Paolo

"Scusi Signor Veteran, potrebbe fermarsi un momento? Vorrei scendere". "Morgan, non siamo ancora arrivati a...". "Lo so Mark. Devo salutare un amico, non aspettatemi".

Il ragazzo con i capelli viola scese dall'autobus e aspettò che si fosse allontanato prima di raggiungere il campo da calcio del quartiere italiano, dove la Orfeo stava giocando.

"Paolo!". Il ragazzo con i capelli castani si voltò verso di lui e gli corse incontro sorridendo. "Morgan, che bella sorpresa! Non mi avevi detto che alla fine ti avevano preso in nazionale!". "E che gusto ci sarebbe stato? Guarda la tua faccia!".

I due si scambiarono un cinque mentre il resto della squadra italiana si avvicinava. "Come stai Morgan?". "Meglio, Angelo, grazie. Tu? La tua sorellina verrà alle partite?". "Mamma ha preferito tenerla a casa con lei. Sto per avere un fratellino!". "Complimenti!" sorrise il viola mettendogli un braccio sulle spalle.

Andarono avanti a chiacchierare per qualche altro minuto, poi Paolo gli porse il pallone. "Ti va di giocare?". "Con piacere!". Morgan si godette quell'ora di libertà.

Era un bel po', a dirla tutta, che non si godeva una semplice partitella per divertirsi. Senza quasi accorgersene tornò a essere Ygritte: la leggerezza nei controlli che tanto aveva cercato di sopprimere sembrava non averla mai abbandonata, e la sua abilità nelle finte e nei dribbling era la stessa di sempre.

"Accidenti, Morgan! Non ti ho mai visto giocare così!". "Io... mi è venuto naturale" disse a fine partita, quando lui e Paolo decisero di andare a passeggiate per l'isola.

"Sei venuto con il Giappone, quindi?". "Sì, anche se mi sarebbe piaciuto giocare di nuovo in squadra insieme. È stato un mese bellissimo quello passato in Italia". "Ti sei divertito solo perché ti facevo avere il posto gratis nelle gare di sci alpino e biathlon!". Morgan gli tirò una leggera spallata.

"Non è vero! Beh, anche per quello, ma non è l'unico motivo!". "Sono abbastanza sicuro che ti fossi preso una cotta per la Wierer". "E smettila! E se anche fosse, sarei davvero da biasimare? Tu non facevi altro che parlare della Shiffrin!". "E se anche fosse, sarei davvero da biasimare?" gli fece il verso Paolo.

"Secondo te chi la vince la prossima Coppa del Mondo? Gioco dieci euro su Eckhoff". "Ne punto venti su Roiseland". "Ma se la scorsa stagione non si è vista!". Morgan alzò le spalle.

"Dicevano lo stesso di Pfeiffer, poi ha vinto la Mass Start e la Sprint". "Si, ma lui non credo sia in corsa per la coppa".

Andarono avanti per un'altra mezz'ora buona a discutere di sci, biathlon e calcio prima di raggiungere la sede del Giappone.

"E ti ricordo che mi devi ancora due pizze dopo che il Bayern ha vinto la Champions!". "Due? E quando mai?". "Paolo. Non mentire. Era una pizza se beccavo il pronostico delle semifinali e un'altra se beccavo la finale". "Mi prosciugherai".

Morgan scoppiò a ridere e lo salutò con un cenno prima di entrare nella residenza della squadra.

Xavier le venne immediatamente incontro. "Dobbiamo parlare, Morgan. E non sarà un argomento leggero".

#%#%#%#%#%#%#%#%#%#%#%#%#%#%

"Dimmi che mi stai prendendo in giro". "Morgan...". Il ragazzo con i capelli viola afferrò il proprio pallone da calcio e lo scagliò con violenza contro la parete, rischiando che nel tornare indietro decapitasse Xavier.

"Morgan, lo so che è difficile, ma...". "Difficile? Ho appena scoperto che tutte le ricerche fatte sulla mia famiglia non sono servite a nulla perché non era la mia famiglia! Difficile lo trovo riduttivo!".

Si passò una mano sulla fronte, rimuovendo accidentalmente il fondotinta che le copriva la cicatrice e lasciando partire una lunga serie di parolacce.

Si lasciò cadere a terra con le mani sul volto e scoppiò in lacrime. "Non... non è giusto". "Lo so" sussurrò Xavier abbracciandolo. "No che non lo sai! Tu non ce l'hai mai avuta una famiglia, io sì!".

Si tappò la bocca subito dopo aver pronunciato l'ultima sillaba, non appena vide lo sguardo duro di Xavier. Il rossi si alzò in piedi.

"Io ce l'avevo una famiglia, e mi ha abbandonato. Sai perché non li ho mai cercati? Perché se non sono mai tornati vuol dire che non mi volevano. Non è stato facile da accettare, ma è così. Loro non mi volevano, e io mi sono costruito una famiglia per conto mio".

Si asciugò una lacrima che gli stava scivolando lungo la guancia e si schiarì la gola. "Tu sei mia sorella, anche se non abbiamo gli stessi genitori. E non mi interessa, mi va bene così. Perché tu, Isabelle, Lina... voi mi avete accettato per come sono".

Fece per uscire dalla porta, poi si voltò. "Forse dovresti riflettere su chi davvero vuoi chiamare famiglia, prima di gettarti in ricerche inutili".

Quando la porta si chiuse alle sue spalle, Morgan frugò in un cassetto ed estrasse una chiavetta usb dall'aspetto familiare.

Se non sono mai tornati vuol dire che non mi volevano.

La strinse in mano, poi la scagliò a terra e la pestò con forza. Ancora, e ancora, finché non fu ridotta in briciole. Raccolse i frammenti e li gettò nel cestino accanto alla scrivania.

Io ce l'ho una famiglia.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top