Can you feel it? This is emotion

«Io lo uccido! Giuro che lo faccio a pezzi!»

«Harry! Abbassa la voce, ti prego! Ci stanno guardando tutti...»

Erano state rare le occasioni in cui, in cinque anni che lo conoscevo, avevo visto il mio migliore amico in uno stato simile: la bacchetta pericolosamente sfoderata, i pugni serrati e la rabbia crescente che minacciava di farlo esplodere da un momento all'altro; stava completamente perdendo il controllo di sé. Ci eravamo allontanati di qualche metro da quella tenda maledetta e dal centro della sala, dove chiunque avrebbe potuto ascoltarci mentre discutevamo, tuttavia occhiate curiose venivano lanciate di frequente in nostra direzione, e l'ultima cosa che desideravo era che i miei problemi divenissero di dominio pubblico. Questo, però, ad Harry non sembrava importare minimamente.

«Non mi interessa! Sono abituato ad essere additato dalla gente.»

«Per favore, dimentica questa storia e torna a goderti la festa...» tentai, con una punta di rassegnazione: conoscevo bene la sua testardaggine e i suoi eccessivi istinti protettivi, che lo avrebbero spinto a commettere chissà quali pazzie, soprattutto quando si trattava di persone alle quali teneva particolarmente. Di lasciar perdere, quindi, non se ne parlava proprio, l'invito a ricominciare a intrattenersi al party era una vera e propria utopia da parte mia.

«Non voglio tornare alla festa, voglio trovare Malfoy e ucciderlo!»

Bene.

Dal momento che le suppliche non sembravano smuovere Harry di un millimetro dal suo fermo proposito di tornare indietro e lanciare un'Avada Kedavra al suo acerrimo nemico d'infanzia, riuscii per miracolo a sottrargli la bacchetta sfilandogliela a tradimento, mentre era distratto, nonostante fosse di parecchi centimetri più alto di me. Non osò provare a riprendersela o a protestare vivacemente, perché come io conoscevo la sua impulsività, Harry aveva avuto modo in più occasioni di vedermi perdere davvero la pazienza; si limitò ad immusonirsi e a continuare a scrutare minaccioso il drappeggio arancione, dietro il quale si intravedeva ancora un'indistinta sagoma scura che non potevo permettermi di osservare, non finché ero in compagnia...

«Ridammi la mia bacchetta, Hermione...»

Non guardare da quella parte, per nessuna ragione.

«Harry Potter, se non ti calmi all'istante ti assicuro che vado immediatamente da Ginevra e le racconto che...»

L'espressione di Harry si fece subito più mansueta, mentre io sfoderavo la più subdola delle armi di persuasione a mia disposizione, chiedendomi nel frattempo da quando avevo iniziato a comportarmi come una Serpeverde.

È stato lui ad iniettarti il suo veleno...

«Non oseresti...» mormorò sulla difensiva.

«Oh, io oserei.» ribadii minacciosa, anche se non avrei mai potuto fargli una cosa del genere, né a lui né a nessun altro: ero una persona determinata quando si trattava di raggiungere i miei obiettivi, ma non sarei certo ricorsa a metodi tanto crudeli... Almeno non contro Harry. Lui rimase in silenzio per qualche istante, dopodiché rilassò le braccia e le spalle, e soprattutto l'aria da folle che aveva poco prima iniziò a svanire, segno che finalmente si stava tranquillizzando; perlomeno aveva smesso di sbraitare...

Intanto l'ombra scura si era dileguata nel nulla, e così la mia flebile speranza.

«Va bene, come vuoi tu. Ma mi devi una spiegazione, Hermione.»

Ecco, neppure il rischio che io potessi davvero spifferare a Ginny i suoi sentimenti per lei era in grado di spaventarlo davvero, forse perché in cuor suo era convinto che le mie erano state solo parole vuote. Pertanto sapevo che non avrebbe demorso fin quando non gli avessi dato un minimo di chiarimento su quanto era successo che risultasse soddisfacente.

Ma cosa potevo dirgli io? La verità?

Sai Harry, provo un'attrazione per Malfoy ai limiti della decenza che mi sta facendo impazzire, niente di cui tu debba preoccuparti.

Suonava ridicolo persino a me.

«Harry, credimi, ti ho già detto che sto...»

«Non dirmi che stai bene, per favore, non provare neppure a mentire!» sbottò all'improvviso, facendomi istintivamente chinare il capo per l'imbarazzo e per la mia rara incapacità di trovare una soluzione al problema.

Ma quale problema? Quello con Harry, o quello con...

«Io credo innanzitutto a quello che ho visto. Merlino, sono entrato in quella tenda e tu e Malfoy eravate a due centimetri di distanza l'uno dall'altra, stavi piangendo e lui... lui...

Per Godric, ti guardava come se volesse divorarti

Come potevo contestarlo? Come potevo convincerlo a non fidarsi dei suoi stessi occhi?

Non potevo. Si era accorto praticamente di tutto.

Continuai a tenere il viso rivolto verso il pavimento, riflettendo su cosa sarebbe accaduto se avessi deciso di confessare ad Harry almeno una parte della verità: il vero problema consisteva nel fatto che neppure io ne ero a conoscenza, non avevo idea di cosa fosse preso a Malfoy poco prima né riuscivo a capacitarmi del mio stesso comportamento, tentare di parlarne con chiunque fosse estraneo alla vicenda non sarebbe servito a nulla. Anche se avessi voluto, dalla mia bocca non sarebbe uscito alcun suono, io non avevo una spiegazione. D'altra parte, la curiosità femminile ebbe la meglio: non potevo negare, infatti, che l'osservazione di Harry sul modo di guardarmi di Malfoy aveva scatenato una serie di sentimenti contrastanti dentro di me, che andavano dalla preoccupazione al compiacimento. In questo caso mi interessava non poco conoscere il parere di un esterno, giacché ogni maledetta volta che i suoi occhi incontravano i miei cadevo in uno stato di fascinazione tale che non ero mai riuscita a studiare le sue reazioni.

Tutto indiscutibilmente classificabile come "anormale"

«Dici sul serio? Mi guardava davvero come se volesse...?» chiesi, lasciando in sospeso la domanda perché non avevo il coraggio di pronunciare quelle parole, senza pensare che forse Harry avrebbe potuto fraintendere la mia improvvisa attenzione con quella che era poi la realtà. Fortunatamente lui era troppo impegnato a scoprire cosa gli nascondessi di tanto importante per accorgersene.

«Anche peggio, Hermione, ma non saprei trovare le parole adatte per descrivertelo. Era... Non credo di aver mai assistito a qualcosa di simile, sembrava quasi un Dissennatore...»

«A-addirittura...» biascicai, sperando di alleggerire l'atmosfera gravosa che si era creata e contemporaneamente chiedendomi come diavolo Harry avesse osato paragonare quell'angelo biondo a una delle creature più ripugnanti del mondo magico...

Ti sta succhiando via l'anima, però.

«Non c'è da scherzare, Malfoy è pericoloso, per questo ho bisogno che tu mi dica cosa ti ha fatto.» proseguì intanto Harry, imperterrito.

Forse avrebbe dovuto chiedermi quello che non aveva fatto...

«Che cosa devo fare perché tu capisca che...»

La mia concentrazione però si soffermò su un nuovo aspetto della conversazione difficile che stavo avendo con il mio migliore amico.

«Pericoloso? E da quando hai paura di lui, Harry?»

«Non ho paura di lui.» asserì, come se gli avessi rivolto un accusa riprovevole. «Ma come tutti i Mangiamorte è in diretto contatto con Voldemort, e qualunque sia il suo piano non è da sottovalutare.»

«Malfoy non è un Mangiamorte.» affermai decisa.

Un angelo non si macchierebbe la pelle in una maniera simile...

«So come la pensi al riguardo, e non credo sia il momento giusto per ricominciare a parlarne, anche se resto della mia idea.»

«Come sempre.» gli feci notare sarcastica.

Quando mai Harry aveva accettato di trovarsi dalla parte del torto? Neppure io avrei cambiato opinione, comunque.

«In ogni caso pretendo che tu mi dica perché stavi piangendo, sono tuo amico e non accetto che quel furetto ti faccia del male.»

Perché stavo piangendo? Ottima domanda.

«Non ti devi preoccupare, davvero, so difendermi benissimo da sola. È che... Malfoy mi ha... ehm... vista con McLaggen, e ne ha approfittato per tirare fuori qualcuno dei suoi insulti...»

«Non potrei mai essere geloso di una come te, di una sgualdrina...»

«Ma è tipico di lui, non ha importanza.»

Un po' debole, ma forse la mia scusa avrebbe anche potuto funzionare, d'altronde come io stessa avevo fatto notare Malfoy non era mai stato un campione di cortesia nei miei confronti. Era anche vero, però, che le sue offese mi avevano ferita profondamente come quella volta...

Harry nel frattempo aveva inarcato e aggrottato più volte le sopracciglia, come se stesse decidendo se credere o meno a quella storia: detestavo mentirgli, ma non avevo proprio altra scelta.

«Però... Di solito non fai caso a quello che Malfoy...» osservò pensieroso.

«Intanto non stavo proprio piangendo... E poi non so cosa mi sia preso... Ma probabilmente l'arroganza di Malfoy è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il calderone, sono successe talmente tante cose in queste prime settimane di scuola che... Sono solo un po' stressata, ecco.»

Lui mi fissò con uno sguardo triste e comprensivo, come se avesse capito perfettamente a cosa mi riferivo, e stando ai suoi rapporti con la più piccola della famiglia Weasley era proprio così.

«Quindi lui non... non ti ha fatto niente? A livello fisico, intendo...»

A livello fisico?

Ah, certo, Harry si riferiva a chissà quali terribili maledizioni e fatture, senza immaginare che fra me e Malfoy era esistito ben altro tipo di livello fisico... Forse però il primo, quello temuto da qualsiasi mago o strega che non amasse ritrovarsi con orrende pustole sul viso o con tre braccia al posto di due, sarebbe stato molto meno doloroso per me.

«Oh... No, no, assolutamente no.» confermai, pregando di non aver assunto il colore di una Ricordella in funzione. La preoccupazione scomparve definitivamente dal volto di Harry, lasciando spazio ad uno dei suoi sorrisi più sinceri.

«Scusa, io pensavo...»

«Non devi scusarti, Harry. È tutto a posto.» sorrisi a mia volta, sollevata al pensiero che forse me l'ero cavata più facilmente di quanto avessi sospettato. Soprattutto, mi tranquillizzava non poco il fatto che la sfuriata del mio amico non era dovuta a quel che avevo temuto, insomma, non gli era neppure passato per la mente che io e Malfoy stessimo...

«Sai che qualsiasi cosa ti abbia detto Malfoy è una bugia, vero? Non merita comunque le tue lacrime.»

Sgualdrina.

«Certo, lo so.»

«Perfetto. Ora posso riavere la mia bacchetta, caposcuola Granger?»

«Certamente, capitano.»

Gli resi la bacchetta, cercando di nascondere il lieve tremolio nervoso che si era impossessato di recente della mia mano sudata.

Anche le sue mani tremavano quando...

«Torniamo alla festa, si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto.»

Sebbene non ne avessi affatto voglia, mi lasciai trascinare da Harry nella folla, sospirando di sollievo per non essere stata scoperta più di tanto: ero riuscita a distoglierlo dai suoi intenti rischiosi e al contempo mi ero salvata da una situazione decisamente scomoda e imbarazzante. Allora perché mi sentivo così triste?

«Comunque... McLaggen, Hermione?»

Impiegai qualche secondo per capire di cosa Harry stesse parlando, ma il suo tono incredulo lasciava intendere tutta la disapprovazione che nutriva nei confronti del quasi Portiere di Grifondoro. Non era assolutamente immotivata, McLaggen era più odioso di quanto avessi immaginato, e mi ero davvero pentita di averlo invitato solo per quella ridicola storia di Ron... Lieta che avesse deciso di cambiare argomento, proseguii la conversazione cercando di non lamentarmi troppo del mio accompagnatore.

«Avevi ragione, è davvero insopportabile. Prima l'ho lasciato sotto il vischio...»

«Così impari ad invitarlo.» osservò lui seccamente.

«Ho pensato che avrebbe mandato Ron fuori dai gangheri.» confessai per giustificarmi. «Per un po' ho preso in considerazione Zacharias Smith, ma tutto sommato...»

«Hai preso in considerazione Zacharias Smith?» ripeté Harry, schifato.

«Esatto, e quasi mi dispiace di non averlo scelto: in confronto a McLaggen, Grop è un gentiluomo. Andiamo di qua, così riesco a vederlo se arriva, è così alto...»

Afferrando calici colmi di idromele, ci facemmo strada fino all'altro lato della stanza, dove una professoressa Cooman un po' brilla chiacchierava animatamente con Luna di Fiorenzo, l'affascinante centauro con il quale quell'anno avrebbe dovuto dividere i corsi di Divinazione. Approfittando della stroncatura in atto sul nuovo insegnante, Harry mi si avvicinò e sussurrò: «Chiariamo una cosa. Hai in mente di dire a Ron che hai interferito nelle selezioni per il Portiere?»

Alzai le sopracciglia: cosa c'entrava ora quella domanda?

«Credi davvero che cadrei così in basso?»

Harry mi rivolse un'occhiata pungente.

«Hermione, se hai invitato McLaggen...»

«C'è una certa differenza.» considerai con dignità.

«Non ho intenzione di dire niente a Ron di ciò che potrebbe essere successo o non essere successo alle selezioni per il Portiere. Perché ti interessa?»

«Perché altrimenti sarebbe di nuovo depresso, e perderemmo la prossima partita...»

Avrei dovuto immaginare che ci fosse sotto qualcosa del genere, dopotutto il Prescelto era prima di tutto un ragazzo, esattamente come tutti gli altri.

«Quidditch!» sbottai con rabbia. «I maschi non sanno pensare ad altro? Prima mi sono dovuta sorbire le Cento Grandi Parate di Cormac McLaggen Non-Stop, fin da quando siamo entrati qui...»

Harry ridacchiò, esprimendo tutto il suo fastidioso te l'avevo detto con la sola mimica facciale; fortunatamente sembrava aver accantonato la questione Malfoy, e forse con un po' di impegno sarei anche riuscita a fargliela dimenticare una volta del tutto.

Ma io, ero in grado di dimenticare?

In quel momento distinsi nell'insieme di studenti anonimi una chioma bionda e il suo possessore che sparivano oltre l'ingresso dell'ufficio di Lumacorno, sbattendo con violenza la porta e lasciandosi alle spalle una Pansy Parkinson decisamente in preda alla disperazione. Senza volerlo, percepii gli angoli della mia bocca sollevarsi appena per la soddisfazione, ma mi affrettai a cancellare quell'espressione soddisfatta prima che qualcuno potesse notarla. A quanto pareva, Malfoy non era affatto preso dalla Parkinson, non quanto...

Quanto lo sembra da te?

Nel frattempo, una nuova, malsana idea si faceva strada nella mia mente ormai ossessionata: non potevo di certo rimanere indifferente a quanto era appena accaduto dietro quella tenda, ancora ero convinta di trovarmi in uno dei miei strani sogni... Volevo capire. Malfoy si era comportato in maniera sin troppo strana, anche se...

Era qualcosa che andava chiarito, subito.

La risposta alla mia domanda perciò non si fece attendere.

No, non sono in grado di dimenticare.

E forse non voglio neppure provarci.

«Harry, io... Credo che tornerò al dormitorio.» dichiarai sbrigativa, alzando leggermente la voce perché potesse sentirmi: le Sorelle Stravagarie, ospiti alla festa di Lumacorno, stavano suonando uno dei loro pezzi più conosciuti, e tutti si erano precipitati in pista per ballare. Dovevo fare in fretta se volevo raggiungerlo...

«Al dormitorio? Perché, non ti senti bene?» mi domandò lui confuso.

«No, è che... Non voglio essere qui quando Cormac tornerà dall'Infermeria, mi capisci?»

«Ah, certo. Con lui mi inventerò una scusa.»

Spalancai per un attimo gli occhi per la sorpresa, Harry si era "arreso" subito e questo non era affatto tipico di lui; ma d'altra parte lui sapeva bene cosa ci fosse dietro alla storia con McLaggen, e chiaramente preferiva mostrarsi neutrale in una situazione che coinvolgeva entrambi i suoi due migliori amici.

«Grazie davvero, Harry. Ci vediamo.»

Gli sorrisi rapidamente, dopodiché sgattaiolai veloce verso l'uscita, sperando di non incontrare Lumacorno, altrimenti non sarei riuscita ad andarmene prima di un'ora o due, e non avevo assolutamente tempo da perdere. Anche se dovetti schivare decine di gomitate e decine di elfi domestici, per fortuna non trovai ulteriori ostacoli, e appena fuori dall'ufficio iniziai a correre cercando di far meno rumore possibile affinché lui non si accorgesse che lo stavo seguendo. Era l'ennesima pazzia, l'ennesimo gesto azzardato, che probabilmente avrei pagato caro: insomma, si trattava sempre di Malfoy, di un Serpeverde, il peso della sua offesa più recente mi opprimeva ancora là, sul cuore.

Sgualdrina.

C'era così tanto odio nel suo sguardo, così tanto disprezzo, ed era stato proprio quello a ferirmi di più, non l'insulto in sé, quanto il fatto che fosse stato lui a rivolgermelo.

Ma d'altra parte, come dargli torto? Il mio atteggiamento doveva essergli sembrato piuttosto incoerente, quasi quanto a me sembrava assurdo il suo. Perché mentre ero con lui, in alcuni momenti avevo avuto addirittura la sensazione che...

No, è impossibile.

Insomma, non era normale presentarsi alla festa con un ragazzo, affermare di provare dei sentimenti sconosciuti per un altro e contemporaneamente baciarne un terzo più di una volta, per di più il mio peggior nemico... Con McLaggen non c'era stato assolutamente nulla, l'avevo invitato alla festa solo perché venendolo a sapere Ron si sarebbe seccato di più, ma alla fine si era rivelato un completo disastro, Cormac era insopportabile e non sapeva parlare d'altro che di Quidditch; nel poco tempo che eravamo stati insieme non mi aveva posto una singola domanda su di me, o su ciò che mi piacesse fare, e perciò ero stata colta da mille dubbi quando aveva inaspettatamente cercato di baciarmi.

Dubbi su come respingerlo, ovvio. Anzi, ora che ci riflettevo l'intervento tempestivo di Malfoy, seppur illecito, mi aveva salvata da un incubo tremendo, e avrei dovuto solo ringraziarlo per questo...

Malfoy.

Anche se negativo, era sempre stato uno dei punti fermi della mia vita, uno di quelli che ero sicura avrebbe mantenuto il suo ruolo di "cattivo", i rapporti che intercorrevano fra di noi erano pessimi, ma se non altro regolari, ed io avevo costantemente avuto una spiccata predilezione per l'ordinario... Adesso, di ordinario in me e lui, non c'era un bel niente.

Vero, il mio atteggiamento dell'ultimo periodo poteva far sorgere degli interrogativi, ma perché a lui interessava tanto? Dal giorno in cui ero venuta a sapere della festa e di chi sarebbe andata con lui, il risentimento nei suoi confronti aveva prevalso su qualsiasi altra sensazione, anche se, inutile ormai ripeterlo, non avevo alcun diritto di pretendere nulla.

Per lui quel bacio in biblioteca non aveva significato nulla, probabilmente si era trattato solo di una sfida con se stesso o di una qualche stupida scommessa sorta fra i Serpeverde, nonché un altro pretesto per trovare il modo di ricattarmi... All'inizio era stata dura accettarlo, ma ero ormai convinta che fosse così, anche perché lui non aveva più fatto nulla per avvicinarsi a me, anzi, mi era addirittura sembrato che mi evitasse continuamente.

Poi era arrivata la festa, e tutte le mie certezze si erano ritrovate ad essere inesistenti, e allora avevo dovuto fare una scelta, che al momento mi era sembrata la più giusta, ma che ora ai miei occhi non poteva che apparire pessima.

Non ero in grado di mentire, me lo dicevano tutti, però riuscivo ad omettere con molta facilità: perciò se di fronte a Malfoy e ai suoi sguardi assassini non sarei mai stata capace di dire bugie, almeno avrei avuto la capacità sufficiente di rimanere in silenzio, cosicché lui interpretasse come meglio credeva.

A giudicare dalla sua reazione, però, non aveva capito proprio un bel niente.

«Dimmi che non hai visto nei miei occhi quello che io ho visto nei tuoi.»

A quella richiesta, il mio cuore era schizzato letteralmente fino alla gola, tanto che per respirare ero stata sul punto di ricorrere ad un Incantesimo Testabolla...

Certo, certo che ho visto quel qualcosa nei tuoi occhi, stupido!

Quanto avrei voluto gridarglielo, rispondere al suo bacio, e soprattutto pregarlo affinché concludesse la frase che Harry aveva interrotto nel momento meno opportuno...

Ma non lo avevo fatto, perché?

Paura, ecco perché.

Mi guardai freneticamente intorno mentre correvo silenziosa, inciampando ad ogni passo: anche se non riuscivo ancora a vederlo, mi sembrava di sentire l'eco del suo respiro lungo i corridoi, e per qualche ragione ero sicura che lo avrei raggiunto. Dovevo farlo, se prima non sospettavo minimamente quanto fosse difficile trattenersi di fronte ad un angelo, ora che l'avevo sperimentato ero determinata a non lasciare che succedesse mai più.

Quel Draco Malfoy che avevo visto quella sera era completamente diverso dal Malfoy che conoscevo, o che credevo di conoscere, del tutto dissimile da quello che nel corridoio del settimo piano aveva tentato in molteplici modi di strangolarmi... Ancora non avevo un'idea precisa di ciò che avrei detto o fatto una volta di fronte a lui, né quale sarebbe stata la sua reazione; sapevo, però, che questa volta sarei stata totalmente sincera.

E Ron? Lo hai forse dimenticato.

In tutta quella vicenda non avevo certo potuto tralasciare il fattore Ron, che se ne stava rintanato in un angolo della mia mente, pronto a farsi sentire quando meno ce n'era necessità: nonostante ce l'avessi ancora con lui, nonostante non fossi in grado di comprendere i miei sentimenti, mi sentivo in colpa nei suoi confronti, il che era inammissibile. Tutti quei segreti, quei momenti condivisi con Malfoy, non avrebbero dovuto frenarmi sotto quel punto di vista, non avrei dovuto temere ogni volta di tradire Ron se fra noi non c'era mai stato niente... Eppure era così, ed era anche per questo che avevo reagito in quel modo, nella tenda.

Avevo sbagliato di nuovo.

«Cosa c'è, per caso hai qualcos'altro da fare? Dev'essere difficile dividersi fra tre ragazzi diversi... Non so, magari McLaggen è tornato dall'Infermeria e vuoi riprendere da dove vi ho interrotti... Oppure hai un appuntamento con Weasley?»

Possibile che fosse davvero geloso? Perché avrebbe dovuto, a lui non importava di me... Eppure, dalle sue parole e dal suo atteggiamento piuttosto rude era emerso proprio questo, ed io ero rimasta spiazzata: nessuno si era mai comportato similarmente con me, e il mio primo istinto era stato quello di confessare tutto, di ammettere di fronte al diavolo che lo avrei seguito anche all'Inferno, pur di averlo... Ma poi ero stata colta da un forte dubbio, che non mi aveva più lasciata fin quando un infuriato Harry aveva involontariamente rovinato tutto: fingeva, forse?

«Dannazione, Mezzosangue! Vuoi fermarti un attimo? Mi stai facendo impazzire! In tutti... i sensi.»

No, decisamente non fingeva.

Nei suoi occhi c'era la medesima paura che sentivo mia.

Mi ritrovai improvvisamente di fronte ad una stretta scala a chiocciola, che riconobbi subito come l'ingresso della Torre di Astronomia, la più alta del castello. Conoscevo bene quella Torre, sia perché vi ero salita più volte nel corso degli ultimi cinque anni trascorsi nella scuola per maghi, ma soprattutto per l'amplia descrizione di essa che avevo letto su "Storia di Hogwarts": si trovava perpendicolarmente alle porte d'ingresso della scuola ed era suddivisa in più piani. Dal terzultimo, quello in cui mi trovavo in quel momento, si poteva accedere all'aula chiusa e circolare di Astronomia, nella quale gli studenti assistevano alle lezioni teoriche della professoressa Sinistra; le pareti erano tappezzate di mappe stellari e riduzioni in scala del sistema solare, non c'erano banchi, perché gran parte delle lezioni le trascorrevamo in piedi o nell'osservatorio.

Nel caso ce ne fosse stato bisogno, però, in uno sgabuzzino sulla destra c'erano una decina di tavolini tondi e sedie, pronti per essere utilizzati.

L'aula era divisa in due parti: la prima era quella sottostante all'osservatorio, raggiungibile grazie ad un'arcata e tre gradini; lì vi erano contenuti i vari attrezzi utili alla materia nelle ore di studio e al soffitto erano appesi vari modellini di pianeti e galassie penzolanti.

Come guidata da un sesto senso, mi spostai sulla sinistra, verso le scale che, facendo un giro intorno alla stanza prima di arrivare in cima, permettevano di raggiungere il terzo e ultimo piano, che si affacciava sul lato nord-ovest del castello, e che era sia un osservatorio sia il punto più elevato di tutta Hogwarts. Salii titubante un paio di gradini, cercando di riacquistare la forza necessaria sulle gambe per tenermi in piedi: perché mai mi ero lasciata convincere da Ginny ad indossare quelle scarpe scomodissime? Qualcosa però mi diceva che l'instabilità non era interamente causata da esse, non ero più tanto sicura che seguire Malfoy fin lassù fosse stata un'idea brillante, sempre ammesso che lui si trovasse lì.

Anche se avevo assicurato ad Harry il contrario, avevo già avuto dimostrazione di quanto il furetto potesse essere pericoloso, e non ci tenevo a ripetere l'esperienza proprio in quel contesto... Ma dovevo correre il rischio, in fondo ero sempre Hermione Granger.

Superai anche il gradino finale, e spostai freneticamente lo sguardo da un lato all'altro della Torre, nella speranza di non essermi sbagliata.

Lui era lì.

Appoggiato al parapetto che gli impediva di precipitare nel vuoto, Malfoy mi dava le spalle, e se non fosse stato per il biondo quasi bianco dei suoi capelli non avrei mai potuto distinguerlo nell'oscurità, dal momento che era vestito interamente di nero come al solito.

Solo a quella vista, il mio cuore perse un battito: possibile che il disprezzo e l'indifferenza che avevo sempre provato per lui si fosse improvvisamente trasformato in questo... questo...

Il disprezzo non è una forma di indifferenza.

Mi sembrava di impazzire, sul serio.

«Che ci fai quassù, Mezzosangue?»

La sua voce dura ma allo stesso tempo così calda mi fece trasalire, e intanto non potei fare a meno di chiedermi stupita come fosse riuscito ad accorgersi della mia presenza nonostante fosse di schiena e io non avessi proferito parola. Comunque non era quella la questione più urgente da risolvere.

Che ci facevo lì?

Nella fretta di seguirlo non avevo pensato neppure per un attimo a come rispondere alle domande che sicuramente mi avrebbe posto, poiché io stessa durante le giornate continuavo a cercare la soluzione di quell'enigma complicato, senza mai trovarla da nessuna parte.

«Sono venuta per te.» risposi senza riflettere. Un attimo dopo avrei voluto tapparmi la bocca con una mano, o magari puntarmi contro la bacchetta ed eseguire un perfetto Silencio...

Lui non si voltò, ma percepii le sue spalle fremere piano nel buio: se lo conoscevo almeno un po', stava sogghignando.

«Ah sì? Non dovevi disturbarti, io non ti voglio qui.»

Fingendo di non aver sentito la sua ultima, secca affermazione, mi avvicinai alla ringhiera di ferro e poi a lui, cercando il contatto visivo e mantenendo comunque una distanza di sicurezza nel caso avesse deciso che per farla finita fosse più efficace uno Schiantesimo ben piazzato. Malfoy però non sembrava intenzionato a farmi nulla di male, stava solo attento a non guardarmi mai negli occhi, e la cosa mi mandava fuori di testa: per me, significava che stava cercando in tutti i modi di non essere sincero.

Ora capivo perfettamente come doveva essersi sentito...

«Non hai sentito quello che ti ho detto? Vattene via, Mezzosangue.»

In lui non c'era più traccia di ciò che avevo scorto in precedenza, era tornato ad essere il detestabile Serpeverde di sempre, ed io non avevo idea di come fare per far sì che ricomparisse il Draco Malfoy della tenda. Era lui quello con cui volevo parlare, non certo quest'altro...

«Non me ne andrò solo perché sei tu ad ordinarmelo, Malfoy.»

«Torna dal tuo amichetto...»

Dovetti fare uno sforzo immane per riuscire ad udire tutte le parole, tanto aveva abbassato il tono, e per un attimo credetti di essermelo solo immaginato. No, era tutto vero, e lagelosia di Draco Malfoy nei miei confronti era chiaramente autentica. Rimasi senza parole per l'ennesima volta, mentre cercavo disperatamente la cosa più giusta da dire.

«È meraviglioso qui...»

Per Godric...

Magari ero la studentessa con i voti migliori del mio anno, ma non spiccavo certo per intelligenza quando si trattava di intraprendere una conversazione difficile, per di più con qualcuno che mi era tanto ostile... Ragionando, non mi sembrava di ricordare una singola situazione in cui io avevo dovuto anche solo parlare con Malfoy: di solito o ci ignoravamo, o ci insultavamo a vicenda, oppure più recentemente avevamo iniziato a... insomma...

«Baciami. Adesso.»

Tutto era indiscutibilmente partito da me, e toccava a me per principio porvi fine.

Perché era proprio quel che dovevo fare, chiarire la situazione e lasciare poi che tutto tornasse com'era prima...

Con la coda dell'occhio sbirciai nella sua direzione: non muoveva un muscolo, al punto da dubitare che stesse respirando, e non dava segno di volermi ascoltare. Tornai tristemente ad osservare il paesaggio: da quell'altezza era possibile vedere quasi tutto il Lago Nero, immenso e quasi spaventoso, le colline scozzesi, le serre di Erbologia e la Sala Grande, ma lo spettacolo più stupefacente era senza dubbio quello costituito dal manto di stelle che spaziava infinito sopra di noi. Nella Londra Babbana la costante illuminazione artificiale non permetteva di osservare ad occhio nudo i corpi celesti, ed era un vero peccato perdersi una tale meraviglia, mentre lì, sulla Torre di Astronomia, si godeva di un ambiente... magico.

Tirava una leggera brezza autunnale, che sarebbe anche potuta risultare piacevole se solo mi fossi coperta di più... Inspirai a pieni polmoni l'aria fresca impregnata del suo profumo, e subito nella mia mente iniziò a calare una sottile nebbiolina traditrice, che come ormai avevo imparato si sarebbe ben presto trasformata in densa foschia. Dal basso, oltre allo sciabordare delle acque del Lago Nero, provenivano aliti di musica, probabilmente quella che stavano suonando alla festa di Lumacorno, e che contribuiva a rendere l'atmosfera ancora più spinosa.

Attesi per un paio di minuti che lui dicesse qualcosa, qualsiasi cosa, o che perlomeno si girasse, ma niente: continuava a sorreggersi alla ringhiera, emettendo di tanto in tanto qualche flebile sospiro. In fondo era giusto che ora dovessi essere io quella a disagio, quella con il compito di smuovere l'altro, lui l'aveva già fatto, e per di più aveva fallito, naturale che si comportasse in quel modo...

Perché continui a giustificarlo? Ti ha chiamata sgualdrina, non ricordi?

«Senti Malfoy, ho bisogno di parlarti.»

Inutile girarci ancora intorno, evidentemente prendere il discorso alla larga con lui non avrebbe funzionato; lo vidi levare lo sguardo al cielo, e poi voltarsi piano verso di me.

Lame.

Ecco cos'aveva al posto degli occhi, centinaia di lame affilate, grigio, non più azzurro brillante: davanti a me c'era solo Malfoy, non Draco. Tuttavia bastò la vicinanza del suo viso a farmi vacillare.

«Bene, allora parla. E di che cosa vorresti parlare? Di come sia stato emozionante per te giocare agli amanti per poi tirarti indietro? Molto Grifondoro...»

«Io non gioco affatto!» sbottai, non potendo ignorare le sue accuse pesanti, e soprattutto i termini precisi che aveva utilizzato.

Amanti.

Davvero la vedeva in quel modo?

«Smettila di mentire.»

«Ho capito che ce l'hai con me per quello che è successo poco fa, anche se ancora mi sembra assurdo se ci penso...»

Fece per aprire la bocca, ma lo anticipai.

«Però lascia che ti spieghi prima di accusarmi, va bene?»

Mi sembrava di star combattendo con un bambino, per quanto era testardo... Ma alla fine Malfoy fece un lieve cenno d'assenso con il capo, segno che avevo finalmente la sua attenzione.

«È vero, ho mentito.» iniziai, senza sapere bene come avrei continuato quel discorso improvvisato; ammettere la mia colpa era già un primo passo.

«Lo sapevo che...»

«Fammi finire, porca Pluffa! Riesci a non interrompermi per più di due secondi di fila?»

Mi fissò sconcertato, perché di sicuro non si aspettava una reazione simile da me, poi tornò a fissare il lago, ed interpretai quel nuovo silenzio come un invito a proseguire.

«Più che mentire, in realtà ho escluso la verità. Tutto quello che ho detto o fatto, non corrispondeva a ciò che invece avrei voluto...»

Noi non siamo niente...

È stato un errore...

Smettila, ti prego.

Mi sentivo così stupida...

«Ho sbagliato a fingere che non mi importasse...» sussurrai con voce rotta: chissà per quanto ancora avrei resistito...

«E allora perché?»

Sbuffai piano, perché il mio stupido orgoglio cercava di impedirmi di pronunciare quelle due parole cariche di mille significati diversi che avevo in testa da quando tutto era iniziato.

«Ho paura.»

Per le mutande di Merlino, non potevo averlo detto davvero...

Finalmente i suoi occhi, quelli veri, che per la prima volta da quando ero salita sulla Torre cercavano i miei come avevano fatto nella tenda. E stavolta li trovavano.

«Di me?»

«No! No... Non ho paura di te. Ho paura di quello che c... mi sta succedendo.» ammisi, non osando però correre il rischio di azzardare un "ci", dal momento che ricordavo sin troppo bene com'era andata quando avevo osato con il "noi".

Non esisteva nessun noi...

Dopo avermi lanciato un altro sguardo di sopresa, Malfoy prese un respiro profondo, ed io mi preparai mentalmente a quella che credevo sarebbe stata la peggiore delle offese mai rivoltemi nella vita.

«Quello che ci sta succedendo, Granger.»

Disorientata, continuai ad osservarlo, notando che sembrava in preda al mio stesso turbamento, ma tuttavia pareva molto più tranquillo di me, quasi rassegnato. Personalmente sentivo che non avrei resistito ancora a lungo ad averlo così vicino senza percepire il calore delle sue labbra sulle mie...

«Che cos'è? Cos'è, Malfoy?» gli chiesi sull'orlo della disperazione, pregando perché lui avesse una risposta.

«Non lo so.»

Iniziai a camminare avanti e indietro per la Torre, torturandomi i ricci con le dita e scuotendo la testa con enfasi.

Stavo per esplodere.

«Non aspettarti che lo sappia io! La situazione mi sta sfuggendo dalle mani, e per Godric, odio tutto questo! Odio non capire, odio non essere capace di esprimere quello che sento, odio non riuscire più a chiamarti idiota!»

Gli angoli delle sue labbra si piegarono lievemente all'insù, ma nella foga del discorso neppure me ne accorsi. Ormai non mi rendevo più conto di quel che dicevo, e non mi preoccupai di sembrargli completamente pazza.

«Odio l'immagine che la gente ha di me, l'apatica Hermione Granger, incapace di provare emozioni, che non avrà mai alcuna relazione se non con i suoi libri...»

Bene, forse avevo rivelato anche troppo, meglio tacere prima di peggiorare le cose... Peccato che l'altra me non voleva saperne di chiudere la bocca.

«Be', c'è una novità: sono umana anch'io, il mio cuore pulsa, il polso batte e la pressione è irregolare, e tutti voi non sapete niente di niente di me! E tu, immagino che ora sarai soddisfatto, eh? Hai ottenuto quello che volevi, sei riuscito a farmi impazzire... Che razza di incantesimo mi hai fatto? Sono sicura che hai agito quando ero di spalle e non potevo reagire, o hai messo qualcosa nel mio...»

«Vuoi stare zitta un secondo e calmarti, Granger?»

Premette le mani sulle mie spalle, ma in modo diverso rispetto a come aveva fatto nella tenda, questa volta lo fece con cautela, come se temesse di vedermi saltare in aria da un momento all'altro, o sferrargli un pugno simile a quello del terzo anno.

Una simile possibilità non mi era neppure passata per la mente, ad essere sincera.

A quel contatto non riuscii a reprimere un brivido, e abbassando lo sguardo, mortificata per essermi lasciata tanto andare di fronte a lui, notai che mi era venuta la pelle d'oca. Non passò inosservata neppure a Malfoy, che dopo un attimo di esitazione ritrasse i palmi dalle mie braccia: fu come se mi avesse amputato una parte d'anima.

Percepii confusa qualcosa di soffice e caldo avvolgermi dalla clavicola all'altezza della vita, qualcosa che profumava in maniera impressionante di lui, e in un attimo il piacevole tepore che scaturiva dalla sua giacca mi pervase tutto il corpo, facendomi rilassare.

«Morirai assiderata se non ti copri...» bofonchiò, quasi come se volesse giustificarsi e allo stesso tempo muovere una critica al mio essere troppo scoperta.

Strano.

«Ti preoccupi per me, Malfoy?» ironizzai, nonostante fossi piuttosto sorpresa, avrei potuto aspettarmi un gesto simile da Harry, non certo da uno come lui...

Ma forse non era l'unico a non averci capito nulla, in quella storia.

«Non voglio che mi si accusi di averti lanciato un Incantesimo Congelatore o roba del genere.»

Sorrisi debolmente a quell'affermazione, segno che non si sarebbe arreso con troppa facilità, e che come ogni Serpeverde degno di quel nome avrebbe sempre cercato una scorciatoia per sfuggire alle difficoltà.

«Comunque grazie.»

Tornai a rivolgere gli occhi verso la luna, piena e argentea, che si specchiava nel Lago Nero, sentendomi abbastanza scombussolata: quando ero salita sulla Torre, la mia unica intenzione era dire la verità, quel che poi sarebbe successo non importava; di verità, però, ne era venuta fuori fin troppa. Mi ero messa quasi completamente a nudo di fronte a Malfoy, rivelando parte dei miei timori e dei miei segreti più nascosti, tanto che neppure i miei migliori amici ne erano a conoscenza... Non riuscivo a capire cosa mi avesse spinto a farlo, sapevo solo di aver agito d'impulso e di essermi liberata di un peso enorme, anche se correndo un bel rischio. E se fosse stato proprio quello il suo piano? Se il suo intento fosse stato fin dall'inizio scoprire i miei punti deboli per umiliarmi? Se Harry avesse avuto ragione su di lui? Non riuscivo proprio a smettere di nutrire dubbi nei suoi confronti, era tutto talmente surreale ed illogico...

«Chi ti ha dato il permesso, Mezzosangue?»

Ero fermamente convinta che nessuno dei due avrebbe più preso la parola per chissà quanto tempo, invece non era trascorso neppure un minuto e già lui intendeva riprendere la conversazione e mettere di nuovo alla prova i miei nervi tesi.

Quei passaggi improvvisi dall'utilizzo dell'orribile soprannome che mi aveva affibbiato a quello del mio cognome mi destabilizzavano completamente, ma mi aiutavano anche a capire meglio lo stato d'animo di Malfoy: se mi chiamava Granger, significava tregua temporanea, ma se utilizzava il termine "Mezzosangue", voleva dire che o non gli importava nulla di me, o che qualcosa lo turbava in modo particolare.

«Il permesso... Di fare cosa?»

«Di entrare così nella mia vita, dannazione!»

Non sembrava arrabbiato, solo... avvilito. Nell'accorgermi che la sua voce vibrava troppo spontaneamente perché potesse trattarsi di finzione, il senso di stordimento aumentò in maniera rapidissima, accresciuto dall'aroma inebriante della giacca che quasi mi soffocava.

«Credi che io non mi sia fatto nessuna domanda? Pensi forse che per me sia facile sostenere tutto questo? So cosa significa guardarsi allo specchio e non riconoscersi... Tu parli tanto di sentimenti, di emozione, e questo no, non so cosa sia, non sono capace e soprattutto...

Non posso.»

Le sue parole mi colpirono nel profondo, e la prima sensazione che ne ricavai fu che Malfoy doveva essere veramente solo da dichiarare di non saper provare emozioni... Significava che non aveva mai riconosciuto nulla di quello che avevo avvertito io tutte le volte che ci eravamo trovati così vicini? Il tremore, la vista appannata, il fiato corto, e soprattutto il desiderio di ricevere un ultimo bacio, per lui non significavano niente?

«Forse... Forse mi sbagliavo, la vita da ricco Purosangue non è perfetta come credevo... Posso avere tutto quel che voglio, ma non posso avere questo, e ora che l'ho scoperto, non so se riuscirei a farne a meno...»

Passò ripetutamente una mano sul proprio viso, probabilmente per cancellare un'immagine o un pensiero fastidioso, sembrava in lotta con se stesso, come se non avesse più idea di chi fosse e cosa volesse, e lo capivo bene, solo perché mi trovavo nella medesima condizione.

Anni fa, o forse persino giorni, se qualcuno mi avesse detto che avrei seguito nel cuore della notte Draco Malfoy per fare chiarezza sui nostri rapporti non ci avrei mai creduto, magari sarei scoppiata a ridere, ma del resto non avevo ancora imparato a non dare nulla per scontato... La rottura con Ron ne era la prova, e nonostante soffrissi tremendamente, in quel momento di quel che credevo di provare per lui non restava neanche il ricordo.

Si voltò improvvisamente, avvicinandosi di qualche millimetro e inchiodandomi con l'azzurro dei suoi occhi.

«Tu non immagini neppure cosa vorrei fare in questo momento...»

Baciami. Adesso.

«Sì. Lo so.»

Mi scrutò intensamente per qualche istante, poi deviò con la mano in direzione del mio viso, e compresi che sì, finalmente era arrivata l'ora di avere entrambi quel che volevamo.

«Sonorus!»

Fottiti, Lumacorno.

Di solito non utilizzavo le imprecazioni Babbane, ma in certi casi erano molto più utili di quelle del mondo magico... La voce squillante dell'insegnante di Pozioni ci fece trasalire e contemporaneamente chiedere perché mai avesse scelto proprio quel momento per decidere di rovinare tutto.

«Che cosa devo fare perché tu capisca che...»

Cosa, Malfoy?

«Buonasera a tutti, miei cari ospiti! Prima di concludere la nostra splendida festicciola, vi invito a venire in pista per un ultimo ballo... Professoressa McGranitt, mi concede l'onore?»

Mentre la musica partiva, sorrisi con la mente pensando alla McGranitt intrappolata in un lento con Lumacorno, quando di sicuro non avrebbe neppure voluto trovarsi a quella festa; anche da quell'altezza riuscivamo ad udire ogni nota, grazie all'incantesimo per amplificare il suono, tutto era così realistico che non potei non fantasticare su quanto sarebbe stato bello se...

«Prima Potter, ora questo... Credi nel destino, Granger?»

Come se mi avesse letto nel pensiero, Malfoy mi prese la mano e mi attirò a sè: l'ultima volta che avevo ballato con qualcuno era stato due anni prima, al Ballo del Ceppo, quando ero stata la dama niente meno che di uno dei quattro campioni del Torneo Tre Maghi, nonché giocatore di Quidditch di fama internazionale.

«Che ci trovavi in quell'idiota di Krum...»

«Malfoy, tu leggi la mente?» domandai, per ricevere la conferma all'ipotesi che custodivo già da tempo, che il furetto fosse abbastanza abile nell'esercitare l'arte dell'Occlumanzia.

«A volte.» ammise lui, stringendomi la vita con il braccio sinistro e regalandomi il primo dei suoi rari sorrisi. Chissà allora cos'aveva visto, accidenti!

«Non lo farai mai più. Non con me.» dichiarai, colpendolo leggermente con i pugni sul petto robusto: mi imbarazzava non poco sapere che era a conoscenza di certi miei pensieri non proprio pudici...

«In realtà sei molto interessante, più di quanto credessi...»

Nascosi d'istinto il viso nell'incavo del suo collo per mascherare il rossore, ma constatai che lì si stava decisamente meglio e decisi di non muovermi di un millimetro; lo sentii prendere profondi respiri mentre ci muovevamo piano a ritmo di musica e le mie gambe iniziavano nuovamente a tremare.

«Hai ancora freddo?»

Scossi ripetutamente la testa, mentre lui si apprestava a sfilarmi lentamente la sua giacca, per avere libero accesso alla mia pelle: di sicuro nessuno degli invitati alla festa che ballavano in pista stava vivendo niente di lontanamente simile. Poggiò le labbra sulla mia nuca, e dovetti stringerlo ancora più forte per non cadere nel vuoto, oltre la balaustra; la gola mi prudeva terribilmente, ardeva di desiderio, e più in basso il cuore sembrava sul punto di scoppiare. Ripensai alle dichiarazioni di Malfoy di poco prima, al fatto che non si sentisse capace di riconoscere il sentimento da nessuna parte, e agii di conseguenza: afferrai una delle sue mani gelide e lasciai che si poggiasse sul mio torace, appena a sinistra.

Mi fissò negli occhi, sorreggendomi con forza, forse per impedirmi di sfuggirgli in chissà quale modo, e fui travolta da una nuova ondata di tentazione ancora più potente rispetto a quelle iniziali: alla prossima non avrei più tentato di proteggermi, mi sarei semplicemente arresa, lasciando che l'oceano delle sue iridi mi trascinasse alla deriva con lui.

Dalla sua espressione di sorpresa intesi che lo aveva percepito, aveva percepito il battito esagerato del mio cuore sotto le sue dita.

«La senti? Questa è emozione.»

Qualsiasi descrizione di quello che vidi in lui in quell'istante non gli avrebbe reso giustizia, mi guardò e mi strinse con un'intensità disperata, come se da quell'attimo fosse dipesa tutta la sua vita e non potesse attendere oltre, e con lo stesso abbandono si avventò sulle mie labbra, privandomi di ogni residuo di ossigeno e di capacità di raziocinio che mi erano rimasti. Non avevo idea di quanto quella sensazione di appagamento potesse durare senza che mi trovassi ad aver bisogno di ottenere di più, provai solo a goderne il più possibile e a permettere che mi conducesse nell'unico mondo in cui esisteva la vera magia, e che avevo da poco scoperto. Lo avvolsi maggiormente con le braccia, perché per quanto i nostri corpi avessero perfettamente aderito sentivo che non sarebbe mai stato abbastanza, che pretendevo una vicinanza ancora maggiore e che comunque non mi avrebbe soddisfatto.

Lui, d'altra parte, sembrava completamente perso, troppo poco incline alla rapidità dei movimenti rispetto a quanto lo ero io, e la sua irruente metodicità mi mandava in delirio.

Fece scorrere le dita fra i miei capelli, più e più volte, lungo il profilo del viso, del collo, del petto... Sentivo lo stomaco stranamente pieno, e capii che da quell'istante in poi non avrei avuto mai più la necessità di mangiare, perché potevo benissimo saziarmi di lui. Le nostre lingue comunicavano utilizzando un lessico a me sconosciuto, le labbra si mordevano e si torturavano allo stremo di ogni resistenza; non ero in grado di udire nessun rumore, di vedere alcunché, di volere nessun altro che non fosse lui.

Lo volevo.

E niente mi avrebbe impedito di averlo, se non l'avessi permesso io.

Percepivo le sue mani percorrere ogni linea del mio vestito, cercare voluttuosamente porzioni di carne scoperta, la sua bocca depositare baci roventi ovunque; piegai leggermente all'indietro la testa, per permettergli di assaporare più pelle possibile, e a me di beneficiare dell'effetto che essere marchiata da lui mi provocava.

«Sei... bellissima.» sussurrò al mio orecchio, con il fiato mozzato. Sorrisi, ringraziando mentalmente Ginny per avermi costretta ad indossare quel vestito, che di certo era finito nel mio baule con lo zampino di mia madre.

«Troppo perché tutti gli altri si permettano di guardarti.» aggiunse aspramente, nel frattempo spostando lentamente le labbra dal lobo verso le mie.

«Ti sei forse accorto che sono una ragazza, Malfoy?» mormorai, mentre la pericolosa prossimità della sua bocca e la sua mano insinuatasi possessiva oltre l'orlo della gonna rendevano quasi impossibile pronunciare una semplice sillaba.

«Ucciderò il prossimo che ci proverà, Granger, ti ho avvisata. E dì a Potter di smetterla di giocare agli amici del cuore.»

«Non...»

La mia protesta fu soffocata immediatamente dalla ripresa di quel bacio, che a differenza degli altri portava con sé molteplici significati e conseguenze: era l'inizio di qualcosa, anche se ancora non mi arrischiavo a darle un nome preciso.

Ma ci sarebbe stato tempo per parlarne, più avanti. Ora volevo solo lui, del resto poco mi interessava ormai.

Di una cosa ero certa, non potevo più fingere.

Fingere che fosse tutto un sogno bizzarro.

Fingere di non aver mai perso Ron.

Fingere che Malfoy non esistesse.

«Dimmi che non hai visto nei miei occhi quello che io ho visto nei tuoi.»

Fingere di non provare niente per lui.


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