Vita da celebrità - Marco e Leon
Leon's point of view
Tutti si aspettano che le celebrità siano sempre impeccabili: sempre pettinatissime, sempre con indosso vestiti di marca senza una piega, come se stessero andando ad un servizio fotografico.
Ma la realtà è ben diversa.
- Marco, arriveremo in ritardo! - esclamo, facendo capolino in salotto e cercando mio marito con lo sguardo, il quale è ancora comodamente sdraiato sul divano.
Finalmente si alza, sbadigliando, e mi raggiunge. I suoi capelli bruni sono graziosamente scompigliati, ma la sua espressione sonnacchiosa, la sua t-shirt stropicciata e i suoi jeans sciupati lo tradiscono: non ha deciso per uno stile 'finto spettinato', ha schiacciato un lungo pisolino.
Io non ho nulla di cui lamentarmi del suo aspetto trasandato, anzi: adoro vederlo così. Ma dobbiamo andare alla serata d'incontro genitori-docenti e non so cosa penseranno i presenti. Non che m'interessi più di quel tanto e a Marco non importa, visto che è intenzionato ad uscire così; m'impensierisce di più se la cosa potrebbe avere ripercussioni su Rei.
Nostro figlio è dai nonni fino a domattina, insieme al suo inseparabile Shin, ovviamente. I miei genitori lo adorano, quell'angelo di cane.
Geoffrey ci aspetta fuori. Non appena nota l'aspetto 'poco curato' di mio marito inarca un sopracciglio e fa per dire qualcosa, tuttavia tace e mi rivolge una rapida occhiata, alla quale rispondo con un'alzata di spalle.
- Speriamo che non vada per le lunghe - commento, mentre siamo in macchina. - Visto che siamo soli a casa...
- Leon - dice Marco, in tono d'affettuoso rimprovero. Almeno dalla sua espressione non si direbbe più che fino a cinque minuti fa stava dormendo.
L'incontro si svolge nell'aula più grande della scuola. Non appena entriamo, tutte le mamme si tuffano su Marco. Io alzo gli occhi al soffitto e gli resto appiccicato.
- No, no, sono qui perché sono il papà di Rei - lo sento dire ad un tratto ad una mamma. Sbuffo. Per quale altro motivo, altrimenti? Per tenere un concerto?!
Di tanto in tanto, mentre conversa con le sue fans, mi lancia un'occhiata imbarazzata. Ma io non posso fare molto, se non passargli un braccio attorno alla vita o intrecciare le dita alle sue per ricordare che siamo i papà di Rei.
Finalmente uno dei docenti richiama l'attenzione e tutti si siedono come bravi scolaretti. Marco tira un sospiro di sollievo.
- Spero che non vada per le lunghe - borbotta. - Ho già voglia di tornare a casa per dedicarmi a ciò che stavo facendo...
- In compagnia? - gli chiedo, e lui sorride languidamente e mi ruba un bacio fugace.
Il docente di classe presenta i colleghi e poi invita i genitori ad alzarsi e parlare con loro.
La giovane professoressa di musica tesse le lodi di nostro figlio, affermando che ha una voce bella quanto quella di suo padre e che è bravissimo a suonare il piano.
Il docente di inglese ci dice che Rei scrive benissimo, la professoressa di educazione fisica commenta che potrebbe impegnarsi di più.
In generale nostro figlio va bene in tutte le materie, ma ogni docente ci dice la stessa cosa: parla poco, è introverso, non sembra avere amici.
Lo sappiamo, lo sappiamo.
Noi ascoltiamo, rispondiamo, promettiamo di parlare con lui.
Una volta terminato di parlare con tutti cerchiamo di svignarcela, invano, poiché qualche genitore placca mio marito e lo trattiene per un autografo, per due chiacchiere, per un invito a bere qualcosa insieme un giorno.
E finalmente riusciamo a scappare. Siamo esausti, tanto io quanto Marco. Geoffrey ci attende fuori dalla scuola.
Il tragitto fino a casa lo trascorriamo in silenzio. Marco sbadiglia più di una volta senza nemmeno portarsi la mano libera alla bocca (l'altra è nella mia).
Una volta nella nostra stanza si libera lentamente dei jeans e poi resta seduto sul bordo del letto ad osservarmi mentre mi spoglio.
- Dormi con quella? - domando, facendo un cenno col capo all'indirizzo della sua maglietta spiegazzata.
- Sì - risponde, abbozzando un sorrisetto. - Altrimenti? Me la toglierai?
Rido, finisco di cambiarmi rapidamente e lo bacio, arruffandogli ulteriormente i capelli.
- Mi amor - mormoro, infilandomi sotto le coperte con lui e avviluppandomi al suo corpo con gambe e braccia come un koala. Strofino il naso contro il suo collo, strappandogli un sorriso. - Sai… mi sembra un'ottima idea… riprendere ciò che stavi facendo… farlo insieme…
Ridacchia. Gli bacio il collo.
- Buenas noches mi amor - farfuglio, prima di venir interrotto da uno sbadiglio. Chiudo gli occhi, cedendo alla stanchezza, eppure senza addormentarmi subito. Per qualche istante mi soffermo ad apprezzare il calore del corpo di mio marito, il suo respiro calmo, la sua presenza che mi fa sentire in pace.
Perché la vita di una celebrità sarà vestiti di marca e fans che spuntano ovunque come funghi (funghi che vogliono un autografo o una foto), una vita apparentemente di lusso e ricchezza e perfezione, ma alla fine della giornata la vita della mia celebrità è tante piccole cose semplici, è il suo corpo tra le mie braccia, i suoi capelli spettinati, i suoi vestiti stropicciati, è la stanchezza a seguito di un tedioso incontro genitori-docenti che si è protratto troppo a lungo.
Alla fine della giornata è essere meno una celebrità e più mio marito, il padre di Rei, il vicino di James e Troy. È essere umano.
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Note dell'autrice:
buonasera! Come promesso un altro aggiornamento. Al capitolo di Patto con la luna sto ancora lavorando. Pasticcini… mi scoccia dover supplicare così ma se ogni tanto lasciaste un commentino mi aiutereste a non scoraggiarmi (perché mi capita abbastanza spesso…), a bloccarmi di meno, ad avere più fiducia in quello che scrivo. Grazie. Un abbraccio
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