Capitolo 9: Iquitos
Capitolo 9: Iquitos
Dopo diciotto apparentemente interminabili ore di viaggio, il gruppo giunse all'Aeroporto di Lima, lì salirono sull'aereo che li portò all'Aeroporto Francisco Secada Vignetta ovvero l'aeroporto internazionale di Iquitos.
Anche qui, come ad Alessandria d'Egitto, il clima era molto più caldo rispetto all'Italia, ma rispetto alla città egiziana era anche terribilmente più umido.
Davanti all'aeroporto c'erano molti moto-taxi pronti ad accompagnarli nel centro cittadino. Gabriele, sotto consiglio del padre di Olivia, ne aveva prenotato uno prima di arrivare e, infatti, un ragazzo del posto li stava aspettando a bordo con in mano un cartello, con sopra scritto il proprio nome.
Il gruppo salì sul mezzo, Gabriele scambiò quattro chiacchiere in spagnolo con il pilota e, in men che non si dica, furono a Plaza De Armas, la piazza più importante di Iquitos.
Qui si trovavano abitazioni che, intorno al diciannovesimo secolo, erano simbolo di grande sfarzo, adesso però il loro aspetto dava l'impressione di aver risentito molto dell'usura del tempo.
Gaspar, il ragazzo che guidava il moto-taxi,si offrì di far loro da Cicerone, per quel pomeriggio. Erano le diciassette, ma il sole doveva ancora tramontare ad Iquitos, quindi i quattro accettarono volentieri l'offerta del giovane.
La nuova guida mostrò loro la Casa de Fierro progettata da Gustave Eiffel; poi fece fare loro un piccolo tour tra le palafitte costruite sulle rive del fiume Nanay, dove da lì a breve avrebbero potuto godere della vista dei meravigliosi tramonti che si specchiano sui paesaggi amazzonici.
Una volta osservato il sole immergersi nelle placide acque del Nanay, Gaspar accompagnò il gruppo a fare un giro al Centro Artesanal. Eleonora dette una rapida occhiata a Gabriele e lui colse subito l'antifona, quella poteva essere una bella occasione per lui, infatti durante il viaggio in aereo l'agente aveva confidato alla ragazza che aveva deciso di portare il cavallino di legno con sé, perché era curioso di scoprire qualcosa di più su quell'oggetto e quindi sulle sue origini. Dal risultato della scientifica si era evinto solo il tipo di legno con cui era stato costruito e una data approssimativa di costruzione che si aggirava tra il dodicesimo e il quattordicesimo secolo d.C.
Era davvero incredibile che quell'oggetto fosse arrivato fino a lui attraversando così tanti chilometri e soprattutto secoli, quindi era curioso di saperne di più e, visto che la zona dove con ogni probabilità doveva essere stato costruito era quella, decise di fare un tentativo al centro dell'artigianato di Iquitos, visto che lì esponevano prodotti artigianali tipici del luogo.
I ragazzi fecero un giro tra le bancarelle, c'era di tutto lì intorno, specialmente creazioni in legno, così l'agente iniziò ad informarsi da alcune persone del posto, tentando di non dare troppo nell'occhio.
Una signora, discendente da una delle tribù indigene del luogo, confermò che quel tipo di oggetto si tramandava spesso di padre in figlio nelle tribù e che la forma e il tipo di pittura somigliava molto a quello di altri oggetti che aveva già avuto modo di vedere.
Le tribù indigene lì intorno però erano tante ed era difficile capire a quale di queste potesse appartenere, quindi gli consigliò di provare a sentire al Museum of Indigenous Amazonian Cultures che si trovava lì vicino.
Fiamma ed Eleonora acconsentirono nell'aiutarlo in questa ricerca; Olivia invece era un po' turbata: non le piaceva sia il fatto che Gabriele avesse portato con sé un oggetto che avrebbe potuto essere cruciale per l'apertura dell'ultima struttura e il raggiungimento del Libro della Conoscenza, sia che persistesse a fare domande in giro, mostrando il cavallino a destra e a manca, con la possibilità che potessero sottrarglielo o che potesse attirare eccessivamente l'attenzione su di sé.
L'agente promise a Olivia che il museo sarebbe stata l'ultima tappa che avrebbero visitato per avere informazioni sul cavallino, dopo di che si sarebbe messo l'anima in pace, già aveva avuto delle conferme importanti sulle proprie origini.
Una volta raggiunto il museo e mostrato il cavallino, il proprietario del museo disse lui che non poteva fare una valutazione così su due piedi, se avesse voluto informazioni precise avrebbe dovuto lasciarglielo per qualche tempo. Ovviamente la risposta dell'agente fu negativa, al che il proprietario aggiunse che l'unica informazione che si sentiva di poter dare era che quel cavallino, quasi certamente, proveniva da quelle zone e che a costruirlo doveva essere stato il membro di una civiltà precolombiana.
Olivia lanciò un'occhiata di ammonimento a Gabriele, per fargli capire che era giunto il momento di andarsene. Gaspar nel frattempo li stava aspettando fuori da più di mezzora, così l'agente acconsentì a mettere da parte quella storia e concentrarsi sulla ricerca della struttura.
Fino all'indomani a mezzogiorno, però, non sarebbe stato possibile prendere un'imbarcazione per recarsi al Fundo Pedrito, quindi non rimaneva che andare a mangiare qualcosa e poi andare all'hotel che avevano prenotato, per passare la notte.
Gaspar li portò a mangiare in un ottimo ristorante di pesce costruito su una chiatta lungo la riva del fiume, lì servirono loro un piatto a base di riso, pesce e platano fritto, accompagnato da altra frutta esotica.
La cena fu deliziosa, una volta terminato di mangiare, Gaspar fece far loro anche un breve giro per le bancarelle di artigianato disposte lì intorno e poi li accompagnò all'hotel, promettendo che li avrebbe aspettati lì davanti la mattina seguente per accompagnarli al Mercado de Belén, per fare colazione e vedere un po' di prodotti tipici, dopo di che avrebbero potuto prendere la barca per raggiungere il Fundo Pedrito.
Il giorno dopo, i quattro si svegliarono di buon mattino per andare a visitare il Mercado de Belén, si sentivano tutti stranamente di buon umore, la giornata precedente era trascorsa senza intoppi, avevano potuto visitare meraviglie esotiche e anche la cena era stata di loro gradimento. Dentro di loro speravano che anche quel giorno potesse procedere allo stesso modo.
Fuori dall'hotel, Gaspar li stava già aspettando in perfetto orario; Gabriele fu contento di aver trovato quel ragazzo, a cui avrebbe dato sicuramente una lauta mancia alla fine del viaggio.
Salirono sul moto-taxi e giunsero al mercato di Belén, una vera istituzione nella zona amazzonica per quanto riguarda i prodotti tipici. C'era un gran via vai già di prima mattina, la strada era occupata da file di bancarelle lungo i lati, nelle quali si poteva trovare di tutto, in particolar modo prodotti culinari.
Gli abitanti del posto fecero assaggiare loro diversi tipi di frutta; dei piccoli peperoncini locali; delle bevande dolci e altre meraviglie, tanto che quando arrivarono a fare la colazione vera e propria erano già praticamente sazi.
Al che Gaspar esordì:" Non siate timidi, mangiate tutto quello che vi va, dopo passiamo da Pasaje Paquito a prendere un digestivo!"
"Pasaje Paquito? Chi sarebbe?!" domandò Fiamma, che un po' di spagnolo lo masticava.
"Non chi, ma dove! Pasaje Paquito è una zona del mercato dove si vendono principalmente piante curative e altri medicinali naturali, nonché oggetti per i riti sciamanici!" rispose Gaspar.
"Bene, vada per il digestivo, che io non berrò, ma non fatevi venire in mente di sottoporvi a riti di qualche tipo, perché io me ne vado, ve lo dico subito!" farfugliò la Saintclair sottovoce agli amici che, come al solito, la osservarono divertiti.
Per far contenta Olivia, fecero solo un breve tour in quel tratto del mercato e presero solo un po' di digestivo, nonostante lì intorno ci fossero ossa di animali, bastoncini di legno dalle forme più strane e miscugli d'erbe di ogni tipo e colore, oltre ad una grande varietà di piante officinali del posto.
Tra una visita e l'altra, però, giunsero quasi le undici, e a mezzogiorno la barca per il Fundo Pedrito sarebbe salpata, così Gaspar accompagnò i quattro lungo le sponde del fiume Nanay, dove l'imbarcazione, che li avrebbe portati lungo il Rio delle Amazzoni e poi al Fundo Pedrito, era già ormeggiata.
A quel punto i quattro salutarono Gaspar, avrebbero preferito portarlo con loro, ma non era prudente visto che il loro viaggio al Fundo era per cercare la penultima struttura e non per una visita di piacere. Gabriele pagò Gaspar, il quale gli fornì anche un'audioguida e una cartina per potersi almeno orientare nei pressi del Fundo, d'altronde da lì si sarebbero addentrati nel pieno della Selva Amazzonica e non era il caso di perdersi in un posto come quello.
Dopo di che pagarono il biglietto dell'imbarcazione e si sedettero ai loro posti, pronti per quella nuova avventura.
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