loro due. Un abbraccio che simboleggiava, allo stesso modo, sia il disagio delle loro anime giovani sia il valore dell'amicizia. Il valore di avere un amico. L'importanza di essere supportato in qualsiasi momento. L'importanza di soffrire o gioire a secondo dell'umore dell'altro.
Un corpo, due anime.
Quella creatura orribile spalancò la propria bocca mostrando le fauci affilate che la caratterizzavano ed iniziò a dilaniare tutti coloro che aveva davanti, partendo dai Dimenticanti fino ad arrivare a Thomas e Susan, ancora strinti nell'abbraccio. La sua cavità orale metallica, usata come tenaglia, fu utilizzata per dividere, lentamente e letteralmente, il corpo inerme di ogni adolescente dal suo cranio. Zampilli di sangue iniziarono a riversarsi dal corpo, ormai inerme, di ogni Dimenticante. Presto anche Brian e Theo furono uccisi brutalmente. Macchie di sangue sparse qua e là, sul soffitto e sulle pareti. Gli occhi vuoti, le pupille che guardavano il Signore, pronto ad accoglierli tutti nel mondo dei cieli, dove tutti sono allo stesso livello. Nessuna disparità. Nessuna differenza.
《Ti voglio bene, Susan》
《Anche io, Thomas.》
Queste furono le loro ultime parole, prima di essere uccisi. I corpi, scaraventati per terra, così come i loro crani, bagnati dalle lacrime. Lacrime di disperazione. Lacrime di speranza per una vita migliore. Sorrisi beati. Sorrisi felici sui loro volti.
Proprio in quel momento, Dylan aprì gli occhi. Non sapeva cosa gli stesse aspettando. Uno scenario che farebbe invidia ai più importanti film horror. Sangue. Sangue, ovunque. Scoppiò in un pianto liberatore. Prima suo nonno, poi sua madre e, infine, i suoi due migliori amici. Si avvicinò a loro, mentre l'Umanoide scomparve all'estremità del corridoio, non curandosi del suo risveglio.
Accarezzò i loro volti, che incutevano felicità e, allo stesso tempo, emancipazione da tutte le cattiverie e le malvagità che caratterizzavano il Mondo terreno. Tuttavia, all'improvviso, una sorta di vento, proveniente dal fondo del corridoio, spazzò via i corpi defunti, gettandoli nel burrone della disperazione. La stessa folata non provocava alcun effetto su Dylan, rimasto impassibile nel vedere i corpi dei loro amici scomparire nel buio. All'improvviso, la sua attenzione fu catturata da un porta dove, in precedenza, vi era il mostro a proteggere quella parte del corridoio. Mentre si avvicinava, sentiva una vocina nella sua mente non scaturita dal suo pensiero.
Rifletti, Dylan. Rifletti.
Non curandosi di tutto ciò, entrò nella stanza, socchiusa. Una volta all'interno, la porta si chiuse, autonomamente, alle sue spalle e scomparve nel buio.
Pareti di colore rosso, mentre il soffitto era caratterizzato da uno strano affresco. Diversi Umanoidi intenti ad uccidere e a radere al suolo un piccola cittadina. Colore prevalente oro. Davanti a lui si presentarono alcuni ragni metallici non funzionanti appesi al soffitto, uguali a quelli del suo sogno. All'improvviso una serie di click ruppe il silenzio. Gli occhi incavati nelle teste di metallo si accesero, diventando di color sangue. Un frastuono di rumori meccanici assalì la mente di Dylan, costringendolo a tapparsi le orecchie, socchiudendo i suoi occhi. Al termine di tutto ciò, fu circondato dai mostri, all'interno della stanza. Un sentimento di paura assalì la sua anima. Mentre si stavano avvicinando sempre più velocemente, si girò in cerca di una via d'uscita, disperatamente. Di sorpresa, la vocina, che aveva assaltato, precedentemente, la mente di Dylan, si presentò nella sua testa.
Svegliati, Dylan. Svegliati ... SVEGLIATI!!
Erano sogni.
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