CHAPTER 5 ~IL SOTTERRANEO~

Una lama. Una piccolissima lama. Piccola ma letale, trafisse il corpo di Dylan, mentre stava scappando.
Gli altri due se ne accorsero subito a causa del tonfo sonoro che la sua caduta provocò.
《Dylan!》gridarono all'unisono.
Una pozzanghera di sangue stava iniziando a diffondersi attorno al suo corpo, apparentemente deceduto.
Il mostro stava per finirlo, definitivamente, quando fu richiamato da un suono stridulo, probabilmente un suo richiamo. I due, a questo punto, si catapultarono vicino il suo corpo, inerme.
《Dylan! Dylan! Svegliati, per favore... Non possiamo farcela senza di te! Non possiamo!》
Susan controllò il suo battito.
《È ancora vivo, ma non so per quanto tempo》
Thomas continuava ad agitare il corpo del suo amico. Suo migliore amico. Quando venne interrotto dalla mano docile di Susan.
《Calmati, Thomas. Se continui così, finirai per aumentare la velocità di diffusione del veleno all'interno del suo corpo.》
A quel punto, Thomas cadde a terra, scoppiando a piangere, con le mani tra i capelli.
《Non dobbiamo disperare. Dobbiamo trovare solo un'uscita da qui in modo tale da salvarlo!》
A quelle parole le luci del sotterraneo furono accese.

**

Dylan fu trasportato in un universo parallelo, fluttuante nello spazio. Infinito, indefinito, sconosciuto. Caratterizzato da una miriade di stelle e pianeti su uno sfondo di color blu cobalto. Una volta aperti gli occhi, rimase esterrefatto del panorama che riusciva a vedere. Un panorama che nemmeno una macchina fotografica professionale avrebbe potuto immortalare per la tanta bellezza.
All'improvviso, comparve suo nonno, seguito da sua madre. La sua tenera madre. Indossavano tuniche bianche con un cappuccio molto lungo e un paio di sandali marroni. Risplendevano di luce propria.
Quando giunsero davanti a lui, cercò di abbracciarli con le lacrime agli occhi, prima sua madre poi suo nonno, ma passò attraverso. Dopo vari tentativi, inutili, si fermò, guardandoli negli occhi.
《Perché tutto questo? Perché?!》
《Dylan...》
《Spegami, mamma! Perché?! Perché io, miei amici e tutto il resto??》
《Dylan》prese la parola suo nonno.
《Tu ci hai chiamato. O meglio, i tuoi pensieri, il tuo subconscio, i tuoi sentimenti ci hanno chiamato. Non tutto è come sembra. Rifletti su questa frase.》
《Io non devo riflettere su niente! Devo solo scappare con i miei amici da quel stramaledetto sotterraneo. Dobbiamo uscire vivi. Questo è l'importante.》
《Dylan, rifletti. Rifletti. Rifletti.》
A quelle parole, le figure di suo nonno e di sua madre si moltiplicarono e iniziarono a girargli intorno, velocemente, continuando a ripetere sempre la stessa parola. Rifletti.
All'improvviso, una forza sovrumana lo scagliò sulla Terra. Era completamente deserta. Nessuna forma di vita. Nussun'abitazione, palazzo o segno della presenza umana. Deserto, dappertutto. Il cielo era di uno strano colore. Verdastro.
La caduta di Dylan provocò una sorta di voragine, profondo circa venti metri. Il terreno non era lo stesso. Granuloso, non uniforme, con qualche crepa sparsa qua e là. Dopo l'impatto con esso, Dylan si ritrovò cambiato dal punto di vista dell'abbigliamento. Indossava una sorta di tuta elastica grigia, il fodero di una spada e un elmetto di ferro con la sigla D.C. Aperti gli occhi, non sembrava tanto sorpreso dell'improvviso cambiamento, ma rimase immobile a guardare il secondo scenario. Proprio in quel momento, gli tornarono in mente le parole di suo nonno. Non tutto è come sembra. Iniziò a camminare, ma una specie di muro trasparente gli impediva di proseguire, ad un certo punto. All'istante, capì cosa volevano dire le parole pronunciate dai suoi più cari parenti, in precedenza. Prese la sua spada e ruppe il muro. Lo scenario straordinario scomparì nel nulla lasciando spazio ad un laboratorio, caratterizzato dalla presenza di molti scienziati, intenti ad utilizzare il proprio microscopio per analizzare e a scrivere i loro risultati su dei computer molto avanzati, proprio accanto a loro. Tutto ciò arricchito dalla presenza di altri macchinari molto avanzati, non appartenenti alla sua epoca. Dylan poteva vederli, ma non accadeva il contrario.
All'improvviso, uno degli scienziati si girò e iniziò a prelevare del sangue blu grazie ad una siringa.
Non aveva il volto.
Si avvicinò davanti a lui, rimasto imperterrito dalla visione, e grazie ad un piccolissimo foro riuscì ad iniettargli lo strano fluido direttamente nelle vene. A quel punto, Dylan si sentì, improvvisamente, stanco e, anche se contro la sua volontà, i suoi occhi si chiusero lentamente e cadde in un sonno profondo.

**

Il labirinto appariva molto più inquietante con le luci accese. Pareti color blu cobalto mentre il pavimento era di color grigio scuro, tendente al nero, caratterizzati entrambi da frequenti macchie di sangue sparse qua e là. Soffitto color oro. Dylan in spalla, Thomas e Susan continuarono l'esplorazione nel sotterraneo che adesso aveva l'aspetto di una gabbia della morte. Trovarono frequenti messaggi scritti sulle pareti. Aiutateci. Stiamo morendo. Perdete ogni speranza, o voi che entrate.
All'improvviso, sul pavimento, riconobbero un bracciale. Un bracciale che sarebbe dovuto appartenere ad una certa Clary Smith.
《Ehi! Guarda qui! Ho trovato un braccialetto, Thomas》
Thomas si avvicinò a lui con il peso di Dylan che si faceva sempre più imponente sulle sue spalle.
《Un bracciale?》lo poggiò a terra per analizzare da vicino il referto.
《Si》
《Interessante... Significa che non siamo solo qui!》
《Non ne sarei così sicura. Guarda. Ci sono macchie di sangue nel punto in cui l'abbiamo preso.》
《Si, hai ragione, però, toccando il bracciale, è facile dedurre che il tessuto non ha ancora assorbito il sangue, come è solito che accada dopo un po' di tempo. Mostrò le sue dita. Sporche di sangue.
《Guarda》
《Hai ragione, Thomas. Magari se è appena stata ferita, non è andata tanto lontana e possiamo ritrovarla facilmente.》
A quelle parole, Thomas riprese Dylan sulle sue spalle e, i due, iniziarono a cercare in lungo e in largo la proprietaria del bracciale fino a quando videro tra una fanciulla in fin di vita, appoggiata al muro, molto dolorante.
《Ehi! Tu!》
《Con tatto, Thomas! Guarda come è stata ridotta!》
《Hai ragione, Susan》
All'improvviso, lei prese la parola.
《Sono sta...stata attaccata. Scappate. Sono ancora qui attorno. Non dovete far...farvi trovare.》
《Da chi dobbiamo scappare?》disse Susan, cercando di essere più sensibile possibile.
《Da esseri robotici a...a...a forma di sf...sf...sfera》la sua difficoltà nel parlare continuava ad aumentare a causa del suo stato.
《Sei da sola?》rispose Thomas, con meno tatto rispetto a Susan.
《No》fu la sua ultima parola.
Thomas accarezzò il suo volto, tenero e docile come quello di una piccola ragazzina indifesa, annientato da un essere robotico, e la mise sdraiata per terra. I due si fermarono per qualche minuto per la sua morte. Aveva ceduto a loro il suo ultimo respiro, la sua ultima parola, e questa era importante. Molto importante per loro. Susan prese il suo bracciale e se lo mise al polso mentre Thomas prese Dylan sulle spalle, rimasto in disparte, ancora svenuto.
Poco più avanti, le parole di Clary diventarono sempre più veritiere a causa di nuove macchia di sangue e di nuovi oggetti, appartenenti probabilmente ad altri ragazzi della loro età che stavano affrontando lo stesso percorso per fuggire. Occhiali, orologio, anelli, orecchini.
Improvvisamente, si sentirono rumori strani provenire da tutte le parti. Un rumore sinistro, inaspettato, inquietante. Una sorta di urlo meccanico e robotico provenire dal fondo del corridoio. Un nuovo mostro. Una nuova minaccia.
《Thomas, guarda!》
《Oh, no! Ancora! Ci lasceranno mai stare questi marchingegni del diavolo?》
A quelle parole, ne sbucarono altri. Altri quattro, per l'esattezza, tutti provenienti da diversi corridoi. Erano circondati.
《Susan, che facciamo? Dobbiamo scappare!》
《Thomas, è impossibile scappare! Dove dovremmo andare? Tutti i corridoi sono bloccati da loro. Dalla loro presenza.》
Thomas andò in panico, così come Susan. Erano finiti. L'ansia li stava invadendo, completamente, mentre i cinque si stavano avvicinando sempre si più, con una velocità costante.
《Susan, non può finire così! Ci sarà un modo per spegnerli o bloccarli! 》
Non ottenne nessuna risposta.
Susan, apparentemente, sembrava tranquilla agli occhi di Thomas, pronta in qualsiasi momento, ad organizzare un piano, ma, dentro di lei, uno stato di ansia, angoscia, disperazione stava prendendo il sopravvento.
All'improvviso, quando i cinque robot maccanici erano arrivati a metà strada, Dylan iniziò ad avere convulsioni, spasmi sempre più frequenti.
《Dylan, cosa ti succede?》gridarono all'unisono.
Il suo corpo era in preda ad un' agitazione, collasso interiore, proprio come se fosse sveglio mentre si stava avvicinando la loro fine. Le sue braccia iniziarono a muoversi, autonomamente, in un modo sovrannaturale, come se fossero state disossate. Le gambe, invece, compivano gli stessi movimenti, regolarmente, in un modo innaturale. Thomas e Susan non erano convinti di quello che stesse accadendo e rimasero esterrefatti davanti ad un comportamento così inumano da parte di Dylan. Ad un certo punto, quest'ultimo aprì gli occhi e, con un volto disperato, emanò un grido notevole, simile a quello durante l'incidente dell'autobus, simile al suono, ascoltato in precedenza, del loro richiamo. Impetuoso, innaturale, devastante. Provocò un avvallamento intorno a lui profondo circa 5 metri, mentre, anche le parenti rimasero rovinate. Durante l'urlo, il braccialetto di Clary Smith si illuminò. Iniziò a brillare di luce propria. Una luce salvifica, depurativa, bianca.
I cinque furono, definitivamente, distrutti. Dylan cadde a terra, privo di forze, ma, ancora cosciente.
《Dylan! Finalmente ti sei svegliato!》
《Cos...cos...》
《Non sprecare, inutilmente, le tue forze rimanenti. Ci parlerai quando sarai rinvenuto del tutto.》
Susan aveva ragione e Thomas era d'accordo con lei.
Il bracciale non terminava di illuminarsi. Non poteva, non doveva fermarsi di illuminare, come se qualcosa di interno fosse stato acceso dal grido prorompente di Dylan. Improvvisamente, anche gli altri oggetti lasciati lungo il loro cammino si illuminarono e, davanti a loro, comparve una scia di polvere luminosa.
《Seguiamola!》
《Io non ne sarei così sicuro... Se è una trappola?》
《Preferirei rischiare》
《Andiamo, Thomas.》disse Dylan con un filo di voce.
A quelle parole, Thomas si fece coraggio e decise di appoggiare i suoi due migliori amici.
In questo corridoio, le macchie di sangue erano, completamente, inesistenti e sia le pareti sia il soffitto era, interamente, immacolato.
Ad un certo punto, si presentò davanti a loro una parete con un colore più scuro rispetto alle altre, caratterizzata da mattonelle più visibili rispetto alle altre e da una macchia di sangue su una di esse. D.C.
Preso coraggio, Thomas spinse la parte della parete caratterizzata dalla sigla e si aprì un passaggio segreto, davanti a loro. Dylan era ancora dolorante ma entrò per primo rispetto agli altri due, che non credevano che entrare fosse una buona idea, ma, nonostante ciò, lo seguirono lo stesso. Il passaggio si chiuse dietro di loro, mentre, il corridoio, che si presentò davanti, era, interamente, buio. Continuarono a camminare, anche se lentamente e spronati dall'atteggiamento di Dylan, in quel momento, fino a quando riuscirono ad intravedere una luce rossa provenire dal fondo del corridoio. Raggiunta quest'ultima dal gruppo dei ragazzi, sempre più spaventati, trovarono una stanza, una stanza con una porta completamente rossa, color sangue. Nessuna porta o parete poteva fermare lo spirito coraggioso di Dylan, pronto ad aprire quest'ultima porta. Dentro, inaspettatamente, un gruppo di ragazzi li stava aspettando. Pronti ad accorrerli e ad aiutarsi in vicenda per le ipotetiche difficoltà che si potrebbero presentare davanti a loro. Pronti a renderli parte del gruppo. Pronti ad affrontare e a sconfiggere colui che aveva preparato tutto ciò tanti anni fa.
《Ciao, Dylan. Finalmente sei arrivato qui con il tuo gruppo. Abbiamo sentito molto parlare di te.》disse uno del gruppo, fuoriuscendo dalla penombra, che caratterizzava la stanza, e mostrandosi ai suoi nuovi ospiti, tanto desiderati.

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