Capitolo 18: Spiegazioni
Capitolo 18: Spiegazioni
Eleonora passò il foglietto a Walter, il quale lo osservò attentamente e controllò sul telefono l'indirizzo indicato dall'uomo appena incontrato.
Non era molto distante da lì ed egli volle fare subito un tentativo, così invitò Eleonora a seguirlo, nonostante lei volesse prendere un po' di tempo per studiare prima un piano, onde evitare di fare mosse troppo avventate come con la ragazza che aveva aperto loro la porta del Convitto degli artisti.
Durante il tragitto i due si scambiarono qualche raccomandazione:" Ricorda quello che ha detto quell'uomo, non dobbiamo mostrarci ostili a quella Olivia!", disse Eleonora a Walter, il quale brontolò un:" Va bene..." non troppo convinto.
Una volta giunti a destinazione si trovarono di fronte ad una specie di capannone, stavolta senza insegna, bussarono alla porta e con loro somma sorpresa, fu proprio Fiamma ad aprire loro.
La donna se ne stava sulla porta, stupita quanto loro ed anche leggermente in imbarazzo, dette un'occhiata di sfuggita ad Eleonora e poi spostò subito lo sguardo sul nipote. Fu Walter a dover spezzare il silenzio che si era creato, mentre le due donne se ne stavano immobili e non riuscivano nemmeno a guardarsi negli occhi.
"Ciao, zia! Siamo venuti a cercarti per sapere come stavi!" disse lui fingendosi tranquillo e sereno, ma la zia controbatté subito:" Come avete fatto a trovarmi? Entrate, potete restare qualche minuto; la proprietaria di questo stabile è a fare delle commissioni, non gradisce molto che si portino ospiti qua dentro!"
I due non se lo fecero ripetere due volte ed entrarono nel capannone, Fiamma li portò nella sua stanza; la prima cosa che notò Eleonora è che c'erano dei dipinti lì intorno, il cui stile ricordava molto quello di Fiamma, doveva averli realizzati lei pensò.
Erano molto simili al quadro:" Bosco di larici" che l'artista voleva donare, solamente con altre ambientazioni naturalistiche e con strutture architettonicamente diverse.
La ragazza non poté osservarli a lungo, perché Fiamma li fece accomodare su delle sedie lontane dai quadri e iniziò a parlare.
"Allora mi volete raccontare cosa ci fate qui?!" disse lei in tono seccato. "Perché non ce lo dici tu?!" rispose Walter altrettanto ostinato.
"Nipote, ricominciamo? Quante volte devo dirti che non ho bisogno della balia, sono venuta in questo posto per rilassarmi un po', tra un po' di tempo farò ritorno a casa!" disse la donna.
"Un po' di tempo tipo quanto? È più di un mese che sei via...E poi perché hai fatto quella donazione?" ribatté lui.
"Ah...allora è per questo che vi siete mobilitati, vi sentite già i padroni del mio atelier?! Chiariamo una cosa... i dipinti sono miei, così come l'atelier e di essi ne dispongo come meglio credo e non devo dare giustificazioni proprio a nessuno!" esclamò lei adirata.
"Allora vedi di alzare il c*lo e di tornare a gestirtelo da sola il TUO atelier, perché da domani io troverò qualcos'altro da fare!" rispose Walter in collera.
La tensione era divenuta altissima, così Eleonora decise di intervenire:" Non credete di star esagerando? Walter, siamo venuti qui solamente per sapere come stessa tua zia, non per rimproverarla di qualcosa che è in suo diritto! E tu, Fiamma, non pensi che sia giusto renderci partecipi almeno dei tuoi progetti ovvero quando ritornerei, se ritornerai, visto che noi ci stiamo prendendo cura del tuo atelier come ci avevi chiesto?!"
"Ok, vi sto mettendo al corrente adesso dei miei progetti...tornerò, non so quando, ma tornerò, se per voi è un problema occuparvi dei miei affari fino al mio ritorno, allora vedrò di assumere qualcun altro, così sarete dispensati da tutti i vostri doveri!" rispose lei.
"Brava, inizia a cercare!" disse Walter, ma Eleonora lo afferrò per un polsino della camicia e lo strattonò:" Vuoi smetterla? Adesso sei arrabbiato, non straparlare!"
"Lascia stare anche te, sono cose di famiglia che cosa ne vuoi sapere?! Ha sempre fatto così mia zia, quando non le sta più bene qualcosa, se ne libera senza pensarci troppo su, è il suo carattere!" ribatté lui, poi si alzò in piedi e girò i tacchi:" Questa volta però ti precedo, cara zia, continua a fare quello che stai facendo, poi quando ti ravvedrai ne riparleremo!" esclamò e se ne andò, nonostante i vani tentativi di Eleonora di fermarlo.
Così Eleonora rimase da sola con Fiamma in quella stanza un po' malandata. La rossa si alzò e prese una sigaretta e un accendino dalla giacca appesa all'attaccapanni, poi tornò a sedersi e cominciò a sbuffare nuvole di fumo denso, dalla quale osservava il viso contrito della ragazza.
Quest'ultima accennò a parlare, ma Fiamma la bloccò ancora prima:" Perché sei qui? La motivazione vera stavolta!"
"Sono venuta a vedere dove fossi e se tu stessi bene, non riuscivo a rimanere nell'incertezza, ho pensato tanto in questo tempo ed ho capito di aver sbagliato, non ho avuto cura dei tuoi sentimenti, né di quelli di Simone. Ma vorrei che sapessi che per me non è stato un gioco, con nessuno dei due, io provo un sentimento sincero nei vostri confronti, ma temo che non sia quello che voi vorreste!" disse la ragazza in tono mortificato.
"Non mi interessa parlare di Simone sinceramente. Quindi a che conclusione sei giunta? Cosa sono per te? Una tua amica? Il tuo datore di lavoro? Una confidente? Fammi capire!" disse lei stavolta con un'espressione glaciale.
"È difficile da spiegare, non lo so nemmeno io, penso che quel giorno tu fossi alla ricerca di una Musa per i tuoi dipinti e io senza saperlo fossi alla ricerca di una persona che mi ispirasse, che mi riportasse sulla buona strada ed ho trovato te ed ho pensato di amarti ad un certo punto, ma mi sono resa conto quando ti ho baciata che non era quel tipo di amore che tu vorresti. Quando te ne sei andata però, ho realizzato che sei comunque una persona importante nella mia vita e vorrei che tu tornassi a casa!" esclamò Eleonora, con grande difficoltà e un accenno di commozione negli occhi.
Ad un certo punto da dietro di lei si sentì un rumore di passi e poi un applauso:" Ma brava...tu devi essere Eleonora, che bella interpretazione, sei stata quasi convincente, cosa non faresti per continuare a sfruttare il talento di questa donna? Ci hai preso così tanto gusto a farle da modella? Dai adesso che hai fatto questo teatrino puoi andare!" disse una donna, sui trentacinque anni, alta, longilinea, dall'incarnato pallido, i capelli corvini e gli occhi scuri come brace.
"Olivia!", esclamò Fiamma in difficoltà," Eleonora è passata soltanto per un saluto, adesso se ne stava andando non è vero?" disse con un tono che tradiva un accenno di paura che Eleonora non aveva mai sentito nella voce di Fiamma e questo la preoccupò molto.
"Non lo so, Fiamma...secondo te dovrei andare? Non preferiresti venire con me?!" questo era ciò che pensò di dire la ragazza, ma poi si ricordò delle parole di Kevin, l'agente sotto copertura, ovvero di non entrare in conflitto con la Saintclair. Così, essendo quasi certa, che quell' Olivia di fronte a lei fosse proprio la Saintclair,si limitò a rispondere:" Sì, me ne stavo proprio andando, è stato un piacere vederti! Arrivederci!"
Poi passò di fianco alla donna corvina e le fece un cenno di saluto con la testa e si diresse verso la porta per andarsene.
Una volta fuori sentì il bisogno di piangere, ma non voleva farsi vedere in quelle condizioni, quindi si avviò verso una panchina che aveva visto in un parco alberato poco tempo prima, mentre cercavano il capannone.
Una volta giunta lì, si sedette ed iniziò a piangere, quando d'un tratto una mano calda si posò sulla sua schiena, si voltò di scatto credendo che potessero essere Walter o Fiamma.
In realtà vide il volto di Kevin che la stava fissando con premura e le passava un fazzoletto, di quelli in cotone, con il bordo ricamato, che da piccola portava nel grembiule e che aveva visto sempre nelle tasche dei suoi nonni.
Quel gesto così delicato e premuroso la fece sentire subito meglio e smise immediatamente di piangere, come una bambina alla quale fosse stato messo un cerotto sul ginocchio sbucciato.
"È andato male l'incontro con la persona che stavi cercando?" domandò lui. "Beh direi di sì, è intervenuta quella donna, quell'Olivia Saintclair proprio mentre mi stavo spiegando e non sono riuscita a fare chiarezza!" rispose Eleonora.
"Capisco...devi cercare di non inimicartela, quella donna è una grande manipolatrice potrebbe farti allontanare definitivamente dalla Parini!" rispose l'uomo.
"E tu come fai a saperlo? Qual è il tuo ruolo in tutto questo? Cosa succede in questa associazione, perché stai indagando?" domandò lei confusa, ma desiderosa di venire a conoscenza della verità.
"Queste sono molte domande, temo di non poter risponderti su due piedi, se la Saintclair mi vedesse qui con te capirebbe che sono una talpa e dopo averti vista al capannone, sospetterà già che qualcuno di noi ti abbia dato delle informazioni, dobbiamo essere prudenti!" rispose lui.
"E allora come posso fare per sapere?!" domandò la giovane con l'aria di chi non molla facilmente la presa.
"Facciamo così, incontriamoci domani mattina alle otto a questo bar, con quel ragazzo che ti ha accompagnata stamani, così vi spiegherò un po' di cose!" disse lui e le passò un altro fogliettino.
"Va bene! A domani allora!" disse lei, poi lui come sempre si alzò e se ne andò facendole un cenno di saluto con la mano.
-Nota: Cari lettori, ho pubblicato un capitolo un po' più lungo, perchè siamo al weekend di Ferragosto e non so se riuscirò ad aggiornare prima di lunedì, quindi ho pensato di scrivere un capitolo un po' più corposo e con diverse novità. Detto questo, colgo l'occasione per ringraziarvi di essere giunti a leggere fino a qui e vi auguro di passare in serenità questi giorni, noi ci vediamo presto con un altro capitolo di Hellionor. Un abbraccio, Eleonorahope93!💙
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