Capitolo 2: Il sole notturno
Capitolo 2: Il sole notturno
Dopo un'ora di attente ricerche, le due donne scorsero una frase sottolineata: riportava delle indicazioni che, di primo acchito, potevano dare l'idea di una specie di indovinello per trovare l'ubicazione esatta del Museion.
"Là, dove anche di notte si potevano scorgere le sponde dalle acque lambite e da un sole notturno illuminate, lì le antiche saggezze giacevano."
Fiamma e Olivia pensarono subito alle sponde dell'isola di Pharos ed Eleonora intuì che il sole notturno doveva trattarsi di un faro.
Gabriele mise insieme i pezzi e arrivò alla conclusione che il Museion dovesse trovarsi in un luogo in cui, un tempo, durante la notte si potesse scorgere la sagoma dell'isola di Pharos grazie alla luce dell'antico faro che su di essa era collocato: quindi non molto distante da dove erano loro in quel momento, perciò non restava che andare a perlustrare i luoghi circostanti.
Fiamma era sicura che fosse stata Noemi a sottolineare quella frase, quindi anche lei doveva essersi recata in quel posto, per poi sparire chissà dove, visto che nessuno aveva avuto più sue notizie.
I quattro ringraziarono Joseph e si incamminarono fuori dalla biblioteca, per dare un'occhiata nei dintorni.
Dal quadro dipinto da Fiamma per Olivia non era facile individuare che cosa cercare esattamente: l'unica cosa che si riusciva a distinguere dalla figura della struttura dipinta era l'altezza e nient'altro.
"Beh, dobbiamo cercare qualcosa di alto...e che non attiri l'attenzione di nessuno eccetto noi, visto che teoricamente dovremmo essere gli unici a poterla vedere!" disse Eleonora per accendere nei compagni un po' di entusiasmo per la ricerca.
Il gruppo girò in lungo e in largo, ma niente di quello che vedevano attorno sembrava fare al caso loro, la frustrazione iniziava a farsi sentire, la zona che secondo i loro studi doveva permettere di vedere sia il faro che l'Isola di Pharos durante la notte era quella, ma di strutture non vi erano tracce.
"E se tornassimo alla biblioteca e chiedessimo a Joseph? Magari lui sa qualcosa in più!" propose Fiamma.
"Daremmo eccessivamente nell'occhio, non dobbiamo attirare troppe attenzioni su di noi, potrebbero pensare che abbiamo cattive intenzioni e farci seguire. Comunque, a meno che non abbiamo male interpretato le indicazioni, la zona dev'essere questa. Io propongo di prenotare una camera nell'hotel vicino alla biblioteca, così domani mattina, all'alba, quando in giro ci sarà meno trambusto, potremo indagare a fondo!" rispose Gabriele deciso.
Le ragazze furono d'accordo, così si recarono tutti nell'albergo per poter sistemarsi e riposare un po'.
Quella sera, dopo aver cenato, si coricarono presto nei quattro letti singoli all'interno della medesima camera.
Olivia e Fiamma si addormentarono quasi subito, Gabriele ed Eleonora invece fecero un po' più fatica, essere così vicini, ma allo stesso tempo distanti, non era facile per loro.
Quasi come se lo stesso orologio vitale scandisse il loro tempo e le loro abitudini, si alzarono entrambi contemporaneamente dal letto e si videro nella penombra della stanza.
"Anche tu non riesci a dormire?!" sussurrò lui da lontano, per non svegliare le altre due donne.
"Sì, ho bisogno di prendere una boccata d'aria fresca, penso che andrò un po' sul balcone!" rispose la ragazza, come per volersi defilare da lui, poi però aggiunse, "vuoi venire anche tu?!"
Inutile dire che l'uomo non se lo fece ripetere due volte e fece sfilare elegantemente Eleonora di fronte a lui, per poi seguirla con passo delicato verso il balcone della loro camera.
L'aria di mare li accolse, in quei mesi la notte faceva molto freddo, quindi Gabriele si apprestò subito a mettere una coperta, che aveva trovato sul divanetto di vimini lì fuori, sulle spalle della ragazza.
Ne contemplò il profilo come un bambino di fronte al suo disegno preferito, quello sembrava proprio il momento propizio per riallacciare definitivamente i rapporti con lei, per tornare a quello che erano stati, così si avvicinò, lentamente.
Lei lo sentì avvicinarsi, non c'era bisogno di guardarlo, il calore che emanava la sua pelle sembrava seguirla come una fiamma benevola.
Si voltò leggermente verso di lui, la luce della luna illuminava i suoi occhi scuri, c'erano almeno mille ragioni per girarsi e tornare indietro, ma ne bastò una sola, il contatto leggero della mano del giovane con il suo fianco, a farla voltare ancora quel tanto che bastava, per poi inclinare la testa e abbandonarsi alle labbra arroventate di lui.
Quel fuoco, quello che bruciava da sempre tra loro, si impadronì immediatamente di ogni lembo della loro carne. Il bacio divenne sempre più profondo e le mani iniziarono a scorrere lente sulle loro sagome imperlate di sudore.
Eleonora lasciò scivolare la coperta, e con essa tutte le sue paure e il suo rancore, quello era un attimo perfetto, un attimo da vivere, senza pensare troppo.
Da sempre una logica stringente era stata il suo tallone d'Achille in amore, ma adesso aveva imparato, aveva capito che certi momenti vanno presi così come sono e vanno colti al volto, il tempo per pensare verrà in seguito.
Si amarono su quel balcone, con passione mista a ingenuità del domani, ciò che li aveva divisi, adesso li legava ancora più stretti, come due nodi di una stessa corda.
Ogni volta che portava lo sguardo sul corpo di Gabriele e ne sfiorava il profilo con le mani, le sembrava di passare le dita su una mappa, la cartina della sua vita, era come se loro due, fusi insieme, dessero un senso al loro universo.
Quando le mani smisero di girovagare e i respiri si fecero regolari, i due si guardarono negli occhi e si baciarono, questa volta con dolcezza, in quello sguardo e in quel bacio sembrava che entrambi avessero voluto instillare una promessa: quella di non ferirsi più.
Tra una carezza e un bacio, senza tante parole a inframmezzare i loro riverberi di passione, si ritrovarono a fissare l'orizzonte. Il mare e le stelle quella notte brillavano di una luce mai vista, la città sembrava dormire in una profonda estasi, tutto in quel momento sembrava godere della loro stessa ritrovata complicità.
Ad un certo punto però, le iridi ammantate di luce notturna dell'uomo si posarono su qualcosa, qualcosa che sembrava averlo stranito.
Strabuzzò gli occhi e, una volta messo a fuoco, si voltò verso la ragazza, la quale, attirata dalla curiosità di cosa lui stesse fissando, parve notare la medesima cosa.
Lei bisbigliò, a voce quasi impercettibile:" Quella torre...quella vicino alla biblioteca, oggi non c'era."
Lui annuì, quella struttura su più piani, di cui si riusciva a scorgere solo la sagoma in quell'oscurità, sembrava essere comparsa dal nulla.
Eleonora ebbe un'intuizione: la frase sottolineata del libro parlava di un luogo da cui, un tempo, si potevano scorgere il faro e l'isola di Pharos...di notte. Che la struttura fosse destinata a mostrarsi ai loro occhi soltanto durante le ore notturne?
Era come se quelle indicazioni fossero state scritte e sottolineate proprio per loro, per riuscire ad individuare la struttura, possibile che anche Noemi fosse alla ricerca delle stesse? Era tutto così confuso.
Immediatamente i due si sistemarono e andarono a svegliare le altre due donne, dovevano andare subito a controllare, non c'era tempo da perdere.
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