𝖳𝗁𝖾 𝖿𝖾𝖾𝗅𝗂𝗇𝗀 𝗈𝖿 𝖽𝖾𝖿𝖾𝖺𝗍.
Raga so' oltre 18000 parole in questo capitolo non leggete se volete solo dare un'occhiata veloce io lo dico per voi.
. . .
Quando ci siamo conosciuti,
Si sapeva già che uno dei due avrebbe perso,
Ma come potevo vincere contro di te?
...
Non provi niente, sei un rettile vestito da essere umano.
...
Quello che hai fatto a 𝗺𝗲.
E quello che hai fatto a 𝘁𝗲 𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗼.
Lo farai a 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶, per sempre.
...
Perchè sei un buco nero.
Perchè 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 è la tua natura.
...
Ma io ho smesso di essere una tua vittima...
... Tu non smetterai mai di esserlo.
...
𝗡𝗼𝗻 𝗮𝗺𝗺𝗲𝘁𝘁𝗲𝗿𝗮𝗶 𝗺𝗮𝗶 𝗰𝗵𝗶 𝘀𝗲𝗶.
. . .
C'era unx bambinx.
Unx bambinx che è ormai completamente estranex a me, e io ciò la considero una fortuna.
Il nome di questx bambinx, con cui io non voglio piú avere nulla a che fare, era Elliot.
Elliot era uno sbaglio, non sarebbe dovutx esserci.
Elliot era natx nel tentativo di "riaggiustare" il matrimonio dei suoi genitori privo d'amore, invano, anzi, fu lxi stessx a peggiorare le cose a tal punto che un giorno suo padre uscì di casa e non si fece mai piú vedere.
Questo fece aumentare la sindrome di abbandono della madre di Elliot, il che la portò a pensare che anche quellx bambinx, una volta cresciutx, la avrebbe abbandonata.
La condizione mentale della madre di Elliot la portava ad attacchi d'ira che sfociavano in violenza nei confronti di lxi stessx, ma nonostante ciò e il fatto che quest'ultimx fosse terrorizzatx da lei in questi momenti, in fondo credeva sempre che la madre fosse una persona buona, e non voleva fargliene una colpa.
Ed è proprio per questo che Elliot era stupidx, ingenux, e debole, nient'altro di tutto questo.
Elliot nel passare degli anni iniziò a coltivare l'amore per la recitazione, il che iniziò da un corso frequentato a scuola, che durò però per poco dato che sua madre cancellò la sua iscrizione per non fargli avere contatti prolungati con altre persone che non fossero lei.
In seguito degli zii xlx inviarono come regalo di compleanno un computer, dove iniziò a scrivere e pubblicare le proprie sceneggiature, riscuotendo successo sulla rete.
Almeno fino a che la madre non venne a conoscenza di questo, decidendo di sfasciare il computer davanti ai suoi occhi, per averxlx nascosto il fatto che si stesse allontanando da lei per quella passione.
E dopo tutto ciò, Elliot era dispostx a perdonarla lo stesso, nel caso in cui lei si fosse scusata!
Elliot era così ingenux e stupidx a tal punto!
Ma tanto ciò non avvenne mai a causa di quell'incendio.
Oh, beh... l'unico lato positivo, è che con quell'incidente Elliot potè finalmente rimanere nel passato.
Perchè sì, quellx stupidx bambinx codardx non esisteva piú,
Elliot non DOVEVA esistere piú,
Da quel giorno esisteva solo Asuka.
. . .
I miei genitori litigavano spesso.
Molto spesso.
Mi è stato detto che iniziavano sin da prima che io fossi nata, e ancora di piú dopo.
Però non volevano separarsi, dicevano che non lo facevano per me, per il mio bene.
Ma come poteva farci bene che loro rimanessero insieme solo per litigare per la qualunque?
L'ho sempre pensato.
Poi loro mentre ero ancora piccola hanno scoperto che ero una sorta di prodigio, lo dicevano a loro anche gli insegnanti, quindi pensavano di avere come figlia un piccolo genio.
E visto che mi consideravano capace della perfezione, la pretendevano sempre.
Era anche grazie a mia nonna, che mi ha sempre fatto leggere tanti libri per farmi imparare in fretta.
Ah, mi ricordo della mia nonna...
Tuttavia non ricordo bene del giorno in cui è morta, ricordo solo che stavamo parlando in camera mia durante un temporale, poi le luci si sono spente e ho sentito crollare qualcosa, poi lei ha cercato di proteggermi, e...
E poi...
Cos'è successo?
Non ho ricordi vividi di questo, ma forse è meglio così.
Ma la vita deve pur andare avanti prima o poi, no...?
E quindi gli anni passarono, e dopo tutti questi anni, mi hanno dato il titolo di prodigio.
Ma perchè?
Perchè me lo hanno dato?
Io mica me lo meritavo.
Non mi sono mai sforzata piú di tanto, a differenza dei miei compagni che si sono sempre impegnati per raggiungere ciò che io ho ottenuto senza troppi sforzi.
Io non mi meritavo questo titolo, devo averlo rubato a qualcuno che se lo meritava molto piú di me.
Io non dovrei avere questo titolo.
Non dovrei essere considerata così speciale.
. . .
Ore 04:30.
E così Taiyou rimase così, a guardare intorno quella scena che gli si parava davanti agli occhi.
C'era Zhenya ormai priva di vita a terra, assieme ad altri oggetti, macchiati del sangue della ragazza sparso un po' ovunque per la stanza.
Era finito il piano.
Era fallito il piano.
Dovevano andarsene da lì senza piú morti ed avevano fallito.
Sentì una serie di passi veloci correre e farsi sempre piú vicini al posto in cui si trovava, e poco dopo furono seguiti da una voce.
"Cos'è successo, ho sentito rumori strani!"
Esclamò Jelka, seguita da Rigel Aaron e Kokoro
I tre entrarono allarmati e, appena videro quella scena che si parava dinanzi ai loro occhi, cambiarono completamente espressione, tutti e tre visibilmente sconvolti.
"Zhenya!" esclamó Kokoro, prima di accorrere verso il cadavere e chinarsi vicino ad esso, assieme a Rigel Aaron.
Jelka, invece, rimase ancora per un attimo ferma davanti alla porta, prima di spostare lo sguardo verso Taiyou.
"Cosa le hai fatto?!" gli gridò poi contro.
"Io? Non ho fatto niente io, ho visto qualcun altro al buio farlo e poi scappare!" ribattè lui.
"Allora dobbiamo chiamare gli altri!" decise la cake designer, rialzandosi in piedi.
Prima di ri-uscire, però, diede un ultimo sguardo al corpo dell'amica, con aria seria.
"Ringrazio di averti potuta conoscere, pregherò affinchè tu sia felice nell'aldilà, e giuro solennemente sul mio nome che ti porterò giustizia."
Detto ciò corse fuori, passando accanto alla skipper, alla quale avevano iniziato a scendere delle lacrime dagli occhi.
"Dai...!" mormorò quest'ultima con un filo di voce, rattristita.
Anche l'artista moderno, ancora chinato davanti al corpo in silenzio, tentava di trattenere le lacrime, ma stava avendo qualche difficoltà, rimanendo con gli occhi lucidi a guardare tristemente la scena là davanti.
. . .
Qualche tempo dopo, eccoli che si erano riuniti tutti quanti dopo quella lunga ed estenuante ricerca.
Durante essa avevano avuto modo di fare un bel po' di scoperte, di cui le ultime due terribili.
Sì, perchè prima che si ritrovasse l'intero gruppo, Rev aveva dato l'allarme del secondo cadavere che era presente nei dintorni;
così tutti erano venuti a conoscenza dei due omicidi che erano avvenuti.
Ed ora erano lì, di nuovo senza altri loro compagni.
Senza Asuka, e senza Zhenya.
Per ovvi motivi, l'esito di quella sera era stato drammatico per tutti, che ora mentre erano tutti riuniti nell'attesa dell'arrivo di Lily, xlx quale di certo non si sarebbe fattx attendere ancora a lungo, rimanevano nel silenzio piú totale, con nessuno che aveva ancora nè il coraggio, nè la voglia di fiatare.
L'unica cosa che si sentiva ogni tanto erano i singhiozzi di qualche persone.
Rev in quel momento era una di quelli che non parlava, rimanendo a riflettere sull'orrida scoperta che lei stessa aveva fatto in precedenza.
Dovevano riuscire nel loro piano, lo dovevano fare per dimostrare al traditore che loro erano piú forte di lxi...
... E invece lx avevano lasciato vincere anche questa volta, ah, diamine!
Venne distratta dai suoi pensieri quando sentì un dito picchiettarle sulla spalla, così si girò per vedere chi fosse.
"Rev...!"
Si ritrovò così davanti Mariasole, visibilmente a pezzi e in lacrime.
"Sole!" la chiamó lxi a sua volta, per poi poggiarle una mano sulla spalla.
"Perchè Asuka...?" xlx chiese lei, rattristita di molto per l'amicx.
"Ma che ne so io- oh, però tanto adesso ci pensiamo noi a quellx che xlx ha fatto questo! Vedi al trial come lx sistemiamo per le feste!" la rassicurò xlx piú grande mentre aveva iniziato a strofinarsi le mani, determinatx.
Aggiunse subito dopo:
"Però immagino che questo te lo abbia già detto Arthit, ti avrà detto una cosa simile, sul fatto che xlx farete giustizia e..."
"No non mi ha detto niente."
"Come no."
"Sono certa che anche Arthit è molto triste...!" commentò la piú giovane sempre piú triste, e questa cosa che disse fece voltare l'altrx in un'altra direzione alla ricerca di Arthit, vedendolo poi: anche lui era nel silenzio piú assoluto, con la testa bassa, e aveva l'aria di una persona che sta riflettendo.
A differenza degli altri, però, lui sembrava star cercando di contenersi e di non scomporsi piú di troppo; gli altri invece non facevano niente per nascondere quanto fossero turbati.
Il clima generale che si era creato, fu interrotto quando d'improvviso udirono dei passi, tutti si girarono, e videro così che era appena tornatx Lily, xlx quale appena fu abbastanza vicinx al gruppo si fermò a squadrarli con la sua solita espressione seria in viso.
"Dirò la verità, mi piace la vostra convinzione. Eravate davvero riusciti a credere che ce la avreste fatta." iniziò a dire.
"Cosa pensavate di fare? Di andarvene?! Voi non ve ne potete andare da qui finchè non avete finito questo gioco!" esclamò poi, quasi con tono di rimprovero.
"E quando avremo finito...?" ebbe il coraggio di chiedere Omiro, anche se con un filo di voce, ancora sconvolto per ciò che era successo.
Xlx ragazzx parve calmarsi un poco, e alzò le spalle.
"Beh... Questo non ve lo posso dire io. Magari ora scoprite il traditore, e poi vedete cos'altro vi resta."
Detto questo, fece per voltarsi e andarsene ma, dopo un paio di passi, si fermò da solx.
"Ah... quasi dimenticavo."
Si rigirò poi a guardare i sopravvissuti rimanenti.
"Lo sapete, vero, che non è detto che il "traditore" sia il colpevole di entrambi gli omicidi appena avvenuti?"
Questo lasciò sbigottito piú di qualcuno, e ancora nessuno sembrava riuscire a commentare l'ipotesi appena proposta.
Nessuno, a parte Taiyou, che dopo lo stupore iniziale, parve arrabbiarsi di nuovo.
"Ti giuro, che se è vero... E se c'è la possibilità che il traditore si salvi grazie a questo presunto altro assassino..." mormorò poi, stringendo la presa sul proprio ombrello.
"Esatto, se è così ne prende quante ne vuole il secondo assassino!" concordò Rev.
"Ragazzi, per favore." richiamò la loro attenzione Arthit, il quale aveva alzato lo sguardo e aveva sorprendentemente di nuovo il suo sorriso sereno sul viso.
"Sicuramente non vediamo l'ora di vedere punito il bastardo- o i bastardi- che hanno fatto questo ai nostri compagni, ma per vedere ció dobbiamo prima indagare, quindi perchè non andiamo subito?" propose poi loro.
"... Hai... hai ragione. Dobbiamo scoprire chi è stato." rispose Omiro, esitando un attimo, prima di decidere di incamminarsi piano nel luogo dove si trovava il corpo della ragazza "senza Ultimate".
"Devo sapere chi è stato a far questo alla mia amica...!" disse tra se' e se' Jelka, molto determinata, prima di seguire il ragazzo.
Rigel Aaron non parve sentirsela di andare nella stessa località, decidendo di avviarsi invece verso la scena dell'omicidio dellx drammaturgx.
"Andiamoci insieme!" disse Rev a bassa voce a Mariasole, mettendosi accanto a lei e poggiandole una mano sulla zona piú in alto della sua schiena, mentre l'altra parve incerta, ma alla fine si avviarono insieme nello stesso punto dove stava andando l'artista moderno.
Arthit stranamente non le seguì, andando invece verso l'altra scena del delitto.
Cosa che fece anche Kokoro, incamminandosi verso la cucina, con aria seria, chiaramente con lo stesso obiettivo della skipper.
Taiyou, al contrario, non si curò di nessuna delle due direzioni dove tutti se ne stavano andando, non volendo andare in nessuna di esse, dato che al momento non aveva intenzione di aiutare nelle investigazioni.
Per questo, si girò e se ne andò da tutt'altra parte, completamente da solo, perchè era questo il suo obiettivo: rimanere solo, e stavolta per davvero, senza alcun disturbo da parte di qualcun altro.
Così dopo un po' si ritrovò in uno dei tanti corridoi di quell'abitazione, rimasto completamente deserto e ancora al buio, e una volta lì si sedette per terra con la schiena poggiata al muro.
Aveva bisogno di del tempo in solitudine perchè doveva ripensare agli accaduti precedenti vissuti fino a quel momento.
E così... questa era la seconda volta in quel "gioco" che rischiava la vita, e la seconda volta che la vita gli veniva salvata, anche se a costo di quella di altri.
C'era andato vicinissimo, era a tanto così e avrebbe rivisto il suo intero passato scorrergli davanti agli occhi...
... E pensa che merda, rivedere tutto questo pochi momenti prima della fine.
Ma adesso era qui.
Seduto, a fissare il vuoto sul pavimento, con le ginocchia piegate e un braccio poggiato su di esse, mentre con la mano dell'altro braccio reggeva il proprio ombrello- non poteva rischiare di nuovo di ritrovarsi disarmato.
Era qui, vivo e senza neanche un graffio.
Non che questo lo avesse rassicurato anche solo un minimo.
C'era ancora il trial... e oltre a pensare a quello, appunto, continuava a ripensare al rischio corso.
Questo gli stava provocando molta tensione.
Quando ti trovi in una situazione che ti provoca stress abbastanza frequente, dove difficilmente hai un momento di effettiva serenità, e che spesso lo stress te lo porta a livelli oltre la media, prima o poi ti ritrovi a crollare.
Per quanto tu non voglia, prima o poi crolli e non puoi farci piú niente perchè non riesci a contenere piú niente.
Ed è proprio questo quello che fece, per quanto sembrava stae cercando di trattenersi, ad un certo punto finalmente le lacrime iniziarono a rigargli la faccia.
La faccia che abbassò nascondendola tra le ginocchia, continuando a piangere silenziosamente.
Talmente assorto nel suo stato d'animo, ormai non si curava piú di niente, neanche di quando poco dopo sentì qualcuno sedersi accanto a lui.
E neanche di quando sentì la mano di Ares poggiarsi delicatamente sopra alla sua testa, mentre quest'ultimo lo guardava con la tristezza negli occhi.
Per un po' non tolse la mano da quella chioma celeste, rimanendo anche a guardarlo.
"Mi dispiace... Sarei dovuto essere piú attento a te."
. . .
Ore 06:00.
Che brutto orario.
Tutti i giorni solitamente a quell'ora del giorno erano tutti ancora nei loro comodi e caldi letti a riposarsi, e invece erano svegli per affrontare un trial.
Quello di sicuro già si prospettava come l'inizio di una giornata faticosa.
Già a quell'ora, per loro era arrivato il momento del trial, dopo aver completato l'investigazione.
Perciò appena tornò Lily, poterono tuttx seguirlx verso la stanza del trial, non sapendo lxi che qualcuno già si era addentrato lì dentro durante le ore precedenti.
Una volta tutti là dentro, poterono notare come ora alle foto poggiate sui posti, si erano aggiunte quelle di Hayami, Jerome, Asuka, e Zhenya.
Notarono anche di come lo schermo rimaneva spento, non mostrando stavolta alcuna immagine con informazioni sugli omicidi: questo avrebbe potuto aumentare la difficoltà a risolvere il caso.
I presenti presero posto, ovviamente Lily compresx.
"È giunto il momento: da questo momento in poi, avete un limite di tempo per scoprire l'identità del traditore, e per risolvere anche questo caso. È la quinta volta che siete qui, ce la farete anche stavolta? Io spero di no, ma vediamo cosa sapete fare." annunciò quest'ultimx, una volta sul suo trono.
"Iniziamo subito." disse Omiro, ormai pronto.
"Secondo me dobbiamo iniziare a parlare di quello che abbiamo trovato stanotte, ci dev'essere qualcosa di importante che ci può aiutare." propose Rigel Aaron.
"All-" fece per dire Taiyou.
"Oh, sì, aspettavo proprio questo io, ce le ho un paio di cose da dire." lo interruppe Jelka, seria.
L'altro spostò lentamente lo sguardo per guardarla storto, ancora a bocca aperta dopo essere stato interrotto.
"Taiyou, hai qualcosa da dire? Vai, stava parlando prima lui." disse Kokoro.
Il ragazzo dai capelli celesti annuì.
"Allora, io qualcosa da dire ce l'ho, ho trovato... una cosa."
Procedette poi a spiegare.
"Avevo trovato, durante le ricerche, c'era questa specie di bambolotto... Un bambolotto rotto. E questo- mi ha ricordato una cosa che mi è successa una volta, che non so quanto possa essere d'aiuto."
"Tu dilla comunque, ne discutiamo insieme poi." gli rispose Ares.
"L'anno scorso, un giorno che stavo a scuola, mi sono ritrovato dentro lo zaino una bambola di porcellana, un po' brutta, anche abbastanza inquietante, penso me l'abbia messa lì qualcuno che voleva farmi uno scherzo... Fatto sta che già quel giorno ero abbastanza nervoso perchè non stava andando bene, poi dopo averla trovata... Diciamo che ho esagerato a reagire, l'ho lanciata fuori dalla finestra e poi ho visto che la testa la avevo fatta in mille pezzi."
Spostò lo sguardo altrove.
"E quella che ho trovato oggi, potrei giurare che sia lo stesso identico bambolotto... E a ricordarmelo meglio, ricordo anche che somigliava tantissimo a Lily."
"Io non vorrei dire niente perchè non voglio aiutarvi, eh, ma mi piace molto come prima l'hai descritta come "un po' brutta" e ora dici che era così simile a me, veramente." intervenne Lily, guardandolo molto male.
"Okay. E così tu dici che questo bambolotto possa avere a che fare con questo gioco?" domandò Arthit.
"L'ho trovata qui, in questo posto, dove si trova Lily, tu che dici?" ribattè lui.
"Ha senso... Mi farei due domande anch'io, se venissi rinchiusa qui da un robot che somiglia tantissimo ad una bambola che ho rotto..." commentò Mariasole.
"Peró non può essere... Non può essere che sono finito in questo gioco solo perchè ho rotto un giocattolo, no...?" mormorò il teru teru bozu, incredulo.
"Sì, dev'esserci per forza qualcos'altro sotto..." concordò Omiro.
"Tocca a me ora." annunciò Jelka, guardando poi Taiyou.
"Tu dici che questa bambola era uguale a Lily? Ma proprio, che aveva anche i capelli dello stesso colore, con la stessa acconciatura?"
"Sì."
"E allora ho una notizia per te."
"Che cosa?" domandò lui, visibilmente incuriosito e perplesso.
"Però perchè te la devo dire io?"
Girò poi la testa per fulminare con lo sguardo una persona in particolare, ovvero Rev.
"Perchè non la facciamo dire a te?"
In un attimo Rev si ritrovò puntati addosso gli occhi confusi e sospettosi di tutti.
La cosa la prese di sprovvista; aveva un sorrisetto nervoso sul viso.
"Eeeehm... non credo di aver capito..."
"Ah, no?" ripetè l'altra.
"Eh non so proprio cosa intendi dire..."
"Spiega e basta, perchè hai chiamato Rev in appello?"
"Zhenya avrebbe potuto confermare la scoperta che abbiamo fatto: si da il caso che abbiamo trovato un computer, dove si vedeva un video con due persone... Una era Emme, e l'altra eri tu."
Qualcuno parve sorpreso, Rev inclusa, ma la skipper mica aveva finito con le accuse.
"E in questo video, avevate lo stesso identico bambolotto, e spiegavate di come gli avreste fatto fare una brutta fine!"
Ormai era l'intero gruppo contro l'accusata, la quale continuava a guardarsi intorno incredula.
Ah beh, l'intero gruppo, con un'unica eccezione.
"Ma siamo sicuri che sia un video vero...?" domandò Mariasole, che ovviamente era ancora dalla parte della ragazza.
Tuttavia nessuno sembrava convincersi di questa possibilità.
"Ioooo... ecco..." iniziò a dire l'artista di strada, visibilmente in difficoltà.
"Sei stata tu a mettere quella cosa nello zaino di Taiyou?" domandò Rigel Aaron.
"Allora-"
"Cioè, c'è la possibilità che se io sono finito qua è per colpa tua e di quell'altra? Per quello scherzo che mi avete fatto?!" lx interruppe Taiyou, visibilmente agitato.
"Ma a parte questo, non avevamo già detto che oltre a Jelka e Ringo nessun altro qui si conosceva già da prima di arrivare qui?" domandó Arthit.
Xlx ragazzx dai capelli viola fece una pausa di silenzio.
"... Okay allora puó darsi che io ed Emme fossimo in classe insie-"
"E QUANDO PENSAVI DI DIRCELO, PERCHÈ LO HAI NASCOSTO?!" xlx urló contro la skipper, talmente su tutte le ferie che appena iniziato a parlare aveva anche sbattuto con forza una mano sul tavolo, facendo un forte rumore.
Questo fece sussultare l'altrx.
"Nessun altro di voi sembrava conoscersi, pensavo che vi sarei sembratx sospettx!" si giustificò poi.
"E CERTO PERCHÈ ORA MICA SEI SOSPETTX." ribattè la ragazza dai capelli neri.
"Che avete fatto con quella bambola...?" domandò Ares.
"Posso... posso spiegare!"
"Puó spiegare, sentiamo!" aggiunse di nuovo Mariasole, ancora pronta a prendere le sue difese.
L'artista di strada abbassò la testa, visibilmente ansiosa.
"Ecco... c'era questa ragazzina nuova, a scuola, che io proprio non sopportavo, okay? La sentivo sempre in giro che andava a dire di come sarebbe diventata la migliore di tutti i tempi, e cose simili, la trovavo odiosa... Poi se ne andava sempre in giro con quel bambolotto, sembrava una bambina, e... Io ed Emme volevamo solo fare uno scherzo innocuo, per darle una lezione!"
"Scherzo innocuo?? Darle una lezione?! Ma ti senti quando parli?" chiese Kokoro, sconcertata.
"E così avete pensato di fregarvi quella merda di gioco e metterlo nello zaino mio che non c'entravo niente!" disse invece Taiyou, che piú passavano i secondi piú si infuriava sempre di piú.
"In quel momento non ci abbiamo pensato piú di tanto, pensavamo fosse divertente se lo avesse ritrovato nello zaino di uno a caso!"
"Adesso mi prendo la gamba e-"
"Taiyou, no..." lo riprese Ares prima di alzarsi e avvicinarsi a lui, pronto a fermarlo, mentre lui aveva abbassato lo sguardo e aveva già allungato una mano sotto al tavolo.
E così tutti quanti ora avevano fatto quella scoperta su Rev: alcuni parevano ancora sorpresi, altri delusi, altri molto arrabbiati.
"Chissà perchè ho come l'impressione che qua non sei l'unica che ha qualcosa da dirci..." mormorò Jelka, guardandola con disprezzo.
Questo prima di aggiungere:
"Su quel computer, oltre a quel video, abbiamo trovato una serie di commenti che parlavano di una ragazza, e non sembrava essere benvoluta da loro. E uno dei commenti palesemente era scritto da Asuka, si riconosceva il suo modo di scrivere!"
"Dev'essere la stessa ragazza del bambolotto. È una sfortuna che Asuka non possa darci spiegazioni..." commentò Omiro.
"Comunque... noi abbiamo trovato qualcos'altro su questa ragazza. E vorrei dire che purtroppo Rev non farà piú in tempo a chiederle scusa per lo scherzo finito male..." spiegò invece Rigel Aaron iniziando a rovistare all'interno di una tasca della sua giacca, prima di ritirarne fuori il giornale piegato, mostrando a tutti la prima pagina.
"Perchè è morta."
Tutti quanti osservarono bene la foto presente sulla pagina e, appena realizzato, tutti sgranarono gli occhi.
"Hey, la conosco!" esclamò Jelka, prima di correggersi.
"... Cioè, in realtà era Ringo che la conosceva- però me ne ha parlato molto!"
"E che cosa ti ha detto su di lei?" domandò l'artista moderno.
"Beh, non è che me ne parlava benissimo... Aveva detto a me e ad altre persone che conosceva che la aveva incontrata un paio di volte e che non era buona per niente, che era prepotente con quelli delle classi inferiori alla sua e che era arrogante invece con quelli piú grandi, e altre cose non molto positive..."
Continuò a spiegare poi:
"Di questo ricordo che ne avevo parlato un paio di volte con delle compagne mie... Non sapevo però che fosse morta, l'ho saputo adesso! L'ultima cosa che avevo sentito su di lei, era che era stata espulsa!"
"esPULSA?!" esclamò Rev, incredula.
"Sì!"
"Ragazzi scusate, ma è possibile che nella nostra scuola una persona è stata espulsa e nessuno ne sapeva niente?" chiese Kokoro, sorpresa quanto tutti quanti.
"Se è stata espulsa dev'essere successo qualcosa di grave, magari per questo la scuola ha cercato di non far spargere troppo in giro la notizia..." ipotizzó Rigel Aaron, pensieroso.
"Sento che anche questa cosa di questa ragazzina ci può aiutare... Qualcun altro la conosceva?" domandò Taiyou.
"Non ricordo bene, forse l'ho incontrata in giro per la scuola qualche volta e l'ho salutata..." disse Ares.
"Stessa cosa per me." aggiunse Arthit.
"Io forse la conoscevo di vista." disse Kokoro.
"Io sento che la conoscevo in qualche modo, ma non riesco a ricordare..." spiegó infine Omiro.
"Oh, Omiro... Io e Kokoro abbiamo trovato una cosa che forse ti può aiutare..." spiegò Mariasole, prima di rovistare sotto al tavolo, prima di tirare fuori la foto che avevano ritrovato, per poi passargliela.
Una volta che ebbe quella foto tra le mani, potè vederla bene, quella foto che lo ritraeva da piccolo assieme a quell'altra bambina.
La osservò per qualche secondo, poi sbarrò gli occhi.
"È Daisy...!" realizzò poi.
"E chi cazzo era quindi..." rispose Taiyou.
"Andavamo alle elementari insieme, eravamo amici, poi ci siamo persi di vista, e... e poi, un giorno..."
. . .
10/09/2021.
Ore 09:00.
Aveva bisogno di un po' di tempo da solo.
Per questo si trovava lì, nella biblioteca, seduto solo soletto.
Non stava passando proprio un ottimo periodo, essendo successa da poco quella serie di sfortunati accaduti che coinvolgevano sua nonna e la sua sorellina...
... Perciò aveva bisogno di dedicare un po' di tempo a se' stesso, per una volta.
Almeno, fino a che una ragazza non entrò nella biblioteca, visibilmente in difficoltà: dalla faccia, tutto sembrava tranne che contenta.
Si guardò intorno, rimanendo ferma, in piedi, con il suo bambolotto tra le mani, fino a che non vide il sedicenne seduto.
A quel punto, finalmente fece un ampio sorriso, e si avviò a passo veloce verso di lui.
Una volta che gli fu abbastanza vicino, egli notó la sua presenza, e si girò.
"Omiro, ciao!" lo salutò molto cordiale.
"Uh, ciao..." ricambiò lui il saluto, mentre una domanda gli era balenata per la mente.
... Chi era lei, e come faceva a conoscere il suo nome?
Okay, sì, capitava ogni tanto per la scuola che persone a cui non aveva mai parlato sapevano già il suo nome, ma ogni volta che questo succedeva rimaneva un po' disorientata.
"Come va??"
"Eh... diciamo che... si va avanti. Tu?"
"Ma guarda, un po' la stessa cosa anche per me, ahah... Ed era proprio per questo che ti cercavo! Non è che potrei parlarti un po'?"
"Ecco, io in realtà dovevo giusto iniziare a studiare delle cose qua..."
Si poteva notare come il sorriso della ragazzina si era fatto piú lieve, sembrando come se fosse meno felice.
Annuì, poi fece una breve pausa di silenzio.
"... Omiro, ma io posso contare su di te se ho bisogno di qualcosa?"
"Se ti serve aiuto in qualcosa... certo, anche se in questo momento non posso, magari un'altra volta o anche piú tardi..."
"Okay! Bene!"
Senza aggiungere altro, si era già girata andandosene.
E così era rimasto di nuovo solo, e a quel punto riflettè sull'incontro appena avuto.
... No non aveva ancora idea di chi fosse.
Sentiva di aver già visto quella faccia da qualche parte, eh...
... Ma non sapeva dove.
Eppure lei gli stava parlando con una confidenza tale, che doveva per forza conoscerla...
... Forse, per quanto potesse essere imbarazzante, era il caso di dire la verità.
Così prese il proprio cellulare: la scuola aveva un gruppo dove venivano inviate tutte le comunicazioni piú importanti e dove era stato chiesto a tutti di entrare, magari poteva vedere se c'era lì qualcuno che gliela ricordava?
Si mise a scorrere un paio di volte tra gli utenti lì presente, quando vide una certa "Daisy Ward", la quale foto profilo era la stessa con cui aveva appena interagito poco prima.
Così, scrisse.
"Ciao, sono Omiro, scusa, sento di conoscerti già ma non ricordo come, quindi ti volevo chiedere se me lo potresti ricordare. Scusa di nuovo"
La risposta non tardò ad arrivare: il messaggio si consegnò subito, dopo un minuto era stato letto, e qualche istante dopo ancora l'altra aveva iniziato a scrivere, fino a che non arrivò il suo messaggio.
"Ciao caro, abbiamo fatto le elementari insieme. Un saluto! 👋"
...
Oh.
Ora si spiegava tutto.
E ora era anche piú imbarazzato di prima.
Rileggendo poi il suo nome, si ricordò a quel punto che effettivamente alle elementari c'era una Daisy, ed era pure stato a casa sua qualche volta...
Lo avrebbe capito se lei si fosse infastidita per quello che aveva appena fatto.
. . .
"Da quel giorno non l'ho sentita piú, non mi ha piú cercato." terminò la spiegazione l'ipnotizzatore.
"Sì vabbè ma pure tu, eh..." gli disse Taiyou.
"A sua discolpa vorrei dire che anch'io mi arrabbierei se una persona con cui condiviso momenti spensierati da bambino poi non riconoscesse neanche la mia faccia..." disse Rigel Aaron.
"Non così arrabbiato da sperare che vada in un killing game, però sì, lo stesso vale per me." concordò Arthit.
"Vi giuro però che quando è morta io non ne ho saputo niente, e ora che lo so non cosa pensare." continuò a dire loro il ragazzo dai capelli neri, prima di abbassare lo sguardo.
"Forse se quella volta la avessi lasciata sedersi e parlare con me le cose sarebbero potute andare in modo diverso, oppure se fossi stato io a cercarla dopo."
"Io non la penso così: le avevi detto che poteva ricercarti, toccava a lei!" disse Jelka.
"Vabbè, comunque torniamo al fatto che io sono sempre piú convinto di questa cosa: questa Daisy c'entra qualcosa col posto dove ci troviamo." ribadì Taiyou.
"Avete superato la metà del tempo disponibile già da un po' e ancora non avete neanche un sospetto, fossi in voi mi sbrigherei." li informò casualmente Lily tutto ad un tratto.
"Oh... Oh ragazzi, iniziamo a pensare alle investigazioni sull'omicidio-" intervenne Rev, allarmatx.
"Ecco bravx cambia argomento, tanto tutto il tempo per continuare a smerdarti lo troviamo dopo." xlx disse Jelka dandoxlx l'ennesima occhiataccia.
L'altrx non rispose poichè troppo impegnatx a cercare qualcosa tra le giacche della propria giacca.
"Trovata!"
Tirò poi fuori una piccola bustina di carta dalla forma rettangolare.
"Quando ho trovato Asuka ho trovato vicino a lxi questo, non ho ancora controllato cos'è!"
"Diamo un'occhiata, potrebbe essere qualcosa di importante!" disse Kokoro.
Così xlx ragazzx dai capelli viola passò la bustina ad Omiro, il quale la prese, la apri, e ne tirò fuori un fogliettino della stessa forma del suo recipiente.
Lo lesse poi in silenzio, e nel mezzo della veloce lettura sbiancò in viso e sgranò di poco gli occhi.
"Oh, che hai letto?" domandò Jelka incuriosita da quella reazione, come lo erano dopotutto tutti gli altri presenti.
Si alzó poi e si avvicinò poi a lui, rimanendo dietro alla sua spalla per leggere anche lei il contenuto del pezzetto di carta.
Appena lesse ebbe la stessa identica reazione dell'ipnotizzatore, rimanendo sbigottita e a bocca aperta.
"Ma che ci sta scritto su quel foglietto...?" domandò Rigel Aaron.
Nessuno dei due rispose, ma la ragazza si limitò ad alzare lentamente la testa rivolgendo lo sguardo verso Arthit e mantenendo la stessa espressione in viso.
"Oh, mi volete spiegare che avete letto??" ripetè Taiyou spazientito.
"... Sembra che..."
Parlò finalmente Omiro.
"... Questa sia una delle lettere del movente della scorsa volta. Quella di Arthit piú precisamente."
Tutti quanti si girarono a guardare colui che era appena stato nominato, il quale sembrava sorpreso quanto loro, ma non preoccupato.
"E che c'è scritto?" chiese Kokoro.
"... Cosa... cos'hai fatto tu...?" chiese la skipper all'accusato senza staccargli un attimo gli occhi di dosso, nel mentre che piano piano abbassava la mano con cui aveva preso la lettera dalle mani di Omiro, e la riponeva sopra al tavolo, con il messaggio che rivolgeva verso l'alto, in modo che tutti lo potessero leggere.
Quando tutti ebbero letto, il silenzio piú totale calò nella stanza.
In seguito a quel momento di silenzio, fu Ares che prese la parola, guardando l'artista di sketch per la polizia, incredulo.
"Sapresti spiegarci...?"
"Questo? Non so cosa di cosa stia parlando." rispose lui con molta tranquillità.
"E allora perchè stava scritto nella tua lettera del movente...?" domandò Omiro.
"Chi te lo dice che questa sia la lettera del movente? Presta bene attenzione ai dettagli, sulla bustina non c'è neanche scritto il mio nome, sulle altre lettere c'erano scritti i nomi." spiegò lui.
"Rimane il fatto che qua ci starebbe scritta una cosa su di te." gli disse Taiyou.
"Una cosa non vera, a me non è mai successa una cosa simile." ribattè alzando le spalle.
"Non sei credibile per niente." disse invece Jelka, seria.
"Suvvia, perchè mai dovreste credere ad una cosa che sicuramente ha lasciato Lily?"
"Forse perchè... è la stessa cosa che ha fatto con tutti noi? Ha scritto cose che ci sono successe in passato?" continuò sempre la ragazza dai capelli neri.
"Vabbè, ma sicuramente l'ha fatto apposta con me stavolta, anche perchè lo avete visto come mi disprezza molto piú di quanto lo faccia con tutti voi messi insie-"
"E CERTO! SECONDO TE FA LE PREFERENZE?" sbroccò d'improvviso lei.
"CHI PENSI DI PRENDERE IN GIRO?" aggiunse.
Il ragazzo dai capelli bianchi non rispose subito.
"... Voglio dire, può essere che mi sia successa una cosa remotamente simile- ma qui è stata formulata completamente male, non è esattamente questo quello che è successo."
"Ah, sì? E cosa sarebbe successo veramente?" domandò il teru teru bozu, assai scettico.
"Non riesco a credere che voi veramente preferiate credere a Lily piuttosto che a me. Lxi è nostrx nemicx, io sono dalla vostra parte! Non avete idea di cosa mi è successo con mio fratello quindi non potete di certo fare assunzioni senza sapere niente."
"Non hai risposto alla mia domanda." fu l'unica cosa che rispose il ragazzo dai capelli celesti con tono gelido.
"Poi quella che va piú smerdata sarei io." commentò tra se' e se' Rev.
Sentire questa affermazione fece girare la testa ad Arthit verso chi la aveva pronunciata.
"Non penso che tu sia nella posizione da permetterti di giudicare gli altri."
Continuò subito dopo, senza aspettare una risposta:
"Anzi, penso che nessuno di voi abbia il diritto di giudicarmi. Scommetto che nessuno di voi è un santarellino, e che anche le vostre lettere espongono qualcosa di grave."
"Quindi hai dato la conferma che è vero...?" chiese Omiro.
"Sì, è vero!" confermò lui definitivamente, risultando meno calmo rispetto al solito.
"Ma non vedo perchè vi importa così tanto, quello che ho fatto non è mica un crimine, a nessun effetto."
La maggior parte dei presenti era rimasto sbigottito a quelle parole, non osando più fiatare.
L'unico a mostrare un'espressione diversa era Taiyou, il quale guardava con disprezzo il ragazzo.
"Ma che sei serio? Là ci sta scritto che hai praticamente lasciato morire tuo fratello! Ti rendi conto?" esclamò invece Jelka.
"Hah..." fu l'unico verso che uscì a quel punto dalla bocca dell'artista di sketch per la polizia, che sembrava quasi una mezza risata, mentre abbassava la testa.
"Cos'hai da ridere adesso?!" insistette sempre la skipper, sempre piú nervosa.
"Ahah... ah... ah..." smorzò un'altra flebile risata.
Prima che chiunque altro potesse intervenire, alzò lo sguardo, e gli altri poterono notare come il suo sorriso era cambiato- sì, pareva un sorriso piú isterico.
"Voi non sapete niente... Non sapete niente su di me! Per questo non potete giudicarmi!"
Si potè vedere come qualcuno fece per aprir bocca, ma lui subito continuò.
"Non sapete niente nè di me nè della mia vita, non sapete quello che ho passato, non sapete quello che LUI mi ha fatto passare."
"Lui...?" chiese Omiro, leggermente confuso.
. . .
Non ho conosciuto mia madre.
Sin dall'inizio ho passato la mia vita solo con mio padre e mio fratello.
Mi è stato detto che mia madre è morta dopo avermi fatto nascere.
Che è stato un parto molto difficile e che stavano rischiando di perdere sia me sia lei, poi mi hanno salvato ma non sono riusciti a operarla in tempo per salvare anche lei.
Questa, almeno; è la realtà dei fatti, il modo in cui sono andate veramente le cose.
Ma io per molto tempo questo non lo sapevo.
Perchè da mio fratello mi è stata data una versione differente, piú che altro da lui mi è stato detto che io avevo ucciso nostra madre, che era colpa mia se lei era morta e se nostro padre stava così male per questa perdita.
Che io avevo rovinato la loro vita e la loro famiglia e che per questo era giusto che lui rendesse ogni mio giorno un inferno ferendomi in qualsiasi modo possibile.
Che anche mio padre mi odiasse per quel che avevo fatto.
Ed io per molto ci ho creduto!
Credevo davvero di essere il colpevole di tutti i drammi della mia famiglia, di aver rovinato la vita a tutti con il mio arrivo, che non sarei mai dovuto esserci dal principio.
... Almeno, fino a quel giorno in cui mio padre lo scoprì mentre mi prendeva a schiaffi, scoprendo finalmente di tutto quello che mi faceva passare di nascosto.
Vedere come mio padre mi difese subito, come lo rimproverò e litigó pesantemente con lui... fu veramente una rivelazione per me.
Era a quel punto che ho capito... che lui era dalla mia parte, e che non era vero che mi odiava.
Poi ho anche capito che l'unico ad avere un'idea diversa di me rispetto agli altri era mio fratello, che solo lui mi vedeva come un essere orribile, che tutti quanti mi vedevano come un innocuo ragazzino che non recava disturbo a nessuno...
... E che per questo sarei sempre stato creduto da tutti, qualunque cosa avessi detto, perchè in fondo non avevano motivo per non farlo.
E così la mia vita aveva preso una svolta diversa a partire da quel momento, cambiai anche come persona, quasi niente era piú come prima.
Beh, qualche tempo dopo successe una cosa che mi segnò profondamente, e che ricorderò.
Ah, sì: ricorderò sempre di quella volta di quando ero ancora solo un docile ragazzino, e per chissà quale motivo, mentre ero per strada, ho incontrato quel ragazzo piú grande di me che ha iniziato a pestarmi dal nulla...
Ricorderò per sempre ogni cosa che ho provato e pensato in quei momenti, di come pensavo veramente che sarei morto quel giorno, fino a che dei passanti sentendo le mie urla lo hanno fermato e sono stato soccorso...
È grazie a quell'evento che ho scoperto il mio talento, dato che fu il mio sketch del mio aggressore ad aiutare le autorità ad individuare e arrestarlo.
E fu anche così che scoprii che quello era un amico di mio fratello con cui aveva fatto una scommessa.
Ero quasi morto per una scommessa.
Una scommessa decisa da lui a danno mio, come ogni cosa che faceva.
L'ennesima cosa che faceva per provocarmi qualsiasi sofferenza immaginabile.
Ma poi, un giorno... finì tutto quanto.
Finì tutto quel giorno in cui eravamo rimasti a casa da soli, lasciati lì da mio padre.
Quel giorno in cui ho sentito dei rumori provenire da fuori al balcone, sono uscito, e ho scoperto che era scivolato e si stava reggendo con una mano sola...
Quel giorno in cui ha iniziato ad implorarmi urlando di salvarlo, ed io appena ho realizzato ho sorriso, e sono tornato in camera mia a dedicarmi al mio passatempo del disegno...
Quello è stato il giorno in cui il mio incubo è finito.
La causa di tutti i miei mali era eliminata dalla faccia della terra, una volta per tutte.
E adesso...
Potevo avere una vita effettivamente pacifica.
Potevo stare bene.
. . .
Nonostante Arthit stesse ripensando a tutto questo, non rispose alla domanda di Omiro, spostando invece lo sguardo altrove.
"Sapete che vi dico, continiuamo 'sto trial, e non immischiatevi piú negli affari miei. E non mettete piú bocca su niente che mi riguarda se prima non sapete niente."
Da come parlava, si poteva percepire quanto sembrasse stizzito per ciò che era appena successo.
E in effetti, lo era: loro non sapevano quello che suo fratello gli aveva fatto passare.
E per dirla tutta, quello che lui aveva fatto a suo fratello non era niente rispetto a quello che suo fratello aveva fatto a lui.
Tutti quanti sembravano ancora troppo scossi per andare avanti, tutti tranne uno che prese subito la parola.
"Vuoi continuare il trial? E continiuamolo. Possiamo continuarlo per esempio parlando di una cosa."
Guardando poi freddissimo il ragazzo dai capelli bianchi, gli indicò la lettera.
"Questa che ci faceva vicino al cadavere di Asuka?"
Rendersi conto di questa cosa fece girare piú persone verso Arthit, osservandolo con sospetto e dubbio.
"No, aspettate, non accusate Arthit solo per questo!" intervenne d'improvviso Mariasole, la quale non parlava da un po'.
"Non partite subito con le ipotesi, lasciatelo spiegare prima, deve pur esserci qualcosa che non va! Magari la sua lettera ce la aveva Asuka perchè gliela avevano data al movente!" continuò preoccupata.
"OH MARIASOLE BASTA, NON È FACILE STARE SEMPRE DALLA PARTE SBAGLIATA, MA TU DEVI AVERE PROPRIO UN TALENTO IN QUESTO." esclamò Jelka.
"Stiamo a due persone che difendi in questo trial, e nessuna delle due che lo meritava..." commentó Kokoro con un po' di rassegnazione.
"Ma effettivamente Mariasole ha ragione, lo stavo giusto per dire io, che al movente Asuka-"
"Aspetta Sole, non mi avevi raccontato che Asuka e Arthit si erano scambiati le lettere per avere ognuno la propria rispettiva lettera?" intervenne Rev.
Mariasole sgranò gli occhi, e si girò lentamente a guardarla.
"... A-ah, l'ho detto...?"
"Ma allora che ce la aveva a fare Asuka la lettera di Arthit, se non ce la aveva piú lxi?" chiese Ares.
"Non è ovvio? Dev'essere caduta all'assassino, nonchè legittimo proprietario della lettera." disse Taiyou.
"Wow. Non credevo nessuno di voi capace di concepire idee così idiote, ma mi avete sorpreso. Complimenti!" disse Arthit con sarcasmo, facendo anche una sorta di breve applauso battendo solo tre volte le mani.
"Arthit, perchè-" fece per dire Omiro.
"No veramente, sono molto sorpreso, perchè alla fine non c'era nessuno di voi che credevo così imbecille!"
"Hai intenzione almeno stavolta di dire qualcosa per difenderti, o vuoi solo continuare a insultarci?" disse all'improvviso Rigel Aaron, iniziando anche lui ad irritarsi.
"Io non devo fare niente per difendermi, penso sia già ovvio che è ASSURDO pensare che possa essere stato io ad uccidere Asuka."
"Ah beh, da uno che ha ucciso suo fratello non so cos'altro mi posso aspettare..." disse Rev, e non lo avesse mai fatto.
"Prima cosa, io NON HO ucciso mio fratello, su quella maledetta lettera hai forse letto che l'ho ucciso? Non c'era scritto questo, vero? O oltre alla vostra intelligenza devo rivalutare anche la vostra capacità di comprensione del testo?" inizió Arthit, contando anche sulle proprie dita i punti che stava esponendo.
"SECONDO, con mio fratello non avevo ASSOLUTAMENTE lo stesso rapporto che avevo con Asuka, sono proprio due casi completamente differenti, non ha alcun senso paragonarli." continuò, e piú andava avanti piú si poteva percepire il suo nervosismo che si alzava sempre di piú.
"Ragazzi proviamo a pensare a qualche altro indizio, per esempio... Asuka era a metà della porta aperta, non sembra anche a voi che prima dell'omicidio era dentro la stanza e poi ha aperto la porta?" cercò Omiro di distogliere l'attenzione sull'argomento attuale, ovvero i sospetti su Arthit.
"Così mi viene da pensare che abbia aperto la porta alla stessa persona che poi l'ha soffocatx..." aggiunse Kokoro.
"Magari voleva aprire la porta ad una persona di cui si fidava." disse anche Taiyou, ancora guardando molto male sempre la stessa persona.
"Questo non ha senso, avrebbe potuto aprire la porta a chiunque perchè non poteva immaginare cosa xlx sarebbe successo." ribattè Arthit.
"Parli tanto del rapporto che avevi con Asuka, e infatti... Lxi stravedeva per te, si vedeva che si fidava ciecamente di te! E tu guarda cosa xlx hai fatto!" esclamò Jelka.
"Tu... Tu come ti permetti? Come puoi dirmi una cosa così?" sibilò lui, nel mentre che piano piano porto le mani sopra al tavolo, poggiandole lì, e a quel punto si poteva notare come le sue mani stessero tremando.
"Io non avrei torto neanche un capello ad Asuka, non avevo nessuna ragione per farlo! Ho sempre apprezzato lxi e la sua compagnia! E mi fa rivoltare lo stomaco il fatto che voi possiate pensare che io abbia voluto strozzarlx."
In certi momenti mentre parlava pareva avesse la voce rotta inoltre.
"Anzi, sapete cos'altro posso dirvi? Che ho una persona qui che può confermare tutto quello che vi sto dicendo, che SA quanto io ci tenevo a lxi, eccome se lo sa!"
Voltò poi lo sguardo verso Mariasole, guardandola con un sorriso apparentemente piú benevolo.
"Mariasole, tu lo sai che io ad Asuka volevo bene, e che non avrei mai potuto farxlx del male, vero? Eh?" usò anche un tono di voce piú gentile.
Era da quando si era riiniziato a nominare xlx drammaturgx che Mariasole aveva gli occhi lucidi, e anche in quel momento, quando annuì alla domanda dell'altro.
"Io vi credo...!" disse poi con la voce rotta.
"Oh, sono così contento che almeno tu mi credi e che non mi hai voltato le spalle." rispose l'artista di sketch per la polizia, sollevato, prima di tornare a scrutare tutti i presenti.
"Avete visto? Fortunatamente Mariasole mica è come voi, che siete tutti degli ingrati, io fin'ora ho fatto tutto quello che potevo per aiutarvi e per trovare un modo per farvi uscire tutti, e voi per ringraziarmi mi state accusando di aver ucciso unx mix amicx. Bel modo di ripagarmi, davvero."
"Oh, hai rotto il cazzo!" fu la piú onesta risposta che ottenne subito da Rev, la quale persino lei stava iniziando ad arrabbiarsi.
"A me sembra che per cercare di pararti il culo ci vuoi far sentire tutti in colpa, Sole soprattutto!"
"In che modo starei facendo sentire in colpa soprattutto lei, sono curiosa di sentire con cosa te ne uscirai adesso."
"Ti stai approfittando del fatto che lei ti vuole bene per chiederle di crederti e farla rimanere dalla tua parte, così hai almeno una persona che ti difende!"
La creatrice di bambole voodoo in tutto ciò rimaneva a osservare la discussione visibilmente mortificata.
"Rev ha ragione, e anzi, con tutto quello che sta facendo a me sembra sempre piú sospetto." concordò Rigel Aaron.
"Tutto quello che sto facendo è difendermi dalle vostre stupide accuse! Volevate che mi difendevo, lo sto facendo, e adesso neanche questo vi va bene!"
"Ammettilo e basta che sei tu il colpevole! E comincio anche a pensare che tu sia anche il traditore che cercavamo!" gli disse Jelka.
"Non ci posso credere, adesso anche questo! Adesso sono anche il traditore! Quante ancora ne dovete sparare?"
"Sì, e già che ci sono, per me sei anche l'assassino di Zhenya!"
"No! No, questo non è proprio possibile!" cercò di smentire Mariasole, nel panico.
"Perchè no? Se ha fatto questo ad Asuka può tranquillamente aver fatto lo stesso a Zhenya, con la stessa cattiveria!"
"Vi prego no, vi state sbagliando!" insistette lei con gli occhi piú lucidi di prima.
"Mariasole, io lo so a che a te dispiace, ma non c'è niente che ci fa pensare a nessun altro, quindi io penso ci sia un'unica possibile ipotesi..." disse Ares, rattristito.
"No, con l'omicidio di Zhenya non c'entra niente, ve lo posso confermare!"
"E come fai ad essere così sicura che ad uccidere Zhenya non sia stato lui?" domandò Taiyou, inarcando un sopracciglio.
"PERCHÈ SONO STATA IO!"
...
Silenzio.
Quell'affermazione fece piombare un silenzio di tomba.
Che proprio stavolta non si sentì neanche il respiro di qualcuno, talmente nessuno potè piú fiatare.
Questo durò qualche attimo.
Prima che finalmente qualcuno fiatò, e fu Rev, che rise.
"Ahahah, bello scherzo, ci ho quasi creduto!" disse infatti divertita.
La ragazza dai capelli rosa parve incredula a vedere che da lxi non era stata creduta, e lo fu ancora di piú sentendo gli altri.
"Seeeeh, vabbè... Ci stavo credendo pur'io." disse infatti Taiyou alzando gli occhi al cielo.
"Mi tesoro, so che vuoi proteggere Arthit, ma mentire in questo modo... è meglio evitare." disse invece Rigel Aaron, scuotendo la testa.
Mariasole si guardò attorno, confusa.
"Ma io non... non sto mentendo, sono veramente stata io!"
"Ahahahah... no come non stai mentendo?" l'artista di strada smise di sorridere, sorpresx.
"Sono stata io veramente! Zhenya l'ho uccisa io! Taiyou lo stavo per uccidere io!"
Di nuovo silenzio.
Fu in quel momento che i presenti si resero conto, che forse Mariasole non stava mentendo.
E questa cosa lasciò sconcertato l'intero gruppo, il quale non riusciva a crederci.
Piú di tutti Rev, xlx quale era a bocca semiaperta e oltre a non sembrare crederci ancora, forse neanche ci voleva credere.
"... P... perchè l'hai fatto?"
Fu l'unica cosa che riuscì a chiederle.
"Sì, perchè?!" aggiunse Rigel Aaron, visibilmente sofferente a sapere del colpevole della morte dell'amica.
"E perchè anche me?" chiese anche Taiyou, non riuscendo a spiegarsi niente di tutto questo.
"Non volevo... non volevo fare niente, ve lo posso assicurare!" disse lei, sul punto di iniziare a piangere.
"E allora perchè??" chiese anche Jelka, devastata.
"Ho incontrato il traditore, e mi ha detto che dovevo farlo! Non avevo altra scelta, avevo tanta paura...!" continuò a spiegare la colpevole, iniziando appunto a lacrimare nel mentre.
"... Perchè... Perchè non lo hai detto subito? Ti avremmo aiutata, e..." provò a dire Ares.
"Non potevo, non me la avrebbe fatta passare liscia!"
"Ma almeno dì adesso chi è, no? Siamo tutti insieme, faremmo sì che non ti succeda niente!" cercò di convincerla Kokoro.
"Esatto! Poi così potranno tutti finalmente vedere che non sono io! Quindi dillo, per favore!" la implorò Arthit.
Tra i singhiozzi, Mariasole scosse la testa.
"Non posso...!"
L'intero gruppo era veramente in difficoltà a quel punto, nessuno sapeva piú come fare, come procedere.
"Oh, quante legnate voglio dare al traditore voi non potete neanche immaginare..." disse solo Taiyou, ormai arrabbiatissimo.
Nessuno potè aggiungere nient'altro, poichè sentirono una frase di Lily che fece perdere a tutti un battito del cuore.
"Tempo scaduto."
Disse infatti xlx ragazzx dai capelli celesti battendo anche forte le mani e alzandosi di scatto in piedi.
Questa cosa fece raggelare il sangue a tutti i presenti.
Come, e adesso?
Cosa avrebbero fatto, come??
Omiro era terrorizzato come tutti gli altri ad aver scoperto così d'improvviso che avevano esaurito il tempo a disposizione.
"E-e adesso...?"
"Dovete votare, come tutte le altre volte."
"Aspetta un attimo- Mariasole, ma quindi tu hai detto di aver ucciso Zhenya, ma invece Asuka...?" chiese Rigel Aaron.
"No, io ad Asuka non ho fatto niente, lo giuro!" assicurò lei.
"Ma allora come facciamo, non sappiamo neanche chi dobbiamo votare! Non sappiamo chi delle due vittime è morta prima!" disse Jelka, impanicata.
"Uno dei due assassini è il traditore, no? E dev'essere quello di Asuka per forza! Io penso sia meglio votare il traditore, quindi... voto la persona che penso sia!" disse Rev.
"No ragazzi, almeno con Mariasole siamo sicuri che è stata lei e non abbiamo nessun dubbio, col traditore mettete caso che sbagliamo..." disse invece Ares, preoccupato.
"Io infatti non vedo perchè ci sia ancora qualcuno che abbia intenzione di votarmi! Non sono stato io, PUNTO! Moriremo tutti se non lo accettate!" sbottò all'improvviso Arthit che ormai neanche piú sorrideva, visibilmente agitato.
"Che state aspettando ancora? Votate." ripetè Lily.
Il gruppo fu esitante, ma alla fine dovettero ognuno prendere i loro tablet e votare.
"Bene, adesso vedrò prima io il risultato." disse poi xlx ragazzx, tirando fuori un tablet.
I momenti successivi, in cui rimase a controllare in silenzio, furono momenti di alta tensione per tutti quanti, che rimasero ad attendere con angoscia di sapere l'esito dei loro voti.
Prestarono ancora piú attenzione quando Lily alzò lo sguardo dal tablet, e poi lo poggiò.
E poi finalmente lo disse.
"Oh, ma che strano: c'è un pareggio."
Omiro sbiancò appena sentì ciò.
"I-in che senso...?"
"Nel senso che Arthit Delaney, l'Ultimate Police Sketch Artist, e Mariasole Ricci, l'Ultimate Voodoo Doll Maker, hanno ricevuto lo stesso numero di voti ciascuno."
"COOOOSA!" esclamò Rev, incapace di crederci.
Così come tutti gli altri, che rimanevano con gli occhi spalancati.
"MA SIAMO IN NOVE, NON È POSSIBILE!" esclamò Jelka.
"Scusate, quante persone hanno votato Mariasole?" chiese Ares, per chiarire.
Detto ciò, a quella domanda alzó la mano, assieme a Mariasole stessa, Arthit, Rigel Aaron, e Omiro.
"E quindi chi ha votato Arthit?"
Alzarono la mano invece Kokoro, Rev, Jelka, e Taiyou.
"Visto? Non è vero che hanno ricevuto lo stesso numero di voti!" ribadì Jelka.
"Ha avuto piú voti Mariasole...!" fece notare Kokoro.
"Hey, non vi scordate di me."
Girandosi, poterono notare di come Lily, che aveva appena parlato, aveva anch'essx la mano alzata.
Tutti quanti rimasero sbigottiti, rendendosi conto di ciò che era appena successo.
Dopodichè, l'artista di sketch per la polizia si alzò in piedi.
"Ma questo è inaccettabile, tu fin'ora questa cosa non l'hai mai fatta in nessun altro trial!" protestò poi, sempre piú teso.
"MA INFATTI OOOHHHH, STAI IMBROGLIANDO!" esclamó Jelka, stando solo da quel momento dalla parte del ragazzo.
"Cambio le regole quando mi pare." rispose con tranquillità e con disinteresse xlx ragazzx.
"Tutto questo è ridicolo, voi mi avete messo in questa situazione e state facendo l'impossibile pur di fare in modo che io non ne esca, e non capisco che cosa vi ho fatto per farmi fare questo da voi!" continuò lui, rivolgendosi a tutti i presenti.
"... Quindi... continui a insistere che non c'entri niente?" ebbe il coraggio solo Taiyou di proferire parola.
"Certo! CERTO! Perchè dovrei continuare a mentire anche dopo che sono stato votato? Io non ho fatto niente!"
"Ma quindi adesso abbiamo sbagliato a votare...?" chiese Kokoro, incredula.
"Quindi moriremo tutti...?" aggiunse Omiro, con gli occhi sgranati.
"Ah, no." rispose sempre con molta nonchalance Lily.
I presenti rimasero un attimo interdetti.
"... Come no, avevi detto che..." fece per dire Rigel Aaron.
"Ripeto che cambio le regole quando mi pare."
"Ma quindi adesso cosa succederà?" chiese Ares.
"Ma perchè, non è ovvio?"
Lo sguardo dellx ragazzx si fece piú truce.
"Doppia esecuzione."
Si potè udire qualche "gasp" per lo stupore e per la paura anche, da come si poteva evincere anche dai visi sconvolti di tutti presenti, tutti, nessuno escluso.
"OOOOOHHHHHH, MA CHE È?" esclamò Rev prima di accorrere da Mariasole e abbracciarla, come per dimostrare un senso di difesa, cosa che lasciò quest'ultima ancora piú incredula.
"MA NON SE NE PARLA PROPRIO, NON CI PENSATE NEANCHE!"
Nessun altro aveva piú il coraggio di ribattere per quanto erano tutti sconvolti.
Specialmente Arthit, il quale rimaneva a fissare il vuoto con gli occhi sbarrati da quando aveva realizzato la sua situazione attuale.
In seguito Kokoro trovò il coraggio per riproferire parola e, anche se incerta, si rivolse proprio a lui.
"Arthit, come... come... ci si sente?"
Sentendola non reagì subito, ma poi pian piano girò lentamente la testa a guardarla con la stessa espressione.
"A... cosa...?"
La ragazza esitò un'altra volta, prima di cambiare espressione, infatti la sua espressione turbata si arricció in un lungo sorriso, che si allargava lungo le sue guancie.
"a PERDERE!"
Esclamò poi d'improvviso sbattendo anche entrambi i palmi delle mani sul tavolo, facendo sussultare piú di qualche d'uno.
Nessuno ebbe il tempo di realizzare che era appena successo, che già a quel sorriso si era anche aggiunta una risata che prima era partita a bassa voce, e che piano piano aveva aumentato di volume, fino a che non era nel bel mezzo di una risata che si poteva definire soltanto come "isterica".
E quando ancora non aveva finito già tutti i presenti rimanevano a guardarla in quella risata che aveva fatto raggelare il sangue nelle vene a tutti.
Omiro si era spostato leggermente sulla sedia da quando era sussultato, e dalla posizione in cui era rimasto pareva pronto ad alzarsi in piedi in qualsiasi momento, magari per allontanarsi, allibbito.
Ares si era invece già alzato in piedi e rimaneva a guardare la scena a bocca aperta, impotente, non sapendo come procedere per gestire ciò a cui aveva appena assistito.
Jelka rimaneva a fissare l'amica inorridita, non riuscendo a trovarsi una spiegazione sul perchè aveva reagito in quel modo.
"Cosa..." si limitò a mormorare Rigel Aaron, angosciato.
Taiyou era sconvolto non sapendo neanche piú come reagire, che cosa dire, ma aveva impugnato ancora piú saldamente il proprio ombrello.
Rev si era allontanatx da Mariasole ed era indietreggiatx di qualche passo prima di fermarsi in piedi a guardare la ragazza, confusissimx.
Mariasole era l'unica che non pareva sorpresa, ed era rimasta solamente inorridita, con gli occhi ancora lucidi.
Arthit era rimasto esattamente come prima, soltanto ancora piú sotto shock, e non riusciva neanche a muovere un muscolo, rimanendo come pietrificato.
Dopo pochi istanti Kokoro aveva smesso di ridere, rimanendo però con un sorriso a trentadue denti che risultava quasi grottesco, come la sua intera espressione, non piú rilassata e seria, ma soltanto malsana.
"Siete stupidi... Siete tutti stupidi!" disse poi a tutti loro.
"Kokoro, che significa questo?" ebbe il coraggio di chiedere Ares.
"GUARDATEVI! Avete condannato una persona che non andava punita, almeno non in questo caso!" mentre parlava c'erano dei momenti in cui la ragazza non è che alzava la voce, ma proprio sbraitava, spaventando sempre di piú gli altri.
Taiyou voltò lentamente la testa verso Mariasole.
"... Era... era lei quindi?" le domandó poi, al che lei ormai nuovamente tra i singhiozzi, annuì.
"Dimmi che non è quello che penso!" le disse Jelka, che si sentiva avesse la voce tremante, e stava sentendo anche gli occhi pizzicare.
"Jelka, cos'hai? Ti senti tradita? Come se ti sei affidata alla persona sbagliata? BENE! Almeno adesso questa sensazione vi sarà familiare!" continuò lei, per poi mettersi a frugare nella propria tasca.
Poco dopo, con uno scatto tirò fuori una foto che tenne in alto e mostrò a tutti, facendo così vedere loro di come si trattava di una foto della ragazza di cui erano stati a parlare durante quel trial.
"GUARDATE! Guardatela, la ragione per cui vi siete trovati qui! Per quello che VOI LE AVETE FATTO!" gridò poi puntando ripetutamente il dito contro la foto toccandola.
"La vedete lei? Lei era la mia migliore amica, e VOI me la avete portata via, così ho pianificato tutto quanto perchè era QUESTO quello che lei avrebbe voluto! Che io vi cercassi tutti quanti e vi raggruppassi per riservarvi questo inferno, è quello che lei avrebbe voluto!"
Rimise la foto in tasca, prima di iniziare a camminare in giro nel mentre che non staccava un attimo quello sguardo malsano da nessuno.
"Com'è che avete detto fin'ora e per tutto il trial? Non ricordo, non ricordo, NON RICORDO! Ma io sì. Io ricordo TUTTO, lei ha fatto sì che mi ricordassi di tutti voi e del motivo per cui siete qui!"
Si mise poi a contare sulle dita delle mani i vari gruppi mentre continuava a gironzolare per la stanza.
"Chi sapeva di ciò che Daisy passava e ha voluto far finta di niente, rimanendo nella codardia e nell'omertà, uccidendola col vostro silenzio. Come Yan Yan Lai, Nova Lund, Yaazhnila N. Zoysa, Rigel Aaron Santos, ed Henrietta Lorenz!
Chi a cui lei si è rivolta alla ricerca di una mano, le ha promesso il suo aiuto per poi infrangere ogni promessa poichè avendola dimenticata, lasciandola al suo destino. Come Omiro Yumenishi, Ares Megalos, Zhenya Petrovíc, Robin Aleksandrov, e Hayami Fuji!
CHI HA DATO INIZIATO AL SUO MARTIRIO IN QUALSIASI MODO POSSIBILE, SE CON ESCLUSIONI, DERISIONI, OSTILITÀ, DICERIE, VOCI EFFIMERE, SPEGNENDO LA LUCE DENTRO DI SE'. COME JEROME MOREAU, JELKA MARKOVÍC, TOSHIAKI AKAMORI, REVMIRA BOGDANOVA, EMMA EMME EMMERICH, ASUKA NAKAMURA, E RINGO OGAWA!
CHI HA DISTRUTTO CIÒ CHE AVEVA DI PIÚ CARO MANDANDOLO IN FRANTUMI, COME HA FATTO COL SUO CUORE. COME TAIYOU HIDAKA!
E POI VOI!"
Tra lo shock generale in cui davvero nessuno riusciva piú a ribattere, puntò il dito contro due persone, prima su Arthit e poi Mariasole.
"VOI, CHE AVETE VERSATO LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE AL VASO, CHE AVETE PORTATO AL PUNTO DI NON RITORNO!
PENSAVATE NON AVREMMO SCOPERTO LA VERITÀ?
LO ABBIAMO FATTO. QUINDI ADESSO FAREMO UN RIPASSO DI QUEL CHE È AVVENUTO!"
. . .
10/11/2021.
Ore 11:00.
Il suo compito era quello di aiutare gli altri.
Questo non si limitava solo al suo mestiere, ma arrivava fino all'interno delle sue attività scolastiche.
Anche in quell'ambiente gli toccava fare quel che poteva per assicurarsi che tutti fossero apposto.
Per questo, dopo l'incontro di recente, era partito per una missione importante.
Aveva sentito di recente delle voci che circolavano per l'edificio, e aveva conversato di recente con il ragazzo che si diceva fosse il primo ad averle diffuse.
Così quel ragazzo castano con gli occhiali gli aveva spiegato la sua versione dei fatti: aveva avvertito molte persone che conosceva di un'alunna per il suo carattere aggressivo, e di come lo aveva scoperto con un incontro avuto con lei dove quest'ultima lo aveva trattato in modo alquanto scorretto.
Se c'era qualcuno che maltrattava gli altri studenti in quel modo allora era una sua preoccupazione; ma allo stesso tempo pensava fosse importante sentire entrambi i lati della vicenda, per questo era alla ricerca della ragazzo di cui gli era stato riferito.
E quella mattina, in un corridoio dove si trovavano armadietti in gran quantità, la aveva trovata.
Quando era ancora in lontananza, la vedeva che era in compagnia di un'altra ragazza davanti agli armadietti.
Quest'ultima le stava parlando, sembrava le stesse spiegando qualcosa, prima di indicare un attimo in un'altra direzione, per poi allontanarsi nella medesima.
Già prima mentre l'altra era con lei la ragazzina rimaneva con lo sguardo basso e nel silenzio piú totale, e così rimase anche dopo.
Al diciottenne sembrava che quello fosse il momento adatto per agire, così si avviò tranquillamente verso di lei.
Appena le fu dietro, ella si girò, e lui accennò un sorriso benevolo.
"Buongiorno. Tu dovresti essere Daisy, non è così?"
"Chi sei e cosa vuoi da me...?" fu la risposta secca che ottenne.
"Mi chiamo Arthit Delaney, cercavo personalmente proprio te perchè avevo bisogno di farti delle domande."
"Non posso rispondere la mia amica mi sta aspettando."
"Di certo la tua amica può aspettare giusto qualche minuto? Devo farti solo qualche domanda per una cosa importante sul tuo conto."
Lei non rispose, rimanendo scettica a guardarlo con quegli occhi spenti.
"Dunque... si dia il caso che mi siano state riferite delle cose sul tuo trattamento verso i tuoi colleghi di scuola."
"Lo sapevo." disse lei sottovoce.
"E... volevo comunque stare a sentire la tua versione dei fatti, quindi... posso ascoltare qualsiasi spiegazione tu abbia."
"Non devo alcuna spiegazione a nessuno su questo, ora lasciami stare."
Detto ció la ragazzina fece per voltarsi, prima che l'altro le poggiasse delicatamente una mano sulla spalla per trattenerla.
"Per favore, ho bisogno di sapere la verità perchè devo garantire che tutti gli studenti qui stiano bene: è il mio dovere."
"Tutti gli studenti, tranne io, immagino."
"Ovviamente no, se c'è stato un fraintendimento sono pronto ad aiutarti, come farei con chiunque."
Mentre spiegava ciò il suo tono si fece piú calmo, come per risultare piú rassicurante.
"Quel tipo si è inventato tutto quello che ha detto a tutti..."
"Dici che non sia nulla vero? Potresti elaborare meglio?"
"Eravamo in un progetto insieme, e dopo un po' lo percepivo che non gli stavo a genio, così ha pensato bene di parlare a tutti di me in un modo che mi raffigurava come, non so, una malvivente-"
"Però ho saputo che dopo di lui altre persone hanno confermato la sua testimonianza, come può essere possibile questo?"
"Ci sta piú di qualcuno qui che sta cercando di complicarmi la vita in ogni modo, e appena hanno sentito questa storia ne hanno approfittato per affossarmi ancora di piú, semplice."
Piú continuava avanti a spiegare piú si poteva percepire un leggero aumento di nervosismo nel suo tono di voce che aumentava sempre di piú.
"Così... tu intendi che è successo tutto solo per un'antipatia nei tuoi confronti, e che tu in realtà non abbia fatto niente a nessuno?"
"Tu pensi che io possa essermi inventata tutto quel che ti ho detto fin'ora?"
Stavolta, il tono di voce dell'altra era diventato proprio truce.
"Certo che no, anzi, ti ringrazio per aver risposto alle mie domande. Allora..."
Fece qualche passo all'indietro, mentre la ragazzina non si mosse di un millimetro da dove si trovava.
Le parole che arrivarono dopo, poi, fecero avere un cambiamento in quest'ultima.
Come se sentendole dentro di se' qualcosa dentro di se' avesse fatto 𝘤𝘭𝘪𝘤, scatenando una reazione molto diversa da quelle che aveva sempre in situazioni simili.
"... Vedrò di parlare di nuovo con quello studente, in modo da chiarire e poter essere sicuro di-"
"Che cosa, essere sicuro di che cosa?!"
Disse lei alzando leggermente la voce e anche lo sguardo, motivo per cui il ragazzo potè notare ora quanto fosse adirata.
"Devo essermi espresso mal-"
Neanche il tempo di reagire che si ritrovò spinto contro il muro di armadietto sbattendo la schiena contro essi dopo lo spintone ricevuto dall'altra con entrambe le mani.
"TANTO TU PENSI CHE HO INVENTATO TUTTO IO, CREDI ANCHE TU A QUELLI CHE MI VOGLIONO ROVINARE!"
Sbottò lei davanti agli occhi increduli dell'altro, il quale non riusciva neanche piú a parlare per difendersi per lo stupore e la confusione dovuta a quello che era appena successo.
"QUAND'È CHE DECIDERETE TUTTI FINALMENTE DI LASCIARMI VIVERE?! ORA CI MANCAVI SOLO TU!"
Mica smise, continuò ancora a sbroccare contro il piú grande, nel mentre afferrandolo pure per la maglia con entrambe le mani e scuotendolo poche volte.
Tutto il trambusto causato da quella scenata attirò l'attenzione dei vari alunni che erano nei paraggi in quel momento, i quali si allarmarono.
"OH!"
"Raga che cazzo fa-"
"E FERMATELA!"
Tra il vociare generale, piú di qualcuno accorse per allontanare la ragazzina da Arthit.
Quest'ultimo, il quale era rimasto come pietrificato durante quell'aggressione, una volta che fu liberato dalla presa dell'altra, si sedette per terra, o forse si lasciò cadere seduto a terra mentre aveva iniziato a respirare affannosamente, in preda al panico causato da quel che era appena successo.
. . .
"Ma quindi? Era questo quello che Arthit ha fatto? E Sole che c'entra?!" commentò Rev, non capendo.
"FAMMI FINIRE DI PARLARE."
. . .
13/11/2021.
Ore 09:00.
Era passato qualche giorno ormai, ed era tutto calmo ora.
Era tutto finito ormai da un bel po', e si era risolto bene per Arthit.
Dopo essere stato aiutato, il fatto era stato riportato al preside dell'istituto, il quale aveva deciso di sospendere per qualche giorno l'alunna per l'aggressione: per cinque giorni, e ora ne mancavano due prima che potesse tornare tra quelle mura.
E quindi in quei giorni lui poteva stare tranquillo...
... Ma allora perchè non si sentiva ancora tranquillo?
Perchè da quel giorno sentiva qualcosa dentro di se' che tutto gli provocava, tranne che tranquillità?
Questo era quello che si chiedeva, mentre camminava per il corridoio.
"Ah, mi scusi!"
Si fermò, però, quando sentì una voce alle sue spalle, così si girò, ritrovandosi davanti ad una ragazzina che aveva tra le mani dei fogli.
"Scusi, ma la avevo vista prima nella classe della professoressa Ishii, non è che potrebbe portarle una cosa che dovevo consegnarle?" domandò lei con un sorriso.
Il ragazzo a sua volta sorrise, con fare amichevole.
"Ah, ma certo che posso: qual è il tuo nome, così che io possa dirglielo quando andrò da lei?"
"Mi chiamo Mariasole Ricci!"
"Piacere, Mariasole, io sono Arthit. Sono per caso quei fogli le cose che devi consegnare alla prof Ishii?"
"Sì, esatto!"
"E allora dammeli, che ora ci penso io."
Così la sedicenne gli passò i fogli, i quali lui prese.
"Grazie mille!"
. . .
Ore 11:00.
Pausa pranzo: tutti quanti nell'edificio potevano staccare la spina per un po' per potersi dedicare ai propri pasti.
Non per forza peró questo era tutto ció a cui pensavano le persone in quell'ora: c'era anche chi voleva semplicemente sfruttarla per svagarsi, e/o rilassarsi.
Proprio come il ragazzo, che era seduto in una panchina nel vasto giardino della scuola, il quale era accessibile a tutti, anche alle persone estranee all'istituto.
Stava semplicemente seduto lì a godersi il paesaggio circostante, quando d'improvviso una persona si avvicinó a lui, così alzò lo sguardo, ritrovandosi di nuovo Mariasole dinanzi, la quale ora aveva invece tra le mani un portapranzo chiuso.
"Arthit, la professoressa Ishii ha corretto il mio compito che lei le ha consegnato e ho ottenuto un ottimo voto! Sono qui per ringraziarla di nuovo per quel che ha fatto per me!" spiegò lei con entusiasmo.
"Ah, ma non c'è bisogno di ringraziarmi: ho fatto solo quello che pensavo fosse piú giusto." rispose lui sorridendo tranquillamente.
"Sento di dover fare qualcosa per sdebitarmi! Cosa posso fare per lei per dimostrare la mia gratitudine?"
"Ahah, ma di cosa stai parlando? Non devi fare niente per me, non ti preoccupare."
"Ne è sicuro? Posso offrirle il mio pranzo! La vuole la stracciatella in brodo?"
"No, assolutamente, non mi devi dare niente, stai tranquilla."
"Okay!"
Detto ció la ragazzina si allontanò con ancora il sorriso in viso, lasciando nuovamente solo.
Così lui poteva continuare a osservare l'ambiente.
Peccato che, dopo un'attenta conversazione, la quiete che stava provando solo in quel momento si interruppe notando una cosa.
Aveva notato, in lontananza, che su una panchina vi erano due ragazze, una delle due parlava e l'altra la ascoltava in silenzio, e sulle loro panchine vi erano anche i loro zaini.
Tutto ad un tratto, mentre lui continuava a osservarle, la prima si alzò in piedi prendendo l'altra per mano, per poi allontanarsi lungo il prato con lei, la quale si lasciò trascinare, lasciando momentaneamente lì i loro zaini.
Ma cosa c'era in questa scena che lo turbava così tanto?
Che la ragazza rimasta tutto il tempo in silenzio era la stessa che lo aveva aggredito qualche giorno prima.
Ed era questo che non riusciva a farlo rimanere sereno da quel giorno.
Continuava a pensarci in ogni istante delle sue giornate, non c'era un momento in cui per la mente non gli tornava quella scena, quegli attimi.
Quegli attimi in cui lei gli aveva messo le mani addosso in quel modo, facendogli ricordare momenti bui del suo passato.
Come si era permessa a fare a lui questo??
A mandarlo nel panico, inoltre umiliandolo in uno spazio pubblico davanti a quelle persone?!
Per che cosa poi, per un paio di domande?!
Sospenderla qualche giorno per lui non era abbastanza!
Voleva vederla distrutta, rovinata!
Farle avere conseguenze che si sarebbe portata dietro per molto piú di cinque giorni!
Questo era quello che si meritava!
Spostò lo sguardo altrove, guardando poi in un altro punto, dove su un'altra panchina vi era la professoressa Ishii, seduta a consumare con piacere il suo pranzo, con la propria borsa di fianco.
La osservò per qualche secondo, poi sorrise, dopo aver avuto un'idea.
Si rigiró nel punto dove prima aveva visto allontanarsi Mariasole, e la ritrovò su un'altra panchina ancora, mentre con un cucchiaio consumava il suo pranzo.
Con lo stesso sorriso, si alzò e si avviò verso di lei, e una volta che fu abbastanza vicino, lei alzò lo sguardo verso di lei.
"Arthit, ha cambiato idea? La vuole la stracciatella in brodo?"
"No, ecco, volevo solo... parlarti un attimo. Non è che potrei sedermi vicino a te?"
"Ma certo!"
Così il piú grande prese posto sulla panchina, prima di poggiare una mano sulla spalla dell'altra guardandola, mentre cercava di sembrare il piú convincente possibile.
"Senti... tu hai detto che vorresti fare qualcosa per ringraziarmi?"
"Assolutamente!"
"E cosa potresti fare...?"
"Qualsiasi cosa mi chieda: mi ha aiutata, glielo devo!"
Riflettè un attimo, prima di rispondere di nuovo.
"... Quindi se ti spiegassi una cosa per cui avrei bisogno che tu mi aiuti..."
"Assolutamente la aiuterei, per qualsiasi cosa sono disposta!"
"Bene, allora ascoltami bene, perchè questa cosa è importante per il bene nostro e di tutti gli altri nostri compagni, capisci? Purtroppo io devo pur fare qualcosa per questo, e quindi io..."
. . .
Ore 17:00.
Quella fu sicuramente una mattinata movimentata a scuola.
E dopo tutte le cose che erano successe, erano arrivati al pomeriggio tardi.
E ora la professoressa Ishii si trovava seduta su quella sedia girevole, davanti a quella cattedra, guardando davanti a se' con aria preoccupata.
Davanti a lei, alla parte opposta del banco, un anziano signore.
Ci fu un po' di silenzio per ancora qualche istante, prima che l'uomo prese parola.
"... Quindi... lei che cos'ha da dire su quel che è accaduto nella giornata di oggi?"
"Signor preside, ci dev'essere stato un errore, non è possibile..."
"Lei dice che non è possibile? Che sia successo... quello che mi è stato segnalato dal suo alunno?"
"È che mi rifiuto di crederci, lei non può averlo fatto."
"Il suo alunno è arrivato nel mio ufficio, e mi ha riferito che ha visto un'altra alunna prendere il suo portafogli, signorina Ishii, chiedendo poi che il suo zaino venisse ispezionato... e così abbiamo recuperato il suo portafogli, che si trova ora nella cattedra, in modo che lei se lo possa riprendere."
"Io non so come ci sia finito lì, ma sento che c'è qualcosa che non va, ma non saprei come dimostrarvelo!"
"Magari può illustrarmi cos'è successo prima del furto?"
"Ecco- io ero seduta, quando il mio alunno è venuto a parlarmi e mi sono allontanata un attimo con lui perchè voleva farmi delle domande su un compito che doveva consegnare, e- e quando sono tornata, il mio portafogli non era piú nella borsa."
"Ed è stato poi ritrovato nello zaino di quell'alunna. Un'alunna che tra l'altro era già sospesa."
"Signor preside, io sento che lei non c'entra niente."
"E come può essere? Di certo l'oggetto rubato non può essere finito dentro al suo zaino per una pura casualità, o per incidente."
"È che io ho lavorato alle elementari dov'è andata questa studentessa, le ho insegnato e- e la persona che ho conosciuto non avrebbe fatto questo!"
Continuò poi, sempre piú preoccupata nel tentativo di difendere la propria tesi.
"So benissimo quanto lei ha sudato per farsi ammettere in questa scuola, e per me non può essersi bruciata un'opportunità simile rubando a un'insegnante, soprattutto dopo che è già stata sospesa e quindi rischiando il doppio!"
L'anziano stette ad ascoltare attentamente alle parole della donna, per poi rimanere in silenzio, e abbassare lo sguardo.
Tempo di un paio di attimi, e poi rispose.
"Capisco il suo punto di vista, ma... non abbiamo modo di verificare l'effettiva innocenza della studentessa, come lei sostiene..."
Spostò poi lo sguardo altrove.
"Rubare un effetto personale, soprattutto se a una figura come quella di un'insegnante, è inaccettabile... Se poi accade in un'istituto di prestigio e importante come questo, poi... Non riesco a immaginare che idea l'intero Paese si farebbe di noi se chiudessimo un occhio e offrissimo un'altra possibilità dopo un gesto così..."
Tornò poi lentamente a guardare la professoressa, la quale nonostante rimanesse in silenzio si vedeva già solo dagli occhi come volesse implorarlo di non dire quello che inevitabilmente disse dopo.
"... Penso... dovró procedere con l'espulsione."
. . .
"Non ricordo! NON RICORDO! ADESSO QUALCUNO PER CASO RICORDA?" continuò a sfasare la ragazza dai capelli neru, fuori di se' ormai da un po'.
"ORA CHE VI HO RICORDATO TUTTO CAMBIA QUALCOSA?"
C'erano tante parole per descrivere gli stati d'animi dei presenti, ma una parola in particolare che si poteva usare era... mortificati.
Sì, perchè tutti stavano ascoltando le sue parole, rendendosi conto del come si era arrivati a questo punto.
E quindi c'era chi aveva abbassato la testa, chi aveva gli occhi lucidi, e chi rimaneva esattamente come prima.
Omiro, in particolare... continuava a ripensare all'ultimo ricordo che aveva di Daisy.
Di come lei era venuta a chiedere aiuto ad un vecchio amico... e di come per lui era una sconosciuta e l'aveva trattata come tale.
Di come quella era l'ultima volta che la aveva sentita, l'ultima definitiva.
E di come poteva aiutarla.
In quella situazione dove tutte quelle persone le stavano causando problemi, lui aveva avuto l'occasione di aiutarla.
E non lo aveva fatto, e ora quella ragazzina con cui aveva passato tanto tempo da piccolo non c'era piú.
Fatto sta che dovette distrarsi dai suoi pensieri quando Arthit fu quello che trovò il coraggio di aggiungere qualsiasi altra cosa.
"Ma di cosa stai parlando? Io direttamente non ho fatto niente, stavo solamente cercando di proteggermi dopo quello che mi è successo!" osò ribattere.
"Questo piano di vendetta è una cosa praticamente disumana, e crudele. Un gruppo di persone ha dato problemi alla tua amica e tu hai deciso di farli ammazzare tutti quanti tra loro, è allucinante quello che hai creat-"
"SÌ! SÌ, HO FATTO TUTTO QUESTO PER UN'AMICA!" urlò lei continuando a sorridere in quel modo malsano.
"Perchè la mia amica è MORTA per tutto questo, Arthit! E ora dovresti anche capire com'è! Eh? Com'è, Arthit? Com'è sapere che una persona a cui volevi bene è morta per colpa di qualcun altro?"
L'aria nervosa che aveva in quel momento il ragazzo dai capelli bianchi svanì appena sentì quelle parole, rimanendo incredulo a quello che stava sentendo e che aveva ancora da sentire.
"PERCHÈ IN CASO NON LO AVESSI CAPITO, L'HO FATTO APPOSTA! Ho scelto apposta Asuka proprio con l'intenzione di colpire te, perchè tu dovevi provare quello che TU hai fatto provare a ME!"
Non sembrava che potesse assumere un atteggiamento ancora piú psicotico di quanto lo paresse già, e invece dalle cose che disse dopo pareva ancora piú sadica di prima.
"Dovevi vedere tutto quanto, TUTTO! Compresi i pugnetti che mi dava alle braccia per liberarsi mentre xlx stringevo le mani sul collo e facevo piú pressione che potevo. HAH! È così che ho trovato il modo per farlx stare zittx una volta per tutte!" descrisse poi con anche un tono leggermente beffardo.
Ascoltando tutto ciò, anche Arthit tornò nuovamente a tacere, non riuscendo piú a dire niente per ribattere.
Avendo finito con lui almeno per quel momento, Kokoro rivolse lo sguardo invece a Mariasole, la quale continuava a lacrimare sconsolata e impaurita.
"TU INVECE! Fortunatamente ho già trovato il modo per occuparmi di te, sfruttando il tuo stare sempre agli ordini di chiunque. VOGLIAMO FARE UN RIPASSO ANCHE DI QUESTO?"
. . .
La creatrice di bambole voodoo e la cake designer si ritrovavano nella cucina, e in quel momento erano intente a scrutare la scoperta che avevano appena fatto.
Entrambe guardavano quella foto, che raffigurava quei due bambini.
"... Non è Omiro quello?" chiese la seconda.
"Ohhh, hai ragione, somiglia ad Omiro quello..." rispose la prima.
"Non è che gli somiglia, è proprio lui."
"Ma cosa ci fa con quella? E come mai questa foto è qui?"
La ragazza dai capelli rosa sorrise.
"Bisogna andare a cercare gli altri e parlarne per risolvere il mistero!"
"Quella?" domandò Kokoro, non staccando un attimo gli occhi dalla foto.
"Sì... la conosci?"
"Tu la conosci?"
"Io? No, non mi sembra familiare! O forse non la ricordo!"
Si avvicinò poi alla ragazza dai capelli neri, la quale ancora non si girò a guardarla.
"Come mai questa domanda?"
Fu quando si ritrovò abbastanza vicina che in un attimo la piú alta con entrambe le mani afferró il colletto della giacca dell'altra, per poi strattonarla con tutta la forza che aveva.
"Oh, che cos-"
SBAM.
Mariasole non fece in tempo a reagire che in un attimo fu scaraventata e urtata contro lo scaffale di metallo, e per l'impatto delle pentole che si ritrovavano là sopra caddero e sbatterono a terra, generando ancora piú frastuono.
La ragazzina, dopo di ciò, si ritrovava seduta a terra, accasciata per il gesto subito, e disorientata per quella cosa così improvvisa.
"Oww... Kokoro, perchè mi ha fatto questo? Ho fatto qualcosa di mal-"
"CERTO CHE L'HAI FATTO!" le sbraitò contro l'altra su tutte le furie, afferrandola nuovamente per il colletto, e questo cambio improvviso di comportamento provocò alla piú piccola oltre che confusione anche spavento, infatti sgranò gli occhi.
"Ohhh... chiedo scusa allora, non so cos'ho fatto, ma non lo farò pi-"
"COSA PENSI? CHE BASTA CHE CHIEDI SCUSA PER OGNI COSA CHE FAI A DANNO DEGLI ALTRI?!" continuó imperterrita, scuotendola anche un paio di volte.
"SEI SOLTANTO UNA BAMBINA STUPIDA! NON SAI DECIDERE PER TE, NON SAI NEANCHE CAPIRE DA SOLA SE UNA COSA DA FARE È GIUSTA O SBAGLIATA!"
Ora la creatrice di bambole voodoo la stava guardando mortificata mentre le urlava contro tutte quelle cose, e iniziava anche a sentire gli occhi lucidi, mentre anche quando provò a parlare suonava parecchio intimorita.
"Ko... Kokoro, io..."
"NON SAI FARE UNA COSA GIUSTA, SAI SOLTANTO STARE AGLI ORDINI DEGLI ALTRI, E PER QUESTO OGNI VOLTA FAI DEL MALE A PERSONE CHE NON SE LO MERITANO!"
Lasciò andare la presa sui suoi abiti con un gesto brusco.
"È PER QUESTO CHE ALLA FINE NON TI VUOLE MAI PIÚ NESSUNO! COME TUA MADRE, E TUTTI GLI ALTRI ANCHE!"
Arrivata a quel punto Mariasole stava ormai piangendo sconsolata per tutte quelle emozioni che quell'attacco le aveva portato, e non riusciva a fare altro che questo, rimanendo impotente ad ascoltare quel "rimprovero".
La cake designer si rimise dritta in piedi, guardandola dall'alto con sguardo truce e pieno di odio.
"PER COLPA TUA QUESTA FINE FINIRÀ PER FARLA ANCHE LA TUA AMICHETTA."
"No! No, ti prego!"
Con una velocità incredibile la piú bassa si era messa in ginocchio e con lo sguardo rivolto verso al pavimento, supplice ai piedi dell'altra.
"Non anche lei, ti scongiuro! Ti prego, no!" la implorò disperata tra le lacrime.
Quella reazione, vedere come Mariasole le implorava pietà almeno nei confronti dell'altra ragazza, la portò lentamente a formare un largo ghigno malsano per la soddisfazione.
E a quel punto, iniziò a parlare con piú calma.
"... Beh... Sei ancora in tempo per fare almeno una cosa giusta. Per il suo bene."
"Farò qualsiasi cosa! FARÒ DI TUTTO!"
Kokoro si girò, per poi incamminarsi con calma via dall'altra, la quale rimase nella stessa posizione, non potendo quindi vedere dove stava andando a fare cosa.
La udì poi sfilare un oggetto da un recipiente, per poi di nuovo tornare a sentire i suoi passi per la stanza.
Sentì un dito sfiorarle la testa, così lo alzò lo sguardo, potendo così con suo grande orrore vedere che la piú alta le stava porgendo un coltello da cucina, aspettando che lei lo prendesse, con lo stesso lungo sorriso.
"Sai già cosa devi fare, e allora sì che vedrò di risparmiare almeno lei."
La creatrice di bambole voodoo tese in avanti la mano tremante, esitó per qualche istante, ma alla fine prese delicatamente in mano il manico della lama.
. . .
Insomma, arrivati a questo punto è inutile descrivere di quanti tutti fossero sconvolti, dato che piú di così non lo si poteva piú essere, con tutte le cose agghiaccianti che erano successe.
Eppure, c'era una persona che sembrava essere riuscita a scocciarsi piú di quanto lo avesse fatto già, ovvero Rev.
Infatti, quest'ultima era ancora in piedi e guardava incredula la creatrice di bambole vooodoo.
"Hey, che significa questo? Non mi dire che ti sei fatta convincere da questa matta per me!" provò a dirle, non ricevendo però alcuna risposta, nè tantomeno l'altra si girò a guardarla, continuando a piangere.
"Io mica mi meritavo che facessi tutto questo per me! Perchè l'hai fatto??" continuò, non riuscendo a crederci.
Piano piano i pianti terminarono anche se qualche singhiozzo si poteva udire ancora, mentre la ragazza dai capelli rosa dopo qualche attimo si girò lentamente a guardare l'altra, ancora da seduta.
Dopo un po' che era del tutto rivolta nella sua direzione, pian piano la sua espressione triste diede spazio ad una piú serena, soprattutto dagli occhi, i quali la guardavano con sicurezza, come se essa fosse provocata dalla visione della ragazza, oltre al piccolo sorriso che aveva accennato.
"... L'ho fatto perchè... non volevo te ne andassi anche tu, Rev."
. . .
Cara mamma,
È da tanto tempo che non ci sentiamo, ti ricordi di me?
Sono Mariasole, la tua bambina.
È passato molto tempo da quando te ne sei andata, e sono successe tante cose.
Nonostante questo la mia situazione non è cambiata di molto, mi sento ancora molto sola!
Mi sentivo così sin da quando ero piccolina e tu c'eri ancora, perchè mi avete raccontato del mio fratellino che doveva nascere insieme a me, ma ci sono stati dei problemi e hai potuto far nascere solo me.
Ci penso spesso e mi dispiace, lo avrei voluto tanto un fratello che giocasse con me quando nessun altro bambino voleva!
Ricordi il giorno che te ne sei andata?
Io lo ricordo bene, eccome.
Mi ricordo come durante i giri che dovevi fare in città mi hai lasciata in macchina e hai detto che saresti tornata subito, e io ti ho creduto, perchè sei la mia mamma e lo rimarrai sempre, che motivi avevo per non crederti?
Poi ti ho vista parlare con un signore giovane e bello, ma che non era papà!
E l'ultima volta che ti ho vista è stata poco dopo, quando sei scappata via con quel signore, mano nella mano!
E così mi hai lasciata sola nella macchina chiusa, fino a che le persone che passavano di lì mi hanno sentita piangere e sono stata salvata.
Ci penso spesso a quel giorno, sai?
Mi sono chiesta tante volte perchè non sei piú tornata da me, se ho fatto qualcosa che non ti è piaciuto, o se mi sono comportata male.
Sono cresciuta sempre molto sola, fino a che papà non ha portato una nuova signora a casa, e ha iniziato a vivere con noi con suo figlio, che si chiamava Henrik e aveva la mia età.
Mi ci sono divertita tanto assieme, finalmente avevo della compagnia!
Almeno fino a quel giorno, quando l'ho ferito mentre facevo quello scherzo con quel petardo...
Non pensavo sarebbe successo, è che stavo iniziando a conoscere nuove persone, a farmi nuovi amici, e loro volevano che io lo facessi, quindi io dovevo farlo per non perdere anche loro!
Però la mamma di Henrik si è arrabbiata tanto, con me e anche con papà che mi ha difesa...
Il giorno dopo, loro due non c'erano piú, se n'erano andati con tutte le loro cose!
Mi avevano abbandonata anche loro, proprio come hai fatto tu mamma.
Mi chiedo come stai e dove sei, se magari adesso hai una nuova famiglia con quel signore, se hai avuto un altro bambino che effettivamente non lascieresti.
Ti aggiorno anche dicendoti che ho conosciuto una persona.
Lei mi ha cercata sin da subito, mi diverto sempre con lei, mi fa stare bene, e mi fa sentire sempre voluta.
Lei... Sento che è diversa da tutti gli altri ragazzi attorno alla mia età! Lei è speciale!
Mi ha spaventata molto una volta, una sera è sparitx e nessuno lx riusciva piú a trovare...
Ho avuto tanta paura, ho immaginato qualsiasi cosa!
Per un attimo mi è anche venuto da pensare che anche lxi avesse deciso di scappare via con qualcun altro di bello e giovane!
Fortunatamente è ancora con me, e...
È per questo...
Che non posso permettere che mi portino via anche lxi.
. . .
Di nuovo, altro silenzio.
Era chiaro che nessuno aveva piú alcuna voglia nè coraggio di commentare tutti gli avvenimenti che coinvolgevano quel trial.
Il silenzio venne interrotto da un sospiro di sollievo di Kokoro, la quale guardava altrove con aria sognante.
"Non posso credere che sono arrivata a questo punto, Daisy. So che ovunque tu sia mi stai guardando e sei fiera del lavoro che ho fatto per te. Ce la abbiamo fatta, anche tu riesci a crederci?" disse tra se' e se' ad alta voce.
"È arrivata oggi la fine, ma credevo fosse già arrivata quel giorno..."
. . .
21/11/2021.
Ore 18:00.
La ragazza bussó alla porta due volte, per poi rimanere ad attendere pazientemente.
Per bussare aveva usato la mano libera, quella con cui non reggeva la grossa busta chiusa di carta bianca.
Aspettò qualche attimo, e poi la porta si aprì.
Così si ritrovò davanti alla donna, la quale mostrò un caloroso sorriso appena la vide.
"Oh, Kokoro, sei qui!"
"Hey..."
"Entra, prego, entra pure!" disse la piú anziana facendosi di parte, in modo che avesse lo spazio per entrare, mentre pareva davvero assai felice di vederla.
Una volta che l'adolescente fu dentro, richiuse la porta dietro di se'.
"Come stai, tesoro?"
La ragazza spostò lo sguardo altrove, non rispondendo alla domanda, prima di indicare la busta che aveva tra le mani, dove era contenuto un lungo vassoio di vetro.
"Uhm... ho portato delle cose per voi, le ho fatte io."
"Cara, non dovevi! Grazie mille!"
Lo sguardo di Kokoro non era contento sin da quando era arrivata, ma a quel punto si fece piú cupo.
"... Alice... lei invece dov'è?"
Anche il sorriso della donna svanì, dando spazio ad un'espressione dispiaciuta.
"Lei? Eh... È da giorni che esce da camera sua solo per mangiare e andare in bagno, e si rifiuta di farmi entrare nella sua stanza anche per parlarmi."
"Lo immaginavo, neanche ti chiedo come sta perchè mi basta sapere quel che mi hai appena detto."
"Già, la mia bambina non sta affatto bene..."
"Diamole ancora un po' di tempo per riprendersi quello che è successo. In fondo, era da una vita che aspettava di far parte di quella scuola."
"Ma onestamente, è un bene che non sia piú in quella scuola, dove l'hanno punita per niente! Perchè io lo so, che la mia bambina non ha fatto niente!" protestò Alice, arrabbiata.
"Sì, hai ragione."
"Ma in realtà, non è neanche l'unica cosa per cui non sta bene... è da quando ho scoperto quel che è successo con Lily... ho provato a dirle che possiamo trovarne un altro uguale! Ma niente, non ne vuole sentire!" continuò a spiegare.
"Non penso ci sia rimasta male perchè pensava di non trovare un'altra bambola uguale, ma perchè quella in particolare aveva un valore sentimentale molto grande per lei. Ce la aveva da sempre..." rispose l'altra.
La madre rimase un attimo a riflettere, con aria rattristita.
"Senti, Kokoro... che dici se provi a cercarla tu per farla uscire un po'? Magari se provi tu a convincerla ci riusciamo..."
"Ah, sì, certo, così potete mangiarvi quel che vi ho portato."
"Ottimo! Dovrebbe essere ancora in bagno!"
La ragazza dai capelli neri si incamminó quindi lungo il corridoio, portando con se' il vassoio per mostrarlo all'amica.
Camminando, arrivò anche fino a davanti le scale, iniziando così a salirle.
Una volta al piano di sopra, si guardò un attimo intorno, prima di avviarsi verso la porta del bagno, sapendo subito dov'era, dato che dopo tutti gli anni trascorsi a visitare spesso quella casa la conosceva come il palmo della sua mano.
"Daisy..." la chiamò, nel mentre che si avvicinava alla porta.
Fu appena arrivò lì davanti, che si rese conto che la porta era stata lasciata socchiusa.
"Sto per entrare..." disse, bussando per rendere chiaro il proprio arrivo.
Aprì poi la porta.
"Guarda che ti ho port-..."
Non finì la frase, ammutolendosi di colpo.
Cadde il silenzio per pochi secondi, e l'unico rumore che si sentì dopo fu quello del vassoio che si spaccava in mille pezzi per terra dopo che era stato lasciato cadere.
La cake designer rimase immobile, come pietrificata, tenendo gli occhi fissi sulla vasca da bagno dove si trovava seduta l'amica, con ancora gli abiti addosso, la testa rivolta verso il basso, il viso coperto da varie ciocche di capelli, e un braccio lasciato a penzolare fuori dalla vasca, con l'avambraccio quindi poggiato sul bordo.
"Kokorooo? Cos'è successo, stai bene?"
Non rispose alla voce di Alice, neanche quando sentì a seguire i passi che si facevano sempre piú vicini, fino a quando non fu giunta al piano di sopra.
"Oww, che pasticcio qui per terra... Non è successo niente, adesso puliamo! Che ti è successo?" chiese, nel mentre che si avvicinava alla porta.
Si avvicinò alla porta, e cercó di controllare all'interno di essa nonostante avesse ancora la giovane davanti, e una volta che vide la scena, la prima cosa che uscì dalla sua bocca fu un "GASP" per l'orrore.
"ODDIO!"
Esclamò poi, prima di precipitarsi al piano di sopra alla ricerca del telefono di casa, e nel mentre che si dirigeva verso di esso tentava anche di attirare l'attenzione delle persone nel vicinate che avrebbero potuto udirla.
"AIUTO! AIUTATEMI-"
Kokoro, invece, era ancora rimasta là, ferma da sola, a fissare la scena con gli occhi spalancati e la bocca semiaperta, come se volesse dire qualcosa, o forse anche gridare qualcosa, ma non riuscisse a fare neanche quello.
. . .
In quei momenti, Kokoro pareva essere molto piú calma rispetto a prima, anche dal modo di parlare, senza piú urla.
"Ebbene... adesso è arrivato il momento di finire questo lavoro una volta per tutte." rivolse poi lo sguardo di nuovo agli altri.
"Prima tocca ad Arthit e Mariasole come è stato deciso da questo trial, ma poi è ovvio che tocca a voi. Che pensate, che voi avete via di scampo? No, vi tocca la stessa sorte di tutti i vostri compagni visto che avete fatto tutti le stesse cose. Dovete morire tutti qui." spiegò poi con tranquillità.
Si voltò poi di nuovo verso i due votati colpevoli, i quali entrambi fissavano il vuoto senza dire piú niente.
"Però vi concedo delle ultime parole. Quindi, avete qualcosa da dire nei vostri ultimi minuti della vostra miserabile vita?"
"I... i-io sì." rispose Mariasole, anche se con un po' di fatica.
Attirando l'attenzione di tutti, questi poterono notare come il viso della ragazza aveva perso un po' di colorito, impallidendo leggermente.
"Io... Sono arrivata a questo punto per Rev, ma mi sono resa conto che le ho causato più sofferenza che altro, uccidendo qualcuno per lei e facendomi votare!"
Proseguì poi a spiegare:
"E adesso, ho pensato che dovevo cercare un modo per farla soffrire il meno possibile ancora! Sicuramente la farei soffrire molto di piú se mi vedesse subire cose atroci in un'esecuzione, posso solo immaginare cosa mi possa succedere là! Magari... potrebbero sostituire i miei occhi con dei bottoni come con le mie bambole! Oppure potrebbero fare una mia bambola voodoo e farle cose agghiaccianti che portino alle peggio sofferenze!"
Dopodichè mostrò un sorriso stranamente sereno, mentre il suo tono di voce si faceva sempre piú flebile.
"Fortunatamente... sono arrivata preparata per evitare questo!"
Nessuno capiva cosa volesse dire, fino a che non si sentì da sotto il tavolo il rumore di un oggetto che cadeva, e dopodichè la creatrice di bambole voodoo si mise in piedi, e fu solo in quel momento che furono visibili i polsi da cui ora stavano scendendo fiumi di liquido rosso.
L'altro rumore che si sentì in seguito fu l'urlo che cacciò Jelka, seguito poi dal rumore della sedia spostata da Ares per correre dalla ragazza dai capelli rosa e sorreggerla tra le propria braccia prima che potesse accasciarsi a terra.
Omiro era rimasto a bocca aperta per lo shock, Taiyou e Rigel Aaron avevano entrambi una mano davanti alla bocce inorriditi, mentre Arthit aveva gli occhi spalancati mentre fissava la scena davanti a se'.
Rev anche accorse verso l'amica e, una volta che l'uomo di punta si fu inginocchiato a terra tenendola ancora tra le braccia, anche lei non esitò a mettersi in ginocchio per stare alla loro altezza.
"HEY! Ma che ti è saltato in mente?! Ti rendi conto di quello che hai appena fatto? Mi dici perchè, Sole?!" le disse, visibilmente impanicata.
Quasi priva di forze, l'altra si girò lentamente a guardarla, prima di rivolgerle un sorriso genuino.
"P-perchè tu... mi hai d-dato tu-tutto quello che... m-mi mancava..."
Anche in quegli istanti nei suoi occhi si poteva vedere lo sguardo adorante che aveva nei confronti della piú grande.
"Gra... zie..."
"Che pensi, di lasciarmi così anche tu? Non mi puoi lasciare da sola, non voglio! Hey, Sole!" continuò a richiamarla.
Si ammutolì, peró, quando si rese conto che Mariasole era appena spirata tra le braccia del castano, serenamente e senza piú provare alcuna sofferenza anche perchè aveva appena passato quegli ultimi secondi con la sua amica.
Silenzio.
Nella stanza era appena calato il silenzio piú totale.
Anche l'artista di strada ora rimaneva a fissare ciò che aveva sotto agli occhi senza fiatare, e senza ancora mostrare alcuna reazione.
Dopo qualche istante passato così, voltò le spalle, vedendo così come a qualche metro di distanza aveva Kokoro che lx guardava ridendo sotto i baffi.
"Eh... speravo soffrisse di piú... ma non fa niente, la cosa piú importante è che è fuori un'altra." disse quest'ultima, soddisfatta delle conseguenze del suo piano.
Xlx ragazzx dai capelli viola rimase ancora qualche istante a guardarla, a bocca chiusa e con gli occhi sgranati.
Prima di rispondere.
"Io ti uccido."
Fece in tempo con un gesto fulmineo a poggiare un piede per terra ma non a fare lo stesso con l'altro con l'intenzione di darsi la spinta per mettersi in piedi, poichè prima che ci riuscisse Ares lx aveva già afferratx per un braccio e strattonatx, facendolx cascare nuovamente a terra.
Nonostante lxi opponesse resistenza, il castano riuscì a spostarsi dal cadavere e ad avvicinarsi abbastanza allx ragazzx da poterlx bloccare del tutto.
"lasciaMI-!"
"Peggiorerai soltanto la situazione così, non fare nient'altro di cui ti potresti pentire!" cercò di dissuaderlx e calmarlx lui.
"Oh, abbi pazienza, con voi avremo tempo per fare i conti dopo che avrò pensato a chi altro rimane."
Detto ciò, Kokoro tornò a guardare Arthit.
"Quindi, ultime parol-"
"ADESSO BASTA!" esclamò d'improvviso l'interpellato stesso, avendo perso la pazienza per davvero.
"Stai facendo così tanto la vittima innocente di tutti noi, la santarellina QUANDO TU, KOKORO, NON SEI NIENTE DI TUTTO QUESTO!" continuò a sbottarle contro davanti agli occhi stupiti di tutti.
"Stai facendo apparire tutti noi come i cattivi della situazione, come se tu dalla tua parte non avessi fatto niente di male, come se tu non avessi provocato sofferenze a tutti noi! A me, a loro, ad Asuka, E A TUTTI GLI ALTRI! E non mi interessa quanto ce lo meritiamo, non toglie il fatto che hai fatto delle cose orrende!
Sei convinta di essere una paladina della giustizia MA NON È COSÌ, perchè TU, proprio come ME, hai agito per vendetta!"
Spalancò poi le braccia.
"Alla fine io e te non siamo poi così diversi!"
"E tu pensi che mi importi qualcosa di quanto siamo simili...?" iniziò a ribattere lei, ancora mantenendo abbastanza la calma.
"O che mi importi qualcosa del fatto che ho comunque sbagliato anche io? Non mi interessa NIENTE di tutto questo!" finì comunque inevitabilmente per tornare ad alzare la voce, su tutte le furie.
Il suo sguardo si fece poi piú cupo, nel mentre che tirava fuori un telecomando con un solo bottone, prima di premerlo.
"L'unica cosa che mi interessa e di vendicare Daisy, quindi visto che adesso mi avete veramente stancata, tu piú di tutti, fammi terminare. Leviamoci questo dente!"
Una volta che ebbe premuto il bottone, un gancio metallico con un collare spunto dal muro, si chiuse attorno al collo dell'artista di sketch per la polizia, e poi lo trascinò via.
. . .
Arthit quando cadde si ritrovò a cadere proprio sopra ad una sedia girevole, ritrovandosi seduto.
Si guardò intorno, ritrovandosi all'interno di una stanza completamente nera: inoltre, davanti alla sedia sulla quale si trovava, vi era una cattedra con sopra vari utensili di cancelleria.
Poco dopo, sentì dei passi, così guardò dinanzi a se' e vide due persone camminare verso di lui in fila indiana, per cui una non era visibile poichè nascosta dietro all'altra.
Ah, già sapeva come sarebbe andata.
Probabilmente per complicargli le cose gli avrebbero chiesto di fare qualcosa riguardo il suo Ultimate con quelle due persone entro un limite di tempo, ma in un modo talmente complicato da risultare impossibile che ce la facesse.
Già lo sapeva, sapeva già come sarebbe andata, quindi cosa provava a fare?
Voleva provarci perchè, indipendentemente da tutto quello che era successo, sentiva che...
Che voleva comunque fare tutto quel che poteva per non morire.
Guardò bene la prima persona: vi era questa figura il cui viso non era visibile eccetto per la parte inferiore poichè coperto da un grande foulard, e il resto dell'abbigliamento ricordava molto quello di una donna anziana.
Un'altra cosa che gli saltò subito all'occhio era che sulle uniche parti scoperte del suo corpo, ovvero metà faccia e le braccia, vi erano vari lividi.
"Aiuto! Mi devi aiutare!"
Detto questo la figura si sedette sulla sedia dall'altra parte della cattedra.
"Mi devi aiutare a identificare il mio aggressore!"
Quante volte ancora aveva già fatto cose simili?
Cosa ci voleva?
Doveva provarci facendo del suo meglio.
Così prese subito una matita e mise davanti a se' uno dei tanti foglietti che si trovavano là.
"Statura...?" chiese quindi, cercando di mantenere la calma nonostante quanto fosse angosciato.
"Era basso!"
"La forma del viso?"
"Normale!"
L'artista di sketch per la polizia non iniziò a disegnare niente, rimanendo un attimo interdetto.
"... In che senso...?"
"Aveva un viso normale, nella media!"
"Non capisco che significa, potresti dare piú dettagli?"
"Era leggermente lungo!"
Penso di fare un tentativo, così iniziò a disegnare partendo dal viso.
"Occhi...?"
"Normali!"
Si interruppe dal disegnare per guardare l'anziana signora.
Decise poi di lasciar perdere momentaneamente gli occhi, decidendo di lasciarli a piú tardi.
"Orecchie..."
"Lunghe, ma non larghe!"
Ad ogni nuovo dettaglio che gli veniva fornito Arthit rimaneva sempre piú disorientato.
Ma tanto lo sapeva, lui lo aveva detto che lo avrebbero messo in difficoltà, in fondo era quello il loro scopo, vero?
"... Cosa intendi?"
"Nel senso che non erano lunghe perchè andavano verso l'esterno, ma perchè andavano su' e giú!"
Il ragazzo dai capelli bianchi ora neanche aveva più il coraggio di ribattere, nè tantomeno la voglia, rimanendo semplicemente a guardare la vecchietta senza dire niente, limitandosi a sbattere solo le palpebre un paio di volte.
"Il nas-"
"È tardi! DEVO ANDARE!"
Non ebbe il tempo di rendersi conto che l'anziana si era alzata in fretta e si era allontanata, dirigendosi nella direzione opposta alla sua.
E quindi sembrava... che già una avesse perso la pazienza e fosse andata.
Non era sicuro se questo avrebbe ricaduto sulla sua sorte finale, ma un po' aveva un brutto presentimento.
Ora era arrivato il momento dell'altra persona per farsi avanti, e appena la vide Arthit già rimase ancora piú turbato: si ritrovò davanti questa ragazzina dai lunghi capelli, talmente lunghi che alcuni davanti al viso coprivano gran parte del suo viso, e si sedette alla sedia.
"Ho visto un uomo, abbastanza alto. Aveva il viso remboidale." iniziò a spiegare con calma.
Ah, questa andava subito dritta al punto, senza dover essere immediatamente spinta con domande.
Troppo facile così, chissà dove stava la fregatura.
"Gli occhi leggermente a mandorla, di colore viola." continuò ancora senza dare il tempo ad alcuna domanda.
"I capelli bianchi, corti, spettinati."
E così lui procedeva a disegnare quel sospettato che gli stava venendo descritto.
"La carnagione scura."
Fu arrivato a quel punto, che tutti i cattivi presentimenti che aveva si dimostrarono veritieri, e nel bel mezzo del disegno si fermò, con ancora la punta della matita sul foglio.
Rimase fermò così per qualche attimo, ma poi iniziò ad alzare lentamente lo sguardo.
E quando finì, potè vedere come la ragazzina aveva spostato i capelli dal viso, rivelando gli occhi socchiusi e spenti, privi di qualsiasi luce, proprio privi di vita.
"Perchè non stai continuando?"
Non rispondendo alla domanda, non ci pensó due volte ad alzarsi in piedi e spostare di scatto la sedia per potersi allontanare, iniziando poi a indietreggiare, un passo dopo l'altro.
"Devi finire lo sketch che raffigura chi è che mi ha uccisa."
Camminava, camminava, e continuava ad allontanarsi il piú possibile.
Fino a che, non successe qualcosa di inaspettato.
Dopo l'ennesimo passo, tutto ad un tratto sentì il pavimento mancare sotto al suo piede, e fece in tempo a gettare solo un breve urlo prima di perdere l'equilibrio.
In un attimo si ritrovò costretto a reggersi con una mano sul contorno della botola che si era aperta sotto di se', per reggersi mentre sotto di se' aveva il vuoto piú totale, con l'ambiente sottostante completamente buio.
Tentava disperatamente di allungare anche l'altra mano per reggersi, invano poichè non riusciva a raggiungere il pavimento.
Questione di pochi secondi, e all'improvviso vide sopra di se' spuntare la ragazza di prima, e ora che era in piedi, ebbe modo di vederla meglio e rimanerne sempre piú inorridito: la pelle era bianca cadaveriva, i capelli anche erano di un castano scolorito, aveva addosso una lunga camicia di notte bianca e completamente umida d'acqua.
E subito dopo fu seguita a ruota dalla figura dell'anziana, la quale appena fu lì davanti, rimosse il proprio travestimento, rivelando la sua vera natura come Lily, xlx quale una volta smascheratx, rimase a guardarlo con uno sguardo di altezzosità e freddezza piú assoluta.
"Non fatelo- non fatemi questo!"
Entrambx tacquero, l'unica cosa è che Lily si fece piú vicinx alla mano del ragazzo e pian piano iniziò a sollevare in aria il proprio piede.
"NO! NO-" iniziò a gridare lui nel panico.
Una volta che lo ebbe portato di qualche centimentro in alto, lo lasciò fermo sospeso in aria per qualche secondo.
"NO NO NO-"
Nel mentre che continuava a implorare, l'artista di sketch per la polizia cercava con tutte le sue forze di spostare la mano senza staccare la presa, invano.
Così poi con un gesto brusco xlx ragazzx abbassò di scatto il piede usandolo per pestare con violenza la sua mano, costringendolo così a lasciare la presa per il dolore.
Mentre lui spariva nel buio piú totale si potè sentire un ultimo suo urlo, il quale cessò dopo soltanto pochi secondi, lasciando spazio solo ad un tonfo neanche forte.
. . .
E dopo quel tonfo, cadde il silenzio.
Nella stanza del trial, nessuno osò fiatare e non si sentì assolutamente piú nulla.
Omiro era rimasto a osservare lo schermo a bocca semiaperta e con gli occhi sgranati.
Ares aveva un gomito poggiato sul tavolo e una mano davanti al viso, e nonostante il viso non fosse visibile già solo da quella posizione dava l'aria di una persona arrivata al limite dell'esasperazione.
Jelka aveva una mano davanti alla bocca ed un'espressione inorridita, con le lacrime agli occhi.
Rigel Aaron dopo aver realizzato di aver assistito alla fine dell'esecuzione si era alzato in piedi e stava camminando lentamente in giro, con lo sguardo basso e il viso nascosto tra entrambe le mani, trasmettendo la stessa aria di Ares.
Taiyou rimaneva a fissare lo schermo a bocca chiusa, e oltre a sembrare angosciato pareva anche alquanto teso, nervoso.
Rev si trovava ancora in ginocchio, e aveva un'espressione stupita in viso, con gli occhi sgranati dai quali avevano iniziato a scorrere lacrime.
Appunto c'era il silenzio piú totale, fino a poco tempo dopo quando si iniziò a sentire all'interno della stanza una risatina che inizió prima flebile, ma che poi si fece sempre piú forte.
Fino a quando Kokoro non fu ormai scoppiata in una vera e propria risata isterica, al punto tale che si chinò un poco come se si stesse per piegare dal ridere, rimanendo con gli occhi spalancati a guardare lo schermo.
D'improvviso con un gesto fulmineo si precipitó sullo schermo, mettendo le mani su di esso.
"L'HAI VISTO? L'HAI VISTO?! HO VINTO IO! HO VINTO IO ARTHIT!!!" urlò poi in quel momento di macabro tripudio.
Con lo stesso sorriso malsano in viso, voltò la testa verso un muro.
"Devo andare a controllare... fammi andare a controllare!"
Corse poi verso il muro, mettendo poi le mani su di esso e premendo con forza per smuoverlo.
"DEVO VEDERE IL SUO CORPO! FAMMELO VEDERE!"
Iniziò così pian piano a spostare lentamente quella parte di muro.
"DEVO VEDERLO SPIACCICATO PER TERRA, ANDATO UNA VOLTA PER TUTTE!"
Riuscì così a spalancare del tutto quell'entrata nascosta.
"FINALMENTE SIAMO QUI!"
Familiare a quel posto, varcò la soglia per poi premere l'interruttore della luce al suo interno.
Rimase così a osservare i suoi dintorni in religioso silenzio, mentre gli altri rimanenti stavano sempre così com'erano prima.
Nessuno le prestò piú attenzione poichè tutti troppo impegnati a processare le proprie reazioni per tutto quello che era appena successo.
Nessuno tranne Omiro, che spostò gli occhi verso la cake designer e, non senza prima esitare un attimo, si alzò piano e si avvicinò con cautela verso di lei.
Nessuno prestò tantomeno attenzione a lui, neanche per fermarsi, così lui procedette indisturbato.
Una volta davanti alla porta dove a metà vi era ancora posizionata la ragazza dai capelli neri, cercò di farsi avanti stando attento a neanche sfiorarla, e mentre entrava le rivolse un attimo lo sguardo.
Fu così che si rese conto del cambiamento nel suo viso: ora non aveva piú quel ghigno da folle, bensì gli occhi spalancati con un'espressione esterrefatta e incredula.
Non capendo il perchè di questo, provó a guardarsi intorno, ed ebbe la stessa identica reazione quando notò una cosa che lo lasciò sbalordito, proprio non credeva ai suoi occhi.
Quella stanza, a lui estranea dato che a differenza di altri non la aveva ancora visitata, era riempita con varie cianfrusaglie a caso, vi erano persino numerosi materassi, alcuni ammucchiati in un angolino, e altri al centro della stanza messi in fila uno sopra l'altro, e a sua volta sopra di essi si trovava l'artista di sketch per la polizia, steso a faccia in su' con le mani che stringevano la superficie morbida sotto di se', gli occhi talmente spalancati che sembrava che tra un po' gli sarebbero usciti dalle orbite, il respiro affannoso, e l'aria di una persona che ancora non riesce a credere di essere ancora viva.
. . .
BUONGIORNOH :D
Mamma mia.
Che capitolo che è stato questo.
Mentre lo scrivevo ho provato un mix di non so saranno tipo 15 emozioni diverse.
E ho come l'impressione che le avrete provate pure voi leggendo.
Soprattutto per tutte le rivelazioni che sono state fatte in un solo capitolo.
E così questo era il penultimo capitolo, dove si è giunti a tutta la verità!!!
Non che questo significhi che siamo arrivati alla fine, deve ancora esserci qualcos'altro, per questo c'è l'ultimo capitolo, ma a quello ci arriviamo.
Vorrei ringraziare Vivy che mi ha aiutata nella creazione di questo capitolo 💕
E spero che questo capitolo vi sia piaciuto :DDD
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