La stanza era caratterizzata da affreschi sulle pareti. Affreschi con colore prevalente oro che provocavano strani effetti di luce sulle altre. Erano molto sbiaditi, anche se, tuttavia, si riusciva ad intravedere cosa stavano rappresentando. Uno scontro tra un ragazzino, con una lama ricoperta di sangue ed intento ad avvicinarsi al suo nemico su un terreno, completamente, nascosto da una miriade di ossa, e un adulto, sospeso in un cielo di sangue e caratterizzato da un sole con dimensioni fuori dal normale. Una serie di montagne sullo sfondo, innevate. Tutto questo era ripetuto su tutte le pareti della stanza mentre il soffitto era, completamente, color oro.
A quelle parole, che risuonavano nella mente di Dylan, ancora danneggiata dal veleno del mostro, comparve un gruppo di adolescenti davanti a loro. Vi erano tre ragazzi e due ragazze. Sembravano di avere la stessa età dei nuovi arrivati. Colui che aveva parlato indossava una t-shirt sporca di sangue e forellata. Aveva l'aria di essere molto usata e non recente. Pantaloni larghi, neri, anch'essi caratterizzati da fori su tutta la loro superficie. Scarpe da tennis, totalmente grigie. E, per finire, un berretto. Un logoro e stantio berretto, completamente blu. Occhi di un colore particolare, quasi grigiastro, che incutevano timore, ma, allo stesso tempo, che assicuravano lealtà e onestà. Capelli dei quali non si poteva notare con certezza il colore poiché molto scuri. Da una targhetta d'argento sulla sua t-shirt si poteva notare il suo nome. Brian. Accanto a lui ma, in posizione nascosta rispetto al suo amico, vi era un altro ragazzino. Sembrava più giovane rispetto al precedente, con una camicia a pois, nera e bianca, molto larga rispetto al suo corpo che risultava essere minuto in confronto ai suoi compagni, pantaloncini di un bianco che si avvicinava al grigio a causa della polvere, e, probabilmente, della loro età. Capelli biondi, occhi celesti. Sul suo volto erano appoggiati un paio di occhiali malridotti e caratterizzati da, solo, una lente, anch'essa danneggiata. Anche su di lui una targhetta malconcia. Theo. Vicino a lui una ragazza, anch'essa molto giovane. Capelli lunghi rossi, occhi verdi. Indossava una gonna rossa fino al ginocchio e una polo, interamente, bianca. Sneakers nere, basse. Il suo volto era tempestato da lentiggini, sparse qua e là, mentre il suo aspetto fisico sembrava essere molto più curato rispetto ai suoi compagni, nonostante le circostanze nelle quali era protagonista, proprio come tutti gli altri in quella strana stanza. Nessuna targhetta. Ancora nella penombra, in disparte, un ragazzo e una ragazza, probabilmente, fratello e sorella a causa della somiglianza dei loro tratti facciali. Viso molto squadrato, capelli bruni per il ragazzo, mentre, color rame per la ragazza, labbra abbastanza carnose. Entrambi indossavano gli stessi vestiti, anch'essi molto malridotti e ricolmi di macchie di sangue sparse qua e là. Maglietta di un bianco che si avvicinava molto al grigiastro con una luna piena, rimasta indenne, in primo piano. Pantaloni, o meglio jeans, di un colore grigio scuro, bucherellati qua e là. Nessuna targhetta. Parlavano tra di loro, indicando i loro ospiti, con un'espressione sorpresa e molto allegra. Gli altri con lo sguardo rivolto, soprattutto, verso Dylan.
Dopo qualche minuto, dove lo scambio di sguardi aveva reso l'aria così ricolma di tensione da riuscire a poterla sentire addosso, Brian, apparentemente il leader, riprese la parola.
《Finalmente, ci hai raggiunto con i tuoi amici. Insieme possiamo farcela. Dobbiamo collaborare per...》
La sua voce fu spezzata da Susan, sconvolta per quello che stava vedendo.
《Tu chi sei?! Perché siete qui? Perché noi tutti siamo qui? Perché i vostri vestiti sono sporchi di sangue e bucati? Perché...》
《Calma, calma ragazzina. Avrai tutte le risposte in men che non si dica.》
Alla parola "ragazzina" gli lanciò un'occhiataccia.
《Prima gli onori di casa》aggiunse.
《Io sono Brian, mentre, lui è Theo》disse indicandolo.
Susan, ancora più sorpresa, aggiunse:
《E gli altri? Non hanno un nome?》
《Ah si. Loro sono, ancora, nello stato di passaggio. Sono Dimenticanti.》
《Cosa significa tutto ciò?》
《Quando voi siete entrati in questa specie di labirinto sotterraneo, attraverso quella botola, siete diventati Esperimenti. Alcuni, però, cadendo in quella botola, perdono la memoria, probabilmente, secondo la leggenda, a causa di un incantesimo sul fondo della botola. Solo chi riesce a battere, in un certo senso, l'incantesimo è degno di essere chiamato Esperimento. Capito, adesso?》
A quelle parole, Thomas sobbalzò.
《Cosa succede ai Dimenticanti?》
《Sempre secondo la leggenda, lo stesso incantesimo è presente sulla porta d'uscita di questo labirinto e solo gli Esperimenti possono superarlo. Coloro, che dallo stato di passaggio non sono ancora avanzati al grado terminale, sono destinati o a rimanere qui per sempre o a morire cercando di attraversare il portale.》
《Quindi, da quello che sono riuscito a capire, gli altri tuoi amici sono Dimenticanti, mentre, tu e Theo siete Esperimenti, proprio come me, Susan e Thomas.》
《Corretto.》
《Perché dovremmo fidarci di te?》aggiunse Thomas, ancora spaventato.
《Perché io sono un Esperimento. Sono la vostra unica speranza di salvezza, poiché ho memoria di tutto quello che i miei genitori mi hanno raccontato di questo posto, mettendomi in guardia. E perché, infine, ho trovato una via d'uscita. Senza di me, siete destinati, proprio come ai Dimenticanti, a rimanere qui, per sempre, o ad essere uccisi per mano degli Umanoidi.》
《Umanoidi?》aggiunse Thomas.
《Ah, giusto. Mi sono dimenticato di dirvi degli Umanoidi. Alcune volte, i Dimenticanti più intelligenti vengono prelevati da robot sferici con un grande occhio rosso che sono in grado di volare e vengono trasportati nella Centrale e, da lì in poi, solo Dio sa cosa succede.》
《Ma perché voi, noi, siamo qui?》
《Questo non lo so. Io sono qui, poiché spinto dai miei genitori. E credo che la stessa cosa sia accaduta anche a Theo. Voi perché siete qui?》
《Per puro caso.》
《Non esiste il caso. Esiste il Destino.》
《Quindi, i tuoi genitori ti hanno spinto ad entrare in questa gabbia della morte e tu hai accettato. Bel comportamento.》
《Io mi fido dei miei genitori. Se loro mi hanno spinto in questo posto, c'è sicuramente un motivo. Poi è bello qui. Non ci si annoia mai.》
A quelle parole, Thomas tossì in modo grave, mentre, Susan coprì il suo volto per nascondere il suo dispiacere per la ragazza che avevano appena incontrato, morente.
《Sisi! Ci si diverte tantissimo! Proprio la tua amica si è divertita tantissimo mentre è stata uccisa e trasportata da quello strano occhio volante!》aggiunse, poi, Susan, nascondendo le lacrime.
L'espressione di Brian e Theo cambiò, improvvisamente.
Per un paio di minuti, il silenzio regnava in quella stanza.
《Come avete fatto a creare questo passaggio segreto?》
《In realtà, non è segreto. Il labirinto è pieno di queste stanze nascoste. Noi abbiamo, solo, trovato questa e ci siamo stabiliti qui, mentre vi stavamo aspettando. Ma, adesso siete qui! E possiamo scappare, insieme.》
《Hai bisogno di me per scappare... Perché?!》sobbalzò Dylan.
《Perché tu hai un potere. Te ne sarai, sicuramente, accorto in questi giorni, vero?》
Dylan abbassò la testa.
《Tu sei un Visionario! I Visionari hanno la capacità di vedere tutto ciò che è invisibile agli occhi delle altre persone. Devi solo concentrarti e, BUM, la verità appare ai tuoi occhi. Inoltre, hanno poteri sovrannaturali che si manifestano, soprattutto, in momenti di pericolo, come il teletrasporto. Diventano stregoni, solo, con allenamento. Il segreto è la meditazione.》
A quelle parole, ritornarono nella sua mente le parole di suo nonno nel sogno.
"Rifletti. Non tutto è come sembra."
Susan risultava essere molto scettica davanti alle parole di quel tale Brian.
"Io non mi fido di lui. Come fa a sapere così tante cose? Perché ha deciso di venire qui senza fare nemmeno un'obiezione ai suoi genitori?" pensò.
《L'uscita, sfortunatamente, è raggiungibile solo attraverso il teletrasporto poiché vi sono gli Umanoidi a proteggere il passaggio segreto che permette l'accesso al portale. E qui entri in gioco tu.》
《Come posso fare una cosa che non ho mai fatto in tutta la mia vita?》
"Rifletti. Non tutto è come sembra."
《Puoi provare. Devi farcela! È la nostra unica speranza.》
Thomas continuava a guardare i Dimenticanti, con un'espressione di compassione.
《Lo so. È triste sapere che la propria vita è cominciata in questa gabbia della morte. Non conoscendo il proprio nome, i propri genitori, i propri parenti. Niente. Solo questo fottuto labirinto.》
All'improvviso un rumore metallico e grave. Erano loro.
Tutti si girarono verso il muro d'accesso, il quale stava iniziando a traballare a causa dei colpo degli Umanoidi. Il soffitto iniziò a sgretolarsi, mentre gli affreschi sulle pareti iniziarono a cadere su sè stessi. I due fratelli Dimenticanti, che erano ancora in penombra, iniziarono a correre, fuori di sè, per la morte imminente. Theo e Brian, invece, restarono impalati davanti ai passi robotici e metallici dei mostri. Dylan, Thomas e Susan, terrorizzati, raggiunsero i Dimenticanti in penombra. La stanza iniziò a perdere il suo fascino iniziale fino a quando il mostro riuscì a sfondare la parete, caratterizzata, in precedenza, da una solo macchia di sangue. D.C. Era solo, ma aveva intrappolato tutto il gruppo, in una volta sola. Questo non era come gli altri, che avevano incontrato, in precedenza. Sembrava più evoluto. Alto quanto il soffitto, era caratterizzato da due teste, delle quali superficie era, completamente, ricoperta da occhi di sangue. Corpo in metallo, robusto. Una specie di mano con quattro dita robotiche sbucava dal corpo dello stesso, al posto della coda. Otto zampe, simili a quelle di un ragno, molto scivolose e caratterizzate da una lama affilata sulla punta di ciascuna, presenti anche sulla mano. Sulla testa aveva una specie di antenna, anch'essa in metallo e contraddistinta da un color oro e da piccoli denti per urtare il proprio nemico.
Alla comparsa di tutto ciò, Brian e Theo non ebbero nessuna reazione.
《Vieni, Dylan! Devi utilizzare i tuoi poteri!》
Dylan non era sicuro di potercela fare, questa volta. Non era come le altre, nelle quali iniziava ad avere convulsioni che esplodevano in un urlo acuto e lancinante. Era diverso.
《Non ce la posso fare!》gridò per farsi sentire da Brian, a causa del tanto rumore che l'Umanoide aveva provocato.
《Sei la nostra unica speranza!》
A quelle parole, il mostro iniziò ad attaccare i due Esperimenti, presenti davanti a lui. Fortunatamente, sia Brian sia Theo riuscirono a schivare i colpi e raggiunsero gli altri nella penombra. L'entrata del robot aveva provocato grandi danni all'interno della stanza, soprattutto, per quanto riguarda il soffitto, il quale lasciò cadere alcune lamine di legno affilate. Una fu presa da Thomas.
《Dalla a me!》tuonò Susan.
Reduce da tanti allenamenti di tiro con l'arco, lanciò questa sorta di lancia affilata verso una delle teste del mostro. Approfittando del momento di esitazione da parte dell'Umanoide, l'intero gruppo, sempre più spaventato, scappò da quella trappola per topi e iniziò a correre in modo casuale ma, allo stesso tempo, rimanendo compatto.
Altri mostri comparvero, gradualmente, e iniziarono a seguirli, affamati.
Mangiare. Disossare. Sangue.
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