Capitolo 4: Ricongiungersi

Capitolo 4: Ricongiungersi

L'agente passò tra le sue mani sapienti i vari strumenti: una sgorbia, uno scalpello, un mazzuolo, vari coltelli da intaglio e delle strane colle.

Si avvicinò alla prima statua, quella della donna senza bocca: era molto chiara, il legno di cui era costituita sembrava legno d'acero e dagli abiti e le fattezze dava l'impressione che raffigurasse una sacerdotessa. Gabriele perlustrò la sagoma della statua con i polpastrelli, i particolari più evidenti erano i lunghi capelli inanellati che fuoriuscivano da un copricapo e i tratti gentili del volto, difettante però di un pezzo essenziale: la bocca.

L'uomo a quel punto si mise a lavoro per tentare di dotare la statua del pezzo mancante, ci volle più di un'ora, ma alla fine riuscì nel proprio intento, la donna adesso sembrava avere tutt'altro aspetto, per qualche attimo non accadde niente, ma poi dalla bocca della statua iniziarono a promanare alcune strane parole, in una lingua a loro sconosciuta, ma nient'altro si modificò nel salone.

Le parole continuarono a riecheggiare senza sosta, a quel punto Gabriele decise di provare a restaurare la statua dell'altra donna, quella a cui mancava un orecchio.

Questa era leggermente più scura rispetto alla statua precedente, sembrava legno di quercia, i capelli ondulati le arrivavano fino al seno, la veste era particolarmente sontuosa e gli occhi penetranti, aveva l'aria di una regina.

L'uomo iniziò a lavorare anche su di essa, lo scalpello e la sgorbia battevano incessantemente sul legno e la fronte dell'agente era madida di sudore.

Dopo un po' di tempo, anche la seconda statua fu completa e il pezzo mancante era tornato al suo posto. Seguì qualche altro attimo di attesa, ma, d'un tratto, la statua si destò, come se si fosse appena svegliata da uno strano sogno e avesse udito le parole della sacerdotessa, a quel punto la statua mosse le dita fino a creare dei simboli in direzione dell'ultima scultura quella dell'uomo, la quale però giaceva immobile.

L'agente allora corse verso quest'ultima, particolarmente scura perché costruita in legno d'ebano e che, dall'aspetto, pareva raffigurare un nobile dai capelli lunghi, gli zigomi marcati e una muscolatura possente. Gabriele si mise subito all'opera per dotare quell'opera d'arte sopraffina dell'occhio mancante.

Una volta terminato anche quest'ultimo compito i tre rimasero in attesa, fino a che una strana luce iniziò a promanare dall'occhio della statua dell'uomo e illuminò a sua volta con un raggio di luce una figura disegnata su uno dei bracieri. Si trattava della raffigurazione di una fenice, l'agente si affrettò verso il braciere e toccò quel bassorilievo con la mano, sentì che era mobile, provò a ruotare la pietra sopra cui era incisa la fenice e d'un tratto uno strano rumore si propagò nella stanza.

I tre si coprirono le orecchie e si strinsero l'uno all'altro, finché, una volta riaperti gli occhi, non videro di fronte a loro una scala a chiocciola che saliva verso l'alto, di cui fino a pochi attimi prima non vi era nemmeno l'ombra. Non restava che salire al piano superiore.

I tre salirono con cautela lungo quella ripida scala che li portò fino al piano successivo. I pioli si interrompevano proprio all'altezza del pavimento del secondo piano, quindi per poter raggiungere il terzo avrebbero dovuto escogitare qualcosa.

Il pavimento del secondo piano correva intorno alla scala formando un cerchio, come una grossa ciambella; per il resto la situazione era molto simile a quella che avevano trovato all'ingresso della struttura. Intorno a loro si trovavano infatti due bracieri distanziati che illuminavano il perimetro della sala e ai lati della scalinata, una a destra e l'altra a sinistra, in modo parallelo, erano collocate due enormi statue.

La statua alla sinistra della scala era molto chiara, legno di rovere probabilmente, e raffigurava una ragazza, piuttosto giovane a giudicare dai lineamenti, con una tunica molto meno sfarzosa rispetto a quella delle statue che avevano visto al di sotto, ma tuttavia dignitosa. Era di una bellezza radiosa ed eterea, il suo volto esprimeva una luce innata. A prima vista sembrava che non vi fossero pezzi mancanti.

La statua alla destra della scala invece raffigurava un giovane, il legno medio-scuro sembrava noce, i tratti erano armoniosi, ma fieri, il corpo ben tornito e dei ricci intagliati correvano lungo il suo collo fino ad arrivare alle spalle. A giudicare dai suoi abiti, simili a quelli delle statue del piano inferiore, sembrava un ragazzo benestante.

Gabriele li scrutò in cerca di qualche imperfezione, rimpianse di non avere Fiamma lì con loro, lei con il suo occhio da pittrice avrebbe sicuramente potuto dargli un grosso aiuto.

Ma ci pensò Eleonora a supplire alla mancanza della rossa, in quel caso non era tanto un occhio avvezzo alle figure ad essere necessario, ma un punto di vista romantico.

La ragazza si accorse infatti che il braccio destro della ragazza e il sinistro del giovane correvano lungo il corrimano della scala, coperti da una colonna. Così andò subito dietro la colonna a vedere dove terminassero le loro mani e scoprì che le loro dita erano protese verso quelle dell'altro, ma non riuscivano a congiungersi.

Alle dita di entrambi erano presenti due anelli che sembravano delle antiche fedi nuziali con sopra incisi gli stessi simboli, l'uomo inoltre portava un grosso anello al dito medio che sembrava di gran valore, forse allora si trattava di un principe pensò Eleonora.

Comunque il suo intuito le disse che la missione consisteva nel riuscire a far unire quelle mani, almeno permettendo alle loro dita di intrecciarsi.

Gabriele pensò che l'idea potesse essere buona, così andò subito verso i bracieri in cerca di altro materiale oltre a quello che aveva portato con sé dal piano inferiore. Effettivamente all'interno dei due fuochi si trovava del legno e altri strumenti da restauro. L'agente tentò nuovamente di avvicinarsi alle fiamme e notò che anche questa volta non bruciavano, così recuperò il materiale e si mise al lavoro.

Dopo più di due ore, l'opera era terminata: le mani delle due statue adesso si toccavano e le dita si intrecciavano.

I tre a quel punto aspettarono immobili, trattenendo il respiro, finché d'un tratto qualcosa nelle statue non si mosse, la colonna fra loro scomparve e la scala si innalzò fino ad arrivare all'ultimo piano.

Non restava che mettersi in marcia.

Nota autrice: Ciao a tutti, spero che questo quarto capitolo vi sia piaciuto, la prossima settimana non so se aggiornerò, perché è la settimana di Halloween e ho preparato un po' di contenuti a tema, quindi il quinto capitolo mi sa che uscirà la settimana dopo (mercoledì 3 novembre probabilmente). Intanto fatemi sapere se la storia vi sta piacendo con un commento o una stellina, a presto!😊⭐💙

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