Capitolo 13: Spartiti e segreti



Capitolo 13: Spartiti e segreti

La Saintclair si avvicinò alla porta e la spalancò del tutto, dopo di che si introdusse nel piccolo corridoio scuro che portava ad una scala dai pioli neri e bianchi, come i tasti di un pianoforte, e i quattro iniziarono a salire.

Una volta giunti in cima, si trovarono all'interno della punta della struttura: una specie di cono ricoperto interamente da mattonelle di marmo nero, con solo delle piccole luci tondeggianti poste sul soffitto, le quali ricordavano un cielo stellato. Al centro della stanza si trovavano le consuete due teche di cristallo, le quali, in una sala così scura, brillavano come due occhi color ghiaccio.

Olivia scrutò da lontano il contenuto di entrambe le teche e subito assunse un'espressione inebetita, al che si fiondò direttamente sulla teca a sinistra e rimase come pietrificata.

Gabriele e Fiamma si avvicinarono a lei, per capire che cosa stesse accadendo, entrambi notando un carillon adagiato al centro della teca sembrarono cogliere subito, soprattutto Gabriele che ricordava di averlo già visto molto tempo fa a casa della nonna di Olivia.

Sulla teca era apposta la solita didascalia, stavolta in italiano, Olivia iniziò a leggerla in modo febbrile. D' un tratto sembrava inorridita, era come se qualcuno avesse scavato nella parte più profonda del suo cuore senza permesso.

Gabriele le cinse le spalle con un braccio e le chiese in un sussurro se fosse tutto a posto.

"No che non lo è. Come fa ad essere qui questo carillon, non è possibile!" rispose Olivia spaesata.

"Perché? Ricordo di averlo visto una volta di sfuggita nella tua cameretta a casa di tua nonna, era sulla staffa sopra il letto, se non ricordo male!" rispose l'agente.

"Sì, è stato lì per molto tempo, ma poco prima di morire mia nonna mi rivelò che dentro al carillon aveva messo una cosa, una cosa molto importante, e mi ha dato la benedizione di poterne fare ciò che volevo, così ho deciso di nasconderlo...sotto terra!"

Gabriele assunse uno strano cipiglio, in tutti quegli anni di amicizia con i Saintclair non aveva mai sentito parlare di niente del genere, così cercò di andare più a fondo:" E dove lo hai sotterrato? Ma soprattutto perché? Ti va di parlarne?"

Oliva gettò un'occhiata ad Eleonora e Fiamma, non era sicura di volerle mettere al corrente dei propri affari, le due capendo l'antifona fecero il gesto di cortesia di allontanarsi, ma, inaspettatamente, la corvina esclamò:" No, restate pure, voi vi siete aperte con me e io mi aprirò con voi, un po' ve lo devo!"

Al che iniziò a raccontare:" Dovete sapere che fin da bambina ho una passione per la musica, ho imparato molto presto a suonare diversi strumenti, tra cui il violino, il pianoforte e il flauto traverso. Adoravo suonare per mia nonna e cantarle delle canzoni, era una specie di nostro rito, mi esibivo per lei la sera prima di andare a dormire.

Mio padre diceva che ero un astro nascente della musica e che una volta raggiunta la maggiore età mi avrebbe iscritta al conservatorio. Io però volevo fare musica per passione, non volevo farne un lavoro, ma non trovavo il modo di dirglielo.

Diversi anni dopo, quando avevo diciassette anni, mio padre trovò a casa della nonna uno spartito che avevo composto qualche anno prima, appena lo vide andò in visibilio e disse che lo avrebbe presentato al direttore del conservatorio, suo conoscente, che sarebbe stato entusiasta di accogliermi nella sua accademia.

Mia nonna si accorse che l'idea mi atterriva, anche se avevo provato a non darlo a vedere, tra l'altro le avevo già accennato della mia idea di voler frequentare la facoltà universitaria di "Beni culturali" a Roma, una volta conclusa la scuola superiore.

Lei intercedette per me, senza far capire a mio padre il vero motivo, gli disse di lasciare a lei lo spartito, ci teneva tanto ad averlo con sé, per sentirmi un po' più vicina, lo avrebbe riposto in un luogo sicuro e glielo avrebbe fatto avere una volta che io avessi finito le superiori.

Mio padre acconsentì, nonna nascose, all'insaputa di tutti, lo spartito dentro il carillon che si trovava ancora nella mia cameretta di quando ero bambina, che era rimasta sempre la stessa.

E, pochi giorni prima di morire, sentendo la fine vicina, mi telefonò e mi disse di andare da lei con una scusa, mi rivelò dove si trovava lo spartito e mi disse appunto di farne ciò che ritenevo più giusto.

Io lo nascosi nel bosco di abeti vicino al lago di Tovel, feci una piccola buca sotto all'ottavo abete nella terza fila a partire dalla sponda del lago, e annotai la posizione esatta su diversi diari, in modo che, una volta scampato il progetto conservatorio, sarei potuta andare a riesumare i miei tesori.

Purtroppo, però, un anno dopo vennero tagliati diversi abeti in quel bosco e io non riuscii più a trovare il mio albero, ho provato a scavare in diversi punti, ma non l'ho più trovato, adesso invece è qui davanti a me e secondo la didascalia all'interno c'è un contenuto altrettanto prezioso, lo spartito presumo!"

Gabriele, Fiamma ed Eleonora avevano ascoltato tutto con attenzione, loro non erano sbalorditi dal fatto che un oggetto che sembrava perduto si trovasse all'interno della teca, d'altronde a loro era capitata la stessa cosa.

Si domandarono però che cosa contenesse l'altra teca, alla quale Olivia sembrava aver dato giusto un'occhiata annoiata.

Come se avesse letto loro nel pensiero, Olivia esordì: "Si tratta di un violino rarissimo, appartenuto ad uno dei più grandi violinisti al mondo, sopra ci sono le sue iniziali, N.P, sembrerebbe un originale, ma non sono così interessata, so già cosa sceglierò!"

Gli altri tre si guardarono perplessi: quando era stato il loro turno per poco non aveva scardinato le teche per far prendere loro gli oggetti più preziosi e lasciar perdere i ricordi del passato e adesso invece era la prima a non avere dubbi su cosa scegliere.

"Oh, lo so cosa state pensando. Avevate ragione, va bene? Non c'è paragone tra i due oggetti, non posso lasciare lì il mio carillon e il mio spartito per scambiarli con un violino, a prescindere da chi l'abbia suonato o meno."

Eleonora le fece l'occhiolino:" Allora sai già cosa fare!"

La corvina scosse il capo teatralmente:" Certo che lo so, principessa, non devi mica spiegarmelo tu!", dopo di che si avvicinò alla teca e cliccò il rilievo con nonchalance, la teca si aprì, la corvina prese il carillon delicatamente tra le mani e nel frattempo l'altra teca scomparve nel pavimento.

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