Legami

Due giorni prima della partita con il Quatar Jude incrociò Morgan, all'entrata del dormitorio. "Dove sei stato tutto il giorno? Hai saltato l'allenamento". "Avevo un impegno. L'ho già detto al mister, non credo di aver bisogno di giustificarmi anche con te".

Jude lo afferrò per il polso. "Siamo compagni di squadra. Dovremmo dirci le cose". Morgan si liberò dalla stretta e si mise le mani in tasca.

Mentre camminava andò letteralmente a sbattere in Archer. "Scusa, Morgan". "Archer. Tutto okay?". "Sì, credo... credo che ci siano dei problemi con la banda". "C'entra Felix?". "Non lo so, ma...".

Sia Morgan che Archer sentirono la voce del capitano e di altri della squadra. E la voce di Felix. Archer si mise a correre senza esitare, mentre Morgan aspettò qualche istante.

Mi metterò di nuovo nei guai, lo so.

Poi corse dietro al suo compagno di squadra, ma rimase nascosto dietro un muretto. Archer mise in fuga Felix e tornò con gli altri alla Raimon, ma Celia rimase. "Scusate ragazzi, devo andare in un posto".

Morgan la seguì, ma dopo poco la perse fra le altre persone. A un certo punto sentì il rumore di una moto e lo strillo soffocato di una ragazza.

Si mise a correre e vide Felix che teneva stretta Celia per un braccio. "Mollala immediatamente, Felix!". "Ma tu guarda, Morgan! Non è forse merito tuo se Archer ha mollato la banda?". "Archer ha fatto una scelta". "Oh, ma io mi ricordo di te. Sei venuto un giorno e l'hai convinto a mollarci per farsi una vita migliore altrove". "A quanto pare avevo ragione. Ora mollala o ti faccio nero". Felix lasciò andare Celia spingendola via e si scagliò contro Morgan.

Quello si limitò a scansarsi. Felix si voltò rapido e lo colpì con un pugno allo stomaco, che Morgan incassò a denti stretti.

Bloccò il calcio successivo con l'avambraccio, afferrò il piede di Felix e gli fece perdere l'equilibrio.

Il capobanda cadde a terra, ma si rialzò e mollò un pugno sull'occhio di Morgan. Lui incassò di nuovo, e stavolta reagì.

Bastò un solo calcio sul fianco e Felix cadde per terra dolorante. Morgan afferrò Celia per un braccio e iniziò a correre trascinando via la ragazza.

Appena furono abbastanza lontani si fermò. "Stai bene Celia?". "S-sì... tu invece?". "Domani avrò un occhio nero e un bel livido, ma sto bene".

Celia fece per sollevare la maglietta e guardare, ma Morgan le schiaffeggiò via la mano. "Scusa, Celia. Adesso devo andare, a domani".

Celia rimase a fissarlo per qualche istante, poi raggiunse suo fratello al cimitero. Jude ci mise un secondo a notare il segno rosso sul suo avambraccio. "Che è successo?".

Celia gli raccontò tutto. "E stai bene?". "Grazie a Morgan sì. Certo che è strano quel ragazzo. Mentre andava via l'ho visto armeggiare con qualcosa all'altezza degli occhi". "Sarà stato qualcosa per il livido". "Mi sembrava più piccolo... sembrava un contenitore di plastica".

Jude annuì e guardò la tomba di Ygritte. "Manca anche a me, fratellone". "Vorrei... che fosse qui per vedere dove siamo arrivati. Vorrei farle sapere che ce la faremo, e tutto grazie a lei". "Lo sa, Jude. Ne sono certa".

Il ragazzo di chinò vicino alla tomba, sulla quale era stata messa una foto di Ygritte: era sdraiata nella neve e fissava la telecamera con un sorriso timido.

Jude lasciò che una lacrima bagnasse la lapide, poi si rimise in piedi e prese Celia per mano.

"Andiamo". "Stai bene?". "Probabilmente no",

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