I'm Draco Malfoy

Non ero mai entrato prima nella Stanza delle Necessità, se non di sfuggita, quando un anno fa insieme alla Squadra d'Inquisizione avevamo scoperto che lì un gruppo di studenti, ovviamente guidati dallo Sfregiato e dai suoi patetici amichetti, tenevano delle riunioni segrete.

Dovevo ammettere che quel posto mi aveva stupito.

Mi affascinava il suo meccanismo, il suo rivelarsi solo a chi ne aveva davvero bisogno, offrendogli tutto ciò che desiderava, era qualcosa di incredibile, terribilmente complesso, magico. Erano sempre state poche le cose che riuscivano a suscitare meraviglia in me, tuttavia nella Stanza percepivo una concentrazione di energia altissima, talmente potente che persino in quella situazione precaria mi sentii improvvisamente fiducioso, sicuro che in breve tempo avrei portato a termine la mia missione.

Ero impaziente di mostrare a Lui tutto il mio valore, volevo che sapesse che non avevo paura di uccidere. Sarei stato ricompensato ed onorato sopra ogni altro, mi sarei guadagnato la Sua completa fiducia e, cosa più importante, mio padre avrebbe riottenuto la propria libertà. Era stato portato via da Azkaban da poco, ma probabilmente si sarebbe trovato più al sicuro lì che in qualsiasi altro posto: si era guadagnato il primo posto sulla lista nera del Signore Oscuro l'estate prima, quando aveva accidentalmente mandato in frantumi la sfera di cristallo che conteneva la Profezia, e questo era un motivo sufficiente perché rischiasse continuamente la vita.

Per non parlare del fatto che casa nostra brulicava di Mangiamorte, si era trasformata in una specie di Quartier Generale, dove si tenevano le riunioni più importanti, la tortura dei prigionieri, le Iniziazioni.

Con una smorfia di dolore ripensai al momento in cui ero stato marchiato, appena una settimana fa: il veleno di Nagini contenuto nella Sua bacchetta era penetrato nel mio corpo, ed io mi ero sentito letteralmente bruciare.

Stavo andando a fuoco. Delle fiamme invisibili avevano preso vita nei miei organi, risalendo lungo le vene erano esplose in un tripudio di scariche elettriche e di scintille incandescenti nel braccio sinistro. Non avevo urlato, né mi ero lamentato in nessun modo, anche se le fitte erano insopportabili e quell'Iniziazione sembrava non finire mai.

Erano presenti solo i miei genitori, mia zia Bellatrix e Piton, anche se non comprendevo l'utilità della sua presenza. Quando finalmente il dolore era cessato, il mio sguardo era inevitabilmente corso all'avambraccio non più pallido come il resto della mia pelle, bensì oscurato da una macchia che sarebbe rimasta indelebile. Il Marchio Nero.

Però dopo mi ero sentito benissimo, appagato e...

Basta. Dovevo smetterla di sparare tutte quelle stronzate, e di mentire, almeno a me stesso.

La verità ero un'altra: io non volevo essere un Mangiamorte, non volevo uccidere nessuno, né portare addosso quello schifoso tatuaggio. Quel pensiero penetrò nella mia mente con tanta prepotenza da farmi quasi vacillare. 

«Ne sarai fiero, prima o poi, Draco.» mi aveva detto mio padre, anche se dietro quell'incoraggiamento si nascondeva una velata minaccia.

Dovrai fare ciò che ti ordina, altrimenti...

Sapevo fin dall'inizio che il mio primo incarico non sarebbe stato affatto facile, ma mai avrei immaginato di dover commettere un crimine talmente orribile.

Hai paura, forse?

No, non avevo paura.

Lui voleva vendicarsi, e aveva scelto me perché sapeva che non potevo farcela.

Ma io ero Draco Malfoy, dovevo farcela. Quando mai avevo fallito?

Il piano che ero riuscito ad elaborare nei giorni scorsi, nonostante la tensione, era complesso, in fondo le cose semplici non mi piacevano, avevo sempre bisogno di qualcosa che mi intrigasse...

Ad angosciarmi c'era solamente un piccolo particolare: se non avesse funzionato, sarei morto, ecco.

Ero solo, stavolta, non potevo fidarmi di nessuno.

Almeno una piccolissima concezione me l'aveva fatta, però.

«Puoi servirti di chiunque tu desideri, e che possa esserti utile. Non commetterai sciocchezze.»

Parlava delle persone come se fossero strumenti usa e getta, mi consigliava di scegliere qualcuno di cui abusare, una particolare dote che modestamente io possedevo: avrei convinto chiunque a fare ciò che volevo e quando lo volevo, solo per la potenza irresistibile del mio magnetismo naturale; dovevo solo capire chi...

In quanto al non commettere sciocchezze, non si trattava né di un consiglio, né di un avvertimento: era un ordine. Ma quali sciocchezze avrei potuto commettere io?

Nel frattempo, girando per i corridoi lunghissimi e pieni zeppi di cianfrusaglie della Stanza Va e Vieni avevo finalmente trovato l'oggetto che stavo cercando.

Afferrai un lembo del lenzuolo sudicio e stracciato che lo copriva, e tirai con forza, carico di eccitazione e timore: eccolo lì, il mio Armadio Svanitore.

Se Graham Montague, studente Serpeverde ormai al settimo anno, non si fosse perso all'interno di esso non avrei mai scoperto la sua esistenza. Adesso avevo la certezza di non essermi sbagliato, e soprattutto avevo un elemento su cui lavorare, l'elemento indispensabile per la riuscita del mio piano.

Da Magie Sinister il gemello dell'armadio era già pronto, Montague mi aveva detto che quando era rimasto chiuso in quello di Hogwarts era come intrappolato in una specie di limbo: non riusciva a farsi sentire da nessuno, ma a volte ascoltava quello che succedeva a scuola, e altre volte quello che succedeva nel negozio, come se l'Armadio viaggiasse dall'una all'altro. Alla fine era riuscito a Materializzarsi e a venir fuori, anche se non aveva mai sostenuto l'esame. Per poco non ci aveva lasciato le penne. Tutti avevano pensato che fosse una bellissima storia, ma io ero stato l'unico a capire cosa significasse, l'unico a capire che sarebbe stato possibile raggiungere il castello attraverso gli Armadi se avessi aggiustato quello rotto.

Ora il vecchio titolare del negozio aspettava solo di ricevere un mio segnale da Hogwarts.

Già, la mia seconda casa. Al contrario di Potter, io non ero mai stato un ragazzino sentimentale, non avevo tempo per tutte quelle smancerie...

La scuola che frequentavo da ormai sei anni non aveva un grande valore simbolico dal mio punto di vista, soprattutto non approvavo la maggior parte delle decisioni che vi venivano prese: non era giusto ad esempio che il Preside in persona mostrasse senza ritegno una spiccata predilezione per alcuni studenti...

E poi di tanto in tanto si verificavano certi scandali! Come quando era stato permesso ad un lupo mannaro di insegnare, o quando quell'idiota di Hargrid, insieme ad una delle sue bestie, aveva tantato di amputarmi un braccio...

Roba da non crederci.

Nonostante ciò, non potevo fare a meno di vedere in quel castello un rifugio, soprattutto negli ultimi tempi: almeno lì non dovevo essere costretto ad ascoltare i gemiti soffocati, i tonfi sordi di corpi che si accasciavano a terra, e le urla, stridule e disperate, delle vittime che venivano trascinate a forza a Malfoy Manor...

Quel posto era ormai come un castello del brivido, con l'unica differenza che le mostruosità erano reali, per quanto io cercassi di fingere la normalità, era inutile: non c'era proprio niente di normale nel vivere in una specie di centro di torture.

Era stato un sollievo lasciare l'edificio tetro e salire sull'Espresso, se non altro lì nessuno gridava...

Ma non potevo continuare così per sempre, ormai ero un Mangiamorte anch'io.

E dovevo imparare a comportarmi come tale, a provare piacere nel prolungare l'agonia degli altri.

Mi concentrai sul mobile alto e polveroso: chissà da quanto tempo si trovava lì, e se qualcuno sapeva della sua esistenza...

Probabilmente nessuno avrebbe saputo aggiustarlo, e neanch'io, se non fosse stato per Sinister. Quell'uomo sapeva moltissime cose sull'argomento, anche se all'inizio non si era dimostrato propenso a rivelarmele; ma io ovviamente lo avevo convinto.

Minacciandolo.

«Signorino Malfoy, che piacere vederla, la aspettavo. E signora Malfoy, i miei omaggi...»

«Basta con le chiacchiere, Sinister. Sa come aggiustarlo?»

«Può darsi. Devo vederlo, però. Perché non me lo porta qui in negozio?»

«Non posso. Deve stare nascosto. Ho solo bisogno che lei mi dica come fare.»

«Be', senza vederlo, temo che sarà un lavoro molto difficile, forse impossibile. Non posso garantire nulla.»

«No? Forse questo le darà più sicurezza...»

«Ma... Signorino Malfoy, lei...?»

«Lo dica a qualcuno e verrà punito. Conosce Fenrir Grayback? È un amico di famiglia, ogni tanto farà un salto qui per assicurarsi che lei dedichi al problema la sua piena attenzione...»

«Non c'è bisogno che...»

«Questo lo decido io. Ora è meglio che vada. E non dimentichi di tenere quello al sicuro, mi servirà in futuro.»

«Lo vuole portare via adesso?»

«No, certo che no, stupido ometto. Non posso portarlo così per strada. Ma non lo venda.»

«Naturalmente no... signore.»

Nel leggere il terrore negli occhi di Sinister, mi ero sentito potente, capace di ottenere qualsiasi cosa desiderassi, ed in effetti era proprio così, sin dalla nascita ero sempre stato abituato a vedere assecondato ogni mio capriccio.

Ora più che mai, ciò che pretendevo era adulazione.

Ma per guadagnarla non potevo contare sui galeoni dei miei genitori, toccava a me fare qualcosa, dopotutto il Marchio Nero mi sarebbe stato di grande aiuto, era uno strumento prezioso...

E se Lui me lo aveva concesso, doveva esserci un motivo.

Non era possibile che dietro ci fosse solo la vendetta, si fidava veramente di me.

Infilai la mano nella tasca dei pantaloni, impaziente di cominciare a lavorare nonostante quella fosse ora di lezione: la McGranitt mi avrebbe punito, e l'ultima cosa di cui avevo bisogno adesso era una dose extra di compiti di trasfigurazione...

Basta, non dovevo pensarci. Era solo una stupida materia scolastica, dopotutto. Avrei sicuramente trovato qualcuno disposto a scontare la pena al posto mio.

Un momento, dov'era finito il mio appunto?

Frugai meglio in entrambe le tasche, ma niente, dovevo averlo perso salendo fino al settimo piano.

«Merda.»

Se qualcuno l'avesse trovato...

Avevo già commesso un errore madornale, e il piano non era neppure ben definito!

Però riflettendo non era così grave, su quel foglietto non c'era scritto il mio nome, e nessuno avrebbe capito che dietro c'ero io, né avrebbe lo avrebbe collegato all'Armadio Svanitore... E per fortuna ricordavo a memoria l'incantesimo, l'avevo ripetuto e ripetuto nella mia mente talmente tante volte...

Scuse.

Effettivamente poco prima, mentre stavo per entrare nella Stanza, avevo percepito come una presenza, mi ero sentito osservato, e avevo temuto che ci fosse qualcun altro oltre me.

Ma avevo troppa fretta ed ero troppo nervoso per mettermi a perlustrare il corridoio, chissà, magari era solo paranoia, la mia.

O magari no...

Mi guardai intorno cercando qualcosa di adatto con cui fare un primo tentativo: non impiegai molto tempo a trovare un antico libro dalle pagine ammuffite, che probabilmente non sarebbe più servito.

Non ti interessa se serve o no, sei un Mangiamorte.

Aprii l'anta dell'armadio, dove infilai la copia sgualcita del "Manuale di Incantesimi: Volume Primo".

Presi la bacchetta tentando di controllare il lieve tremore che si era impadronito della mia mano destra, e cercai di concentrarmi il più possibile affinché l'incantesimo potesse riuscire bene alla prima prova. Sapevo che il mio desiderio era piuttosto ambizioso, nonostante ciò mi auto imposi di avere maggiore fiducia in me stesso, la stessa che possedevo di solito.

Ero o no un Malfoy?

Chiusi gli occhi, sentendomi al contempo un perfetto idiota, dopodiché feci un respiro profondo.

«Harmonia nectere passus

La mia voce più roca del solito non mi sorprese.

Quella era la formula che Sinister mi aveva indicato, se non avesse funzionato quel venditore di inutili cianfrusaglie me l'avrebbe pagata cara...

Senza esitare aprii per la seconda volta l'armadio: il libro era ancora lì.

«Cazzo, no...»

Indietreggiai fino a ritrovarmi seduto su una vecchia panca, ansimante e con la testa fra le mani: il primo tentativo aveva fallito, qualcosa era andato storto. Cosa poteva essere?

La pronuncia dell'incantesimo? Il movimento della bacchetta? O forse la mia poca convinzione?

Era anche vero che quell'armadio era rotto, vecchio e fuori uso da molto tempo, probabilmente non avrebbe funzionato in ogni caso... E poi non dovevo lasciarmi prendere dall'emotività, mi era stato concesso al massimo un anno di tempo, potevo tranquillamente riprovarci.

Da quando ero così insicuro?

Da quando giri con una minaccia di morte sulla testa.

Inspirai ed espirai più volte, affinché l'aria ritornasse a circolare normalmente nei miei polmoni, e mi rialzai traballante; non ci misi troppo ad accorgermi che stavo sudando.

Che mi stava succedendo, accidenti?

Di sfide ne avevo affrontate moltissime, addirittura vedevo la vita stessa come una grande scommessa: mi era sempre piaciuto scommettere, e soprattutto mi eccitava la sensazione di potere dopo aver vinto. Dovevo solamente riuscire a considerare questa missione un'altro di quei giochi d'azzardo, l'unica differenza sostanziale era che stavolta la posta in gioco era molto alta, forse mettevo in palio la cosa più preziosa che possedevo: la mia vita.

Recuperando un po' di quella determinazione che di solito mi contraddistingueva, continuai ad esercitarmi all'incirca per un'altra ora, senza mai fermarmi. Alla fine, quando esausto aprii per l'ultima volta l'anta dell'armadio, notai con un fremito che la copertina del libro era scomparsa.

Percepii un lieve sorriso, forse più simile ad un ghigno, espandersi sul mio volto: la magia non era riuscita del tutto, ma almeno avevo raggiunto un piccolo, importante risultato.

Ed era solo il primo giorno.

Soddisfatto, sistemai con cura il telo sull'Armadio Svanitore, in modo che nessun altro potesse trovarlo e soprattutto scoprire di cosa si trattasse, e mi avviai verso l'uscita della Stanza superando l'intricato labirinto di corridoi. Provavo un misto di emozioni contrastanti, che andavano da una debole gioia alla rassicurazione: ce l'avevo fatta, in parte, ma ce l'avevo fatta. Se avessi continuato ad esercitarmi quotidianamente, sarei riuscito nel mio intento prima della fine dell'anno scolastico, e allora sì che Lui e mio padre sarebbero stati fieri di me...

C'era solo un problema: nonostante non m'importasse nulla, non potevo continuare a saltare le lezioni come avevo fatto oggi, perché i miei genitori pretendevano comunque che ricevessi un'istruzione adeguata. Nonostante fossi capace di mentire come nessun altro, prima o poi avrei esaurito la scorta di scuse a mia disposizione da rifilare ai professori.

E allora, come avrei fatto?

Mi serviva un complice. Qualcuno che potesse insegnarmi ad eseguire l'Harmonia correttamente nel più breve tempo possibile, che fosse nella condizione di non fare nessun tipo di domande e soprattutto che fosse abile negli incantesimi.

Purtroppo però ad Hogwarts non esistevano molte persone che corrispondessero al mio ideale di perfetto aiutante: c'erano gli insegnanti, ma erano i primi che dovevo scartare, perché sicuramente si sarebbero chiesti a cosa mi servisse l'utilizzo di una magia simile, e ben presto sarebbero arrivati per intuito alla conclusione che tramavo qualcosa con quell'armadio...

Forse Piton, che continuava ormai da anni nel suo ruolo di doppiogiochista che Lui gli aveva affidato, e che più volte si era offerto di darmi una mano, portando avanti la scusa di aver stretto un Voto Infrangibile con mia madre e di essere ormai vincolato.

Ma io non ero uno stupido, conoscevo perfettamente il suo secondo fine, ossia quello di rubarmi la gloria e l'onore di essere stato scelto, e non avevo intenzione di lasciarmi strappare l'unico premio che avrei potuto ricevere compiendo la missione.

Quindi anche lui non era quello giusto.

Restavano i miei compagni, tutti gli altri maghi che studiavano con me, ma purtroppo temevo che nessuno di loro fosse abbastanza acuto ed intelligente per un incantesimo di una tale portata, quando a stento riuscivano ad eseguire una semplice Maledizione...

Di solito mi servivo dei miei tirapiedi, Tiger e Goyle, ma quei due erano talmente stupidi che talvolta mi chiedevo se avessero davvero delle doti magiche...

E poi ero certo che chiunque sarebbe stato fin troppo curioso, e mi avrebbe sicuramente riempito di richieste morbose ed insistenti, le ultime cose di cui avevo bisogno.

perché i miei non mi avevano iscritto a Durmstrang? Di certo lì non si sarebbero fatti scrupoli, e nel giro di due giorni avrei risolto il problema senza neppure faticare.

Invece qui ad Hogwarts era pieno zeppo di idioti, stupidi Babbani capaci sono di giocare con i loro insulsi macchinari, e Mezzosangue.

Un momento...

Mezzosangue?

Mi fermai di colpo a metà delle scale che scendevano fino nei sotterranei, verso la Sala Comune di Serpeverde, come folgorato dalla brillante idea che avevo appena avuto.

Ma certo! Sapevo benissimo chi sarebbe stato mio complice, e sapevo anche come il soggetto in questione sarebbe caduto ai miei piedi, nonostante ad essere sincero la sola idea mi facesse ribrezzo, qualche sacrificio dovevo pur farlo...

Lei non sarebbe stata affatto facile da convincere, di questo ero consapevole, forse era un rischio enorme, tanto più che se qualcosa fosse andato storto sarebbe corsa a spifferare tutto al suo amichetto... Non avevo comunque altre alternative.

Era l'unica in grado di aiutarmi, e la sua volontà contava meno di zero, per me.

Se non fossi riuscito con le buone, l'avrei obbligata, e se le cose avessero preso una piega sbagliata, non mi sarei fatto problemi ad ucciderla.

Due omicidi invece di uno, dov'era il problema?

In fondo io ero Draco Malfoy.

E in fondo la Granger era la migliore della classe in Incantesimi.

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