Be careful
«Hermione! Finalmente, ero preoccupato per te...»
«Non ce n'era motivo, Harry.»
«Io invece penso di sì.»
Sbuffai leggermente, cercando di fingere una normalità da me del tutto detestata: la strada che avevo scelto era proprio quella, l'indifferenza. Non avevo intenzione di farmi compatire da nessuno, né da Harry, né ancor meno da me stessa, da quell'Hermione ingenua che ancora credeva nel lieto fine.
Basta, lei non esiste più.
Probabilmente se mi fossi concentrata al massimo su altro non sarebbe stato poi così difficile dimenticare, dovevo solo ripetermi che la scorsa notte era stata solo un brutto incubo, che le giornate avrebbero presto ripreso il loro corso naturale, con l'unica differenza che ora Ron non faceva più parte della mia vita.
Non era stato semplice prendere quella decisione tanto drastica, un sentimento non identificabile mi spingeva ad accettare la situazione in modo da non perdere un'amicizia, ma alla fine aveva prevalso l'orgoglio; Ron mi aveva ferita, e non potevamo più essere amici.
Niente sarebbe stato come prima.
«È inutile che fai la dura, Hermione. Ti conosco, e so come ti senti.»
Certo, Harry non mi era affatto d'aiuto: continuare a parlarmi di Ron e delle mie presunte opinioni riguardo la sua nuova "relazione" era solo un modo come un altro per ricordarmi quello che aveva fatto.
E quello che io avevo fatto.
Arrossii, ed Harry prese quella reazione come un chiaro segno del fatto che avesse ragione, non sospettando minimamente quale fosse la reale motivazione.
«Chiedere aiuto non ti farebbe certo male, sai? Sei scappata via dalla Sala Comune talmente in fretta che non mi hai dato neanche il tempo di... Insomma, ti ho cercata dappertutto, avevo paura che potesse succederti qualcosa!»
Tipico di Harry: non si faceva alcun tipo di problema a sfidare la morte più e più volte e a cacciarsi in situazioni rischiose, ma quando si trattava degli altri diventava iperprotettivo, pronto a vedere il pericolo anche dove non esisteva.
«In giro per il castello da sola, e in quelle condizioni... Dove sei andata a nasconderti? Dimmelo!»
«Io... Sono rimasta un po' nel Bagno dei Prefetti...» risposi, infastidita dal suo voler credere a tutti i costi che non potessi cavarmela da sola.
«L'unico posto che non ho controllato, visto che non conoscevo la parola d'ordine.
Almeno hai scelto un luogo relativamente sicuro, per un attimo ho temuto che fossi scappata nella Foresta Proibita...»
Cercai di far assomigliare il più possibile ad un sorriso la smorfia che mi era comparsa sulle labbra, mentire mi faceva sempre lo stesso effetto.
Se Harry avesse saputo dove mi trovavo veramente, e con chi...
Le creature mostruose della Foresta gli sarebbero sembrate viscide e rischiose quanto delle Puffole Pigmee, al confronto.
Meglio mettere una pietra anche su quella faccenda.
«Dai, Harry, smettila di fare il genitore ansioso, so badare a me stessa, e soprattutto sto benissimo.»
«Smettila di dire bugie, non ne sei capace. Ho visto la tua espressione quando...»
«È liberissimo di baciare chi gli pare, non me ne può importare di meno!»
Un attimo dopo avrei voluto tapparmi la bocca con una mano: alla fine la rabbia repressa aveva preso il sopravvento, e in quella risposta tanto dura avevo messo tutto il risentimento e la delusione delle ultime ore.
La stessa cosa era successa mentre baciavo Malfoy.
«D'accordo, se lo dici tu...»
Sperai che quella sua resa non fosse solo momentanea, ma che Harry avesse deciso una volta per tutte di lasciar perdere quell'argomento, e provai a distrarmi pensando a qualcosa di cui poter parlare. Impresa resa praticamente impossibile dall'arrivo di Ron e Lavanda.
«Oh, guarda, ci sono i tuo amici!»
«Ehm... Ciao...» disse lui impacciato; lei, al contrario, sembrava perfettamente a suo agio.
«Ti aspetto in Sala Grande, Ron-Ron.»
Notai compiaciuta che Ron-Ron doveva essere piuttosto imbarazzato, a giudicare dalla sfumatura violacea che avevano assunto le sue orecchie. Nel frattempo Harry sembrava improvvisamente trovare molto interessante il panorama fuori dalla finestra; roteai gli occhi mentre i due piccioncini si scambiavano un addio decisamente non verbale, decisa a non muovermi da lì nonostante fosse l'unica cosa che desideravo fare in quel momento.
Avevo un asso nella manica. Perché d'accordo, avrei finto indifferenza e non avrei interferito in alcun modo in quella relazione, ma ero risoluta nel prendermi la vendetta che mi spettava, sebbene quello fosse un comportamento più da Serpeverde, che da Grifondoro...
No, meglio lasciar fuori i Serpeverde.
Insomma, anche se molti aspetti di me potevano metterlo in dubbio, io ero pur sempre una ragazza, e un po' di amor proprio da difendere ancora ce l'avevo.
Anche se ero consapevole di essere di fatto dalla parte del torto, non sarei stata in grado di lasciar correre i miei sentimenti. Sentimenti ai quali non ero ancora riuscita a dare un nome, ma che mi intimavano di reagire e di non permettere che qualcun altro potesse ferirmi in quel modo.
Soprattutto, avevo un terribile presentimento, un sottile spiraglio di certezza che però avrei preferito non vedere. Nel profondo sentivo che uno dei motivi per cui ora ero tanto arrabbiata con Ron era la... colpa di cui mi ero macchiata a causa sua: se lui non avesse baciato quell'oca di Lavanda, io non avrei chiesto al furetto Malfoy di baciare me, e non avrei dovuto farmi tanti problemi.
Invece no, tutto ciò era successo ed io ero nei guai fino al collo.
La giornata era appena iniziata, ma avevo paura di entrare in Sala Grande per la colazione, paura di scoprire che Malfoy non si era trattenuto dal raccontare i minimi dettagli della sua recente avventura, e quindi paura di ricevere la conferma che era solo un grandissimo stronzo.
Qualcosa mi spingeva a sperare che la sua risposta positiva al bacio non fosse solo una sporca vendetta nei miei confronti, a illudermi che fossi stata proprio io a...
«Ehi, allora eravate qui! Di che parlate?» esordì Ron nervosamente in quel silenzio imbarazzante; lo fulminai con gli occhi, mentre lo sguardo preoccupato di Harry saettava da lui a me, avanti e indietro.
«Niente in particolare, noi stavamo...»
«Oppugno!»
Impegnati nello scambiarsi sguardi eloquenti l'uno con l'altro, che probabilmente dovevano alludere a me, né Harry né Ron si erano accorti dei canarini cinguettanti che avevo appena fatto comparire con un movimento di bacchetta e che ora si stavano scagliando contro quell'ultimo.
Sorrisi sprezzante prima di voltarmi e andarmene, volevo che il mio ultimo ricordo fosse l'immagine di Ron che, aiutato da un incredulo ma rassegnato Harry, tentava inutilmente di liberarsi di quei volatili assassini, che sarebbero stati innocui se non avessero ricevuto da me l'ordine di attaccare. Non erano eccessivamente pericolosi, naturalmente, ma a giudicare dagli strilli acuti di Ron i loro becchi sulla carne dovevano fare piuttosto male...
Probabilmente con quel gesto avevo definitivamente condannato un'amicizia che durava da sei anni, ma nulla valeva quanto la soddisfazione della rivalsa.
Quel pensiero mi riportò inevitabilmente a Malfoy e all'enorme punto di domanda che rappresentava, man mano che mi avvicinavo alla Sala Grande sentivo lo stomaco in subbuglio, avevo la pelle d'oca nonostante l'aria fosse calda e asciutta.
Portai una mano sul collo e sospirai: quella mattina, proprio mentre disperata stavo per andare in Infermeria a chiedere a Madama Chips di far scomparire i lividi, mi ero ricordata all'improvviso del tubetto di crema magica che Fred e George mi avevano lasciato durante la visita al loro negozio, e che sarebbe dovuto servire per l'occhio nero che mi aveva procurato una delle loro invenzioni.
Siccome l'ultima volta aveva funzionato alla perfezione, avevo deciso di rischiare anche con quelle contusioni "naturali", ed ero rimasta stupita dalle doti nascoste dei prodotti dei due gemelli Weasley: il mio collo era tornato alla normalità, e mi ero evitata sia domande sgradite da parte dell'infermiera della scuola, sia la scomodità di essere costretta a portare una sciarpa di lana nei primi giorni di settembre.
Uno a zero per me, caro Malfoy, e se pensavi di intimorirmi...
Ci sei riuscito benissimo.
E non con il tentativo di uccidermi.
Con il bacio.
Tentando di ignorare quei pensieri insensati, indugiai sull'ingresso laterale della Sala Grande per qualche secondo, giusto il tempo di prendere un respiro profondo ed elaborare una rapida strategia: il tavolo dei Grifondoro era il più lontano rispetto a dove mi trovavo, e ovviamente il più vicino era quello dei Serpeverde.
Sarei dovuta passare sotto centinaia di occhi maligni, ma almeno avrei avuto la conferma se Malfoy avesse parlato o meno.
Su, non fare la bambina, ora...
Rimpiangendo di non aver aspettato Harry, mi costrinsi a varcare quella soglia e a dirigermi con più naturalezza possibile verso Ginny, Neville e Luna, in quel momento le uniche facce amiche che avevo modo di vedere; cercai di camminare con più disinvoltura possibile, e di captare allo stesso tempo la natura del mormorio di sottofondo.
Nessuno mi aveva ancora indicata, né c'erano stati risolini al mio passaggio, il che era sorprendente. Fingendo casualità, mi voltai appena, giusto il necessario per sbirciare il mio nuovo nemico, convinta di riconoscere il furetto alla prima occhiata, poiché erano rare le situazioni in cui perdeva l'occasione di farsi notare...
Malfoy però non c'era.
Sollevata, pensai con gratitudine alla Stanza delle Necessità, dove probabilmente si trovava, e fui lieta che avesse qualcosa di più importante da fare che non fosse mettermi in ridicolo di fronte all'intera comunità magica adolescente.
Soprattutto, mi rincuorò il realizzare che almeno fino all'ora di pranzo non avrei dovuto trovarmi faccia a faccia con lui: non ero minimamente intenzionata a parlare di quanto era successo, soprattutto con Malfoy, preferivo la strada della rimozione.
«Signorina Granger!»
Proprio mentre stavo per raggiungere i miei amici e sedermi vicino a loro per fare finalmente colazione, la professoressa McGranitt si stava muovendo verso di me dal tavolo degli insegnanti. Le andai incontro, presa da un'improvvisa inquietudine.
«Buongiorno, professoressa. Voleva dirmi qualcosa?»
«Mi sembra evidente. Si dà il caso che lei abbia una punizione in sospeso, e proprio ora un'ora libera a disposizione, quindi perché non approfittarne?»
Davvero avevo un'ora libera? Erano passati un paio di giorni dalla consegna degli orari, ed io ricordavo perfettamente di aver fatto in modo di riempire tutte le caselle possibili così da non perdere tempo. Strano che proprio oggi...
Probabilmente con tutto quello che era successo nelle ultime ore me n'ero del tutto dimenticata.
«Ah, certo. Quale sezione devo riordinare?» chiesi distrattamente, mentre continuavo a lanciare occhiate preoccupate alle spalle della McGranitt.
Lei, dal canto suo, sembrava leggermente inquieta e imbarazzata.
«Quella dei libri di Pozioni andrà benissimo: ho lasciato disposizioni precise a Madama Pince, durante quest'ora nessun altro studente avrà il permesso di accedere alla sezione, in modo da poter lavorare tranquillamente.»
Ovviamente la sezione di Pozioni era una delle più fornite, mi ci sarebbe voluto l'intero anno per rimetterla in ordine senza la magia!
La McGranitt parve leggermi nel pensiero al proposito.
«Non credo che riuscirete a terminare il compito oggi, mi accerterò che torniate in biblioteca ad ogni ora libera, finché non avrete finito. Ora vada, il signor Malfoy è già lì che la aspetta.»
Rimasi impietrita, mentre di nascosto mi assestavo vigorosi pizzichi al braccio per accertarmi che fosse solo un altro incubo. Non lo era, e lo sapevo: ora che la professoressa me lo aveva accennato, ricordavo perfettamente la parte della punizione che da subito non avevo approvato.
Malfoy.
Come avevo potuto dimenticare un dettaglio così importante? Sarei dovuta rimanere nella stessa stanza con quella mente perversa per un'ora e poi per chissà quante altri giorni, non solo, la stanza in questione sarebbe stata deserta.
Tutto ciò era terribile al solo pensiero.
«Ah, signorina Granger...»
Mi accorsi in quel momento di essermi mossa automaticamente verso la biblioteca, pur non volendo obbedire, e solo la voce della McGranitt in lontananza ebbe il potere di fermarmi.
La fissai in volto, cercando di muoverla a compassione: c'erano rughe, assennatezza e decisione, ma neppure un minimo di pietà nei miei confronti.
Cos'altro aveva da dirmi? Forse intendeva informarmi che avrebbe sigillato la sezione dei libri di Pozioni con un incantesimo per impedirmi di fuggire?
Cercai di mettere in una sola risposta tutto il mio astio e il mio risentimento.
«Sì, professoressa?»
«Solo... Sii prudente, Hermione.»
Spalancai gli occhi, ma non ebbi il tempo di fare altre domande, perché al posto della McGranitt c'era il solito gatto dal pelo grigiastro, si era evidentemente Trasfigurata, e conoscendo ormai bene la mia insegnante avevo ragione di ritenere che non volesse darmi alcun tipo di spiegazione.
Ma qual era il significato di quell'avvertimento misterioso?
Da cosa o da chi avrei dovuto guardarmi le spalle?
La McGranitt non mi aveva mai chiamata per nome, né mi aveva mai dato un consiglio di questo genere, neppure quando avevo affrontato pericoli enormi...
Ancor più tesa di prima, ripresi il mio percorso verso la Biblioteca, con lo stomaco improvvisamente serrato e priva di qualsiasi entusiasmo avessi cercato di recuperare in precedenza. Perché, perché? La colpa era ancora, unicamente di quell'idiota, se non si fosse trovato al settimo piano mentre io andavo a recuperare il mio libro non avrei saltato la lezione di Trasfigurazione, e di conseguenza non sarei stata punita insieme a lui.
Se non avesse deciso di trasgredire al regolamento preciso della scuola, che vietava espressamente di girare per il castello dopo il coprifuoco, proprio ieri notte, io non gli avrei chiesto...
Camminavo a testa bassa verso il terzo piano, cercando affannosamente un modo per sottrarmi a quel terribile castigo e allo stesso tempo di evitare gli sguardi delle persone che incontravo: loro erano al sicuro, io invece no.
Come in uno stato di trance, mi venne in mente che o tutti si stavano prendendo gioco di me, oppure, ipotesi più probabile, Malfoy non aveva detto nulla di... noi.
Era quasi ovvio, la cosa sarebbe andata anche a suo discapito, e il Furetto non era certo così stupido da danneggiare spontaneamente la propria preziosissima immagine...
Chissà, forse non aveva mai avuto l'intenzione di farlo, forse la vendetta personale gli era bastata... Non dovevo mostrarmi intimorita, o quella storia sarebbe andata avanti per mesi, ne ero certa: ancora una volta la chiave era il distacco, avrei lavorato per un'ora immaginando di essere completamente sola, e sarei uscita presto di lì.
Un po' più decisa, arrivai di fronte alla porta in legno scuro della biblioteca, uno dei luoghi che fino a quel momento avevo amato di più, ma che ora si era tramutato nella soglia dell'Inferno.
«Era ora che arrivasse...»
La voce stridula di Madama Pince mi fece sobbalzare bruscamente: la bibliotecaria più scontrosa e irascibile di tutte mi afferrò di scatto per una spalla, trascinandomi letteralmente verso la sezione di Pozioni.
«So camminare...» protestai seccata, tentando di liberarmi da quella presa d'acciaio.
«Credi che abbia tempo da perdere dietro a voi studenti ribelli? Prendete le punizioni, e io devo sopportarvi... Va' avanti e non lamentarti.» sbuffò Madama Pince.
Proseguimmo per un paio di corridoi stretti, per poi sbucare in un'immensa sala dal soffitto altissimo, straripante di antichi volumi polverosi più di tutte le altre, e deserta, eccettuata la presenza di un altro studente biondo dall'espressione annoiata che, seduto in modo scomposto all'unico grande tavolo centrale, mordicchiava una piuma d'oca che aveva tutta l'aria di valere parecchi galeoni.
Malfoy.
Subito distolsi lo sguardo, fissandomi ostentatamente i palmi delle mani.
Spostai involontariamente la visuale sul terzo occupante della stanza, che invece non si era mosso di un millimetro, si era semplicemente infilato una mano nei capelli platino e aveva continuato a carezzarsi maliziosamente le labbra rosate con quella dannatissima piuma color tortora.
Merlino, se era affascinante!
Fu Madama Pince a riportarmi alla realtà.
«Bene, ho altro da fare, quindi vediamo di sbrigarci. La sua bacchetta, signorina.»
«Che... Che cosa?»
«Insomma, è sorda forse? Mi dia immediatamente la bacchetta!»
«Ma perché?» chiesi sulla difensiva, premendo d'istinto la mano contro la tasca dei pantaloni.
«Non mi fido, potreste cercare di utilizzare la magia per finire prima. Non si preoccupi, la riavrà alla fine dell'ora.» ribatté seccamente lei, strappandomi la bacchetta di dosso prima che potessi replicare.
«A lui però non l'ha chiesta...» borbottai piccata, pentendomene subito dopo.
Scorsi un lieve ghigno allargarsi sul viso di Malfoy, segno che stava ascoltando il dialogo fra me e la bibliotecaria; la cosa mi infastidiva non poco.
«Certo che gliel'ho chiesta, non appena è arrivato qui. E adesso basta con le chiacchiere inutili, mettetevi a lavorare, da quel che ho capito ne avrete per parecchio tempo qui...
Non che la cosa mi dispiaccia, sia chiaro, gli studenti creano il caos e imbrattano i miei preziosi manoscritti ed è più che giusto che siano loro a riparare a questo sacrilegio...
Ma non statemi fra i piedi, non sono la vostra balia! Mi raccomando, lavorate sodo: voglio tutti i libri in ordine alfabetico. Renderò gli scaffali impermeabili al suono, nessuno vidisturberà.»
Sbagliavo, o in quelle parole c'era puro sarcasmo?
«Aspetti, non... Non potrebbe rimanere qui a controllare che...»
Madama Pince probabilmente non udì quell'ultimo appello disperato, o finse, fatto sta che in una manciata di secondi io e Malfoy ci ritrovammo completamente soli, ed estraniati dal resto del mondo per un'ora intera.
Il ghigno del Furetto, che continuavo a tenere sotto controllo con la coda dell'occhio, si espanse ancora di più, e mi fece arrossire violentemente.
Rimasi ad osservarlo per qualche istante, poi compresi che se lui se ne fosse accorto, come probabilmente doveva essere, avrebbe potuto fraintendere, ed era l'ultima cosa che volevo.
Il rumore di una sedia che strideva lieve sul pavimento, seguito dalla figura di Malfoy che si alzava pigramente, mi costrinsero a voltarmi di scatto e ad afferrare a caso il primo volume che mi si fosse manifestato davanti.
Lessi il titolo, torturandomi il labbro inferiore con gli incisivi, nervosa ma allo stesso tempo incuriosita come ogni volta che prendevo in mano un qualsiasi libro.
Amortentia, il filtro d'amore più potente al mondo: perché è illegale?
«Interessante, Mezzosangue. Arriveresti davvero a tanto?»
Nel momento esatto in cui quella voce tagliente e leggermente roca mi solleticò l'orecchio, il volume che stringevo cadde a terra con un tonfo sordo.
Mi lasciai sfuggire un singulto, mentre il ritmo del mio cuore iniziava pericolosamente ad accelerare, e le mie narici si impregnavano di un intenso miscuglio di dopobarba e menta: Malfoy si muoveva lesto e di soppiatto, proprio come un viscido serpente, anche se lui al contrario possedeva la bellezza del demone tentatore.
In un tempo rapidissimo aveva percorso il sottile spazio che ci separava e si era fermato appena dietro di me, i nostri corpi erano vicini, troppo vicini, sarebbe bastato un singolo movimento perché si toccassero...
«Certo che lo faresti. Per una come te, in questi casi le regole non contano più.
Sai benissimo di non avere speranze...»
«Non darò nessun filtro d'amore a Ron...» sussurrai, con voce rotta.
Stupida, non piangere...
«Che c'entra Lenticchia? Io parlavo di me.»
Era parecchio più alto, ma aveva chinato la testa giusto il necessario da potermi parlare all'orecchio: nonostante sapesse che nessun altro oltre me avrebbe potuto sentirlo, era anche consapevole che più riusciva a penetrare nelle mie ferite, più mi avrebbe fatto male.
Da vera idiota, gli avevo rivelato senza volerlo parte dei miei sentimenti, e solo per pura autodifesa, perché sentivo la necessità di rispondere a quegli insulti tanto pesanti...
Era questo che lui voleva, che io reagissi, e ci ero cascata immediatamente.
Ma stava traducendo in sillabe crudeli tutto quello che non ero stata capace di vedere da me negli sguardi, nei gesti silenziosi, nei discorsi degli altri: diceva la verità?
Davvero la mia unica possibilità affinché qualcuno mi amasse era una stupida pozione?
Deglutii, cercando di ricacciare le lacrime, e concentrandomi sull'ultima parte della sua domanda/affermazione.
«Non userei mai l'Amortentia su di te, Malfoy, semplicemente perché mi disgusti!»
Lui mi morse rabbiosamente il lobo sinistro, e sentii la cartilagine incrinarsi; strinsi i denti per costringermi a non gemere di dolore.
«Sciocca, non sai quello che dici.»
Invece sì, sì che lo sapevo.
Lo sapevo?
«Ah, allora è così, ti piace Weasley! Hai un pessimo gusto, devo ammetterlo.
Peccato che ultimamente lui mi sembri troppo impegnato a pensare a Lecca Lecca da far caso a te...»
Lecca Lecca doveva essere Lavanda: Malfoy aveva la fastidiosa abitudine di affibbiare soprannomi sgradevoli a chiunque, anche se in quel caso la cosa non mi dispiacque.
Tenni ostinatamente gli occhi fissi sui libri di fronte a me, rimanendo immobile, in apnea quasi totale.
«Adesso guardami. Guardami.»
L'ultima cosa che desideravo fare era guardarlo in faccia, avrei potuto spaccargliela con i pugni... Però, la sua voce era così calda, sensuale...
No, non farlo, non voltarti per nessuna ragione al mondo!
Un attimo dopo, ero in balia del suo sguardo magnetico.
«È inutile che fai quella faccia, stavolta non sarà schiantandomi che potrai fuggire...»
Di nuovo aveva ragione, ero in trappola.
«Adesso ascoltami bene: non sono così fesso da correre per la scuola e raccontare a tutti che ti ho baciata, anche se ho avuto le mie buone ragioni per farlo, ma sappi che ne sarei capace. Dipende da te, ovviamente.»
«Nessuno ti crederebbe...»
«Io invece penso di sì. Voglio che tu faccia tutto quello che ti ordino, Mezzosangue, altrimenti...»
«Cosa ti fa credere che io mi presti al tuo gioco sporco? Questo è un ricatto, e potrei...»
«Essere la prima a vuotare il sacco? Non ti conviene, e lo sai. Non hai scelta, e sei stata tu stessa a negartela.»
Tentai inutilmente di divincolarmi ed allontanarmi da Malfoy, anche se sapevo che stavolta sarebbe stato lui a decidere quando mi avrebbe lasciata andare...
Non ero spaventata, provavo solo repulsione.
E attrazione.
«Stai attenta, Mezzosangue. Se fossi in te, eviterei di contrariarmi, d'ora in poi.»
Con meno rapidità di quanta ne aveva utilizzata per avvicinarsi, Malfoy si allontanò a passo sicuro, verso un altro angolo della sala.
Sapeva indubbiamente come muoversi, in tutti i sensi.
Mi concedetti di esalare un profondo respiro, rimuginando confusa: non potevo parlare con nessuno di quanto era successo, perché sarei stata inevitabilmente costretta a rivelare anche la parte peggiore, quella del bacio, che avrei solo voluto reprimere dalla mia mente il più in fretta possibile; non potevo neppure cercare di ribellarmi, per il momento, i risultati sarebbero stati disastrosi in partenza.
Malfoy e il suo potere persuasivo mi avevano incastrata.
«Sii prudente.»
Non potevo conoscere appieno le motivazioni che avevano portato la McGranitt a darmi quel suggerimento, ma per quanto mi riguardava ora avevo tutte le ragioni del mondo per guardarmi da lui.
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