La vita non scrive finali scontati - Emma e Brad
Brad's point of view
Sbadiglio, passandomi una mano tra i capelli e aggiustandomi gli occhiali sul naso. È un uggioso sabato mattina, il cielo è grigio e pioviggina.
Io non ho niente da fare, anzi, da leggere. Ho bisogno di libri nuovi e, nonostante un poco mi scocci di uscire con la pioggia, sono sicuro che la nonna mi darà il permesso di fare un salto alla libreria a fare acquisti.
Mi preparo per uscire e riordino rapidamente la camera, così da non doverlo fare più tardi. A parte i libri, che la nonna si è rassegnata ad avere sparsi dappertutto, è la bandiera rosa-viola-blu appesa al muro che devo sempre mettere a posto, perché si affloscia in continuazione.
- Nonna?
Sta spentolando in cucina. Come ogni nonna che si rispetti, è raro non trovarla a preparar da mangiare. Ma, a parte essere spesso intenta a lavorare ai fornelli, fa moltissime altre cose. Forse troppe, per la sua età. Lei non si sente vecchia, né lo sembra (non ha ancora neanche un capello bianco!). E io, io le voglio un mondo di bene e l'ammiro infinitamente. Non dev'essere facile crescere un bambino da sola.
Si volta e mi osserva. I suoi occhi scuri brillano di vita.
- Posso andare alla libreria? Non ho più nulla da leggere - asserisco, indossando la mia espressione da cane bastonato più convincente.
Lei sospira, poi sorride.
- Prendi l'ombrello. E un sacchetto grande. E mettiti la giacca.
Sorrido anch'io, restando però in attesa.
- E prendi qualche soldo in più dalla mia borsa - aggiunge infatti, dissimulando l'affetto nella sua voce con finta rassegnazione. Sorrido ulteriormente e lei mi arruffa i capelli.
- Torno presto - prometto. Sappiamo entrambi che il mio presto significa all'incirca due ore. È inutile, quando si tratta di libri, non so sbrigarmi: amo sfogliarli, leggerne qualche pagina, accarezzarne la copertina, inspirarne a fondo il profumo di carta.
Prendo dalla borsa della nonna quanto basta per comprare un paio di libri, mi armo di sacchetto impermeabile (non sia mai che si bagnino!) e di ombrello e m'infilo la giacca, dopodiché saluto la nonna e m'avvio verso la libreria.
Quando entro, la libraia mi saluta con un cenno del capo: sono un cliente affezionato, ormai.
Appoggio l'ombrello nel portaombrelli e poi mi tuffo tra gli scaffali, sentendomi immediatamente invadere da un senso di pace e beatitudine. A parte la proprietaria, non c'è nessun altro in libreria; siamo solo io e i libri.
Vago per un po', indeciso su cosa acquistare. Comprare un libro è quasi come portare a casa un animale, devi sceglierlo bene, devi essere sicuro di potergli dare l'affetto che merita, lo spazio e le cure di cui ha bisogno.
Alla fine scelgo due romanzi voluminosi e mi metto alla ricerca di un terzo per placare la mia fame di libri.
Intanto nella libreria è entrato qualcuno, ho udito la porta chiudersi, ma non ci ho badato.
I miei occhi si posano sul volume che stavo cercando, l'ultimo rimasto. Sorrido, soddisfatto. Quando allungo una mano per afferrarlo, tuttavia, un'altra mano si posa sopra.
Alzo lo sguardo. Un paio di iridi castane si piantano nelle mie, determinate e combattive. La mano sul volume appartiene a una ragazza della mia età dai lunghi capelli color cioccolato e l'espressione seria.
- Uhm... scusa... - asserisco, ritirando la mano. Spero che lei faccia altrettanto, invece afferra il libro. - Scusa ma l'avevo visto prima io.
- No, mi dispiace ma l'ho visto prima io - ribatte, indietreggiando d'un passo e stringendosi il mio oggetto del desiderio al petto. Aggrotto le sopracciglia, costernato.
- Non è vero, sono qui da molto più tempo di te!
- Dimostralo.
Sbuffo, poi scrollo le spalle.
- Per favore, lasciami quel libro - le dico il più gentilmente possibile. Non voglio litigare con una ragazza - una ragazza piuttosto bella, anche - nella mia libreria preferita.
- Perché dovrei? - replica, alzando il mento in un gesto di sfida.
- Perché vorrei acquistarlo.
- Anche io, quindi siamo pari - conclude, inarcando un sopracciglio. E si volta, allontanandosi e facendo ondeggiare i lunghi capelli. La fisso, ipnotizzato e, involontariamente, mi ritrovo a seguirla.
Una donna tale e quale a colei che mi ha rubato il libro sta curiosando fra le novità senza alcun particolare interesse.
- Mamma... mi prendi questo?
- È scontato?
- No, ma...
- Allora no. Ti ho detto che oggi te ne avrei presi al massimo due, ma solo scontati.
L'espressione sul viso della ragazza diventa amara.
- Va bene - risponde con rassegnazione, facendo per andare a riporre il volume al suo posto. Quasi mi finisce addosso. - Oh, sei tu. Tieni, è tutto tuo. Trattalo bene.
Me lo porge e io lo prendo, non riuscendo tuttavia a sentirmi contento di portarmelo a casa. Forse non ci tengo così tanto, mi ritrovo a pensare.
- Sai... ci ho ripensato, preferisco lo abbia tu - borbotto, restituiendoglielo. Abbozza una smorfia.
- Non posso prenderlo, la mamma non me lo compra.
- Te lo compro io - le offro di getto, senza riflettere. Gli occhi le si illuminano, cercano quelli della madre; ella scrolla le spalle.
- Davvero?
Annuisco.
- Davvero.
Adesso è lei a seguirmi fino alla cassa. Prima pago i libri per me, e in seguito quello per lei.
- Come ti chiami? - domando, arrossendo lievemente quando noto che mi sta osservando intensamente.
- Emma. E tu?
- Brad... - mormoro. Sono folgorato da lei.
- Piacere di conoscerti, Brad - replica, allungando una mano per stringere la mia. Arrossisco ulteriormente.
- Piacere mio...
Ci guardiamo per un lungo istante. Mi affretto a lasciar andare la sua mano; il mio gesto risulta eccessivamente brusco e goffo.
- Il tuo libro - dico, schiarendomi la gola. Sembro ancora più goffo.
- Grazie.
Fa per tornare dalla madre, ma la fermo, esitante.
- Il tuo autore preferito?
Abbozza un sorriso, indicando quello del romanzo che ci siamo contesi. Ha gusto, la ragazza.
- Ciao, Brad - mi saluta. Una sensazione di piacevole calore si agita nel mio stomaco.
- Ciao, Emma. Buona giornata - asserisco, prima di girare sui tacchi e puntare la porta. Una volta uscito dalla libreria, tuttavia, mi ricordo dell'ombrello. Rientro.
Lo sguardo di Emma si punta immediatamente su di me, facendomi avvampare all'istante. Abbozzo un sorrisetto imbarazzato, recupero l'ombrello ed esco di nuovo, inciampando nei miei stessi piedi.
Fantastico. Una figuraccia dietro l'altra.
Perlomeno ha smesso di piovere; il sole inizia a far debolmente capolino tra le nubi, rischiarando il cielo imbronciato. Io cammino rapidamente, impaziente di godermi i miei più che soddisfacenti acquisti e di dimenticare lo spiacevole incontro alla libreria. Spiacevole per colpa mia, ovviamente.
La mia mente è di tutt'altro avviso, però: non riesco a non pensare ad Emma, sebbene sappia che è inutile, probabilmente non la vedrò mai più. Quanto mi sbagliavo!
La scuola è ricominciata un mese dopo il nostro incontro. In un angolo della biblioteca, l'inconfondibile figura di una ragazza dai lunghi capelli castani intenta a leggere ha catturato la mia attenzione. I nostri sguardi si sono incrociati per caso e il mio cuore ha perso un battito. Mi ha sorriso, e ho sorriso a mia volta.
Abbiamo trascorso molto tempo insieme, in biblioteca, a leggere, a parlare, a condividere pezzetti di noi stessi. Le ho dato tutto il mio cuore, anche se sapevo che a me non sarebbe rimasto niente. Certe storie non sono destinate ad avere un lieto fine. O meglio: non sono destinate ad avere il lieto fine che il lettore si aspetta. E io, che credevo di essere un lettore perfetto, non ho tenuto conto di quanto imprevedibile sia la scrittrice che è la vita.
-
Note dell'autrice:
buonasera! Purtroppo, causa scuola, non sono riuscita a terminare questo capitolo quando avrei voluto. So di non aver ancora risposto alle recensioni, ma lo farò presto. Oh, giusto: avevo pensato di dilungarmi di più su Brad ed Emma, tuttavia ho ritenuto che questo capitolo sia sufficiente per la loro storia. Per chi fosse interessato a leggere di più di loro può dare un'occhiata a E l'ultima stella spenga la luce e Profumo di libri. Il prossimo capitolo introdurrà il figlio della cara scrittrice. Un abbraccio
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