𝖳𝗁𝖾 𝗋𝗎𝗅𝖾𝗌 𝗈𝖿 𝗍𝗁𝖾 𝗀𝖺𝗆𝖾.
Disclaimer: questo capitolo è molto lungo e intenso quindi è sconsigliato leggerlo se avete poco tempo a disposizione e/o se volete soltanto prima leggere chi è morto 😄
Seriously, just don't, sono oltre 12000 parole, io lo dico per voi 😄😄
. . .
Io ti salvo stavolta, come l'ultima volta.
. . .
Ore 19:30.
Non era ancora finita.
E prima di pensare a ciò, ripassiamo un attimo a eventi accaduti pochi minuti in precedenza.
Come già spiegato, Rigel Aaron aveva abbassato la maniglia e aperto la porta, subito dopo addentrandosi nella villa.
Una volta fatto il suo ingresso, poi, aveva iniziato a salire con calma le scale, per dare un'occhiata al piano di sopra.
Non si era però accorto di Lily che si nascondeva a lato della porta.
Una volta che l'artista moderno fu salito fino in cima alle scale senza accorgersi di niente, xlx ragazzx si prese il suo tempo e educatamente richiuse la porta, senza neanche sbatterla, prima di inserire la chiave nella serratura, ritirarla fuori, lanciarla via in un angolino del posto e poi andarsene da tutt'un'altra parte con tranquillità.
Non era finita lì.
E lui lo sapeva bene.
Oh, eccome se ne era ben consapevole.
Era questo che continuava a ricordare a se' stesso mentre continuava a correre: che non era finita.
Omiro non smetteva un attimo di correre perchè sapeva che se non avesse trovato al piú presto qualcuno che lo aiutasse non era detto che avrebbe avuto di nuovo lo stesso colpo di fortuna ottenuto pochissimo tempo prima.
E sentire ad un certo punto altri passi di qualcuno che correva qualche metro dietro di se' non fece altro che rafforzare questo suo obiettivo.
Poco dopo lo vide.
Quell'enorme portone all'ingresso principale dell'abitazione, con sopra quel "VILLA SMERDI" scritto a caratteri cubitali.
Eccola, la sua possibilità!
All'interno sicuramente ci doveva essere qualcuno, e c'erano anchi tanti posti alquanto efficaci per un possibile nascondiglio!
Così una volta arrivato lì davanti, con un gesto fulmineo afferrò la maniglia, abbassandola due volte consecutive, un secondo dopo un'altra volta, non avendo ancora fatto la orrenda realizzazione che la porta non si apriva.
No, non doveva agitarsi, doveva soltanto riprovare mantenendo la calma.
Riprovò così un altro paio di volte velocemente, anche provando a tirare la porta verso di se', invano.
Però non doveva agitars-
"Aprite!" esclamò, sbattendo pure due volte il palmo della mano sul portone.
"Qualcuno mi apra!"
Sicuramente qualcuno lo aveva sentito, magari da dentro la villa, tante finestre rimanevano aperte per il clima abbastanza caldo, nonostante il mese in cui si trovavano e il fatto che fosse ormai sera.
O comunque c'era la probabilità che avesse udito qualcuno da invece fuori la villa, che era lì nei paraggi.
Andava bene chiunque.
Bastava che qualcuno lo sentiva.
Fu all'improvviso che sentì qualcosa.
Ma non nel senso che udì finalmente un rumore, o una voce; sentì qualcosa nel senso che provò una sensazione.
Qualcosa che lo fece sussultare, ma soltanto di poco perchè il dolore lancinante che lo colpì tutto ad un tratto lo fece come immobilizzare, come se non riuscisse a muovere neanche un muscolo.
Ma quel dolore non era niente piuttosto all'altro che provò in questione di pochi secondi, quando sentì venire rimosso ciò che lo aveva penetrato da dietro, piú precisamente in un punto vicino a uno dei reni.
Cercando di regolare il respiro, almeno per quel che ci riusciva, trovò nel mentre la forza per girarsi lentamente ritrovandosi con la schiena rivolta verso il portone e ritrovandosi anche davanti Robin, che lo guardava con gli occhi sgranati e la stessa espressione assente.
Ma non era questa vista in se' l'elemento che maggiormente innescò di nuovo in lui una reazione di adrenalina.
Piú che altro, fu la vista del taglierino che Robin teneva in mano, il taglierino ora macchiato di sangue.
Il suo, di sangue.
E c'era di piú, nell'aria stava iniziando a fiutare anche una puzza terribile.
Chiaramente una puzza sua, del suo sangue.
... No.
Nonononononono.
Non poteva essere successo veramente: almeno questo era quello che si rifiutava di credere nel frattempo che cercava di mantenersi in piedi, ma la fitta atroce alla schiena gli dimostrava il contrario.
Ma non poteva essere andata così.
E ora?
Ora cos'altro avrebbe fatto?
Fu quando vide che il crittologo aveva rialzato lentamente il taglierino, che tese lentamente una mano in avanti, come in un disperato cenno di fermarsi.
... NO.
NONONONONONO.
NON POTEVA ANDARE COSÌ.
Di questo passo da quella situazione non ne sarebbe uscito, assolutamente!
Ma non poteva non uscirne, non poteva finire così.
Veramente stava rischiando di morire?
Ma lui non voleva a tutti costi morire.
Lui non poteva neanche morire, aveva ancora troppe cose da fare!
Doveva trovare Hayami sana e salva e scoprire cosa le era successo!
Doveva aiutare i suoi amici a trovare un modo per sopravvivere lì!
Doveva tornare a casa, dalla sua famiglia!
Doveva chiedere scusa a sua sorella!
Questo era tutto quello che pensava in quei pochi secondi che per lui erano sembrati un'eternità, nel mentre che quella puzza tremenda continuava a intasargli le narici.
Non fece in tempo a reagire che arrivò il momento in cui il ragazzo con uno scatto abbassò di colpo la mano con cui impugnava la lama.
E poi le orecchie dell'ipnotizzatore furono frastornate da un forte rumore, che lo fece sussultare nuovamente e fargli abbassare di colpo la testa, con lo sguardo rivolto verso il basso.
...
Okay, ora non aveva idea di cosa fosse stato quello.
E quello lo aveva lasciato sia confuso sia spaventato.
Sembrava tipo... un botto, e anche abbastanza forte, ma non sembrava provenire da lì.
Sì, sembrava essere almeno un poco lontano.
E subito dopo il botto era calato il silenzio totale, così prese coraggio e alzò piano piano lo sguardo, ma se ne pentì subito per quello che vide.
Sì, perchè davanti a se' vi era Robin Aleksandrov, riverso a terra, con un'unica ferita che era un buco abbastanza profondo sulla clavicola, dalla quale stava colando del sangue.
Fu a quel punto che Omiro iniziò anche a sentire le proprie forze che diminuivano e, con la schiena contro il portone, si lasció strusciare lentamente fino a ritrovarsi seduto a terra, non curandosi del sangue che stava macchiando tutta la porta.
"... Ro... bin...?" lo chiamó nel mentre che scendeva piano piano.
"N... no..." mormorò poi con un filo di voce, cercando poi di alzare lentamente il braccio tendendolo verso il ragazzo dai capelli verdi, come in un tentativo di raggiungerlo.
Sì, perchè nonostante lo avesse praticamente appena accoltellato, non voleva che succedesse...
... Quello che era appena successo.
E ora si ritrovava così, solo.
E la puzza si faceva sempre piú forte.
A differenza si lui che si sentiva... sempre piú debole.
Si sentiva... come se adesso facesse anche fatica a tenere gli occhi aperti.
Riabbassò il braccio lasciandolo cadere a peso morto, intanto che cercava ancora di controllare la propria frequenza di respiro.
Almeno, fino a che non riabbassò le palpebre.
Ironicamente, fu soltanto in quel momento che qualcuno passò di lì.
Proprio fino ad allora nessuno pareva essere nei paraggi, e soltanto adesso.
La persona in questione, nel mentre che si avvicinava, si trovava in una grande situazione di sconforto: per ciò che stavano facendo quella sera, gli abiti che indossava erano alquanto scomodi.
E ciò metteva Jelka anche in difficoltà: lei quella sera si era vestita per festeggiare con le sue amiche, e ora doveva impegnarsi a ritrovare due persone scomparse, come avrebbe fatto?
Per questo motivo mentre camminava si poteva percepire quanto fosse agitata.
E il fatto che fosse da sola peggiorava il tutto, se solo avesse incontrato qualcuno avrebbe potuto chiedere una mano!
Ed effettivamente, quando passò dinanzi all'ingresso della villa, vide qualcuno e si fermò, solo non nelle condizioni in cui pensava di vederle, dato che si ritrovò davanti ad Omiro e Robin.
Dopo essersi fermata, rimase qualche secondo a processare la scena, prima di lasciarsi scappare un sonore "GASP" per l'orrore, mettendosi anche una mano davanti alla bocca.
"ODDIO!" gridò poi per lo shock, prima di accorrere vicino alla scena per controllare se c'era qualcosa da fare ancora.
"OMIRO!" lo chiamò poi in preda al panico prendendogli le braccia, prima di spostare una delle mani sul polso del ragazzo, sentendo così un flebile battito.
Questa cosa le diede la motivazione per reagire, sapendo subito cosa fare, pronta a mettersi all'azione.
"Col cacchio che ti lascio morire così...!"
. . .
Ore 19:33.
I ragazzi stavano esplorando varie zone del posto.
Come già abbiamo visto, c'era qualcuno che era intento in ciò all'interno dell'abitazione, ma ancora non abbiamo visto qualcun altro che si era diretto lì.
Per esempio, là vi erano anche Zhenya e Kokoro, le quali avevano deciso di perlustrare il corridoio dove si trovavano i dormitori: in quel momento si stava incamminando verso l'uscita di esso, dirigendosi quindi altrove.
Le ricerche per loro, almeno fino a quel momento, si erano rivelato un insuccesso, non avendo scovato nulla di importante: per questo motivo, mentre se ne andava, l'umore di entrambe era alquanto basso.
Durante la camminata che stavano facendo in silenzio, una al lato dell'altra, Kokoro sospirò.
"Cavolo... sembrava star andando tutto bene stasera..." mormorò sconsolata, al che l'altra si limitò ad annuire.
"Sembrava che l'idea della festa stesse funzionando..." aggiunse subito dopo.
"... Fino a che non siamo arrivati a quel punto, è stata una bella festa." commentò Zhenya.
"Già, ho visto che piú o meno stavano passando tutti un bel momento."
"È anche grazie al tuo contributo."
La ragazza dai capelli neri sgranò di poco gli occhi.
"Oh... Dici sul serio?"
"Assolutamente, hai fatto veramente un buon lavoro." riconfermò la bionda con un lieve sorriso.
"Beh, se lo dici tu... Spero che pensino lo stesso anche gli altri." rispose la cake designer, prima di fermarsi un attimo.
"Uh? Cos'è questa?" chiese, avendo notato un oggetto a terra, proprio dinanzi ai suoi piedi.
Appena lo notò anche l'altra, quest'ultimo si accovacciò piano per raccoglierlo, per poi rialzarsi avendo l'oggetto tra le mani: si trattava di una chiave, una chiave nera dalle minute dimensioni.
"... Mi chiedo che cosa apre..." pensò tra se' e se' la ragazza dall'Ultimate ignoto.
"E perchè è stata abbandonata qui, per terra..."
Mentre la cake designer rifletteva sul ritrovamento appena fatto, d'improvviso l'altra accennò un altro sorriso mentre guardava la chiave.
"Che hai?" le chiese quindi la prima.
"Niente. Solo... Mi ha ricordato una cosa."
Spostò lo sguardo altrove.
"Ti ricordi il primo giorno che siamo arrivate qui? Quando ci hanno assegnato le camere e i compagni... La chiave la avevano data a Jelka, e quando eravamo arrivate davanti alla nostra stanza lei non riusciva ad aprire la porta perchè non si era accorta che la serratura non era messa dritta in quel momento..."
Kokoro trattenne una risata.
"Che ricordo che mi hai sbloccato..."
"Quando ancora andava tutto bene..." disse lei, prima di rigirarsi lentamente a guardare l'altra ragazza.
"Se solo non ci fosse il gioco, questo posto sarebbe perfetto... Non sei d'accordo?"
"Sì... mi piacerebbe fosse così." concordò la cake designer con un sorriso malinconico.
Passò qualche secondo in cui le due si scambiarono quegli sguardi sorridenti ma allo stesso tempo amari, quando d'improvviso i cellulari di entrambe vibrarono.
"È arrivato un messaggio, chi sarà mai?" chiese Zhenya, tirando fuori il proprio telefono per controllare, mentre Kokoro si avvicinò a lei per poter vedere, così i sorrisi di entrambe svanirono lentamente appena videro la notifica.
Jelka Markovic: DOVETE ARRIVARE QUI SUBITO, È URGENTE!
Ohhh, questo non prometteva bene.
Doveva essere successo qualcosa di brutto, per forza, a giudicare da quel messaggio.
Non era che aveva trovato qualcosa, o forse qualcuno...?
Nel mentre che le due erano rimaste a guardare il messaggio atterrite, qualcuno aveva risposto.
Jerome Moreau: Cos'è successo stavolta?
Jelka Markovic: ALL'INGRESSO DELLA VILLA. VENITE. ADESSO!
Le ragazze si scambiarono uno sguardo, e in un attimo sapevano cosa fare, e così si misero a correre verso l'uscita da quel posto.
Questione di pochi attimi, ed erano già arrivate all'entrata principale, scoprendo che là si trovava già anche Rigel Aaron, il quale stava ripetutamente la maniglia della porta.
"Rigel Aaron...!" lo chiamò Zhenya, attirando la sua attenzione e facendolo girare nella loro direzione.
"Che succede?" chiese invece Kokoro.
"Non ne ho idea, ma la porta non si apre!" rispose il ragazzo, anch'egli visibilmente agitato.
Continuò a tirare ripetutamente la maniglia nel vano tentativo di aprire.
"In teoria Jelka dovrebbe stare qua fuori, ma non possiamo uscire così... ¡Mierda!" si lasciò scappare un'esclamazione dettata dal nervosismo.
I tre si voltarono in direzione delle scale quando udirono dei passi provenire da esse, dei passi veloci e pesanti, e che si facevano sempre piú vicini, vedendo così chi era che stava scendendo in fretta e furia dalle scale.
"Ares...!"
Appena lo vide arrivare, Rigel Aaron pensò di provare a spiegargli la situazione.
"Ares! Guarda, c'è- AGH-" non fece in tempo a finire la frase che l'altro lo colpì accidentalmente con una forte spallata per giungere davanti alla porta, facendolo così spostare di lato.
Osservando la scena, Kokoro all'improvviso spalancò gli occhi, avendo realizzato una cosa.
"La chiave... La chiave è quella della porta!" esclamò, prendendo poi delicatamente la chiave dalle mani della bionda.
Intanto, anche Ares, senza dire una parola, aveva provato ad aprire la porta tirando un paio di volte la maniglia.
"Ares, abbiamo-"
Si fermò di sua spontanea volontà quando vide come il ragazzo tirò un'altra violenta spallata stavolta alla porta, come in un tentativo di sfasciarla.
"Ares! Abbiamo la chiave, non c'è bisogno che fai così!" ripetè la ragazza dai capelli neri allarmata prima di accorrere davanti alla porta; nel frattempo, l'artista moderno indietreggiò di qualche passo prima di arrivare vicino alla ragazza dall'Ultimate ignoto, ponendosi dinanzi a lei, mentre erano tutti e due attoniti.
L'altra non fece in tempo prima che il castano tirasse un'altra spallata.
"TI HO DETTO CHE C'È LA CHIAVE, FERMATI!" esclamò lei, avendo finalmente perso la pazienza definitivamente per la prima volta.
Appena fu abbastanza vicina fece per tentare di spostare l'uomo di punta, ma non ne ebbe bisogno perchè lui stesso si fece indietro appena vide la chiave nelle mani dell'altra.
Così con un gesto fulmineo la cake designer infilò la chiave nella serratura, girò un paio di volte e poi finalmente aprì la porta, afferrandola e spalancandola, mentre gli altri presenti si avvicinarono.
Quello che videro... fece sbarrare gli occhi a tutti e quattro.
Innanzitutto, vi era il corpo di Robin che era rimasto esattamente dov'era, e nelle stesse esatte condizioni in cui era stato lasciato.
Vi era poi Jelka in piedi, con gli occhi spalancati puntati su Omiro, con il fiatone, ma soprattutto con qualcosa di diverso nel proprio abito: ad esso mancava ora una delle lunghe maniche, la quale sembrava essere stata tagliata, o forse strappata.
E infine Omiro stesso, riverso a terra a faccia in su', ancora privo di sensi, ora con un lungo tessuto bianco legato attorno all'addome, il quale stava riuscendo ormai da un po' a tamponare ulteriori uscite di sangue.
Qualche secondo dopo che la porta fu spalancata, Jelka, con ancora il fiatone, alzò lentamente gli occhi verso gli altri appena apparsi, vedendo così le loro reazioni altrettanto sconvolte.
C'era Ares, che per un paio di secondi rimase a guardare la scena nel silenzio piú totale, prima di precipitarsi verso l'ipnotizzatore.
"Oh Dios. ¿Que diablos pasó? ¿Que se supone que debo hacer ahora? Oh mi... oh mi..." mormorò Rigel Aaron osservando il cadavere di Robin, incredulo.
Anche Zhenya era sconvolta per la morte dell'amico, e aveva i pugni stretti mentre cercava di trattenersi dal crollare.
"... Come avete potuto far questo?"
Kokoro invece si diresse verso Jelka.
"Che è successo qui?" volle chiederle.
"Sì, che è successo?" ripetè una voce nei paraggi, così le due si voltarono e videro Arthit incamminarsi nella loro direzione.
A susseguirsi dopo l'arrivo del ragazzo ci furono Asuka e Mariasole, che camminavano con unx che teneva la mano poggiata sulla spalla dell'altra.
L'ultima era visibilmente disorientata, e una volta avvicinatasi rivolse lo sguardo verso l'altrx, e sembrava che fosse alla ricerca di risposte su cosa stesse succedendo.
Lxi, da come ricambiò lo sguardo, pareva molto incertx su che dirle.
Presto arrivò anche Jerome, che una volta abbastanza vicino rimase a guardare il ritrovamento con sgomento, ma senza dire nulla.
Taiyou si incamminò verso il luogo in cui si stavano radunando tutti con la sua solita aria scazzata, e mentre era ancora in lontananza, provò ad aguzzare la vista per vedere cosa c'era lì: appena si rese conto di ciò che stava guardando, spalancò gli occhi.
"Co... cosa... che ca..."
Non si poteva dire che ormai erano tutti lì, per il semplice motivo che... beh, due persone ancora mancavano all'appello.
Ah, e non si poteva dire che erano tutti lì anche perchè non c'era neanche un'altra persona, che però a differenza di Hayami e Rev, non tardò ad arrivare.
Infatti, quando tutti quanti erano ormai fuori dall'entrata, attorno ai due appena ritrovati là di fronte, ad un tratto sentirono altri passi provenire dall'interno, così si girarono e videro Lily all'entrata.
Appena si accorse della sua presenza, d'improvviso la skipper si diresse velocemente verso la porta, prima di fermarsi davanti allx ragazzx.
"DEVI FARE QUALCOSA. ORA!"
Exlx rimase a scrutarla per un attimo.
"... Per che cosa?" domandò poi con tranquillità.
Per tutta risposta, lei indicò in direzione di Omiro, che era sempre a terra, ma che aveva la testa leggermente sollevata dalla mano dell'uomo di punta, il quale si era chinato davanti a lui e nel mentre diceva qualcosa di non udibile a bassa voce tra se' e se', con fare agitato.
"... E... Cosa vorresti che faccia io?"
"Ha bisogno di delle cure, e voglio che tu trova un modo per fargliele avere."
"Volendo potrei: in questa villa, nascosta da qualche parte, ci dovrebbe essere un'infermeria, e dovrei essere programmatx per saper svolgere... le attività che si svolgono di solito lì."
"E allor-"
"Ma avete soltanto un'ora e mezza di tempo, pensate che possa essere soccorso e che possa riprendersi in così poco tempo?"
Prima che chiunque potesse rispondere, aggiunse:
"E poi perchè dovrei aiutarvi? Lo dovreste sapere ormai che il mio obiettivo è vedervi tutti morti in modo atroce. Quindi perchè dovrei salvare uno di voi che sta dissanguando?"
La ragazza dai capelli neri parve innervosirsi ancora di piú, guardando xlx ragazzx con sguardo truce.
Si vedeva che ci teneva veramente tanto a salvare il ragazzo.
Come dopotutto speravano che potessero anche gli altri.
In fondo, Omiro aveva aiutato alcuni di loro, e ad altri era stato comunque sempre una figura amica, tutti sapevano che non meritava questo.
"... Tu portalo a questa infermeria e dacci piú tempo per farlo riprendere, altrimenti..." mormorò con tono minaccioso.
"Altrimenti? Hai qualche modo per convincermi?" chiese lxi con gli occhi assottigliati e con tono quasi di sfida.
Jelka parve riflettere un attimo, prima di ribattere.
"No, io un modo non ce l'ho."
Si girò poi a guardare una persona in particolare, ovvero Taiyou.
"Ma lui sì."
In un attimo il ragazzo si ritrovò preso di sprovvista, non aspettandosi questa affermazione e trovandosi tutti gli occhi addosso.
Gli ci volle poco, però, per capire cosa potesse intendere la ragazza, e all'improvviso ebbe l'illuminazione su cosa fare per ottenere l'aiuto di Lily.
Così, d'improvviso assunse uno sguardo serio, e si diresse verso l'ingresso impugnando il proprio ombrello.
"Cosa cerchi di fare? Ti informo che attaccarmi è contro le regole."
Imperterrito, continuò ad incamminarsi verso dove si trovavano xlx ragazzx dai capelli celesti e l'altra.
"Non sarai in grado di danneggiarmi solo con quello, e verrai punito per aver trasgredito ad una regola del gioco."
Senza battere ciglio, il ragazzo dai capelli celesti passò di fianco allx due, entrando quindi all'interno della villa e suscitando la perplessità di Lily.
Fu quando si girò e vide il teru teru bozu avviarsi verso un vaso di ceramica poggiato lì vicino, che spalancò gli occhi, essendosi finalmente resx conto che avevano intenzione di convincerlx a fare quel che volevano in un semplice modo, ovvero mettendosi a sfasciare tutto lì.
E infatti.
CRASH.
In un attimo il vaso era andato in frantumi e per terra.
"Oh ma che stai facendo, che la villa non è neanche mia?" gli disse Lily, talmente incredulx da non riuscire neanche a cercare di fermarlo.
Subito dopo lo vide dirigersi invece verso un quadro appeso al muro e protetto da una teca di vetro.
"È diventato pazzo. Fermatelo!"
CRASH.
Ecco che aveva sferrato l'ombrello verso il vetro con talmente tanta forza da spaccare anche quello.
"CHE STAI FACENDO!" gridò xlx ragazzx.
In tutto ciò, anche la maggior parte dei presenti si era affacciato alla porta per assistere sbalorditi alla scena.
Jerome, in quel momento, si trovava ad assistere alla scena accanto ad Arthit.
"... Quindi... non hai intenzione di fare niente?" gli disse dopo un po'.
"È comunque una protesta per una giusta causa, immagino che finchè non reca danno ad altre persone o a se' stesso non interverrò." rispose lui con serenità.
Fu a quel punto che Taiyou, una volta arrivato davanti a una finestra, sollevò un'altra volta l'ombrello, pronto a scagliarlo contro essa.
"HO CAPITO! HO CAPITO, VA BENE!" sbottò Lily prima che potesse farlo, facendolo così fermare.
Dopo quell'esclamazione, dovette un attimo prendere fiato, prima di aggiungere qualunque altra frase.
"... Venite con me."
. . .
Ore 20:00.
A quanto pare c'era qualche stanza nascosta in quel posto.
Come la stanza del trial, che era accessibile tramite una porta invisibile nel muro, pareva esserci un altro paio di stanze simili.
Tra queste, quella dove ora quasi tutti erano davanti la porta.
Quasi, perchè c'era qualcuno, come Arthit, Jelka, Jerome e Kokoro, che avevano preferito allontanarsi per imvestigare sui vari ritrovamenti, ora che era stato anche stabilito che avrebbero avuto tempo fino alle 9 della giornata successiva.
Era davvero molto tempo, inoltre piú di qualcuno sperava fosse abbastanza tempo in modo che Omiro si riprendesse, il quale si trovava ora all'interno della camera.
Rigel Aaron era tra le persone che, appunto, erano là davanti, fuori.
In quel momento, si trovava in piedi, con la schiena poggiata al muro e lo sguardo basso.
E nel mentre rifletteva sulla situazione attuale.
E non riusciva a pensare altro che...
... Che... Che casino che era diventato.
Erano partiti che era una serata allegra in compagnia di tutti.
Ed avevano concluso con due persone scomparse, di cui una che si presumeva fosse stata fatta a pezzi.
E con un'altra persona che era stata accoltellata.
... E con Robin che era morto.
Era lì.
Era stato sempre lì con lui.
Ed ora non c'era piú.
Rivolse lo sguardo verso le altre persone ancora presenti.
Vide prima Zhenya, che era seduta là vicino: poneva lo sguardo altrove, lo sguardo angosciato, e aveva una mano davanti alla bocca.
Poi vide Asuka e Mariasole, che ancora non si erano separati.
"... Dov'è? Lei dov'è...?" continuava a chiedere ogni tanto la ragazza con un filo di voce e lo sguardo smarrito nel vuoto.
Xlx ragazzx, ormai, si limitava a guardarla con sguardo triste.
Vide infine Taiyou, che era rimasto fino a quel momento seduto, ma che d'improvviso si alzò e si incamminó piano verso la porta dell'infermeria.
Osservò come esitó un attimo, ma poi si decise ad aprire la porta e varcare la soglia, socchiudendo una volta all'interno.
Si decise anche lui ad entrare, e si fermò di colpo appena vide la scena lì dentro.
La prima cosa che saltava subito all'occhio era il lettino sopra al quale giaceva l'ipnotizzatore, il quale ora indossava una lunga maglietta bianca, e il quale aveva varie fasce che gli avvolgevano l'addome.
Aveva gli occhi chiusi e aveva una tale serenità che sembrava stesse soltanto dormeno pacificamente, ma magari era proprio quel che stava facendo, ora che l'incubo era finito, almeno per lui.
Fu solo dopo che spostò l'attenzione su Ares, il quale era seduto su una sedia davanti al lettino, immobile, e dando le spalle all'artista moderno.
Ah, sì, poi notò anche il ragazzo dai capelli celesti che davanti alla finestra, e che stava piano piano abbassando le serrande.
Là dentro regnava il silenzio piú totale, fino a che non fu proprio Ares a dire finalmente qualcosa.
"Taiyou, ti posso chiedere di andare a prendermi del caffè, per favore?"
Quando sentì che gli fu fatta quella richiesta, Taiyou alzò gli occhi al cielo con fastidio, prima di fare per girarsi e rispondere con "Non ti puoi alzare e prendertelo da solo?" o comunque qualcosa di simile.
Almeno fino a che appunto non si fu girato, e a quel punto dalla sua bocca non uscì alcuna voce.
Diciamo che aveva deciso di non rispondere in quel modo dopo aver finalmente guardato il castano in faccia, essendosi accorto solo in quel momento di come egli, mentre non staccava un attimo lo sguardo dal lettino, aveva gli occhi rossi e socchiusi, parendo proprio gli occhi di una persona estremamente stanca e addirittura anche quelli di una persona che piange da ore, nonostante fosse passata poco meno di mezz'oretta.
L'altro rimase per qualche secondo a guardarlo esterrefatto, prima di rispondere finalmente.
"Sì, va bene."
"Grazie."
Così Taiyou si diresse verso la porta, e Rigel Aaron si spostò da davanti essa per farlo passare.
Una volta che fu uscito, l'altro abbassò lo sguardo a terra, e fu in questo modo che notò solo ora una cosa che si trovava sul pavimento, vicino a dove si trovava lui.
Lì vi era caduta una lettera, e su di essa si poteva notare qualche macchietta rossa che la sporcava.
Ah, probabilmente era la lettera che avevano dato ad Omiro, gli doveva essere caduta.
Si chinò, e la raccolse.
...
... Forse non doveva aprirla.
Però non poteva essere certo di che cosa si trattava.
Poteva essere solo una delle lettere del movente, come poteva essere magari qualcosa di utile per ricostruire cos'era.
Così piano piano aprì la confezione, e tirò fuori lentamente il foglietto all'interno, leggendo attentamente il contenuto.
Ecco, appena lesse tutto, sgranò gli occhi per lo stupore.
"Ares era collega e amico di un ragazzo di cui era anche innamorato, fino a che non morì in una missione di guerra assieme a tutta la loro intera squadra, con Ares stesso come unico sopravvissuto, il quale non potè fare niente per aiutarli avendo perso i sensi per una ferita grave."
Subito dopo, con la stessa espressione scioccata, alzò lo sguardo a guardare il castano, il quale essendo girato di spalle non si era accorto di niente, nè tantomeno della sua presenza.
Poco dopo, decise che la cosa migliore da fare era mettersi in tasca ciò che aveva tra le mani, ed uscire da lì.
. . .
09/12/2023.
Ore 08:30.
Capita di vivere brutti momenti.
Soprattutto lì dove loro si trovavano: là capitava veramente molto spesso, risperto alla vita di tutti i giorni alle loro rispettive case, almeno per la maggior parte di loro.
Ma nella maggior parte dei casi, capita anche di vivere successivamente... la quiete dopo la tempesta.
La calma dopo il caos.
Il raggiungimento finalmente della pace.
La fine della sofferenza.
E questo era il caso di Omiro in quel momento.
Quel momento in cui riaprì gli occhi.
Lentamente rialzò le palpebre con quelle forze riacquistate in seguito a tutte quelle ore di sonno.
E non fece in tempo a rendersi conto del proprio risveglio, che in un attimo fu investito da una decina di forti rumori tutti insieme.
"RAGAZZI!" sentì per esempio una voce femminile gridare, una voce appartenente alla stessa persona che poi iniziò a sprintare fuori dalla stanza, e allo stesso tempo sentì qualcuno alzarsi con talmente tanta velocità da far accidentalmente cascare a terra la propria sedia.
"Omiro? Omiro???"
Dovette sbattere le palpebre un paio di volte prima di riuscire finalmente a riconoscere il viso che si trovava al di sopra del suo.
Nonostante tutte quelle ore di sonno, provava comunque un po' di stanchezza.
"... Ares...?"
Riuscì però comunque a sollevare lentamente la testa.
"Dove sono...?"
L'altro ragazzo per tutto quel tempo, sin da quando lo aveva visto risvegliarsi, pareva allarmato, ma a quel punto sul suo viso si allargó un sorriso.
"Ma allora sei tornato!" esclamó con grande e genuino entusiasmo.
L'ipnotizzatore trovò poi le forze anche per mettersi seduto.
"Ares, che succede...?"
"A questo ci pensiamo tra un po'! Ora l'unica cosa importante è che sei fuori pericolo!"
Subito dopo udirono altri forti passi che si precipitarono all'interno dell'infermeria, così Jelka tornò portando con se' gli altri loro compagni, anche se di essi entrarono soltanto Arthit, e Zhenya.
Appena lo rivide, un largo sorriso apparì anche sulla faccia della skipper.
"OMIRO!" esclamò, correndogli incontro.
Una volta giunta davanti a lui, gli afferrò il braccio con un gesto fulmineo.
"Come puoi rischiare di morire? Non ci provare mai piú, non puoi! Non puoi morire, non dopo quello che hai fatto per me! Non ti azzardare un'altra vol-!"
"Fai piano, Jelka, così gli fai male!" intervenne Ares, agitandosi vedendo il gesto che fece la ragazza.
Si avvicinarono poi anche Zhenya ed Arthit.
"Omiro... Come stai? Ti fa male qualcosa?" chiese la prima con premura.
"No... mi sento solo un po' debole." rispose lui con calma.
"Okay, allora penso che posso farti delle domande adesso." disse il secondo.
"Quindi, non è che ci potresti spiegare cos'è che ti è successo?"
"Questo magari lo lasciamo per il trial, diamogli un po' di tempo!" rispose per lui l'uomo di punta con un sorriso.
"A proposito di questo, è arrivato il momento."
L'atmosfera felice che si era creata in quel momento sparì nel momento in cui sentirono quella voce, e girandosi trovarono Lily appoggiatx a lato della porta.
"In fondo, mi sembra che ormai non c'è nulla che ce lo impedisce, quindi possiamo andare anche ora." proseguì con tono gelido.
"Vi ho dato fin troppo tempo, pur di non farvi sfasciare tutto."
Omiro parve non capire, così spostò lo sguardo verso gli altri presenti alla ricerca di risposte, che peró non ottenne.
"Allora, andiamo."
Detto ciò, xlx ragazzx si girò e se ne andò.
Fu così che, poco dopo, i ragazzi si decisero a seguirlx: l'uomo di punta e l'artista di sketch della polizia presto aiutarono l'ipnotizzatore a scendere, per poi aiutarlo anche a spostarsi fuori dalla stanza sorreggendolo, seguiti poi dalle due ragazze.
Una volta riuniti con tutti gli altri, l'intero gruppo si mise a seguire Lily verso la stanza del trial, fino a che non giunsero all'interno di essa: una volta lì dentro, tutti quanti presero posto a sedere.
Stavolta, alle foto dei compagni si erano aggiunte quelle di Nova, Robin, Rev, e Hayami: sulle foto dexlx ultimx due al posto della solita "X" vi erano dei punti interrogativi.
Anche stavolta sul tablet apparirono due immagini: ma la cosa diversa stavolta fu che la seconda immagine sembrava avere dei glitch, e non esponeva quasi nessuna informazione sulla vittima.
Una volta visto ciò, Omiro sgranò di poco gli occhi.
"Ma quindi Hayami...?"
"Okay, allora. Oggi sarà sicuramente piú dura delle altre volte, perchè abbiamo piú di una cosa da risolvere. Almeno due vittime ce le abbiamo di sicuro, ma dobbiamo scoprire l'identità della seconda, e anche che fine ha fatto la terza persona scomparsa." iniziò Kokoro.
"Ma ce la possiamo fare se ricomponiamo tutto quel che abbiamo. Okay?"
"Io penso dovremmo iniziare da quel che penso sarà piú facile da risolvere." rispose Arthit, per poi spostare lo sguardo verso una specifica persona.
"Omiro, adesso ci potresti spiegare quel che è successo?"
Quest'ultimo annuì.
"Ma ciò solamente nel caso in cui tu ti senta in una posizione tale da essere in grado di indicare quel che è accaduto, ovvio!" precisò Asuka.
"Veramente sarebbe meglio se provasse a farsi coraggio e spiegare tutto anche se non la sente, perchè è importante." corresse il ragazzo dai capelli bianchi.
"No, è tutto apposto, posso spiegare senza problemi." disse il ragazzo dai capelli neri con tranquillità.
"Partendo dal fatto che mi pare di capire che è una cosa che coinvolge Robin." disse Jerome.
"Sì-" fece per dire il ragazzo interrogato.
"Oh, ho visto che già ieri sembrava ci fosse qualcosa che non andava con Robin..." fece notare Mariasole.
"Sì, ma fatelo parlare!" protestò Jelka.
Una volta che fu caduto il silenzio, Omiro decise di farsi avanti.
"Allora... Mentre investigavo, ho trovato Robin che sembrava star piangendo, così volevo consolarlo."
Alzò poi lo sguardo verso gli altri presenti.
"Però non so perchè, quando mi sono avvicinato ho visto che aveva un taglierino, e infatti mi ha attaccato con quello."
Piú di qualcuno parve sorpreso a scoprire ciò, ma quelli che rimasero piú scioccati furono i due amici piú vicini del deceduto, niente di meno che Zhenya e Rigel Aaron.
"E... E poi?" chiese invece Kokoro.
"Poi stava per colpirmi un'altra volta, quando all'improvviso ho sentito un rumore, e... e poi lui non c'era piú." concluse il racconto.
"Okay, quindi dovremmo cercare chi è stato ad uccidere Robin, e in che modo è collegato alle sparizioni..." commentò Jerome.
"Io però non riesco a spiegarmi come possa essere successo, non..." fece per dire Zhenya, abbassando lo sguardo, turbata.
"Robin non era il tipo da fare questo..."
"Io sentivo che c'era qualcosa che non andava in lui, come... come se non fosse in lui." spiegò Omiro.
"Ma si vedeva già da ieri che non stava bene! Stava dempre a parlare, ma ieri sera se ne stava tutto zitto per i fatti suoi!" concordò Ares.
"Non... Non riesco a credere che quel che ha fatto lo abbia fatto intenzionalmente, deve essere andato qualcosa storto. Non può aver voluto..." fece per dire Rigel Aaron.
"Dicevate così anche allo scorso trial." disse Taiyou, freddo.
"Oh! Ora ricordo! Mentre indagavo, ho notato una cosa che non so se ci potrebbe aiutare, così prima di venire qui me lo sono portato!" annunciò Jelka, attirando l'attenzione di tutti su di se'.
Fu così che tirò fuori dalla tasca, messo dritto all'interno di essa in modo che non si rovesciasse, un oggetto: un bicchiere di vetro, il quale aveva ancora una minuscola quantità di liquido al proprio interno.
"Questo era al posto di Robin, ma notate qualcosa di strano?" chiese lei porgendo in avanti il bicchiere in modo che tutti potessero vederlo meglio.
Asuka, osservandolo, parve star riflettendo.
"Mhhhh... Discernendo con meticolosità codesto articolo, è possibile intravedere di come il disciolto contenuto in esso appare con un colore insolito, tant'è che risulta malagevole individuare il tipo di intruglio!" commentò poi il colore del liquido, che appariva come una sfumatura del marrone.
"Ma infatti, che cos'è?" domandò Mariasole.
Taiyou fece per avvicinarsi per guardare meglio il bicchiere e, una volta abbastanza vicino, fece per provare ad annusarlo per capire meglio di cosa si trattava.
Fu così che assunse una smorfia di disgusto, indietreggiando poi velocemente verso il proprio posto.
"Ma che è porc-"
Perplessa, anche Jelka si decise ad annusare, avendo poi la stessa reazione.
"Puuuuuuh! Che schifo!"
"Qualcuno riesce a capire che cos'è?" domandò Arthit.
"È uno schifo, ecco cos'è." ribattè Taiyou, ancora schifato.
"Dai qua un attimo, forse posso capire cos'è." aggiunse il ragazzo dai capelli bianchi, tendendo una mano verso la skipper.
Quest'ultima gli passò il bicchiere, così anche le sue narici furono intasate da quell'odore veramente forte.
"Ah: ho capito di che si tratta." annunciò poi sicuro di se' con un sorriso.
"E che è 'sta schifezza? Io non so come se l'è bevuta Robin." disse Jelka.
"Sì, me lo chiedo anch'io, dato che questa bevanda è stata creata con un ingrediente che ha un sapore molto simile al suo odore: ragazzi, vi informo del fatto che questa è una miscela a base di noce moscata."
Passarono pochi secondi di silenzio.
"... Cosa?" chiese poi Omiro.
"Ma chi è che beve qualcosa con dentro la noce moscata?" domandò invece Jerome.
"Robin, a quanto pare. Ora capisco perchè si è scoperto che in realtà era fuori di capoccia." disse Taiyou per tutta risposta.
"Okay, ma questo cosa può avere a che fare col fatto che Robin è diventato tutt'un'altra persona? Mi vuoi far credere che questa cosa lo abbia drogato?" chiese invece Kokoro.
"Esatto." rispose con tranquillità Arthit.
Di nuovo, breve pausa di silenzio, perchè per piú di qualcuno ci volle un po' di tempo per processare ciò che il ragazzo intendeva.
E appena capirono, furono tutti decine di volte piú confusi di prima.
"... Che?" chiese infatti Ares.
"Ma Arthit... Come può mai la noce moscata avere questi effetti? A casa mia noi mettiamo la noce moscata un po' dappertutto, nell'insalata, nella lasagna, nella carne..." spiegò Mariasole.
"Eh allora mi sa che questo spiega molte cose." commentò Taiyou.
"Vedete... Forse non tutti qui lo sanno- magari lo sa soltanto la persona che ha fatto questa miscela per offrirla a Robin. Ma la noce moscata, se assunta in eccessive quantità, può avere gli stessi effetti di un comune stupefacente."
Piú andava avanti con la spiegazione e più sulle facce di tutti vi era un'espressione esterrefatta, dato che nessuno credeva alle proprie orecchie.
Ma tra tutta quelle perplessità, vi era Rigel Aaron, che invece aveva qualcosa di diverso: sì, perchè lui piú che perplesso sembrava turbato a sentire parlare di certi argomenti.
Come se riportassero a galla alcuni ricordi della sua vita prima di arrivare in quella villa.
"Delle dosi troppo grandi di noce moscata possono portare persone a soffrire di allucinazioni e deliri, ma anche di eccitazione nervosa e altri problemi psichici."
"Ma io scherzavo quando dicevo che era drogato..." commentò Kokoro, non essendosi accorta, proprio come tutti gli altri, che l'artista moderno piú passavano i secondi e piú sembrava diventare sempre piú ansioso.
"Ah, e se si esagera, può portare anche all'overdose, e alla morte."
Fu dopo questa frase che di colpo si sentì qualcosa sbattere con forza contro il tavolo, facendo voltare di colpo tutti quanti in direzione di chi era stato, vedendo così come Rigel Aaron aveva ora i gomiti poggiati sul tavolo, le mani sulla fronte e lo sguardo basso.
Zhenya vedendo la scena accorse verso l'amico, poggiandogli una mano sulla spalla mentre lo guardava con preoccupazione, e fu avvicinandosi che potè sentire cosa stava dicendo a bassa voce.
"Non... Non parliamone piú, non voglio..." diceva infatti con un filo di voce.
"... Beh... Date queste informazioni, è ormai chiaro ciò che è avvenuto, e il motivo. La decisione migliore è passare oltre, e riverberare su altro!" suggerì Asuka.
"Dovremmo cercare di capire chi è stato a dare quella cosa a Robin." consigliò Omiro.
"Magari vediamo se qualcun altro ha notato degli indizi...?" chiese Zhenya.
"... Ah, sì, ho trovato qualcosa anch'io..." intervenne Mariasole, stavolta indirizzando l'attenzione del gruppo su di se'.
"Nel posto in cui abbiamo trovato... quella persona che non sappiamo chi sia, ho provato a cercare qualcosa, qualsiasi cosa che potesse farci capire chi era, anche solo un capello, un pezzo di stoffa..." spiegò poi.
"Impossibile. È stata praticamente fatta tutta a pezzi, non sarà rimasto piú niente." rispose Jerome.
"Però... qualcosa è rimasto..." rivelò la creatrice di bambole voodoo.
"Come...?" chiese quindi Rigel Aaron, pensando che ciò fosse incredibile.
"Avevo trovato..."
Lei mise una mano sulla tasca, tirando poi un foglio che era stato piegato piú volte, e nonostante ella avesse cercato di strofinare il sangue via da esso, qualche macchiolina sbiadita c'era ancora.
"Oh! Certo che qualsiasi cosa in tale sede ha dell'assurdo... Può mai esistere la possibilità che un attestato rimanga illeso tra migliaia di lame acuminate?" chiese Asuka.
"Eh, i fogli di carta qui sembrano essere molto resistenti." concordò Arthit.
"Ma vediamo che c'è scritto!" esclamò Ares, così la ragazza dai capelli rosa poggiò il foglietto al centro del tavolo, in modo che tutti lo potessero leggere.
Sul foglio vi era un breve testo fatto con una scrittura alquanto elegante, ma anche un po' insolita, diversa dalla maggior parte delle calligrafie che si potevano vedere di solito.
Il testo recitava questo:
"Ho bisogno di parlarti di una cosa importante, incontrami alle 20 dietro alla casetta che sta in giardino."
Tutti quanti continuavano a scrutare attentamente quel foglio, analizzando per bene ciò che c'era scritto sopra e riflettendoci su'.
"Certo che chiunque sia quella che ha ricevuto 'sta cosa è tutta scema per averci creduto." commentò Taiyou.
"Ma in effetti ora si capisce che è successo! Qualcuna deve aver ricevuto questa lettera, e per questo si è allontanata dal gruppo, ma è stata tratta in inganno!" ipotizzò Jelka.
"Ma qui c'è scritto che era alle 20, e sia Hayami sia Revmira se ne sono andate intorno alle 19:50. Perchè 10 minuti prima?" chiese Omiro.
"Ma poi, quando loro se ne sono andate, tutti gli altri sono rimasti dov'erano, come può una delle due essere stata uccisa in quel tempo?" domandò Kokoro.
"Bisogna considerare la possibilità che l'omicidio sia avvenuto proprio mentre tutti le stavamo cercando." suggerì Rigel Aaron.
"E quindi la vittima non solo è arrivata all'incontro 10 minuti prima, ma è rimasta per piú di 20 minuti lì ad aspettare di essere ammazzata?" domandò Jerome, inarcando le sopracciglia.
"E l'altra che è scomparsa? In tutto ciò dov'era? E dove può essere ora?" si chiese invece Zhenya.
"Scusate eh, ma penso che a questo bisogna pensarci dopo. Forse è arrivato il momento su concentrarci su altro." dichiarò Taiyou.
"Oh, il qui presente ha scorso un ennesima pista che ci possa cagionare verso la veridicitá su codesto caso? E di cosa si tratta?" domandò Asuka.
Con aria seria, il ragazzo afferrò il foglio e, mostrandolo agli altri, ci mise un dito sopra per indicarlo.
"Io penso che dovremmo concentrarci su di chi è questa calligrafia."
"... Ohhh... Pensandoci, l'altro giorno al compleanno abbiamo dovuto fare tutti quella cosa per cui dovevamo scrivere... Potremmo aiutarci su questo!" consigliò Mariasole con un sorriso fiducioso.
"Sì, infatti, e io me le ricordo quelle scritte. Questa, invece, mi ricorda tanto sia quella tua, ma un po' anche quella tua." mentre parlava, il teru teru bozu puntò il dito stavolta su Jerome, e poi su Arthit.
I presenti spostarono lo sguardo un paio di volte tra i due accusati, i quali non sembrarono scomporsi piú di tanto, entrambi.
"... Quindi. Che avete da dire a riguardo?" disse loro Kokoro.
Il primo a parlare fu Arthit, con il suo solito sorriso sereno.
"Uhm... Credo vi stiate sbagliando, non posso essere stato io, e ci sono delle cose che possono dimostrarlo, ma molte di queste le sapete già." spiegò poi con calma.
"Questo metodo per attirare in inganno una persona è stupido, io non me ne sarei mai uscito con una cosa del genere." disse invece l'altro con altrettanta calma ma anche con molta serietà.
"Ora che la guardo meglio... Sì, un po' ricorda quella scrittura così elegante di Jerome, ma in alcune parti sembrano esserci anche quegli spiragli che stavano tra una lettera e l'altra quando è stato Arthit a scrivere al compleanno!" osservò Jelka.
"Non penso tu ti possa basare soltanto su quelli per incolparmi, sai." le spiegò tranquillamente il ragazzo dai capelli bianchi.
"Chiedo venia, ma interloquio per manifestare l'innocenza del mio collega, dimostrandovi che nel corso delle ricerche la sua presenza è sempre stata con la mia, e inoltre con quella della nostra compagna di dormitorio, avendo solcato i prati insieme!" lo difese Asuka.
"Sì, è vero!" confermò Mariasole.
"Boh, chissà perchè ho come l'impressione che in un modo o nell'altro c'entri qualcosa. Già il fatto che sei stato tu, con xlx tux amichettx, ad andare per primo dove c'era il cadavere, mi fa pensare che tu sapevi qualcosa." commentò Taiyou.
"Cosa pensi che abbia, quale tecnica segreta pensi che io conosca per uccidere una persona senza che altre due persone in mia compagnia non vedano niente?" insistette l'artista di sketch per la polizia, sempre con un sorriso ma iniziando a usare una leggera passiva-aggressività.
"Ora, io non vorrei insinuare niente, ma è da prima che mi chiedo, Arthit... Tu prima come facevi a saperle tutte quelle cose sulla noce moscata?" chiese Omiro.
"Forse perchè lavoro con la polizia, sai quante volte ho a che fare con ragazzini che cercano modi per sballarsi? Si chiama "imparare nuove cose per il mio lavoro"." ribattè prontamente lui.
In tutto ciò, Jerome, approfittando del fatto che lo avevano lasciato stare un attimo, si era messo ad osservare meglio la scritta.
"... No però in effetti questa somiglia di meno alla scrittura mia, mi sa di piú alla tua."
Arthit girò lentamente la testa a guardarlo, prima di rispondere ancora.
"Seriamente? Pensi che io sia così idiota, così scemo, da usare la mia calligrafia per qualcosa che potrebbe essere usata contro di me? Mi sa che ho sopravvalutato la vostra intelligenza." continuó poi, sempre con il sorriso sul viso.
Tutti gli altri presenti rimasero a guardare il confronto tra i due accusati.
Tutti, tranne una persona.
Infatti, c'era Ares che era distratto in quel momento, per il semplice motivo che sembrava star riflettendo qualcosa.
Era molto concentrato a ciò a cui pensava, e pareva anche incerto su cosa fare a riguardo.
"Voglio dire, questa sembra un'imitazione scadente della mia calligrafia." fece notare lo stilista.
"Piú che altro sembra un'imitazione scadente della mia, e se l'assassino fosse stato intelligente non avrebbe di certo usato la propria calligrafia." ribattè l'artista di sketch per la polizia.
"Forse ti stai dimenticando che ci sono fin troppi elementi in tutto questo caso che fanno pensare a te." gli fece notare il ragazzo dai capelli neri.
"Probabile che sia perchè il vero assassino era un po' troppo fissato con me." si continuò a difendere il ragazzo dai capelli bianchi.
Fu a quel punto che anche Jerome parve finalmente iniziare a innervosirsi.
"Sentite... Io lo sapevo che eravate stupidi, ma non pensavo così stupidi! Oh, Dio- davvero pensate che io, ripeto i-"
"Scusate se interrompo..."
Tutti quanti rivolsero stavolta lo sguardo verso la persona che aveva interrotto i due litiganti, ovvero Ares, che ancora sembrava molto insicuro di ciò che stava facendo.
"... Però c'è una cosa di cui vi vorrei parlare, prima che continiuamo."
Accennò un lieve sorriso.
"Forse avrei dovuto dirlo prima, e infatti chiedo scusa se non l'ho fatto piú presto."
Fu solo a quel punto che ad Omiro finalmente arrivò la realizzazione di ciò che stava per succedere, e non fece in tempo a dirgli di no perchè appena la realizzazione lo colpì non potè fare altro che restare in silenzio.
A quanto pare altre persone avevano capito, dato che c'era piú di qualcuno che si guardava a vicenda per pochi secondi prima di ritornare verso il ragazzo.
"Ad uccidere Robin..."
Preso coraggio, mise lo sguardo piú alto per guardare meglio tutti i presenti con quel sorriso amaro.
"Sono stato io."
CRACK.
Il rumore di mille vetri che si spaccavano tutti insieme generando un frastuono assordante che stordivano orecchie e cuore del ragazzo.
Questo era quello che aveva sentito una volta che la aveva finalmente detto.
E nonostante venisse straziato da un dolore così forte e per cui avrebbe preferito invece diecimila coltellate, l'ipnotizzatore dall'esterno non manifestava niente.
Se ne stava solo così, seduto, con lo sguardo verso il vuoto.
Non disse piú niente.
Niente di niente.
. . .
Certo che quel posto era strano.
Veramente strano!
Girovagando per i corridoi là dentro potevi trovare certe cose che là non dovevano proprio starci, per cui si chiedeva come c'erano finite lì, chi ce le aveva messe, e perchè!
Per esempio, quella pistola poggiata su quel soprammobile.
Cosa ci faceva in una villa per vacanze?
Non era solo strano, era anche pericoloso!
Non si potevano lasciare certi oggetti in giro dove chiunque li poteva trovare, non erano mica giocattoli!
Ares, però, fu distratto da tale riflessione, quando sentì una voce provenire dal balcone aperto là vicino.
Sentendola, poi, riconobbe al volo quella voce.
Ma quello era Omiro!
E a giudicare dal tono, sembrava aver bisogno di aiuto, cosa poteva essere successo?
Tanto valeva uscire fuori al balcone e controllare!
Non ci pensò quindi due volte a uscire in fretta, e appena fu fuori e si affacciò leggermente per osservare la scena, si fermò.
... Quello che vide...
Quello che stava succedendo làggiú...
... Ci mise un po' a elaborare ciò cge stava guardando.
Ma appena realizzò andò nel panico piú totale.
... Cosa... cosa stava succedendo?
E perchè...?
Il suo primo ed unico pensiero fu che doveva fare qualcosa.
E IN FRETTA ANCHE.
Però come poteva fare?
Se fosse sceso al piano inferiore forse ci avrebbe messo troppo tempo e non ce la avrebbe fatta.
Si sarebbe gettato dal balcone pur di scendere da lì il piú veloce possibile!
...
Pieno di terrore sia per la situazione in cui si trovava sia per quella che pensava fosse l'unica soluzione possibile, spostò lentamente gli occhi verso il soprammobile là dentro.
Ma certo.
Non doveva per forza uccidere Robin, bastava che lo colpisse in un punto non vitale per fermarlo.
In fondo, doveva soltanto prendere la mira bene, e che ci voleva per lui?
Lui era un membro dell'esercito greco, e anche l'Ultimate Point Man.
Che ci voleva??
Una volta corso dentro, afferrò la pistola, ricorse fuori, e puntò l'arma, con il braccio tremante.
E poi non ci pensò due volte a sparare.
Lasciò subito dopo cadere l'oggetto a terra, per poi avvicinarsi di corsa al margine, poggiandosi e abbassando lo sguardo.
Appena si rese conto della scena che aveva davanti, la sua espressione agitata si tramutò in una di puro terrore.
... No... No, no, non...
Doveva esserci un errore, non doveva...
Cosa...
Cosa aveva fatto...?
Con la stessa espressione, indietreggiò lentamente, fino a tornare all'interno della villa.
...
Facciamo che a quello ci avrebbe pensato piú tardi.
Ora aveva qualcos'altro di ancora piú importante a cui pensare.
Detto ciò, si precipitò giú dalle scale.
. . .
Una volta scoperta la modalità in cui era avvenuto l'omicidio, ci furono varie reazioni miste, ma ce ne furono molte uguali.
Infatti, c'erano Jelka, Zhenya, Asuka, e Mariasole che erano praticamente sconvoltx.
C'erano poi Rigel Aaron, Taiyou, e Kokoro, che erano turbati, ma che cercavano di nasconderlo, invano.
C'erano infine Jerome e Arthit che sembravano riuscire invece a nasconderlo, non scomponendosi piú di troppo.
. . .
Non so come ho fatto a fare un errore così.
Se sono stato in grado di fare questo sbaglio, allora a cosa sono serviti anni di allenamenti?
Tutta la mia famiglia, persino i miei antenati, vive per servire il nostro paese intraprendendo una carriera militare.
Era il mio scopo nella vita.
Il motivo per cui sin da quando ero piccolo, mio padre mi fece allenare continuamente.
Non come la mia mamma.
Lei, piú che quegli esercizi fisici, preferiva spingermi ad interessarmi alla letteratura.
Mi ricordo infatti di come spesso durante i miei allenamenti pomeridiani, mi portava via di nascosto per poter andare al mare, così ci potevamo sedere sulla spiaggia e leggere insieme.
Mi ricordo anche il giorno in cui mio padre ci scoprì, e lui decise di punire solo me per entrambi, prendendomi a cinghiate mentre mamma piangeva e cercava di fermarlo.
E ricordo anche di come dopo quella volta non andammo piú al mare, e lei non parlò piú con nessuno, fino a che non morì.
In questo momento mi viene da pensare anche a mamma.
Lei che cosa penserebbe di me in questo momento?
Cosa penserebbe di quello che ho fatto?
Immagino lo saprò quando potrò tornare da lei, e fino a quel momento posso solo immaginarlo.
Ma so almeno cosa penserebbe mio padre.
Che sono una grande delusione come soldato, come point man, ma soprattutto come uomo.
. . .
Sembrava che nessuno avesse piú nulla da dire, così decise che sarebbe stato lui a continuare.
Con una mano strinse forte la chiave che aveva al collo, abbassando poi lo sguardo.
"Quello che ho fatto è stato imperdonabile, non merito di vivere... Sarei dovuto morire quel giorno insieme alla mia squadra."
Rialzò poi lo sguardo.
"So che ho commesso un atto imperdonabile. Ma c'è una richiesta che devo fare, ed è per Omiro." disse poi rivolgendo lo sguardo proprio a quest'ultimo, il quale a sua volta spostò lo sguardo, con ancora espressione assente.
A quel punto, si poteva percepire come la sua voce stesse tremando leggermente.
"Per favore sopravvivi il piú a lungo possibile per andartene da qui. E poi, quando te ne andrai... porta dei fiori alla tomba di mia madre, avrei dovuto farlo io ma... per me è troppo tardi. Quindi, ti prego, ti supplico... rimani in vita."
Anche la bocca dell'ipnotizzatore tremò leggermente, strizzò poi gli occhi, prima di abbassare lo sguardo e mettere le mani sul viso.
Jelka subito accorse da lui in fretta prima di mettergli le braccia attorno in una stretta, per mostrargli supporto, mentre da dei leggeri sussulti che lui aveva sembrava star singhiozzando.
Apparentemente non era neanche l'unico ad aver avuto una reazione così, perchè c'era per esempio Zhenya che si asciugò in fretta una lacrima con aria affranta, mentre c'era anche Rigel Aaron che aveva una mano sulla bocca e lo sguardo spostato altrove, e Mariasole che aveva lo sguardo basso e gli occhi sgranati da cui stavano sgorgando fiumi.
"... Scusate... Io capisco il momento, e mi dispiace interromperlo... Ma quindi, Ares, tu cos'hai a che fare con le sparizioni e l'altro omicidio, non capisco?" chiese Kokoro.
"Io? Con quello non c'entro niente, ve lo giuro, non ne so niente! Ormai che mi avete scoperto non ho motivo per mentirvi!" li assicurò lui.
Taiyou, sentendo ciò, riflettè un attimo prima di sgranare gli occhi.
"... Oh cazzo, questo significa che ci sta un altro assassino."
"E come funziona quindi? Ci saranno due esecuzioni??" chiese Jelka, incredula.
"Okay, mi sa che dovrò spiegarvi le stesse cose che ho già dovuto spiegare ad una persona." intervenne Lily, alzandosi in piedi, per poi incamminarsi fino a davanti il tavolo.
"Ebbene, se ci sono due omicidi nello stesso trial da parte di due colpevoli diversi, funziona così: l'ultimo ad aver commesso un omicidio sarà l'unico da dover votare." spiegò poi.
"Quindi solo uno dei due andrà giustiziato?!" esclamò Zhenya incredula.
"Ma che è 'sta roba, oh? Uno dei due assassini si salva??" aggiunse Taiyou.
"È quello che ho già dovuto spiegare al secondo assassino..."
Lxi spostò poi lo sguardo altrove.
"... Quando ha deciso di mettere quella roba nel bicchiere di Robin, per scatenare quella reazione in lui e far sì che ci fosse la possibilità che qualcuno venisse giustiziato al proprio posto, e che lui fosse salvo."
"COSA-" esclamò Asuka, al limite dello shock a sapere questa cosa.
"Quindi l'assassino di una tra Hayami e Rev si dovrebbe salvare... e Ares no?!" chiese Rigel Aaron scioccato.
"Mi pare di capire di sì, ma non p..." fece per dire Mariasole, interrompendosi vedendo che in una persona c'era stato un cambio di espressione, per il quale rimase inorridita.
"Direi che ora che sono fuori pericolo mi posso anche rivelare."
Una volta che tutti ebbero notato il cambio nella persone che aveva parlato, ci furono altri che ebbero la stessa identica reazione della creatrice di bambole voodoo, qualcun altro che aveva ormai oltrepassato il limite dello stupore.
Sulla sua faccia, l'espressione seria di Jerome aveva dato spazio ad un sorrisetto sicuro di se', e gli occhi emanavano un'aria di tranquillità e quiete.
... Quello...
Quello era un grande shock.
Forse il piú grande di tutti, sempre se non mancava ancora altro da scoprire.
Quel trial stava divenendo un arresto cardiaco dopo l'altro per tutti loro.
Piú di qualcuno rimase a bocca aperta senza il coraggio però di emettere alcun suono.
Qualcuno si potè limitare soltanto a mettersi lentamente le mani tra i capelli.
Qualcuno che non era Jelka, perchè lei, dopo il momento di shock iniziale, andò su tutte le furie.
"Scusami un attimo." disse ad Omiro con tono truce, distaccandosi da lui.
"Tu!" esclamò mentre si dirigeva verso il colpevole, il quale a sua volta iniziò ad indietreggiare.
"Tu forse non ti rendi conto di quello che ho fatto, ma giuro che se non ci pensa quellx a fartene rendere conto ci penso io!" esclamò adirata.
"Scusate, potreste fermarvi un attimo, mi dareste un attimo di attenzione?" chiese Arthit, venendo però completamente ignorato dalla skipper, la quale intanto aveva dato uno spintone allo stilista, il quale subito dopo si allontanò piú velocemente.
"Quindi! Chi è che hai ucciso, eh? Hayami, o Rev?"
"Perchè non entrambx?" disse lui per tutta risposta, tornando ad un'espressione seria e quasi cupa.
... Ecco, come dicevo prima, era uno shock dopo l'altro e divenivano sempre di piú ad ogni secondo che passava.
Dopo quella domanda calò il silenzio piú totale, e anche Jelka si arrestò di colpo, smettendo di camminare.
"... che?"
. . .
A volte certe idee che a noi sembrano brillanti non sempre portano a buone conseguenze, innanzitutto a noi stessi.
Provare a fare qualcosa che ti possa far apparire come un'eroina potrebbe invece nuocere anche alla tua persona.
Ma questo Rev ancora non lo sapeva.
Era ancora convinta della sua scelta, quando mentre era nascosta dietro a quei cespugli, attendeva l'arrivo della persona che aveva invitato lì Hayami.
Quest'ultima neanche si era accorta della sua presenza, semplicemente stava lì, ad aspettare l'arrivo della persona che le aveva scritto: era ormai passato un bel po', però a lei sembrava giusto avere pazienza per quella persona che le voleva parlare di quelle cose così importanti.
L'altrx, da parte sua, voleva vedere cosa sarebbe successo, pensando che in caso fosse successo qualcosa, sarebbe potuta intervenire lei.
E poi finalmente sentì dei passi, quindi si affrettò a sbirciare, stando attentx a non rivelare il suo nascondiglio.
Ahhh, ecco chi era!
Quel tipo sembre imbronciato!
Mise una mano vicino alla bocca, la quale era arricciata in un ghigno.
Chissà cosa voleva quel tipo da Hayami?
Lo avrebbe scoperto presto!
"Oh, heylà!" lo salutò la parkourist con un sorriso.
"Sal-"
Si interruppe dal saluto quando sentì un rumore provenire dai cespugli, così entrambi per qualche secondo rimasero a guardare in quella direzione.
Oh cacchio, stava per essere scoperta, doveva stare piú attenta.
"... Okay, dicevamo! Mi volevi parlare di qualcosa, giusto?"
"Sì, esatto. Cercherò di renderlo il piú breve possibile. All-"
Giurò di aver visto quel cespuglio smuoversi leggermente, non poteva essere immaginato una cosa simile.
Fece qualche passo in avanti scrutando bene l'oggetto, mentre l'altra rimase ferma dov'era, perplessa: una volta essersi accertato di non vedere nulla di strano, tornò dov'era.
Rev pensò che forse quello che stava facendo, per quanto rischioso, non poteva essere completamente una brutta idea.
Perchè, pensandoci bene, mettiamo caso che quel tipo avesse intenzioni malvagie: facendogli perdere tempo, aumentava le possibilità che non potesse riuscire in tempo nei suoi obiettivi.
Però era meglio fermarsi per un po' ora, temeva le conseguenze se fosse uscita allo scoperto.
Così, il ragazzo si rigirò verso l'altra.
"Volevo chiederti se avevi aperto la mia lettera."
La ragazza, con ancora il sorriso, sgranò leggermente gli occhi, non aspettandosi ció, e non rispose subito.
"Oh! La lettera- no, assolutamente, non l'ho aperta! Sarebbe stato scorretto nei suoi confronti, ahah-"
"Okay, allora immagino non avrai problemi a darmela un attimo in prestito."
Le pupille della ragazza dai capelli rossi si dilatarono ancora di piú, al contrario dell'altro che rimase impassibile e con le braccio conserte.
Esitò ancora qualche attimo prima di rispondere.
"... O... kay... Diciamo cheeee... Potrei aver dato una leggera sbriciatina alla lettera, però-"
"Quindi l'hai letta."
Xlx ragazzx strinse i denti.
Ahi ahi, si metteva male.
"... Okaysìlholetta però! Ti posso assicurare che non ho nessuna intenzione di dire niente agli altri se non vuoi, e ti restituirò la lettera se preferisci!"
Senza dire niente, il ragazzo dai capelli neri tese lentamente una mano aperta in avanti, così lei pensò che la cosa migliore era tirare fuori dalla tasca la lettera e passargliela.
"Vediamo."
Una volta che la lettera fu tra le sue mani, la lesse a voce per verificare ciò che lei aveva letto.
"Jerome è l'Ultimate Hitman, avendo mentito sul suo vero Ultimate."
L'artista di strada dovette mettersi una mano davanti alla bocca per trattenere un GAAASP per la sorpresa, mentre la parkourist abbassò lo sguardo, con l'aria di una persona che sa che ha commesso un errore e che rischia per questo.
"E così tu saresti disposta a non dire niente?"
"Assolutamente! Non farò nulla che tu non voglia!" lo assicurò lei con un sorriso.
"E allora puoi anche tornare dov'eri."
Il sorriso sparì, lasciando spazio ad un'espressione dubbiosa, non aspettandosi che la cosa si risolvesse così facilmente.
La ragazza dai capelli viola avrebbe voluto uscire allo scoperto avendo un brutto presentimento, non avendone però il coraggio.
"Che aspetti? Vai."
Lei esitò ancora un po', prima di decidersi a voltarsi lentamente e incamminarsi piano.
"Okay! Sono contenta che abbiamo raggiunto un accordo in modo semplice e pacifico! È stat- aRGH-"
Avvenne tutto velocemente e d'improvviso e fu molto inaspettato per lei dato che, essendo girata, non si era accorta di come il ragazzo aveva afferrato velocemente una pala da giardinaggio appoggiata là vicino, prima di mettergliela davanti al collo e strattonarla con forza all'indietro.
L'unico altro rumore che sentì Rev poi fu solamente un CRACK, e quel che vide poi fu il sicario che adagiava delicatamente la parkourist a terra, la quale rimaneva a peso morto senza piú alcun movimento.
Ohhhhh, mer-
Fu questo il primo pensiero dell'artista di strada, appena si rese conto di ciò che era appena successo.
Quel che era appena successo per il quale lxi non aveva potuto fare niente, se non far ritardare di pochi minuti ciò che quello aveva appena fatto.
Ora sì che si metteva davvero MOLTO male.
Ma questa volta non per Hayami, ormai; soltanto per lxi.
Almeno ora aveva delle prove schiaccianti contro quel tipo, se riusciva a tirarsi fuori da quella situazione era lui quello spacciato!
Doveva soltanto andarsene lentamente da lì senza far ulteriore rumore e senz-
SBAM.
In un attimo anche lxi era a terra dopo aver ricevuto quella pala in piena faccia con tutta la forza di Jerome.
Okay, missione compiuta.
Ora gli mancava solo una cosa da fare, ovvero mettere quexlx due in due rispettivi posti: la prima in quel macchinario, l'altrx nella casetta.
Una volta fatto ciò che doveva fare, si infilò in tasca il foglio accartocciato e se ne andò.
. . .
Cristo.
Ma quando finiva quel trial?
Quando la avrebbero smesso con quelle rivelazione una dopo l'altra che li stavano sconvolgendo sempre di piú?
Quindi, ricapitolando... Jerome era sia lo stesso che aveva dato quella roba a Robin, sia quello che aveva ucciso Hayami E Rev, e nonostante ciò non doveva essere votato?
I ragazzi erano sempre piú sbigottiti dalla situazione.
C'era Mariasole, che non aveva ancora smesso di piangere e si era anche messa una mano davanti alla bocca, mentre Asuka si era avvicinatx a lei e le aveva dato un abbraccio di conforto.
"Oh, che essere spregevole, maligno, deplorevole, scellerato, crudele..." commentò nel frattempo, lanciando un'occhiataccia al sicario.
"... Ma tu sei proprio un pezzo di merda. Tu hai fatto proprio una merdata dopo l'altra, e spero che almeno ne sei consapevole." commentò Taiyou, adirato.
"Ovviamente ne sono consapevole, ma non è quello per me l'importante. L'importante è che oggi io da qui esco vivo, al contrario di qualcun altro." rispose Jerome con calma.
"Allora, datemi un attimo di attenzione, perchè è inaccettabile questa cosa!" esclamò d'improvviso Arthit alzando anche la voce, attirando l'attenzione di tutti su di se'.
"Questa cosa proprio non può esistere, non la posso permettere, già ero contrario a tutto questo gioco, ma questo... questo!"
Poggiò le mani sul tavolo, inclinandosi in avanti e guardando tutti con il suo solito sorriso, nonostante il quale si vedeva quanto fosse agitato.
"Guardatemi tutti bene. Siete o no tutti d'accordo sul fatto che, se proprio deve morire uno dei due colpevoli, è Jerome?"
"CERTO!" esclamò Jelka, essendo l'unica ad aver il coraggio di rispondere in tutto quel caos.
"Con questo non sto a dire che ritengo giusto quel che ha fatto Ares, tutt'altro! Ma è chiaro che tra lui e Jerome, lui meriterebbe almeno una seconda possibilità, mentre Jerome meriterebbe di morire, punto e basta." disse riferendosi ad Ares, il quale pareva mortificato in quel momento.
"Letteralmente Jerome ha fatto una cosa disumana, e ha fatto tutto ciò mentre era freddo, crudele, un assassino senza pietà e turpe." continuò, senza staccare un attimo gli occhi di dosso dalla persona di cui parlava.
"Guarda che così mi offendi." gli fece notare Jerome con serietà ma anche con una leggera ironia nel tono.
"Beh, fai bene a sentirti offeso, così almeno magari ti rendi conto della feccia che sei! Senza offesa, ovviamente."
"Tra l'altro, tutto quel che hai fatto l'hai commesso a danno di molteplici persone, neanche una, molte di piú! In alcune parti del mondo a persone così viene data in automatico la pena di morte, quindi non vedo perchè dovresti essere risparmiato al posto di Ares, che quel che ha fatto lui in una vera corte sarebbe considerato legittima difesa, o omicidio colposo nel peggiore dei casi!"
"Peccato che qui non siamo ad una vera corte, siamo in un gioco. E queste sono le regole." intervenne Lily con tono gelido.
"Non me ne faccio niente delle regole del tuo gioco, non mi interessa nien-"
"Lamentati quanto vuoi, tanto ora dobbiamo passare alle votazioni!" esclamò xlx ragazzx, spazientitx.
"No, per favore, fermati..." lx implorò Rigel Aaron.
"Quindi. Ora che siamo giunti alla fine, se qualcuno ha ancora qualcosa da ribattere, lo dica ora, per quanta utilità possa avere. Qualcuno vuole dire qualcosa?" chiese il sicario.
Per qualche secondo nessuno osò fiatare, essendo tutti o infuriato o disperati per quello che stava per succedere.
Si udì poi una voce.
"Sì. Lo voglio dire io!"
Non fecero in tempo a rendersi conto da dove proveniva quella voce e a chi apparteneva, che d'improvviso sentirono un forte rumore, simile ad un muro che subisce un forte danno con qualcosa che viene sbattuto con violenza: qualcuno gridò, qualcuno sussultò, e l'intero gruppo, Lily compresx, si girò di scatto verso a dove si trovava la porta vedendo che lì sulla parete si erano generate delle crepe.
Si alzarono altre urla quando la parete venne colpita di nuovo, stavolta con talmente tanta violenza da sfasciarla e creare un piccolo buco in essa.
"Basta! BASTA! LA DOVETE FINIRE DI DISTRUGGERMI TUTTO!" gridò Lily, accorrendo là.
"Ecco, guarda. Guarda! C'era la porta!" disse poi, aprendo la porta e permettendo a quella persona di entrare.
Appena si incamminò all'interno della stanza, qualcuno dovette trattenere un ennesimo urlo per lo shock vero e proprio, e stavolta tutti erano sconvolti per quella vista così inaspettata, Jerome compreso.
Appena si fermò poggiò a terra l'accetta presa sempre tra gli utensili del giardinaggio, e poi riprese fiato mentre aveva ancora quel largo ghigno in viso.
C'era piú di una cosa che saltava all'occhio, come la giacca che aveva una manica strappata, la quale era ora legata attorno alla testa per il sangue che in precedenza era colato da essa, e aveva anche un cerotto sul naso.
"C... Che cazz...o...?" chiese Taiyou con un filo di voce davanti a quella scena così incredibile.
"Non è possibile..." disse invece Jerome, non volendo neancge crederci.
"Rev...?" la chiamò invece Mariasole, non credendo ai propri occhi, con ancora le lacrime agli occhi ed un sorriso speranzoso sul volto.
"PENSAVATE DI ESSERVI LIBERATI DI ME? SORPRESA!" annunciò con allegria lei spalancando le braccia.
"T... T-tu che ci fai qui...? Eri morta!" esclamò Jerome, indietreggiando anche.
. . .
SBAM.
In un attimo anche lei era a terra dopo aver ricevuto quella pala in piena faccia con tutta la forza di Jerome.
Cadde con la faccia a terra, mentre sentiva il sangue che stava iniziando a colare dalla fronte e dal naso.
Faceva anche male, abbastanza, e si sentiva stordita.
Però era ancora viva, e ben cosciente.
E sapeva cosa fare per rimanere tale.
Non si doveva muovere, e cercare di trattenere il respiro per piú tempo che poteva.
Passò qualche istante, prima che si sentisse delle prese attorno alle caviglie, per poi venire trascinata mentre era ancora a terra, cosa si lasciò strusciare sul prato a peso morto.
Per un momento la presa su una delle caviglie sparì, e sentì una porta venire aperta: fu poi trascinata fino a dentro uno stanzino, prima di essere lasciata e sentire la porta dietro di se' richiudersi.
Fu appena smise di sentire i passi del sicario in lontananza, che prese un grande respiro, per poi rimanere col fiatone: sapeva ora che fare!
Avrebbe aspettato ad uscire, magari se le era permesso avrebbe aspettato anche fino al trial, per poter aspettare per smascherarlo!
Però a questo magari ci avrebbe pensato prima, dato che ora stava sentendo le voci di Asuka, Arthit e Mariasole che si facevano sempre piú vicine.
. . .
Una volta rivelato l'inganno, neanche stavolta c'era qualcuno che sembrava avere il coraggio di fiatare, Jerome compreso.
Almeno per i primi istanti, fino a che egli non si ricompose.
"Okay, sei vivx. Che mi importa, visto che tanto mi salverò in ogni caso?" disse poi.
"Penso ti importi del fatto che ora puoi vedere le informazioni sulla tua vittima!" gli disse Rev.
D'improvviso, lo schermo sul tavolo subì un variamento: la seconda immagine, quella con la vittima ignota, tornò normale, mostrando tutte le informazioni.
Tutti quanti osservarono bene lo schermo, e Omiro fu il primo a notare una cosa, e appena la notò spalancò gli occhi.
"Aspettate...!" esclamó, indicando poi il dispositivo.
Così tutti gli altri, man mano, iniziarono a notare quella cosa, per la quale presto divennero tutti sorpresi.
"Ragazzi, l'orario della morte...!" fece notare infatti Zhenya.
"È morta tre minuti dopo di Robin!" esclamò Kokoro.
Vedere ciò per la maggior parte di loro rappresentava una sorpresa positiva, dato ciò che significava.
Non per Jerome.
Lui era l'unico che ancora rimaneva a fissare lo schermo con gli occhi spalancati e la bocca aperta, con l'espressione di una persona che si è resa conto di essere fottuta.
"Com'era la regola? Che il secondo assassino è quello che va all'esecuzione, mentre il primo si salva?" chiese Rev.
"ARES SEI TU CHE TI SALVI!" gridò Jelka con euforia.
"Oh! Ecco, questo è decisamente meglio." commentò Arthit, sollevato.
"Per quanto riguarda Ares... beh, vedremo come si svilupperà la situazione."
Ares, in tutto ciò...
Era rimasto nel silenzio piú totale.
Aveva gli occhi sbarrati, la bocca ancora semiaperta, e già solo guardandolo in faccia si poteva capire che stava riflettendo sul fatto che avesse rischiato di brutto, e di quanto ci era andato vicino.
Ora sembrava anche non crederci al fatto che si poteva salvare.
"Ares, se esci vivo da qui oggi è per me, ma non c'è bisogno di ringraziarmi!" annunciò Rev passandogli vicino e dandogli anche una pacca sulla spalla.
"Se sei sopravvissuto a questo, chi ti ammazza piú?!" scherzò poi, scoppiando in una risata.
Il sicario, intanto, a quel punto si era riavvicinato a dove l'artista di strada si trovava, girandosi poi verso Lily.
"Questx era ancora vivx... E tu non mi hai detto niente?!"
Lily, per tutta risposta, alzò le spalle.
"È pur sempre un gioco in cui per sopravvivere devi fare qualche giochetto sporco."
A sentire quelle parole, lui rivolse di nuovo lo sguardo verso xlx ragazzx dai capelli viola, la quale lo guardava continuando a sogghignare.
Fu così che strinse i pugni, cercando di contenere la propria rabbia.
"Tu... tu, stupida ragazzina, tu hai rovinato tutto quel che avevo pianficato..." mormorò poi con tono truce.
"Non dare la colpa a me. Dai la colpa a te stesso. Voglio dire, non solo sei l'Ultimate Hitman, ma fai lo stesso degli errori mentre fai il tuo lavoro?"
"Aspetta, cosa?" chiese Rigel Aaron, nel mentre che a quell'ennesima rivelazione l'atmosfera di speranza e di sollievo che si era creata nell'aria si interruppe.
... Aveva anche fatto tutto quel piano per impedire che si sapesse di questa cosa...
Oh, beh, immaginava che ormai non importava piú, arrivato a quel punto.
. . .
Quindi, come ci sono arrivato a questo punto?
Il fatto che io sia una stilista non è una menzogna, dato che sono anche quello.
Ma cosa mi ha portato a intraprendere... anche quella seconda carriera?
Tutta colpa dei miei genitori.
Soprattutto di mio padre, ma anche di mia madre.
Loro... si sono separati per la dipendenza di mio padre dai giochi d'azzardo, per la quale stava per terminare tutti i nostri risparmi.
Ah sì, si sono separati anche per l'amante di mia madre, ma questa è un'altra storia.
Mio padre... mi ha fatto odiare l'ora dei pasti, durante la quale non smetteva di urlarmi contro per lo "stress" per le perdite che aveva giocando.
E quando mia madre l'ha finalmente lasciato per stare con quell'altro, pensavo fosse tutto finito... fino a che non sono venuti da noi dei membri della yakuza che volevano tutti i soldi che quello aveva promesso loro.
Il codardo si era suicidato, non avendo piú nulla da dare, e quindi ora eravamo rimasti noi con questa cosa.
Mia madre addirittura provò a dare loro dei soldi che guadagnavo io di nascosto!
Pur di trovare un modo per ripagare queste persone, andai a parlare con uno di loro, che mi offrì di andare a lavorare con loro, come extra senza lasciare il lavoro da stilista.
È passato un bel po' e penso che ormai ho ripagato tutto, ma non posso abbandonare lo stesso.
Oh, beh, sembra che adesso possa ritirarmi davvero.
. . .
Mi avete stufato, ci abbiamo messo fin troppo tempo per questo trial, è arrivato il momento di votare." sbottò d'improvviso Lily, innervositx.
Quindi tutti quanti presero i propri tablet, anche se qualcuno fu un po' esitante, ma alla fine ognuno diede il proprio voto: qualche tempo dopo, lo schermo sul tavolo mostrò un'immagine di Jerome.
"La maggior parte dei voti sono per Jerome Moreau, l'Ultimate Hitman. E avete indovinato. Quindi, è il momento dell'esecuzione."
Detto ciò, xlx ragazzx dai capelli celesti tirò fuori il telecomando, e premette l'unico tasto su di esso.
Un attimo dopo, il gancio sbucò dalla parete a tutta velocità e si legò attorno al collo di Jerome, trascinandolo così via.
. . .
Jerome si ritrovò così all'interno di una stanza molto grande.
Rialzandosi, si guardò intorno: quella stanza era molto colorata, con tutte le pareti variopinte, e inoltre una cosa su cui soffermò l'attenzione fu un grosso armadio che si trovava là vicino.
Girandosi di spalle, però, vide una cosa che lo lasciò abbastanza interdetto: infatti, voltandosi si era ritrovato davanti a quel che sembrava essere una copia di Lily, in piedi, che lo fissava a qualche metro di distanza.
Ma diciamo che c'era qualcosa che non andava in quellx Lily, che lx rendeva diverso dall'originale, ovvero il fatto... che era quasi del tutto svestitx.
Sì, perchè exlx indossava solamente una canottiera bianca e dei mutandoni dello stesso medesimo colore.
Quindi questo appena arrivato si era ritrovato davanti unx mezzx nudx che lo fissava in silenzio.
Fortunatamente, lo "stilista" sapeva già che cosa doveva fare: la sua sfida per quell'esecuzione doveva per forza consistere nel cercare in quell'enorme armadio gli abiti giusti da darxlx.
Così si incamminò verso il guardaroba, lo aprì, e iniziò a rovistare alla ricerca di qualcosa con cui vestirlx.
Se ne uscì poco dopo con un vestito corto, senza maniche ma con un laccio al collo, decorato con tante paillettes grigie: andò da Lily e glielo diede.
"Ah, grazie..." disse lxi con tono calmo, prendendolo e iniziando a infilarselo.
Tornò poi all'armadio e, avendo già notato qualcosa prima di andarsene la prima volta, stavolta prese un giubbotto corto di pelliccia bianca, portandoglielo poi.
"Ah, grazie..." disse di nuovo lxi, mettendoselo dopodichè.
Stavolta decise di dare un'occhiata tra le scarpe, scegliendo poi un paio di stivali lunghi bianchi, portando anch'essi allx robot.
"Ah, grazie..." rispose un'altra volta lxi, avvicinandosi poi ad un muro per potersi reggero ad esso mentre se li metteva.
Pensò stavolta di cercare qualche accessorio: alla fine la sua decisione fu una borsetta rossa a tracolla, anche perchè le altre non lo facevano impazzire granchè.
Appena la prese, si rese conto però che era eccessivamente pesante, che gli senbrava che c'erano i mattoni là dentro.
Fece per slacciare la cerniera, invano, perchè non ci riuscì.
Sospirò, così, poi andò da Lily e gliela porse.
"Ah, grazie..." rispose lxi, prendendo la borsa e mettendosela sulla spalla.
Mentre la reggeva inoltre tra le mani, la mise in modo da poterla osservare bene: e fu a quel punto che assunse un'espressione arrabbiata, che sostituì l'aria pacata che aveva fino a quel momento.
"MA QUESTA È CARPISA!"
Jerome rimase un'altra volta interdetto da questa reazione, guardandolx male.
"MA CARPISA FA SCHIFO, FA SCHIIIIFO!" esclamò nuovamente lxi, togliendosela dalle spalle.
Il ragazzo capì che era arrivato ad un punto in cui conveniva allontanarsi, cosa che fece, iniziando ad indietreggiare con una certa velocità.
"CARPISA È IL MALE!" gridò poi xlx ragazzx sollevando le mani con cui reggeva il pesante accessorio, prima di scagliarlo con forza verso il ragazzo dai capelli neri.
SBAM.
Fu così che lo colpì in piena testa scaraventandolo a terra, e a quel punto xlx ragazzx riacquistò la calma e tornò a fissare l'altro a terra esanime, e calò il silenzio.
BUONGIORNOH :D
HOLY SHIT CON 12907 PAROLE!!!!
IL CAPITOLO PIÚ LUNGO CHE HO SCRITTO FINO AD ORA IN QUESTA STORIA!!!!
MAMMA MIA CHE FATICA.
E CHE EMOZIONE.
Sia per me a scriverlo sia per voi a leggere immagino.
Mi dispiace per Robin, Hayami e Jerome </3
Ah sì per organizzare questo omicidio ho fatto degli errori, tipo quando ho scritto gli orari negli stessi capitoli, ma non fateci caso.
Per il resto sono molto fiera di come sia uscito perchè penso sia stata una genialata ouo
E spero che sia piaciuto anche a voi :D
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