Help from the enemy (1) - The right choice

La mia mente. Arma letale, come un veleno.

È un Mangiamorte.

Draco è un Mangiamorte.

Quelle parole sembravano risuonare nell'aria rarefatta come rintocchi di un orologio, come le lugubri note di un canto funereo. Difficile credere che nessuno in realtà stesse parlando, intorno a me il silenzio tuonava pesante ma dentro, io gridavo.

Un Mangiamorte.

Corsi a perdifiato lungo i corridoi oscuri di Hogwarts, lasciando scivolare dagli occhi gocce di dolore.

Corsi, senza voltarmi indietro.

Il nulla alle spalle, verso un orizzonte di vetro.

Il battito del mio cuore era accelerato, il respiro faticava a ripetersi, nulla mi faceva alzare lo sguardo. Un singhiozzo strozzato fuoriuscì dalle mie labbra, ma non pensai neppure per un istante di fermarmi a respirare: non ero ancora abbastanza lontana da lui.

È un Mangiamorte.

Percepii il tratto silenzioso di una lacrima che scendeva, portandosi via un pezzo di me, un animo solitario che vagava nell'immensa fragilità delle emozioni, il mio. Riuscivo a pormi una sola domanda, che pareva riassumere in sé il turbine di enigmi che mi vorticava attorno.

Perché?

Perché mi aveva ingannata in quel modo?

Perché fare una cosa del genere proprio a me?

Mi ero lasciata tradire da me stessa, come mai credevo che sarebbe successo. Per cedere all'istinto avevo finito per soffrire proprio per la persona che probabilmente meno lo meritava.

Un tempo conoscevo un'unica libertà, quella della mia mente. Ormai mi era stata strappata, e forse non l'avevo mai posseduta davvero. Qualcosa mi aveva traviata, spinta ad inseguire follemente mere illusioni, a cercare la felicità nei luoghi più impensabili.

Perché ero stata così stupida da innamorarmi di lui?

Ammetterlo non mi costava più, non quando era proprio per colpa di quel sentimento totalmente sbagliato che avevo perso tutto.

Rallentai quasi senza riflettere, certa che, se l'avessi fatto, mi sarei resa conto che la mia unica, vera speranza fosse quella di vederlo comparire alle mie spalle, proprio com'era accaduto la sera della partita. Sembrava così lontana, ormai...

Forse c'era una spiegazione razionale dietro tutte quelle menzogne, forse si era trattato solo di un brutto incubo.

Ma voltandomi capii che di Draco Malfoy non avrei trovato alcuna traccia. Mi sentii patetica.

All'improvviso mi fermai, arrestai la mia folle discesa verso l'Inferno e guardandomi intorno mi accorsi di essere letteralmente senza fiato.

Per la corsa.

Per il pianto.

Per la corsa e per il pianto, decisi.

Mi avvicinai ad una delle finestre, specchiandomi nel vetro trasparente: non riconobbi la persona che mi stava di fronte, ero estranea a me stessa. Dell'Hermione di una volta ormai restavano avanzi martoriati, e il responsabile era uno solo.

Sei davvero sicura che si tratti di lui? Non ti sei annullata con le tue stesse mani?

Serrai le palpebre per evitare di assistere a quello spettacolo indegno e inspirai profondamente, alla ricerca dell'ultimo briciolo di raziocinio che mi era rimasto. Dovevo capire. Dovevo almeno tentare di dare un senso a quanto era accaduto, e dovevo farlo per me stessa. Gli eventi delle settimane appena trascorse mi avevano scaraventata in un limbo pericoloso, probabilmente senza nessuna possibilità di mettermi in salvo. Ma forse una via d'uscita c'era ancora. Avrei trovato più avanti il tempo per soffrire, per piangere il mio amore e la mia verginità perduti in quel modo. In quel momento non potevo permettermelo, la posta era alta. C'era ancora altro che avrei rischiato di perdere.

Se l'obiettivo di Malfoy era quello di umiliarmi, ci era riuscito perfettamente: era stato abile, glielo concedevo, ed era inutile desiderare di essere stata più lungimirante.

«Sei la prima per me

«È difficile, volerti.»

Mi tappai le orecchie con le mani in un tentativo disperato di scacciare quella voce dalla mia mente, e un residuo del suo profumo aleggiò tutt'intorno.

Erba appena tagliata e pergamena nuova e... pasta dentifricia. Alla menta.

Mi era rimasto addosso e nel cuore, che forse era anche peggio.

Come avevo potuto concedermi a lui in quel modo, fidarmi a tal punto... Non mi sembrava possibile. Eppure era stato così naturale, così giusto, ed associare l'orribile immagine del Marchio Nero alle sensazioni incredibili che avevo provato mi dava la nausea. Mentre i ricordi lentamente si dissolvevano i miei occhi guardavano altrove, alla ricerca di quel volto che potesse dare un senso a quel mio vagare senza meta.

Ero stata tradita, ingannata, irretita. Cosa mi rimaneva, se non la vergogna? Con quale coraggio mi sarei presentata alle lezioni il giorno dopo, e quello dopo ancora?

Basta, dovevo smetterla. Per quanto Draco potesse odiare me e il mio sangue, non poteva aver fatto tutto solo per mettermi in ridicolo.

E se Draco era davvero un Mangiamorte come Harry si ostinava a sostenere da tempo, qual era il suo piano?

Avrei dovuto denunciarlo? Che domande, certo che avrei dovuto, c'era un Mangiamorte nel castello e il mio migliore amico rischiava la morte. Tanti altri insieme a lui, me compresa. Che ruolo giocava in quella faccenda il pezzo di pergamena che aveva perso davanti alla Stanza delle Necessità e che in quel momento giaceva dimenticato nel mio baule? Ripensai alle ricerche che avevo fatto, al perché mai Draco avesse bisogno di un incantesimo che trasportasse istantaneamente oggetti, animali o persone da un luogo all'altro senza usare la Materializzazione. Perché non gliel'avevo mai domandato? Eppure le occasioni non erano di certo mancate.

Perché lui ha promesso che ti avrebbe detto tutto.

Perché quando lo vedi il tuo cervello si spegne.

La verità mi si parò di fronte con una rapidità allarmante: ero stata un'incosciente, avevo sbagliato tutto, e non mi riferivo solo ai sentimenti che mio malgrado provavo. Sarebbe stato mio dovere informare qualcuno di quanto avevo visto, e lo avrei dovuto immediatamente, anziché pensare di potermi mettere ad indagare. Avrei dovuto rendermi conto che c'erano troppi elementi che stonavano in quella faccenda, eppure la mia nota intelligenza aveva fallito. Io avevo fallito, e per cosa?

Se anche la collana maledetta e l'Idromele avvelenato fossero stati opera di Draco? I dubbi si moltiplicavano istante dopo istante e la paura iniziò ad insinuarsi nei miei pensieri, in fondo io non lo conoscevo.


«Tu non sai niente di me, potresti rimanere delusa di fronte a certe verità

E lui a modo suo mi aveva avvertita. Certo, mai sarei arrivata alla conclusione che le verità alle quali si riferiva riguardassero il Marchio Nero, però... Mi ero lasciata ingannare, le scusanti erano ben poche e misere. Anziché concentrarmi sui numerosi segnali contro l'innocenza di Draco mi ero soffermata sulle sue parole, sui suoi sguardi, sui suoi baci, nella convinzione che nessuno avrebbe potuto fingere così bene, neanche una serpe. Ma lui non era una serpe qualsiasi. Era un Mangiamorte, e in qualche modo io ne ero complice.

Dovevo smetterla di piangere sulla purezza ormai perduta e scoprire cosa stesse realmente succedendo, mettendo sotto chiave in qualche angolo della mia mente quei momenti in cui eravamo stati felici. In cui io ero stata felice. D'altronde dal suo punto di vista non avevo mai smesso di essere la "sporca Mezzosangue", doveva esserci dietro un motivo serio a spingerlo a mischiarsi con una come me...

Basta, non potevo più farmi del male in quel modo.

Da dove avrei cominciato per cercare delle risposte?

«Signorina Granger.»

Sobbalzai a quel sussurro e mi guardai intorno circospetta, senza riuscire a capire da dove provenisse. Eppure in quel corridoio oltre me non c'era nessuno.

«Qui, sulla parete...»

Mi alzai e mi avvicinai lentamente al punto indicato: a parlare era stato uno dei tanti ritratti animati, e riconobbi immediatamente il soggetto raffigurato come il professor Dippet, che aveva preceduto Silente nella carica di preside di Hogwarts.

«Buonasera, professor Dippet.» esordii imbarazzata, in fondo anche da morto suscitava una certa soggezione, ed io ero pur sempre una studentessa che, per quanto sconvolta, girovagava per la scuola ben oltre il limite del coprifuoco.
«Mi scusi, come conosce il mio nome?»

«È Silente che mi manda. Mi ha chiesto di cercarla e di riferirle un messaggio.» rispose con voce roca e tono imperioso.

«Oh. Quale messaggio?»
«La aspetta nel suo ufficio. Gli piacciono i pallini acidi.»
Sgranai gli occhi, confusa: perché Silente mi mandava a chiamare a quell'ora? Che volesse punirmi? O peggio, che avesse in qualche modo scoperto dove mi trovavo e con chi fino a qualche minuto prima?

«Ma perché...» mi rivolsi nuovamente al quadro ma Dippet era già sparito, di certo seccato all'idea di tutte le domande che gli avrei sicuramente posto, d'altronde conoscevo la sua storia e la sua fama di mago poco paziente e poco incline alle chiacchierate a cuore aperto con i propri studenti. Lo stesso non si poteva certo dire di Silente.

Mi incamminai a passo svelto verso l'ufficio del preside, in parte lieta di avere per un po' qualcos'altro a cui pensare che non fosse Draco e il suo comportamento indecifrabile. La testa mi doleva profondamente, forse per il pianto o forse per la sensazione di impotenza che ormai si faceva sempre più forte.

E se quella convocazione misteriosa si fosse rivelata l'occasione giusta per mettere a conoscenza Silente di quanto accaduto? Io stessa in passato avevo più volte incitato Harry a parlare con lui, era giunto il momento di adattare a quella situazione i miei stessi consigli... Ma da Grifondoro e amante della verità quale ero non avevo certo l'intenzione di correre a fare la spia, senza nessuna prova dalla mia parte.

La prova ce l'hai, è marchiata sul suo braccio, idiota...

Cercai di ignorare la voce della mia coscienza, che interveniva di continuo a ricordarmi che non era certo per lealtà se mi ostinavo nonostante tutto a cercare un pretesto per difenderlo e giustificarlo, e mi resi conto di essere arrivata a destinazione.

Mi trovavo di fronte ai due imponenti e massicci gargoyles di pietra che proteggevano la scala d'accesso all'ufficio, situata ai piedi della torre più alta del castello.

A voce alta, per quanto mi sentissi ben poco sicura, scandii la parola d'ordine "Pallini Acidi", che mi aveva lasciato intendere poco prima il ritratto, e immediatamente apparvero i gradini a chiocciola. Giunta in cima presi un respiro profondo, ancora incerta sul da farsi, e bussai alla porta, accolta quasi subito da Silente.

«Vieni pure, signorina Granger. Ti aspettavamo.» esordì sorridendo gentile e invitandomi ad entrare con un gesto della mano. Notai che era molto più annerita rispetto all'ultima volta che l'avevo osservata da vicino, e mi chiesi con una punta di preoccupazione cosa gli stesse succedendo. Seduta su una delle sedie della scrivania c'era la McGranitt, ed io mi affrettai ad occupare l'altra. Che ci faceva lì l'insegnante di Trasfigurazione, nonché direttrice della casa dei Grifondoro?

Allora la faccenda era davvero seria, di sicuro volevano punirmi o peggio, espellermi, e tutto per quell'idiota di Malfoy...

«Gradisci del Succo di Zucca? Del tè?» mi chiese Silente prendendo posto di fronte a noi.

«Oh no grazie, professore. Mi stavo chiedendo il perché di questa convocazione improvvisa.» replicai un po'imbarazzata, mentre speravo con tutto il cuore di non risultare eccessivamente colpevole e che a nessuno tra i presenti venisse in mente di usare l'Occlumanzia su di me. Non mi ero mai esercitata molto in quella disciplina, e l'ultima cosa di cui avevo bisogno era che uno dei miei insegnanti avesse accesso ai miei pensieri...

«Voglio farlo, Draco. Te lo giuro

Sbattei le palpebre e cercai di tornare in me. Silente continuava a sorridermi tranquillamente, il che poteva essere un buon segno, nonostante le sue solite e indiscutibili stranezze.

«Certo, sarà informata di ogni cosa. Spero che non le dispiaccia se nel frattempo, vista l'ora tarda, opterò per una camomilla. Una bevanda squisita, sicuramente avrà avuto modo di conoscerla...»

«Oh, sì.» risposi, sempre più confusa ed inquieta.

La McGranitt invece era austera e composta come sempre, anche se qualcosa nel suo sguardo mi riportò a un episodio avvenuto non molto tempo prima.

«Il signor Malfoy si unirà a te nel riordinare una sezione della Biblioteca, venerdì della prossima settimana. Solo... Sii prudente, Hermione.»

I tasselli di quell'assurdo puzzle mi ruotavano attorno sconnessi, ed io non ero in grado di ricomporli. La McGranitt in effetti appariva preoccupata, proprio come quando mi aveva assegnato la maledetta punizione che aveva dato inizio a quella follia. Niente aveva più senso ed io iniziavo a spazientirmi.

«Sicuramente avrai molte domande, e ti assicuro che stanotte tenterò di rispondere a tutte, o quasi. Purtroppo il tempo che ho a disposizione, come vedi, sta per finire.»

Silente solleva leggermente la mano annerita con un'espressione eloquente ma serena.

«Signore, lei non sta per...»

«Purtroppo sì, mia cara. Succederà molto presto. Ecco perché ti ho fatta chiamare, spero tu possa aiutarmi.»

Le lacrime tornarono a pungermi gli occhi. Silente stava davvero per morire? Non era possibile, doveva esserci senz'altro un rimedio, una pozione curativa. Harry aveva bisogno di lui, tutti noi ne avevamo bisogno, lui era il più grande mago di tutti i tempi, il solo in grado di aiutarci a sconfiggere Voldemort. Che speranze potevamo avere, senza la sua guida?

Deglutii, chiedendomi cos'altro mi attendesse quella notte.

«Farò tutto quanto sia in mio potere, signore. Lo giuro. Non capisco però perché non si sia rivolto a Harry...»

Il preside bevve un sorso di camomilla dalla tazza di porcellana, poi mi guardò dritto negli occhi, enigmatico.

«Il signor Potter in questa circostanza non ci sarebbe di grande aiuto. Tu sì, cara Hermione. Dimmi, come hai trovato il signor Malfoy in questi giorni? Si è ripreso da quello spiacevole incidente?»

Mi bastarono quelle poche parole per riuscire finalmente a darmi una risposta, almeno una, fra le tante domande.

Silente sapeva. Se non tutto, quasi.

Sei fottuta, Hermione.

Il suo sorriso si allargò, vedendo probabilmente il panico farsi strada sul mio volto. Ero completamente a corto di parole, cosa mai avrei potuto dirgli?

«Ecco, io non saprei da dove iniziare...»

«Non c'è bisogno che mi racconti tutta la storia, ci sono questioni che per loro natura meritano di rimanere private. Dovrai solo ascoltarmi attentamente, senza interrompermi. Draco Malfoy è un Mangiamorte, penso che tu ne sia a conoscenza. È stato marchiato poco prima del vostro ritorno a Hogwarts quest'anno, e presto, molto presto, lui cercherà di uccidermi per ordine di Voldemort. Probabilmente ha già tentato un paio di volte. Bene, noi dobbiamo lasciarglielo fare.»

Mi alzai di scatto dalla sedia, senza fiato. Non era possibile. Non poteva essere andata in questo modo. Era davvero quello, il suo obiettivo? Draco era davvero un assassino? Per il momento no, non ancora, ma a quanto pareva Silente intendeva esaudirlo. Niente in tutta quella faccenda aveva un senso.

«Ma professore, è impazzito?» sbottai, rendendomi subito conto di essere stata poco educata. Ormai stavo esplodendo.

«Si calmi, signorina Granger.» intervenne la McGranitt, parlando per la prima volta. "Si calmi, e soprattutto si fidi. Difficilmente comprenderà quel che le stiamo dicendo, ma è essenziale che collabori senza fare troppe domande. Ne va della salvezza del nostro mondo.»

Inspirai profondamente e tornai a sedermi. Avevano ragione, dovevo fidarmi, nonostante nell'ultimo periodo la mia capacità di farlo fosse stata messa a dura prova. Eppure sapevo, in cuor mio, che stavolta avevo di fronte la parte giusta, quella della dei buoni. Silente non ci avrebbe mai deluso, né si sarebbe lasciato uccidere da Draco... da Malfoy, se non avesse avuto un piano.

«Chiedo scusa. Cosa dovrei fare?»

«La professoressa McGranitt tempo fa le ha assegnato una punizione, se non sbaglio, e il coinvolgimento del signor Malfoy non è stato certo intenzionale. Se dovesse fallire, Voldemort lo ucciderà insieme a tutta la sua famiglia. Lui le ha chiesto di fare qualcosa? Un favore, magari?» prosegue Silente.

Continueremo a restituirci il favore, vuoi?

Ricordare era straziante, ma cercai di fare uno sforzo e ignorare il dolore che pronunciare quelle parole mi provocava.

«In un certo senso sì. Con un ricatto mi ha costretta a cedergli la fiala di Fortuna Liquida che avrei dovuto vincere durante l'ora di Pozioni, anche se poi l'abbiamo divisa a metà. Ma oltre questo non ha mai cercato di ottenere qualcosa da me...»

Ne sei sicura?

«Tempo fa l'ho sorpreso mentre entrava nella Stanza delle Necessità, fuori dalla porta ho trovato un appunto, sembrava una formula. Ho fatto delle ricerche, si tratta di un incantesimo per trasportare istantaneamente oggetti, animali o persone da un luogo all'altro senza utilizzare la Materializzazione.»

Tutto cominciava ad essere più chiaro: sicuramente quell'incantesimo serviva a Malfoy per introdurre nel castello qualcosa che potesse servirgli nell'adempiere al suo incarico, e nella Stanza delle Necessità si era esercitato.

Ma di cosa si trattava? E soprattutto, cosa c'entravo io?

Silente invece aveva l'espressione di chi la sa lunga, e per un attimo mi ritrovai ad invidiarlo per la sua serenità anche di fronte ad una situazione simile. La McGranitt invece, per quanto si sforzasse, non riusciva a mascherare la sua preoccupazione. Un po' come me.

«Molto interessante. Credo di avere qualche idea sul modo in cui il giovane Malfoy tenterà di assassinarmi. Ho ragione di ritenere che lui volesse cercare il suo aiuto, si tratta di un incantesimo molto complicato e la sua intelligenza e bravura sono evidenti, oserei dire dal primo giorno in cui ha messo piede ad Hogwarts.»

Solleva la tazza verso di me, come a voler fare un brindisi. Nonostante fossi lusingata da quel complimento, non bastò a contenere la mia indignazione.

«Io aiutare lui? Se ha anche solo sperato per un istante che...»

«Un tentativo disperato, mi trovi senz'altro d'accordo. Ma ritengo che Draco abbia realmente bisogno di aiuto, e non mi riferisco al compito che gli è stato ingiustamente assegnato dal suo padrone. Devi assicurarmi, signorina Granger, che non farai parola di tutto questo con i tuoi amici. La nostra conversazione deve rimanere segreta, così come anche il Marchio che il signor Malfoy porta sul braccio.»

«Mi... Mi sta chiedendo di mentire?» sussurrai tristemente.

«Ti sto chiedendo di aiutare Draco come puoi, e sì, anche di mentire. Ti sembrerà che tutto questo sia profondamente sbagliato, ma credimi, un giorno capirai.» concluse alzandosi lentamente.

Ricapitolando: il Preside mi aveva convocata nel suo ufficio, quella notte, per avere il mio aiuto. Fin lì non c'era granché di strano. In sostanza non aveva risposto a nessuna delle mie domande, e anche questo non era insolito, trattandosi di lui.

Ma ciò che voleva da me... Non sapevo se ne sarei stata in grado. Presentarmi da Malfoy dopo che noi... era troppo, perfino per Hermione Granger. Le lacrime cominciarono a scorrere nuovamente sul mio viso, e subito la McGranitt trasfigurò un bastoncino di liquerizia in un fazzolettino ricamato. Mi resi conto che la sua presenza lì avrebbe dovuto servire a consolarmi.

«Perché? Perché pretendete che io... Professor Silente, l'idea che lei possa lasciarci mi terrorizza, e mi terrorizza ancor più il pensiero che io dovrò contribuire a far sì che questo accada. Non capisco in che modo sia collegata a tutto questo, sono la sostenitrice di Harry Potter da sempre, non certo quella di un Mangiamorte come Malfoy. Non posso aiutare il mio nemico. La prego, mi dia una ragione per cui andare avanti in ciò che mi state chiedendo, perché da sola onestamente non riesco a trovarla.»

Silente si soffermò per qualche istante ad osservare un punto imprecisato oltre la mia vista, poi si aggiustò gli occhiali a mezzaluna sul naso e poggiò delicatamente la mano sana sulla mia spalla, ancora scossa da qualche singhiozzo.

«Fiducia, Hermione. È l'unica ragione che so darti, al momento. La nemesi è un concetto relativo, lo dimostra il fatto che sia stata proprio tu, di recente, a medicare le ferite di Draco nel bagno. In quella circostanza hai saputo fare la scelta più giusta, ti prego di farla anche questa volta. Posso dunque contare su di te?»

Sospirai tremante. Perché le parole di Silente dovevano sempre celare un doppio significato? O comunque lo avevano per me, lui di certo si riferiva allo scontro tra Harry e Malfoy nel bagno di Mirtilla, non poteva essere al corrente di quanto era accaduto in un altro bagno, meno di un'ora prima.

Stupida, stupida Hermione. Ancora credi che in lui ci fossero delle ferite metaforiche che tu potessi sanare? La vittima sei tu e lui è il tuo carnefice. Nessuna delle tue scelte ultimamente è stata quella giusta.

Per la prima volta da quando avevo scoperto di essere una strega, in realtà desideravo non esserlo: volevo solo sparire, o magari tornare solo una Babbana ignara di tutto.

Ma non potevo. In qualche modo ero coinvolta in quella guerra, più di quanto credessi fino a poco prima. Ed era evidente che né da Silente, né dalla McGranitt avrei ottenuto altri chiarimenti. Dovevo agire, restare lucida.

Fare la scelta giusta.

«Avete la mia parola.» mormorai solennemente. Silente sorrise serafico.

«Ammiro il tuo coraggio, cara Hermione. E ricorda sempre che la felicità si può trovare anche negli attimi più tenebrosi, se solo uno si ricorda di accendere la luce*.»

Con l'ennesima frase enigmatica ma carica di significato, il Preside mi lasciò intendere che quel colloquio era finito.

Mi alzai con lentezza, pensando che molto probabilmente quelle sarebbero state le ultime parole che mi avrebbe rivolto di persona. Sembrava impossibile da credere, un po' come tutto ciò che mi era successo quella notte.

«La ringrazio, signore. » bisbigliai. Anche le mie parole nascondevano un significato più profondo, quello dell'addio.

Uscii dall'ufficio senza voltarmi indietro, temevo che se l'avessi fatto non sarei più stata capace di muovere un passo. Una sensazione di oppressione mi schiacciava il petto, il terrore di chi non voleva capire, ma in realtà aveva compreso perfettamente. Sapevo cosa dovevo fare: mentire ai miei amici, restare a guardare mentre Malfoy uccideva Silente. Aiutarlo.

«Perché mi vuoi, Draco?»

«Non c'è logica dietro. È così e basta.»

Ma chi, chi avrebbe aiutato me a dimenticare?

xXx

Rimasto solo nel suo ufficio, Albus Silente contemplava la quiete che avvolgeva il castello, quasi mortifera.

Le prime luci dell'aurora iniziavano a dipingere il cielo di sfumature rosate, la sagoma spoglia del Platano Picchiatore si intravedeva oltre le grate della finestra in pietra.

Quella sarebbe stata l'ultima alba della sua vita.

Sacrificarsi non era così arduo, per lui: aveva troppe colpe da espiare. Sperava solo che quello non fosse un sacrificio vano Di nuovo, la salvezza dipendeva da due giovani.

Erano solo dei ragazzi.

Nel Pensatoio riposto nell'angolo danzava un ricordo argenteo, l'eco di una profezia ancora mai udita.

«Non funzionerà. Purosangue lui, Mezzosangue lei, il loro odio si tramuterà in una passione senza confini, da nemici ad amanti saranno convertiti. Ma neppure la potenza del loro amore potrà sconfiggere il veleno del serpente, uno dei due verrà sacrificato, il suo sangue innocente sarà versato. Non manca... molto... alla... fine...»

 xXx


*Tributo a Silente


Spazio autrice: Eccomi qui, dopo due lunghi anni di attesa, con un nuovo capitolo. Lo so, probabilmente mi davate per dispersa, ma ci sono ancora e con sempre tanta voglia di scrivere. Ve l'avevo promesso, non vi avrei lasciati con una storia incompleta :)

Siamo arrivati ad un punto cruciale della storia, è sempre più complicato cercare di restare fedele ai personaggi originali, nonostante le modifiche che inevitabilmente devo fare per dare un senso logico al tutto. Hermione dunque è a conoscenza del compito di Draco ed è stato proprio Silente a rivelarglielo, anche se non è ancora ben chiaro il motivo per cui proprio lei dovrà aiutarlo. C'entra la profezia, questo l'avrete capito, ma per ora non svelo altro. 

Forse attendevate un confronto fra Draco e Hermione, visto ciò che è accaduto tra loro nel capitolo precedente: non temete, arriverà. Nel frattempo spero di non avervi deluso.

Come sempre sono a disposizione per eventuali domande o chiarimenti sulla storia, anzi, spesso i vostri commenti mi aiutano a correggere delle piccole sviste :D

Vi ringrazio di cuore per aver continuato a seguirmi con tanto affetto in questo periodo di assenza, sono davvero felicissima che la mia storia vi appassioni tanto. Prometto che cercherò di non farvi aspettare altri due anni per il prossimo capitolo <3

Baci,

Slytherina31

xxx

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