Capitolo 10: Verso il Fundo Pedrito

Capitolo 10: Verso il Fundo Pedrito

A mezzogiorno la barca salpò, con a bordo il gruppo e diversi turisti. Dal fiume Nanay passarono al Rio delle Amazzoni, la differenza fu percepibile soprattutto dal diverso colore delle acque dovuto alla differenza di pH. Il Rio delle Amazzoni stupiva con la sua imponenza e allo stesso tempo spaventava per la presenza di animali pericolosi tra le sue acque: tra cui piranha e alligatori

Dopo poco giunsero nella zona del Barrio Florido, scesero dall'imbarcazione e si trovarono davanti all'entrata della riserva del Fundo Pedrito.

Fecero un pezzo insieme agli altri turisti, guardandosi in giro in cerca di strane strutture, ma, a parte esemplari di flora e fauna locali, non notarono niente di strano.

Alla prima occasione buona allora i quattro lasciarono il percorso attrezzato e si infilarono nella selva circostante.

Gabriele, in cuor suo, sperava che la struttura fosse nelle immediate vicinanze, perché l'ultima cosa che desiderava era far perdere il gruppo in quella foresta selvaggia, visto che era lui a guidare il gruppo per mezzo della cartina e lì il segnale dei mezzi tecnologici non giungeva.

Più si addentravano nella selva amazzonica e più i rumori della civiltà iniziavano a scomparire, facendo posto a versi di uccelli esotici e fruscii tra le foglie.

Camminarono per un bel po' in mezzo a un raggruppamento di Renaco: alberi tipici del luogo, dalle lunghe radici aeree che scendono verso il basso a mo' di ombrello. Ad un certo punto, Fiamma notò che poco più ad ovest le radici degli alberi di Renaco avevano formato una specie di tunnel, molto simile a una figura dipinta nel suo quadro, così propose agli altri, anche se non troppo volentieri vista la sua ansia per gli spazi angusti, di provare a passare attraverso di esso.

Gli altri furono d'accordo, così si chinarono un po' per passare attraverso. Gabriele ed Eleonora erano in cima al gruppo e camminavano lentamente attraverso il tunnel, dietro di loro c'era Olivia che procedeva guardandosi attorno con attenzione. Quando si accorse che Fiamma non si sentiva a suo agio a camminare lì in mezzo, le porse una mano per aiutarla a proseguire e la rossa l'afferrò senza troppi complimenti, non era il momento di fare gli orgogliosi.

A mano a mano che avanzavano, le radici iniziavano a diradarsi e finalmente un po' di luce tornò a illuminare le loro figure. Ad un certo punto Gabriele, che era in avanscoperta, riuscì a sollevarsi del tutto e mettersi in posizione eretta, ma d'un tratto si bloccò sul posto, facendo scontrare Eleonora contro di lui e così le altre addosso a lei, come un Domino.

"Ahi, che succede!?" domandò Olivia, "perché ci siamo fermati?" poi si sporse un po' oltre la spalla di Eleonora e notò qualcosa di marrone che svettava nella selva, protraendosi verso l'alto.

"Penso che siamo arrivati a destinazione!" disse Gabriele, che aveva appena controllato la cartina e constatato che in quella zona non era segnalata nessuna struttura.

L'agente avanzò e le donne uscirono dal tunnel di radici, posizionandosi vicino a lui e, come lui, si bloccarono di fronte a quella vista.

Un'enorme struttura in legno, simile a una palafitta, si innalzava verso l'alto, in mezzo ad una zona paludosa. La base della struttura era composta da una palizzata altissima, dopo di che si trovavano due piani chiusi da tronchi di legno e in cima una punta simile a quella di una capanna.

Le uniche zone circondate da un po' di terreno erano la riva, sulla quale avevano attualmente i piedi, e una striscia di terra vicino alla palizzata, non restava che raggiungere quest'ultima, ma sicuramente non era il caso di attraversare la palude a nuoto.

Il gruppo iniziò a perlustrare la zona in cerca di una soluzione. Fiamma, nel frattempo, dette un ulteriore sguardo alla foto del proprio dipinto e notò un'altra macchia marrone nel quadro che aveva eseguito sotto indicazioni di Olivia. Fra delle fronde vicino alla riva sbucava, infatti, qualcos'altro di marrone.

La rossa si guardò intorno e vide un gruppo di felci che somigliava proprio a quello del dipinto, si avvicinò con cautela, ma d'un tratto si sentì risucchiare verso il basso. Scoprì, suo malgrado, di aver messo un piede in una pozza di terreno limaccioso che la stava portando pian piano verso il basso, capì di essere finita nelle sabbie mobili e cominciò ad urlare aiuto.

Gabriele si rese conto subito del pericolo e, con l'aiuto di un bastone recuperato lì attorno, fece velocemente strada a lui e alle altre due donne verso il punto da cui provenivano le grida di Fiamma.

I tre afferrarono la rossa che per sua fortuna non si era agitata troppo ed era ancora quasi completamente fuori dalla pozza, così riuscirono a tirarla fuori senza troppi sforzi.

Appena salvata la donna, tentarono di farla sdraiare lì vicino in una zona dove il terreno era stabile, Gabriele le domandò perché si fosse allontanata, ma proprio mentre la rossa accennava a rispondere, Eleonora scorse la prua di una canoa sbucare tra le fronde di alcune felci.

"Ecco..." disse la Parini, boccheggiando, "è proprio quello che stavo tentando di dirvi!"

L'agente andò a controllare, mentre le donne aiutavano Fiamma a rimettersi in piedi. L'imbarcazione sembrava robusta e in grado di portare tutti e quattro fino alla striscia di terreno vicino alla palizzata.

Così i quattro si posizionarono a bordo e, remi alla mano, iniziarono a vogare verso la struttura. Nelle acque paludose intorno a loro, tante Victoria Amazonica, ovvero delle piante acquatiche della famiglia delle Nymphaeaceae, facevano capolino con le loro enormi foglie e di tanto in tanto si vedeva sbucare qualche Arapaima, dei grandi pesci d'acqua dolce, e delle piccole tartarughe acquatiche.

In poco tempo, anche se la Saintclair non era una gran vogatrice, arrivarono al piccolo spiazzo di terreno. Gabriele perlustrò la zona col bastone prima di scendere e, una volta sceso e assicuratosi che fosse sicuro, aiutò anche le tre compagne di avventura.

La prima cosa che notarono della struttura fu il rilievo, con l'incisione di una Chiave di Violino, apposto sulla palizzata: segno che, come prevedibile, quella struttura era dedicata all'arte della musica e quindi la principale destinataria sarebbe stata Olivia.

La corvina estrasse subito il proprio flauto di Pan, intonando la melodia composta per la penultima struttura. Una volta terminato il brano, sentirono qualcosa muoversi, come uno scorrere di tronchi, e intravidero qualcosa aprirsi al primo piano, ma era troppo in alto per raggiungerlo da lì.

Eleonora,però, attirò l'attenzione degli altri:" Guardate, nel legno della palizzata sono comparsi dei tasselli e ci sono delle liane che pendono dal primo piano, penso che se vogliamo raggiungerlo dovremo arrampicarci!"

Gabriele osservò la palizzata: non sembrava né particolarmente alta né troppo ripida e, con i tasselli dove poter mettere i piedi, avrebbe dovuto essere anche non eccessivamente difficile. Constatò anche la robustezza del legno e lo spessore della liana: erano particolarmente saldi, avrebbero dovuto permettere tranquillamente la loro scalata.

Gabriele aveva con sé un po' di attrezzatura da scalata, anche se non era sufficiente per tutti e quattro, così decisero di imbracare e far salire una persona alla volta.

Una volta chiusi i moschettoni, l'agente iniziò la salita: i tasselli erano abbastanza larghi anche per i suoi piedi e così non fu difficile arrivare al primo piano. Appena arrivato in cima slacciò l'imbracatura e la gettò ad Eleonora, alla quale aveva appena spiegato come allacciarla, lei si preparò e lui le calò una delle liane più robuste, ci avrebbe pensato lui a tenerla ferma e in caso di difficoltà avrebbe provato a sollevarla con essa.

Sia Eleonora che Fiamma non ebbero problemi ad arrivare in cima, poi giunse, però, il turno di Olivia, la quale iniziò inspiegabilmente a tremare: d'improvviso l'idea di scalare le provocò molta ansia.

Gabriele, vedendo il suo stato d'impasse, cercò di incoraggiarla il più possibile, dicendo che l'avrebbe guidata lui e che la liana era saldamente ancorata nelle sue mani.

Così la corvina iniziò la scalata, ma a metà strada il panico la travolse e si fermò tremante, sembrava che non riuscisse a fare più nemmeno un passo; finché una mano le sfiorò la schiena, lei aprì gli occhi che aveva chiuso per il terrore e si trovò davanti il volto di Gabriele, il quale era sceso per andare a prenderla pur essendo senza imbracatura.

"Forza, le ragazze stanno tenendo la liana, ti aiuto io a salire!" l'agente si posizionò poco sotto di lei e la guidò passo passo nell'arrampicata, indicandole dove mettere i piedi e sorreggendola quando vacillava, così, nel giro di poco, riuscirono ad arrivare al primo piano della palafitta.

Olivia si sdraiò sulla base di tronchi di legno, sfinita dalla paura, Fiamma ed Eleonora le si avvicinarono con premura porgendole una borraccia d'acqua.

"Che brutta fine che ho fatto eh..." disse la corvina con la voce rotta dal fiatone, "farmi compatire da voi due, chi l'avrebbe mai detto!" aggiunse con una risata fioca.

"Sei sempre la solita!" iniziò a ridere Fiamma.

"Non si smentisce mai!" chiosò Eleonora, portando una mano alla fronte e ridendo a sua volta.

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