Kiss me. Now.
«Oggi gioco perché sono tuo amico, Harry, ma dopo questa partita mi ritiro. McLaggen può prendere il mio posto, io faccio schifo.»
«Smettila Ron, tu sei un bravo portiere, devi solo imparare a tenere sotto controllo i nervi.»
Seduta alla tavola dei Grifondoro, ascoltavo distrattamente i discorsi dei miei compagni: tutta la scuola era in evidente fibrillazione per l'imminente partita di Quidditch Grifondoro-Serpeverde, e la tensione era più alta che mai.
Di tanto in tanto giocatori appartenenti ad entrambe le squadre si alzavano di scatto per andare a vomitare, e a giudicare dal suo colorito verdastro anche Ron avrebbe avuto bisogno di una visitina al bagno.
«Dovresti mangiare qualcosa.» gli dissi, spingendogli di fronte un piatto di toast imburrati.
«Non ho fame.» rispose lui con voce flebile, il che lasciava perfettamente intendere il suo stato d'animo: Ron non toccava cibo solo quando era veramente nervoso.
«In bocca al lupo Ron, so che sarai magnifico.»
Provai un moto di fastidio e di odio verso Lavanda Brown, che in quel momento si stava allontanando a braccetto con la sua amica Calì, rossa in viso ma sorridente.
Perché non andava a passeggiare da qualche altra parte?
«Sì, magnifico...» sussurrò funereo Ron.
«Dai, non pensare più alla partita e bevi qualcosa. Preferisci tè, caffè o succo di zucca?»
«Fa lo stesso.»
Mentre osservavo Harry versare del succo di zucca in uno dei calici vuoti, la mia attenzione si spostò su un luccichio improvviso che sembrava provenire dalla sua tasca.
«Alla tua salute.»
«Non berlo, Ron!» gridai, proprio mentre lui era intento a portare svogliatamente alle labbra il bordo del calice.
«Perché no?» mi domandò lui con gli occhi sbarrati, mentre Harry assumeva un'espressione innocente.
«Che diavolo hai messo in quel bicchiere, Harry?»
«Perché pensi che io...»
Senza indugi gli infilai una mano nella tasca della divisa di Quidditch, tirando fuori una bottiglietta contenente uno scintillante, denso liquido dorato.
«Fortuna liquida! Harry, sei impazzito forse? È proibito utilizzare la Felix Felicis per le competizioni, Lumacorno te l'ha...»
«Oh, piantala Hermione.»
Inorridii nel vedere Ron sorseggiare rumorosamente la bibita, vinta da Harry proprio il giorno prima durante l'ora di Pozioni, e attesi con ansia di verificare gli effetti che questa avrebbe sortito: al posto della smorfia che mi aspettavo di veder comparire sul suo volto, apparve un largo sorriso, trasudante sicurezza e ottimismo.
«Andiamo Harry, dobbiamo vincere una partita!»
Harry sorrise a sua volta, diede una pacca vigorosa sulla spalla di Ron e insieme si alzarono dalla tavola, accompagnati da un coro entusiasta da parte dei Grifondoro e contemporaneamente da fischi provenienti dall'altro capo della Sala Grande, dove si trovavano i Serpeverde.
Rimasi a guardarli indispettita per qualche secondo, meno interessata alla vicenda di quanto lo sarei stata normalmente.
Avevo altre cose a cui pensare.
Fortunatamente presi dall'euforia e dal nervosismo per la partita né Ron né Harry avevano fatto caso a me e alla pesante sciarpa che mi copriva il collo.
Probabilmente chiunque l'avrebbe scambiata per un modo di fare il tifo per la squadra, anche se insolito, dal momento che fuori splendeva il sole e spirava un venticello leggero.
Nessuno avrebbe sospettato ciò che vi era sotto.
La notte precedente non avevo avuto il tempo di far scomparire con un incantesimo quei segni violacei a forma di dita, e non ero neppure sicura che ci sarei riuscita...
Quella mattina avrei potuto andare da Madama Chips e inventare qualche scusa su come mi fossi procurata i lividi, ma sarebbe stato impossibile muoversi per il castello verso l'Infermeria senza essere notata, non quando l'intera Hogwarts era in fermento.
Così mi ero arrangiata alla meglio con la sciarpa cremisi e oro, ripromettendomi di provvedere il prima possibile. Neppure per la voce leggermente roca avevo potuto fare molto, ma per il momento nessuno sembrava essersene accorto.
Non riuscivo a smettere di pensare a quanto era successo, e alle parole con cui Malfoy si era congedato un attimo prima di strangolarmi.
Mi vendicherò.
Inutile nasconderlo, avevo avuto paura, e ancora provavo un certo timore al pensiero della sua mano premuta sula mia gola, ma non abbastanza da convincermi a mollare la presa.
Ero ancora più determinata di prima a scoprire il segreto di Malfoy e quale collegamento ci fosse con quel misterioso incantesimo e con la Stanza delle Necessità.
Nonostante lui cercasse in tutti i modi di fingere, avevo capito benissimo che era preoccupato, e che avrebbe voluto saperne di più su quanto io fossi effettivamente coinvolta in quella storia. Doveva essere qualcosa di veramente importante per lui, altrimenti nei suoi occhi grigio fumo ci sarebbe stato solo il solito disprezzo.
Invece io avevo visto furia, panico, sadismo, e mille altre cose.
Lentamente, terminai di fare colazione e seguii il resto degli studenti verso il campo di Quidditch, allungando di tanto in tanto il collo verso il gruppo dei Serpeverde, con l'intenzione precisa di trovare una persona in particolare. Dopo qualche minuto lo vidi: un po' in disparte, accompagnato da due ragazze muscolose e imbronciate, Draco Malfoy stava rientrando furtivamente nel castello, il che era piuttosto strano, dal momento che anche lui avrebbe dovuto giocare pochi minuti dopo...
Di solito il furetto faceva il possibile per farsi notare a cavallo della sua scopa e per mettere in ridicolo gli avversari, e non era da lui evitare di prendere parte ad una partita che, a giudicare da come ne avevano continuamente discusso Harry e Ron, era piuttosto importante.
Che stesse tornando nella Stanza delle Necessità?
Molto probabile.
Provai il forte desiderio di tornare sui miei passi e inseguirlo, ma furono parecchi pensieri a frenarmi. Primo, la consapevolezza che la mia assenza non sarebbe passata inosservata; secondo, l'irrazionale ed infantile paura che potesse succedermi qualcosa di male.
Ma insomma, dov'era finito tutto il mio coraggio? In fondo avevo affrontato situazioni ben più pericolose di questa, avevo combattuto contro nemici più temibili di Malfoy...
«Ciao, Hermione.»
Avrei riconosciuto quella voce sognante fra mille: davanti a me aveva fatto la sua comparsa Luna Lovegood, che esibiva un cappello a dir poco assurdo, un enorme leone di pelliccia che ruggiva sonoramente.
«Come va, Luna? Vai alla partita?»
«Anche se sono una Corvonero, in questo caso tiferò per i Grifondoro. Non lo trovi fantastico?» esordì con entusiasmo, indicando il suo stravagante copricapo.
«Oh, sì, è davvero originale... Scendiamo insieme?»
«Certo.»
L'arrivo di Luna non mi aveva distratto dai miei propositi, tuttavia decisi che sarebbe stato meglio non rischiare e tenermi alla larga da Malfoy per un po', giusto il tempo necessario per fargli credere di aver vinto.
Le sue minacce erano solo parole vuote, un modo per spaventarmi e convincermi a non sfidarlo, non avrebbe mai perso tempo a vendicarsi di una Mezzosangue, no?
Fu il ruggito assordante proveniente dal cappello di Luna ad un centimetro dalle mie orecchie a farmi trasalire e rendere conto che la partita era appena cominciata.
Le squadre si schierarono una di fronte all'altra e i due capitani si strinsero la mano, anche se stando all'espressione leggermente sofferente di Harry, Urquhart doveva aver cercato di ridurre in pezzi la sua.
Spostai lo sguardo sull'altra parte del campo, dove Ron fluttuava in aria di fronte agli anelli, distribuendo sorrisi talmente larghi da essere visibili a distanza di metri: la Felix Felicis funzionava alla grande.
Ne ebbi un'ulteriore conferma quando, a distanza di una decina di minuti dall'inizio della partita, i Grifondoro erano in vantaggio di cento punti a zero, e persino un'inesperta in materia avrebbe potuto capire che le parate di Ron erano eccellenti.
Dagli spalti ormai si alzavano boati, applausi e grida di ammirazione nei suoi confronti, tanto coinvolgenti che per qualche istante riuscii a dimenticare che era tutta opera della pozione.
Neanche tre secondi dopo, Harry afferrò trionfante il Boccino d'Oro, ponendo fine all'incontro forse più breve a cui avevo assistito da quando ero ad Hogwarts.
Pensai per un attimo alla faccia che avrebbe fatto Malfoy se fosse stato lì, a subire la sconfitta insieme a tutte le altre Serpi, ma poi mi resi conto che quell'ossessione mi avrebbe solo messo in ulteriore pericolo.
Avrei voluto raggiungere i miei amici per congratularmi con loro, ma sarebbe stato impossibile farsi largo fra quella folla entusiasta che li stava portando in trionfo, soprattutto Ron, che ovviamente era raggiante.
Così mi limitai a seguire la massa verso la Sala Comune, dove alcuni volenterosi Grifondoro avevano trasportato una quantità sproporzionata di cibo e bibite per festeggiare la vittoria; Dean, che era bravissimo nel disegno, aveva appeso alle pareti dei magnifici stendardi colorati che raffiguravano i vari membri della squadra.
Mentalmente stabilii di fermarmi per poco tempo, giusto il necessario per congratularmi, poi sarei andata subito in Infermeria, quella sciarpa era veramente fastidiosa.
Appena fuori il buco del ritratto però incontrai nientemeno che Harry, con la sua Firebolt in mano e il volto luminoso.
«Harry, complimenti! Ma non avresti dovuto...»
«Cosa, Hermione?» chiese lui a metà fra il divertito e lo stupito, mentre la Signora Grassa si apriva per lasciarci passare dopo averle detto la parola d'ordine.
«Lo sai. Hai messo della Felix Felicis nel succo di Ron, è per questo che ha parato tutto!»
«Non so di cosa parli, guarda tu stessa.»
Harry estrasse dalla tasca la stessa bottiglietta che avevo già visto in precedenza, ancora piena. Sgranai gli occhi, ammirata e allo stesso tempo sconcertata.
«Ma... Allora tu... Lui...»
«Esatto. Ron ha solo creduto di aver preso la pozione.»
Sorrisi soddisfatta, non solo Harry non aveva fatto nulla di illegale, ma si era dimostrato piuttosto astuto ed era riuscito a tirare fuori il meglio da Ron e a tranquillizzarlo.
«Dov'è adesso?»
Harry scrutò la sala gremita alla ricerca del suo migliore amico, ma quando lo vidi fermare lo sguardo su un angolo oltre le mie spalle con un'espressione imbarazzata e preoccupata, mi voltai di scatto verso la stessa direzione.
Sotto gli occhi di tutti, Ron e Lavanda si baciavano, avvinghiati in modo tale che non si distingueva più quali mani fossero di chi.
Sentii come una pugnalata all'altezza del petto, un dolore lancinante mai provato prima d'ora, mentre ondate di emozioni differenti a cui non riuscivo a dare un nome mi travolgevano ad intervalli regolari.
Faticavo a mettere a fuoco l'immagine terribile che avevo di fronte, se non ci fosse stato quel peso opprimente sul cuore a tenermi con i piedi per terra, probabilmente mi sarei convinta che era solo un brutto incubo...
«Hermione...»
Percepii una mano posarsi sulla mia spalla, e una voce comprensiva che suonava quella di Harry Potter. Ma non ne potevo più di comprensione, non volevo essere compatita da nessuno, né sentirmi ripetere le solite stronzate, neppure da un amico.
Volevo stare sola.
Mi scansai e varcai per la seconda volta il buco del ritratto, cercando di reprimere le lacrime, di aspettare almeno di non essere in mezzo alla gente.
Senza neppure rendermene conto iniziai a correre, mentre acqua salata mi scorreva senza sosta lungo le guance: perché Ron mi stava facendo questo?
Non che ci fossimo mai spinti oltre l'amicizia, ma negli ultimi tempi qualcosa era sicuramente cambiato fra noi, ero arrivata a credere che forse l'idea di me e lui insieme non era così sbagliata.
E ora invece si baciava con quella...quella...
Alzai lo sguardo fra i singhiozzi, e mi accorsi di essere arrivata al settimo piano.
Perché proprio lì, accidenti? Quel corridoio ancora mi infondeva soggezione, tuttavia ero talmente disperata che non mi importava dove mi trovassi: mi sedetti in un angolo con la testa fra le mani, cercando inutilmente di arrestare il flusso di lacrime.
All'improvviso sentii dei passi risuonare dietro di me, poi una presa di ghiaccio sul mio polso.
«Harry, lasciami sola...» sussurrai, cercando di soffocare i singulti.
«Non sono Harry.»
Quella voce mi gelò il sangue nelle vene, mentre il cuore martellava più in fretta nel petto.
Mi girai lentamente, perché volevo mantenere ancora un po' l'illusione di essermi sbagliata, che non ci fosse veramente lui lì.
«Che cosa vuoi da me, Malfoy?» gli chiesi fra le lacrime, alzandomi in piedi e cercando debolmente di sfuggire alla sua presa salda sul polso, senza mai guardarlo negli occhi.
Mi stringeva così forte da farmi male, o forse era semplicemente il dolore che provavo dentro a sfogarsi sul mio corpo. Non volevo che quella serpe mi vedesse piangere, non potevo mostrarmi così debole davanti a lui...
Quello non era proprio il momento giusto per i suoi giochetti, ed ero certa che se mi avesse insultata o tentato una nuova aggressione fisica in qualche modo non sarei stata in grado di fare un bel niente.
Ero stata un'imprudente a farmi sorprendere in lacrime da Malfoy, io che di solito non mostravo mai i miei sentimenti, preferendo nascondermi dietro una maschera fatta di libri e di regole.
Lui non mi rispose.
Lo sentii avvicinarsi ancora un po', e poi ancora e ancora, abbastanza da permettermi di percepire il suo respiro caldo e regolare sulla pelle.
Stranamente tutta quella situazione non mi metteva a disagio, ero solo confusa e spaventata.
La lucidità che di solito mi accompagnava stava lentamente svanendo, già dall'istante in cui avevo visto Ron e Lavanda stretti in quell'abbraccio mozzafiato.
In circostanze normali, avrei mandato al diavolo Malfoy e sarei corsa via, per non farmi umiliare. Ma ero troppo sconvolta anche solo per muovermi.
Lui nel frattempo si era mosso, eccome: senza sapere come fosse successo, mi ritrovai addossata ad una superficie fredda e dura, e mi resi conto che Malfoy mi aveva messo letteralmente con le spalle al muro, di nuovo. Avevo giurato a me stessa che non gli avrei mai più permesso di cogliermi di sorpresa, dopo quella volta, e invece...
Avanti, dagli un'altra ginocchiata e vattene...
Il mio respiro era tanto affannato quanto il suo era calmo, probabilmente perché avevo pianto... E stavo ancora piangendo.
Che cosa voleva farmi, quel furetto?
Di sicuro trovandomi così debole e indifesa aveva pensato che fosse il momento perfetto per vendicarsi, ed effettivamente era così. Nelle condizioni in cui mi trovavo, ero incapace di reagire, nonostante fossi una strega piuttosto abile c'erano cose che la testa non poteva controllare.
«Lasciami andare...» provai di nuovo, ma evidentemente non era con le parole che lo avrei convinto. Volevo solo andarmene di lì, lontana da Malfoy, da Ron, dalla Sala Comune, e trovare un posto in cui stare sola e riflettere.
Ma l'idiota non aveva intenzione di lasciarsi sfuggire quell'occasione, di certo non aspettava altro: comunque fosse andata, l'avrei pagata cara, stavolta.
Sentii la presa sul polso farsi più lieve, e nonostante ciò non tentai di scappare: avrei voluto, eppure qualcosa mi tratteneva lì, come per magia.
Possibile che Malfoy mi avesse fatto un incantesimo senza che me ne accorgessi?
Ormai era vicinissimo, il suo corpo aveva perfettamente aderito al mio, mi ritrovai inspiegabilmente a constatare che combaciavano fin troppo bene.
Smettila! Vattene prima che sia troppo tardi!
Le voci della mia coscienza e della mia razionalità si affievolirono sempre di più, fino a scomparire.
Ero sola, adesso.
Sola con Malfoy.
Se non reagivo subito, mi avrebbe fatto del male.
«Per favore.»
Non avevo più niente da perdere, la mia dignità era andata direttamente a farsi fottere da un pezzo. Mai avrei pensato che un giorno io, Hermione Granger, sarei stata costretta a supplicare un Serpeverde.
Tanto meno Draco Malfoy.
«Sta' zitta.»
Non suonò come l'ordine di chi vuole farti a pezzi senza problemi, più che altro sembrava un invito. Forse aveva paura che potessi urlare ed attirare così l'attenzione di qualcuno?
In effetti era una possibilità che non avevo considerato...
Ma non lo feci.
Le mani gelide di Malfoy risalirono lentamente lungo il profilo dei miei fianchi, e senza volerlo percepii le mie guance avvampare.
Ci mancava solo che arrossissi.
Lui mostrò il suo solito ghigno, e portò la mano destra sul mio viso ancora umido, mentre con l'altra continuava a cingermi saldamente la vita.
Difficilmente riuscii a reprimere un brivido: avevo la pelle d'oca, tuttavia nei punti in cui mi sfiorava mi sentivo bruciare.
All'improvviso capii: c'era un motivo per cui non riuscivo a reagire al comportamento assurdo di Malfoy, e sicuramente lui lo sapeva, era lo stesso motivo per cui aveva scelto quel modo di vendicarsi.
Dopo aver visto Ron insieme a Lavanda, non solo mi ero sentita tradita, il mio cuore era andato in pezzi, e con lui anche qualcos'altro.
Ora sentivo il bisogno di qualcuno in generale, bisogno fisico.
E anche se Malfoy era l'ultima persona che pensavo avrebbe potuto soddisfarlo, c'era solo lui lì con me.
Non mi dispiaceva neppure.
Ovviamente il suo scopo era totalmente opposto al mio: voleva farmi pentire di averlo spiato, aveva trovato la maniera perfetta e ci stava riuscendo alla grande.
Quella vicinanza così improbabile che si era venuta a creare fra di noi faceva più male di un Cruciatus, quel bastardo lo sapeva, sì, lo sapeva...
Mi stavo umiliando, e probabilmente il giorno dopo me ne sarei pentita, ma non importava.
Di certo lui godeva nel vedermi tanto smarrita, chissà da quanto tempo aspettava di divertirsi un po' con me...
«Chi è stato a farti piangere, Mezzosangue?»
Questa volta fui io a non rispondergli: non avevo intenzione di raccontargli niente, Malfoy non faceva parte della mia vita e se proprio avevo deciso di stare al suo gioco non era per parlargli dei miei problemi.
E poi, perché avrebbe dovuto interessargli?
Ero distrutta e completamente inerme, ma un orgoglio ancora ce l'avevo, e sapevo che me lo chiedeva solo per costringermi a ricordare, a soffrire ancora di più.
Inutile fingere, in quel momento non potevo fare a meno di essere attratta da lui, da ogni centimetro visibile del suo corpo, dal suo odore: eravamo talmente vicini, e nella penombra le sue labbra sembravano così...
Un po' mi detestavo per quei pensieri assurdi, ma erano più che giustificabili, considerando quanto mi sentivo sola e inutile.
Bastava convincermi che al suo posto ci fosse Ron, e sarebbe andato tutto bene.
Ron.
Come potevo non pensare a lui? Lo detestavo con tutta me stessa, anche se oggettivamente non ce n'era motivo. Ma ero stanca di ragionare, la strada della logica mi aveva portato ad un isolamento dal mondo esterno che non potevo ignorare ancora a lungo.
Non volevo più soffrire, né caricarmi sulle spalle il peso delle responsabilità dell'intera Hogwarts.
Era arrivato il momento di reagire, di cambiare in modo radicale.
Di farmi inebriare dal profumo quasi soffocante di Malfoy.
«Ti stai comportando da stupida...» mormorò una vocina all'interno della mia testa.
Io voglio fare la stupida.
D'istinto strinsi con forza le ciocche biondo platino del Serpeverde, avvicinando ancora di più il suo viso al mio con uno strattone; forse mi stavo lasciando trascinare un po' troppo dalla situazione, non avrei dovuto cadere nella rete di Malfoy, ma ormai era tardi.
Basta con i "forse".
Ormai lo volevo.
Probabilmente neanche lui si aspettava una reazione simile, infatti spalancò gli occhi per la sorpresa.
Erano davvero belli, i suoi occhi... Fino a quel momento ero stata convinta che fossero grigio fumo, ma ora potevo constatare che erano come un cielo in tempesta, con una sfumatura di azzurro acceso.
«Che fai, Mezzosangue? Ci provi con me adesso?»
Cercava di sembrare disinvolto, ma era chiaramente sconcertato dalla piega che stava prendendo la sua vendetta. Vederlo colto di sorpresa e in difficoltà mi diede la forza necessaria per reagire, anche se quella non ero decisamente io e faticavo a riconoscermi.
C'era anche dell'altro, un sentimento a me completamente estraneo: la sua esitazione mi conferiva un senso di audacia e di potere meraviglioso, e soprattutto mi incitava a muovermi con maggiore impeto e rapidità.
Avevo paura, per la prima volta in assoluto era il mio corpo a controllarmi, spinto quasi da un istinto animale.
Sempre tenendolo saldamente per i capelli, annullai definitivamente le brevi distanze che separavano me e Malfoy con un unico gesto deciso, e le mie labbra sfiorarono le sue quando le mossi per parlare un'ultima volta.
«Baciami. Adesso.»
Doveva sembrare una richiesta disperata, e lo era, naturalmente.
Ma c'era anche una parte, non più tanto nascosta, che lo desiderava, desiderava che lui...
Mi vergognavo da morire, probabilmente Malfoy avrebbe sgranato di nuovo gli occhi come aveva fatto poco prima e poi sarebbe scoppiato a ridere, precipitandosi a raccontare a tutta la scuola quello che era appena successo.
Perché accidenti ero stata così stupida?
Dovevo allontanarmi immediatamente, era la vicinanza con lui a farmi impazzire, e quell'intenso odore di dopobarba e menta, così forte da togliermi il respiro.
Il flusso di pensieri sconnessi che si aggirava nella mia mente si dissolse nel medesimo istante in cui sentii la morbidezza e il calore improvviso di due labbra sconosciute delicatamente appoggiate sulle mie.
Impiegai circa mezzo secondo per capire a chi appartenessero.
Malfoy mi stava baciando.
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