✧ ⋆ 1. La nuova arrivata ⋆ ✧
L'ufficio di Mrs Thomson, la responsabile dei dormitori della Blackcross University, è piccolo ma accogliente. La timida luce del sole di fine estate filtra attraverso le tende, avvolgendo la stanza in un bagliore delicato, quasi onirico.
Quest'incontro, però, è tutto fuorché un sogno.
Lo definirei più un interrogatorio.
"Ammetto che ricevere la sua candidatura mi ha stupita, Miss Mcallister."
Raddrizzo la schiena e abbozzo un sorriso, immaginando cosa Mrs Thomson stia per dire.
"Il nome della sua famiglia non passa di certo inosservato..."
Stringo le mani in grembo, affondando le unghie nella pelle scivolosa di sudore.
Come potrebbe non conoscere i Mcallister?
Tutti qui a Blackcross sanno chi siamo, cosa facciamo e, soprattutto, cosa non facciamo. E sono certa che in quest'ultima lista ci sia anche "fare domanda per un lavoro sottopagato", come quello che Mrs Thomson è in procinto di affidarmi.
Prima che possa aggiungere altro, prendo la parola, cercando di spostare la sua attenzione sul vero motivo per cui ci troviamo qui. "Posso comprendere senza alcuna difficoltà il suo stupore e, proprio per questo, la ringrazio ancora una volta per essersi fidata di me e avermi dato una possibilità," dico, elargendole uno dei miei sorrisi migliori.
Mrs Thomson, però, non sembra cogliere al volo il mio disagio, e continua a osservarmi con insistenza, decisa a trovare una risposta a tutte le sue domande. "L'ufficio ammissioni mi ha messa al corrente della sua borsa di studio al merito. Ovviamente le faccio le mie più sentite congratulazioni, sapendo quanto siano rigidi i criteri di selezione della nostra università, ma non posso fare a meno di trovare questa situazione alquanto... singolare."
Sospiro, non riuscendo più a trattenermi.
A quanto pare, Mrs Thomson non mi lascerà uscire da qui fino a quando non le avrò raccontato la verità. O, meglio, fino a quando non le avrò fornito il nuovo gossip del momento; sono certa che l'intera Blackcross non stia aspettando altro che avere un nuovo motivo per sparlare della mia famiglia.
Mi sistemo meglio contro lo schienale della sedia, cercando di apparire serena e composta mentre le racconto una versione molto più breve e edulcorata della verità.
"Come lei di certo saprà," mi arrischio a sottolineare, pur non ricevendo la minima reazione in risposta da parte sua, "i Mcallister sono noti per il loro impegno nel settore legale, ma io mi sono sempre sentita più vicina a mio zio e al suo amore per la letteratura. Per questo motivo, i miei genitori hanno preferito che trovassi da sola un modo per finanziare i miei studi."
Faccio attenzione a rimanere sul vago e a non fornirle troppi dettagli, ma anche così il quadro che le ho esposto è a dir poco patetico.
Astrea Catherine Mcallister, rampolla di una delle famiglie più ricche della contea, diseredata e senza più un penny in tasca.
Mi mordo le labbra, cercando di scacciare quel pensiero.
Nonostante stia cercando di nasconderlo, gli occhi di Mrs Thomson brillano soddisfatti mentre raccoglie sbrigativamente dei documenti dal piano della scrivania e me li porge.
"La ringrazio per avermi messa a parte della sua situazione, ora è tutto più chiaro e sono certa di aver affidato questo lavoro alla persona giusta."
Mi sforzo di sorriderle, pregando con tutta me stessa di poter uscire da quest'ufficio il più in fretta possibile.
"Come già sa, il suo impiego consisterà nell'assistere Mr Kelly nelle sue mansioni di responsabile di Cassidy House. Mr Kelly è con noi già da qualche mese, ma si sta ancora riprendendo da un grave incidente avvenuto sul suo precedente posto di lavoro. La sua condizione richiede che qualcuno lo affianchi nello svolgimento dei compiti più gravosi all'interno del dormitorio."
Annuisco, stavolta con genuina convinzione.
Ho trovato l'annuncio per questo lavoro mesi fa, prima dell'inizio dell'estate, quando stavo disperatamente cercando un modo per pagare tutte le spese a cui dovrò far fronte durante questo primo anno d'università. Il sito della Blackcross ne parlava come di un impiego part-time, che non avrebbe interferito con lo studio e che mi avrebbe permesso di guadagnare un piccolo stipendio.
Ma non è questo il vero motivo per cui l'ho scelto.
"Mr Kelly ha già ricevuto l'orario delle sue lezioni e ha provveduto a organizzare i suoi turni di lavoro di conseguenza. Può rivolgersi a lui per qualsiasi dubbio o domanda."
"E per quanto riguarda il mio alloggio?" domando, ansiosa di affrontare l'argomento.
Il volto di Mrs Thomson si accartoccia in un'espressione titubante, preoccupata quasi.
Non è la prima ad aver avuto questa reazione e non sarà di certo l'ultima.
Stringo le mani in grembo, sentendo un brivido di disagio serpeggiarmi lungo la spina dorsale.
"Miss Mcallister, lei è davvero sicura di voler usufruire dell'appartamento riservato ai responsabili di Cassidy House? Le ricordo che una delle due stanze è già occupata da Mr Kelly..."
Il vero motivo che mi ha spinta a fare domanda per il lavoro da assistente è proprio questo: la possibilità di avere una stanza all'interno di Cassidy House senza dover pagare una sterlina.
Con il misero stipendio offerto da questo o qualsiasi altro lavoro disponibile nelle immediate vicinanze del campus non avrei mai potuto coprire i costi di vitto e alloggio per un intero anno. Tutti i college del Regno Unito sono noti per i prezzi esorbitanti dei loro dormitori e Blackcross non è sicuramente un'eccezione.
Nell'offerta di lavoro era specificato che l'appartamento di Cassidy House dispone di due camere da letto, un bagno e un salotto con cucina; quindi, dividerlo con un'altra persona non dovrebbe essere poi così diverso dal vivere in uno qualsiasi dei dormitori più economici del campus, dove la cucina e i bagni sono in comune tra tutti gli inquilini. Anzi, dovrei ritenermi fortunata all'idea di dover condividere i miei spazi con una sola persona, piuttosto che con i residenti di un intero dormitorio...
O, almeno, questo è quello che continuo a ripetermi da quando ho ricevuto l'e-mail di Mrs Thomson in cui mi diceva di esser stata scelta per il lavoro.
Neanche io mi sento particolarmente a mio agio all'idea di vivere per un anno intero, o forse più, con un completo sconosciuto, ma non ho alternative.
"Mr Kelly è favorevole alla nostra convivenza, giusto?" indago.
Non so molto di lui, a parte il suo cognome e la sua età; quest'ultima è stata l'unica informazione che ho lottato per estorcere a Mrs Thomson durante il processo di selezione. Se Mr Kelly fosse stato un uomo di mezza età, non sarei mai riuscita a condividere un appartamento con lui. E, invece, con mia grande sorpresa e anche con un pizzico di sollievo, ho scoperto che Mr Kelly ha solo venticinque anni; è persino più giovane di mia sorella Altea e, se non lavorasse, avrebbe l'età di un qualsiasi studente universitario alle prese con un master o un dottorato di ricerca.
Quella strana espressione corrucciata fa di nuovo capolino sul viso di Mrs Thomson. "Mr Kelly è ineccepibile nel suo lavoro, ma di certo non lo definirei il più affabile tra i miei dipendenti..." dice, sviando volutamente la mia domanda.
Sento le mani iniziare a sudare.
Spero davvero che Mr Kelly non mi odi prima ancora di avermi conosciuta, perché, a giudicare dalla faccia di Mrs Thomson, è proprio questo a cui sto andando incontro.
"Tuttavia, mi ha assicurato che si comporterà come il più rispettoso dei coinquilini, questo glielo posso assicurare," aggiunge poco dopo, forse notando il mio sguardo preoccupato.
Annuisco in risposta, arricciando le labbra nella brutta copia di un sorriso.
Il resto del colloquio scorre velocemente e, quando saluto la donna e mi chiudo la porta del suo ufficio alle spalle, ho ormai perso il conto di quante altre volte mi abbia chiesto di riconsiderare la mia decisione.
Sospiro e cerco di ricacciare indietro l'ansia.
È giunto il momento di andare a conoscere il famigerato responsabile di Cassidy House.
Dopo essere uscita dall'edificio principale, mi immergo nel verdeggiante parco dell'università, sapendo già perfettamente dove andare.
Fin da bambina, il campus di Blackcross è stato quasi come una seconda casa per me. I miei genitori mi costringevano a prendere parte a cerimonie, eventi e feste di ogni sorta organizzate dalla Blackcross Association, la fondazione a sostegno dell'università di cui mio padre è presidente; così, serata dopo serata, ho imparato a conoscere questo posto come le mie tasche. Saprei segnare su una mappa la posizione esatta di tutte le sedi delle facoltà più importanti del campus. So che al centro esatto del parco c'è un laghetto da cui tutti si tengono alla larga, perché troppa gente ci è scivolata dentro mentre correva a lezione o passeggiava ubriaca per il campus di notte. Conosco i nomi e i colori distintivi di ogni dormitorio, quali sono le biblioteche migliori in cui studiare e gli angoli "segreti" in cui gli studenti vanno per avere un po' di privacy. Sono entrata in possesso della maggior parte di queste informazioni ascoltando le conversazioni tra gli invitati delle feste a cui partecipavo, altre mi sono state insegnate da mio zio e altre ancora le ho scoperte da sola, gironzolando per il campus mentre i miei genitori erano troppo occupati per accorgersi della mia assenza.
E forse, in parte, è stata proprio la mia conoscenza quasi morbosa di questo posto ad aver convinto Mrs Thomson ad assumermi. O, più probabilmente, è stato il mio cognome a farlo.
Oggi è il primo settembre e nell'aria si respira l'elettricità tipica del rientro dalle vacanze. Mentre percorro i vialetti del parco, vedo vecchi amici corrersi incontro e abbracciarsi dopo mesi di lontananza, nuovi studenti guardarsi attorno con curiosità e meraviglia e intere famiglie intente nell'aiutarli a trasferirsi nei loro dormitori.
Distolgo lo sguardo, quasi scottata alla vista di quella scena. Stringo nel pugno la tracolla della mia borsetta e mi volto dall'altra parte, fingendo di non invidiare quelle persone con tutto il mio cuore.
Non ricordo neanche quando è stata l'ultima volta che i miei genitori mi hanno sorriso in quel modo, emozionati e orgogliosi dei miei traguardi, felici per me.
Fortunatamente, posso scrollarmi presto di dosso quel pensiero, dato che l'imponente Scott Hall, la sede della Facoltà di Lettere, si profila davanti a me, maestosa nel suo peculiare accostamento di mattoncini marroni dall'aria rustica e colonne bianche dal fascino neoclassico. È qui che studierò per i prossimi tre anni, come una studentessa di Letteratura Inglese.
Sorrido, ma mi sforzo di continuare a camminare, sapendo che non è questa la mia meta.
Supero l'edificio e percorro un viale quasi del tutto oscurato dai lunghi rami dei pini silvestri, fino a quando non mi ritrovo di fronte a una palazzina di cinque piani dalle imposte rosso scuro.
Cassidy House.
Il portoncino è spalancato e oltre la soglia riesco già a scorgere un via vai concitato di studenti. Nel giardino antistante sono accatastati scatoloni e bagagli e alcune automobili sono parcheggiate in fila sul vialetto.
Una scintilla di euforia mi scoppia nel petto alla vista di tanta vitalità e, finalmente, tutte le emozioni negative cadono in secondo piano. Non sono più preoccupata all'idea di conoscere Mr Kelly, l'espressione corrucciata di Mrs Thomson è solo un brutto ricordo e persino l'ultima immagine che conservo della mia famiglia svanisce nel nulla.
Sono pronta.
Quasi correndo, supero il vialetto ed entro nel salotto di Cassidy House, facendo lo slalom per non andare a sbattere contro gli altri studenti.
Mrs Thomson ha detto che avrei trovato Mr Kelly nel suo ufficio al piano terra, accanto alla cucina comune. Lo individuo senza problemi e sono pronta a bussare con il sorriso sul volto, quando mi accorgo del pezzo di carta attaccato alla porta.
Aggrotto le sopracciglia mentre leggo le parole vergate in un corsivo frettoloso, ma molto elegante.
Per la nuova arrivata:
Sono momentaneamente fuori città e tornerò stasera. Le chiavi dell'appartamento sono nella stanza numero 14 al terzo piano.
Fionn
Una parte di me riesce solo a pensare che Mr Kelly non dovrebbe lasciare il suo posto di lavoro senza avvertire Mrs Thomson, ma l'altra è completamente catturata dal nome sul fondo del foglio.
Fionn.
Un piccolo sorriso mi incurva le labbra.
Potevo già immaginarlo dal suo cognome, ma quel nome non lascia spazio a dubbi. Fionn Kelly è irlandese; finalmente so qualcos'altro su di lui.
Sorvolo sul fatto che non mi abbia neanche chiamata per nome e mi dirigo verso le scale, dove devo attendere pazientemente in fila che un paio di studenti finiscano di trascinare degli scatoloni al piano superiore. Raggiunto il terzo piano e, trovata la stanza numero quattordici, busso energicamente sulla porta, sperando di non star disturbando il suo inquilino.
Ci vogliono almeno un paio di minuti prima che un ragazzo dall'aspetto stanco ed emaciato venga ad aprire. Le occhiaie grigiastre sotto i suoi grandi occhi scuri sono perfettamente in tinta con la maglietta stropicciata, infilata sbrigativamente in un paio di jeans neri.
"Ciao, io sono As..." mi presento, prima di essere interrotta bruscamente da un suo gesto.
Il ragazzo allunga una mano nello spazio che ci divide e, con un cenno del capo, mi invita a fare lo stesso; dopodiché, lascia cadere una singola chiave sul mio palmo.
"Grazie," mormoro sorridendo, ma lui non si disturba a ricambiare.
"Ultimo piano, c'è una sola porta. Non ti puoi sbagliare." Detto questo, mi sbatte la porta in faccia.
Sospiro.
È stata un'accoglienza... particolare.
Cercando di non lasciarmi demoralizzare e di continuare a mantenere alto l'entusiasmo, mi inerpico su per le scale fino al sesto e ultimo piano. Da fuori avrei giurato che la palazzina ne avesse solo cinque, ma l'appartamento si trova nella mansarda, incastonato sotto al tetto spiovente di Cassidy House.
Proprio come il ragazzo mi aveva preannunciato, c'è solo una porta affacciata sul pianerottolo, tanto piccolo da poter ospitare a malapena una persona.
Un brivido di curiosità mi serpeggia su per la spina dorsale quando infilo la chiave nella toppa e faccio scattare la serratura.
Ad accogliermi, c'è una stanza completamente diversa da quella che avevo immaginato.
Un grande lucernario illumina l'ambiente, proiettando un ritaglio di sole sul pavimento di legno scuro. Sulla parete opposta all'entrata c'è la cucina, pulita e perfettamente in ordine, con un piccolo tavolo da pranzo addossato al muro. Nel mezzo della stanza, un grande sofà rosso scuro riempie la maggior parte dello spazio libero; davanti a esso, sopra un tappeto persiano dall'aria consunta, c'è un basso tavolino da tè coperto di libri e riviste.
Faccio un passo all'interno.
Sulla parete di destra si aprono due porte, una chiusa e l'altra appena accostata a lasciar intravedere il bagno. Su quella opposta, c'è un'unica porta spalancata.
Immaginando si tratti della mia camera, mi dirigo in quella direzione.
Vengo subito accolta da una piccola finestra posizionata accanto al letto, che illumina l'intero ambiente di una luce calda e limpida. Gli unici altri mobili sono un armadio, una scrivania e la rispettiva sedia.
Ritorno in salotto e mi immergo nella pozza di luce proiettata dal lucernario, lasciando che il calore del sole mi inghiotta completamente.
Non riesco a controllarmi e scoppio a ridere.
È una risata emozionata, cristallina, che rimbalza sulle pareti dell'appartamento.
Della mia nuova casa.
Neanche nei miei sogni più rosei avrei potuto immaginare un luogo all'apparenza tanto calmo e accogliente. Per settimane mi sono crogiolata nella preoccupazione di dover vivere in un ambiente sterile e asettico, così soffocante da non permettermi di respirare a pieni polmoni. Questo appartamento, invece, è tutto fuorché inospitale; riesco a sentirne il calore e la familiarità, mentre passo una mano sui cuscini spaiati del divano o sbircio le tazze colorate lasciate ad asciugare vicino al lavandino.
Sento che qui sarò felice, che, a dispetto di quello che tutti mi hanno detto nelle ultime settimane, ho fatto la scelta giusta e che questo potrà davvero diventare il mio posto.
Dopo aver esplorato anche il bagno, piccolo e pulito, completamente tappezzato di mattonelle rosse, il mio sguardo si ferma sulla porta della camera accanto.
Dev'essere quella di Mr Kelly.
So che non dovrei farlo, ma una vocina nella mia testa mi sta chiedendo di dare una sbirciata all'interno, per avere solo qualche altro indizio sul misterioso ragazzo con cui condividerò la mia vita d'ora in poi.
Le mie dita stanno tremando a un soffio dalla maniglia, titubanti, quando il trillo di una notifica mi fa saltare sul posto.
Faccio un passo indietro e do le spalle alla camera di Mr Kelly, il cuore che batte all'impazzata nel petto mentre estraggo il telefono dalla borsetta e leggo il messaggio appena arrivato.
Da: Landon
William ha appena parcheggiato di fronte al tuo dormitorio.
E poi, subito sotto:
Io sono stato trattenuto in azienda, scusami se non posso aiutarti con il trasloco. Ci vediamo stasera?
Sospiro e digito una risposta veloce.
L'autista del mio migliore amico e i miei bagagli sono finalmente arrivati.
È il caso che vada ad accoglierli.
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