Capitolo 20: Sorprese
Capitolo 20: Sorprese
I mesi passarono, ma di Eleonora non c'era traccia. Mancavano ormai dieci giorni al termine ultimo per completare la missione e la preoccupazione cresceva di giorno in giorno, nel caso di Olivia iniziava a lasciare posto alla rassegnazione.
L'unica che aveva avuto modo di parlare con la giovane donna era Fiamma, la quale, giurando di non farne parola con nessuno, aveva intrattenuto con lei una scarna corrispondenza, fatta di cinque o sei lettere che venivano prelevate da Sandra, la migliore amica di Eleonora, e recapitate in qualche misterioso posto, che non si trattava né di casa sua né di quella di Sandra o dei genitori adottivi, dove la rossa era già stata a controllare.
Sembrava essersi volatilizzata, come aveva fatto tempo prima anche lei stessa quindi non si sentiva di biasimarla.
Olivia e Gabriele, nel frattempo, erano rimasti al Convitto degli Artisti, in attesa di buone nuove che parevano non giungere mai.
Una mattina, mentre stavano facendo colazione, Walter andò a chiamare la zia perché si recasse all'atelier.
La rossa provò a fare qualche domanda, ma il nipote sembrava non poterle rispondere, così si accomiatò da Gabriele, Olivia e altri ospiti del convitto e seguì il nipote.
Una volta giunti all'ingresso dell'atelier, Fiamma aprì la porta e, non credendo ai suoi occhi, trovò di fronte a sé Eleonora, seduta su una delle sedie di design vicine al tavolo.
La rossa sgranò gli occhi, non sapeva dire se fosse più arrabbiata, sollevata o emozionata nel rivederla dopo tutto quel tempo. Eleonora se ne stava rigida sulla propria sedia non sapendo che cosa aspettarsi, ma Fiamma, senza troppe remore, le corse incontro e la abbracciò: "Sapevo che saresti tornata!"
Eleonora trattenne a stento le lacrime e l'abbracciò ancora più forte, poi si staccò e la guardò negli occhi: "Siamo ancora in tempo?"
"Sì, mancano ancora dieci giorni al 31 Marzo, dovremmo farcela!"
"Allora, chiama Gabriele e Olivia, falli venire qui. Partiamo il prima possibile, anche subito...sempre che mi vogliate!"
"Ma certo!" esultò Fiamma elettrizzata, "corro subito ad avvisarli!"
Una manciata di minuti dopo, Gabriele e Olivia si stagliarono di fronte a lei, quest'ultima con una faccia scura che non prometteva niente di buono, ma che durò poco, in quanto non riuscì a trattenere uno scoppio di gioia, capendo che c'era ancora una possibilità per riuscire a completare la missione.
Gabriele invece aveva un'espressione indecifrabile, dal suo viso non traspariva nessuna emozione leggibile, nemmeno per lei che era brava in questo.
Olivia le corse incontro, mostrandole vari appunti, che aveva preso sul telefono e su un taccuino, relativi all'ultima struttura e iniziò ad inondarla di informazioni: "Non so se serviranno, ma ho pensato che sia meglio portare con noi i vari oggetti che abbiamo trovato dentro le strutture, andremo con la jeep di Gabriele. Se non riuscissimo a fare tutto in giornata, la sera potremmo dormire a casa di mia nonna..."
"Va bene, va bene!" disse Eleonora sorridendo, faremo tutto secondo la tua lista e le dette una leggera pacca sulla spalla; poi si avvicinò lentamente all'agente, il quale però continuava a rivolgere il proprio sguardo altrove.
Quando si accorse che ormai era ad un passo da lui, l'uomo proruppe: "Dove sei stata in questi mesi, ti abbiamo cercata ovunque!? E come mai sei tornata? Sii sincera, non sei brava a mentire!"
La ragazza s'infastidì per i modi dell'uomo, avrebbe potuto tranquillamente rispondergli a tono dicendogli che lui invece era molto bravo nel farlo, ma non era venuta lì per attaccare briga e rischiare di perdere altro tempo prezioso.
Così decise di essere sincera: "Ho alloggiato a casa di una mia vecchia amica. Dovete sapere che il giorno in cui me ne sono andata, la mattina mi sono recata alla Chiesa di San Biagio e lì ho incontrato Eleanor, la padrona del residence, mi ha fatto uno strano discorso legato al mio nome, soffermandosi sul fatto che probabilmente i miei genitori avrebbero voluto che fossi una persona compassionevole. Sul momento ammetto di non avergli dato la giusta importanza, ma in questi mesi le sue parole hanno continuato a ronzarmi in testa. Non ho tenuto conto che Olivia potesse essere in buona fede e me ne sono andata su due piedi, trascinandovi tutti nella disperazione con me. Adesso però sono qui per rimediare, andiamo e portiamo a termine la nostra missione!"
Olivia e Fiamma si aprirono in un sorriso radioso, lui si limitò a fare un cenno affermativo, fra tutte quelle belle parole non ce n'era stata nemmeno una per lui, se per orgoglio o riserbo non lo sapeva, ma il suo essere sparita per tutto quel tempo lo turbava.
Senza perdersi in chiacchiere iniziarono a preparare il tutto e nel giro di un'ora erano già sulla jeep diretti al Lago di Tovel.
Giunsero a destinazione prima di mezzogiorno. Durante il viaggio Gabriele non aveva rivolto parola ad Eleonora e si era limitato a rispondere di tanto in tanto agli sproloqui della Saintclair.
Come programmato, una volta giunti sul posto lasciarono la jeep vicino alla casa della nonna di Olivia e si diressero a piedi verso il bosco di abeti.
Fecero il loro ingresso tra quegli enormi sempreverdi, doveva aver nevicato in quei giorni in Trentino, perché le punte degli alberi e il terreno erano spolverati di bianco, faceva un gran freddo per essere il primo giorno di primavera.
Olivia indicò la zona dove, prima del disboscamento, si trovava l'abete sotto il quale aveva sotterrato il carillon, si recarono lì ma non notarono niente di strano, così continuarono ad addentrarsi nel bosco.
Eleonora e Fiamma non erano abituate alle temperature del Trentino e quindi non si erano vestite adeguatamente e iniziarono a battere i denti dal freddo. Olivia tirò fuori dal giacchetto un paio di guanti di riserva e li porse alla rossa che accettò volentieri il gesto di carineria. Gabriele, a sua volta, avvolse Eleonora con una sciarpa di lana che aveva nello zaino, lei lo guardò con gratitudine, ma lui fece finta di niente.
Proseguirono per una decina di minuti finché, ad un certo punto, la videro: tra le fronde degli abeti, proprio come nel dipinto di Fiamma, sbucarono delle mura bianche.
Il gruppo si avvicinò e, una volta diradatasi gli alberi, trovarono di fronte a sé un'enorme villa bianca, dallo stile rinascimentale, il cui intonaco sembrava però aver risentito dell'usura del tempo.
Nonostante conoscessero quei boschi come le loro tasche, Gabriele e Olivia non avevano mai visto niente del genere in quel luogo, quindi erano sicuri che si trattasse dell'ultima struttura, quella del libro della Conoscenza.
I quattro si abbracciarono, erano finalmente arrivati alla tappa finale, a quel punto del percorso erano tutti estremamente curiosi di sapere che cosa contenesse, ma anche un po' spaventati pensando alle prove che avrebbero dovuto affrontare.
Si avvicinarono a passo lesto verso la porta, ma ad un tratto sentirono dei rumori intorno a loro e d'improvviso dagli abeti intorno alla villa sbucarono degli uomini vestiti di nero, la neve doveva aver attutito il rumore dei loro passi.
Erano sei uomini, coperti da dei passamontagna, Gabriele fiutando il pericolo provò a tirare fuori la sua pistola, ma immediatamente quei tizi estrassero le loro e lo costrinsero a gettare a terra l'arma essendo in netto svantaggio.
Ad un certo punto un uomo di bassa statura, si fece avanti e chiese loro che cosa ci facessero lì, ma la sua voce lo tradì immediatamente perché Gabriele riconobbe la voce.
"William?!" esclamò Gabriele perplesso, "sei tu?!"
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