Capitolo 16: Le Tournesol
Capitolo 16: Le Tournesol
Presto giunse sera, Eberuit invitò alcuni membri della tribù ad aiutare Gabriele a sollevarsi e portarlo fino alla capanna al centro del villaggio.
Quella capanna sembrava più un enorme tendone protetto da assi di legno e paglia, a terra erano disposte delle stuoie sulle quali il capo villaggio fece accomodare Gabriele e i suoi amici.
Di lì a breve arrivarono tutti i membri della tribù, vestiti coi loro abiti tradizionali, e si sedettero sulle varie stuoie. Il capovillaggio fece un segno ad alcune donne, le quali portarono delle ciotole ai propri ospiti, con all'interno una zuppa di mais, tapioca e fagioli neri. I quattro mangiarono di gusto e, una volta finito il tutto, Eberuit si avvicinò a loro con una ciotola con dentro un impasto rosso e disegnò loro dei simboli sul volto, quella sera avrebbero assistito ad una danza tipica che avrebbe portato loro fortuna per il resto del viaggio.
I tamburi iniziarono a propagare il loro suono nell'aria, l'odore di incenso si impossessò delle narici dei presenti e una canzone si innalzò fino al cielo. I Padassaye iniziarono la loro danza che parve trasportare per qualche attimo i nuovi arrivati in un'altra dimensione, il tutto durò circa una mezz'ora, poi bevvero tutti insieme l'estratto di alcune erbe e poco dopo si salutarono e si coricarono.
Il mattino seguente, Gabriele stava già molto meglio, così si apprestò a salutare Eberuit e gli altri membri della tribù, pronto a ripartire per il proprio cammino insieme alle tre donne, ma quando Eberuit seppe che erano diretti a Iquitos, decise di farli accompagnare da un ragazzo del villaggio, con una delle loro canoe, direttamente alla riva del fiume Nanay, visto che sarebbe comunque dovuto andare al Centro Artesanal per vendere dei manufatti.
Dopo essersi accordato con le ragazze, l'agente decise di accettare e così, grazie alla guida del ragazzo della tribù, si recarono al luogo dove erano ormeggiate le canoe e il giovane Padassaye li accompagnò volentieri fino ad Iquitos.
Una volta tornati in città, Gabriele, senza troppo indugi, decise di telefonare a Gaspar chiedendogli di venire a prenderli con il suo moto taxi per accompagnarli all'aeroporto. L'uomo si presentò in men che non si dica, con la sua solita cordialità, e li accompagnò a destinazione. L'agente nel frattempo aveva già prenotato un biglietto per Lima e poi per Marsiglia, entro l'alba del giorno seguente sarebbero arrivati a destinazione.
Il cielo terso di dicembre si stagliava sopra le teste dei quattro prescelti, erano appena giunti all'aeroporto di Marsiglia Provenza, una volta ritirati i propri bagagli si recarono nel parcheggio dove era già pronta l'auto prenotata da Gabriele.
Ci volle all'incirca un'ora di viaggio per arrivare a Valensole. Una volta giunti sul posto, Eleonora si incantò nell'osservare Place Thiers, la piazzetta principale, con al centro una bellissima fontana in pietra, circondata da negozietti d'artigianato che vendevano prodotti alla lavanda, e una boulangerie, il cui profumo di pane fresco e pasticcini si espandeva nell'aria, donando un aspetto davvero pittoresco al piccolo centro.
Il residence si trovava però immerso nei campi di girasole, adiacenti alle famose distese di lavanda della Provenza, i quattro si incamminarono subito verso la residenza le "Tournesol".
Nonostante sapesse bene che non avrebbe trovato le immense vallate in fiore che le era capitato spesso di vedere su internet, e che da sempre la affascinavano, Eleonora non potè trattenere il fiato quando i campi si affacciarono di fronte a lei.
Ettari ed ettari di piante facevano capolino tra un sottile strato di brina ai loro piedi, pur se in un periodo totalmente diverso da quello rappresentato nella fotografia degli Alberigi, che adesso stringeva saldamente tra le mani, Eleonora non faticava a comprendere perché i due avessero scelto un posto simile per trascorrere il loro viaggio di nozze.
In mezzo agli arbusti piegati dal freddo, non fu difficile scorgere la piccola casetta in pietra, sulla cui facciata principale campeggiava un'insegna con disegnato un enorme girasole con accanto la scritta "Le Tournesol" e un comignolo da cui uscivano banchi di nuvolette di fumo grigio che andavano a mischiarsi al cielo cobalto e che rassicuravano i quattro sulla presenza di qualcuno in casa.
Non c'era stato modo, infatti, di prenotare una stanza tramite internet o di reperire il numero di telefono, le uniche informazioni che avevano erano foto, nome e ubicazione del residence.
Più si avvicinavano alla residenza, con i loro pesanti zaini in spalla, più il cuore della ragazza iniziava ad accendersi di speranza, dalle tendine bianche delle finestre promanava una rassicurante luce gialla.
D'improvviso sentirono abbaiare e, da in mezzo alle sterpaglie, apparve un grande cane bianco, simile a un maremmano, il quale iniziò a girare loro intorno, abbaiando sempre più forte. Per un attimo l'agente si preoccupò e si mise tra l'animale e le sue compagne, ma subito una voce in lontananza cominciò a dire "Selene, Selene, vieni qui, su bella!"
La cagnolina fece subito dietro front e si diresse verso quella che, con tutta probabilità, doveva essere la sua padrona: un'anziana signora dal volto gentile, un grembiule rosa e uno chignon di capelli grigi sul capo.
La donna si avvicinò a loro con passo tremolante:" Scusate, ragazzi, Selene non è abituata alle visite durante il periodo invernale, quindi è venuta a curiosare, ma state tranquilli è buona, non vi farà niente!"
A quel punto Gabriele si aprì in un sorriso ed iniziò ad accarezzare la testolina morbida dell'animale: "Oh non si preoccupi, signora, anzi ci scusi per l'improvvisata, ma abbiamo deciso all'ultimo di aggiungere Valensole al nostro tour della Provenza e in paese ci hanno consigliato il suo residence. Avremmo bisogno di un paio di stanze per tre giorni, è possibile?!"
I quattro avevano deciso infatti di entrare in punta di piedi nella vita degli Alberigi per poi dar loro la notizia della figlia.
La signora, che presto scoprirono chiamarsi Eleanor ed essere la proprietaria del residence, disse che aveva delle stanze per loro e li invitò ad entrare visto che fuori faceva piuttosto freddo e all'interno, invece, c'era un bel caminetto scoppiettante ad attenderli.
Quando sentirono il nome della padrona di casa, i quattro ebbero un sussulto, una strana coincidenza o un segno?!
La gentile signora li fece accomodare, registrò i loro nomi e li accompagnò in due stanzette adiacenti, una per Gabriele ed Eleonora e l'altra per Fiamma e Olivia. Una volta depositati i bagagli e rinfrescatisi li invitò a scendere nel soggiorno dove avrebbe preparato per loro delle belle cioccolate calde per rinfrancarli dal viaggio.
La prima cosa che Eleonora notò è che nel corridoio al piano superiore c'erano solo altre due stanze, quindi la speranza era che i suoi genitori alloggiassero in una di quelle.
All'interno di ogni stanza si trovava un cucinotto dove gli ospiti potevano prepararsi il cibo da soli, laddove non desiderassero presenziare ai pasti organizzati dalla padrona del residence. Questo poteva essere un problema, in quanto non garantiva con sicurezza di poter incontrare gli Alberigi quella sera a cena, ma confidavano comunque di incrociarli almeno una volta nell'arco dei tre giorni lì.
Una volta chiusa la porta alle proprie spalle, l'agente si avvicinò alla ragazza e ne sfiorò il volto delicatamente con una mano:" Sei preoccupata? Vedrai che li incontreremo in questi giorni, altrimenti chiederemo informazioni alla padrona del residence, come da piano!"
La ragazza strinse forte la mano calda dell'agente contro la sua guancia, poi vi impresse sopra le proprie labbra:" Grazie per quello che stai facendo per me, non intendevo coinvolgerti anche in questa faccenda!"
"È un po' tardi per chiedermi di non essere coinvolto, voglio far parte di questo e di molti altri tuoi piani!" rispose lui sorridendo sotto ai suoi baci.
"Tranquillo, ne farai parte!" disse lei mentre avvolgeva il collo dell'uomo con le sue braccia e respirava finalmente, dopo tanto tempo, di nuovo quell'accogliente atmosfera di casa che la seguiva ogni qual volta lui si trovasse vicino a lei.
"Rimarrei volentieri qui a godermi i tuoi baci per altre due ore, ma la tua quasi omonima ci aspetta al piano di sotto, quindi vado a darmi una rinfrescata al volo!" disse ad un certo punto il bell'agente staccandosi malvolentieri da lei.
Lei capì l'antifona:" Pensi che non sia un caso il fatto del nome?!"
"Potrebbe anche essere una coincidenza, ma dobbiamo scoprirlo!"
"Va bene, va bene!" acconsentì lei, "allora adesso vai, prima che ci ripensi e tu mi faccia far tardi!"
"Non lo farei mai!" rispose l'uomo portandosi una mano al petto e sorridendo con finta aria innocente, mentre andava a prepararsi.
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