Capitolo 3: La torre d'argilla
Capitolo 3: La torre d'argilla
Fiamma e Olivia vennero svegliate dalla coppia d'innamorati, ancora intorpidite dal sonno si misero a sedere sui propri letti per ascoltare che cosa fosse accaduto.
Appena sentirono il racconto dei due, ancora prima che Gabriele ed Eleonora potessero fare congetture, le due si precipitarono fuori per vedere con i loro occhi quella struttura; non c'era alcun dubbio, i loro amici avevano ragione.
I quattro si affrettarono a prepararsi per andare a perlustrare la zona; una manciata di minuti dopo erano già in strada. Lo spazio che li separava dalla biblioteca era poco, questione di metri, per dare nell'occhio il meno possibile avevano portato con loro delle bottiglie, in modo da dare l'impressione di quattro amici in vacanza che vogliono bere qualcosa insieme al chiaro di luna, niente di così insolito.
Mancavano pochi passi alla biblioteca, ma la struttura si poteva già scorgere in tutta la sua statura.
Si trattava di una torre di tre piani, il materiale esterno era difficile da individuare sembrava dell'argilla cotta al sole. Il gruppo si avvicinò, anche stavolta non era presente alcun ingresso, solo il solito rilievo con sopra inciso, questa volta, uno scalpello.
Non ci volle un gran gioco di deduzione per capire che quella struttura era dedicata proprio a Gabriele, lo scultore del gruppo. Egli si avvicinò al rilievo, ma non trovò alcun modo per poterlo utilizzare.
A quel punto Olivia estrasse il suo flauto di pan e intonò una melodia calda e suadente, la quale fece aprire improvvisamente, di fronte a loro, un varco attraverso l'argilla.
L'apertura era molto bassa, per passarvi attraverso bisognava procedere carponi, c'era un problema però, Fiamma soffriva di claustrofobia e nonostante i vari tentativi non riuscì ad entrare in quel pertugio.
L'unica cosa da fare a quel punto fu proseguire in tre, la donna li avrebbe aspettati fuori, sorvegliando la situazione.
Eleonora e gli altri due si chinarono e avanzarono in quel passaggio che emanava uno strano calore, che non capivano da dove provenisse.
Una volta raggiunto il culmine di quell'apertura, si ritrovarono in un'enorme sala e il motivo di quell'afa fu subito chiaro: al centro della stanza svettavano due grandi bracieri con fiamme che scoppiettavano in ogni direzione.
Quelle due lanterne infuocate illuminavano tutta la zona circostante, intorno a loro si trovavano tre statue in legno, raffiguranti due donne e un uomo vissuti nell'antichità a giudicare dalle loro vesti: due lunghe tuniche plissettate per le donne e un mantello decorato da frange per l'uomo.
Intorno non si trovava nient'altro, la particolarità però, rispetto alle altre strutture, è che quella sala non aveva il soffitto, da lì si potevano vedere due cerchi concentrici in alto che avrebbero dovuto costituire gli altri due piani, ma nel mezzo c'era il vuoto e, all'apparenza, nessun modo di salire.
I tre si guardarono intorno, scrutando le statue e si accorsero che avevano delle particolarità, alla prima donna mancava la bocca, alla seconda un orecchio e all'uomo mancava un occhio. Quelle strane mutilazioni insospettirono gli astanti, i quali però non riuscivano a dare una spiegazione a tutto ciò.
Ad un tratto, però, Olivia li richiamò dal centro della sala, pericolosamente vicina ad uno dei bracieri.
Gabriele le disse di farsi indietro: fin da ragazza la Saintclair aveva avuto una strana predilezione per il fuoco, ma in quel momento sembrava come posseduta dallo spirito di quelle fiamme.
La corvina continuava ad avvicinarsi sempre di più al braciere, come attratta da una strana suggestione, a quel punto l'agente dovette precipitarsi verso di lei per afferrarla, la strinse tra le braccia e la allontanò da lì.
"Olivia, sei impazzita? Che cosa stavi cercando di fare?!" domandò lui preso da un misto di rabbia e preoccupazione.
"Ho...ho visto qualcosa!" balbettò lei.
"Dove? Che cosa hai visto?!" la incalzò lui.
"Dentro il fuoco, c'è qualcosa, l'ho visto!" rispose lei, tornando gradualmente in uno stato di apparente normalità.
A quel punto l'agente affidò ad Eleonora il compito di prendersi cura di Olivia e si avvicinò con prudenza al braciere, da cui aveva appena trascinato via la donna.
Si approssimò il più possibile al bordo e un brivido lo percorse, al centro del braciere si trovavano un occhio, una bocca e un orecchio, fortunatamente, appena ripresosi dallo shock , si accorse che erano dei semplici pezzi in legno, che, non si sa come, resistevano al fuoco che li circondava.
Gabriele parve non capire, così si avvicinò anche all'altro braciere e all'interno di questo vide degli strumenti: uno scalpello e altri attrezzi da restauro che non riusciva ben a identificare in mezzo a quel fuoco.
A quel punto tutto sembrò chiaro: doveva riuscire, in qualche modo, a prendere quei pezzi e gli strumenti per ricollocarli sulle tre statue.
Sembrava facile a dirsi, ma come recuperarli in mezzo a quelle fiamme? Se ci fosse stato almeno un attizzatoio o qualche altro arnese in metallo in grado di aiutarlo, pensò lui.
E, proprio in quell'attimo, il suo occhio cadde sul profilo in marmo dei bracieri, incassato a lato di ognuno di essi si trovavano due pinze in metallo, sembrò la soluzione al problema.
Così l'agente si affrettò ad afferrare le pinze, ma, non appena le avvicinò al fuoco del primo braciere, l'estremità al contatto col fuoco si liquefece in un secondo.
Questa è una follia, com'è possibile che tre pezzi di legno resistano alle fiamme e dei pezzi di metallo non ci riescano?! rifletté l'agente.
A quel punto si rese conto che le fiamme di fronte a lui non erano quelle di un normale fuoco, così avvicinò la mano con cautela e scoprì che la sua pelle non bruciava, molto strano visto che pochi attimi prima Olivia si era quasi scottata provando ad eseguire la medesima manovra.
A quel punto l'uomo chiuse gli occhi e provò ad allungare tutto il braccio all'interno del braciere. E a ragion veduta, perché non gli accadde assolutamente niente: quel fuoco sembrava poter bruciare qualsiasi cosa, eccetto quei pezzi di legno, gli strumenti e il corpo dell'agente.
Gabriele recuperò in fretta sia i tre pezzi di legno che gli strumenti, sotto gli occhi sbarrati delle due donne, le quali non avevano avuto il tempo nemmeno di gridare per il terrore.
A quel punto si avvicinarono a lui e contemplarono insieme quel materiale, non c'erano dubbi su cosa l'agente dovesse fare, ma la domanda era un'altra, ci sarebbe riuscito? E che cosa sarebbe accaduto dopo?
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