capitolo 9
"Daddy's always on the move, mama's always on the news
I try to keep you sheltered from it, but somehow, it seems
The harder that I try to do that,
the more it backfires on me"
luglio 2008
"Mammina! Guarda che bella questa." urlò sovrastando il vento una bambina di cinque anni, alzando con la mano una conchiglia bianco sporco, di forma particolare. Sorrideva mostrando la finestrella causata dal dente appena caduto, di cui andava molto fiera, considerato fosse il primo e molti dei suoi amichetti non sentissero neanche un dondolio.
Victoria aveva i capelli legati in una mezza coda, con i boccoli biondi che le ricadevano sulle spalle e due ciuffi che tentava continuamente di spostare dagli occhi, portandosi i granelli di sabbia dalle dita al viso. Indossava la parte superiore di un costume ed un paio di pantaloncini che riprendevano il colore del bikini, considerato qualunque cosa indossasse fosse sempre molto studiata.
Josephine osservò meglio la conchiglia alzandola verso l'alto, per cercare di notare la presenza di qualche difetto.
"È perfetta, andiamo a pranzo che ti faccio un buchino e la mettiamo nello spago." asserì la donna con il suo solito tono estremamente pacato, prendendo per mano la figlia ed allontanandosi dalla riva.
Incontrarono Naomi sulla porta, vestita di tutto punto, intenta a passarsi un filo di lucida labbra. Quando le vide, sorrise nel guardare i capelli arruffati della bambina, carezzandole la testa per sistemarli, e salutò la madre muovendo solo le dita.
"Sto andando da Justin, rimango a cena lì."
"Non fare troppo tardi per favore, domani mattina pensavo di fare qualcosa tutti insieme."
Ma le parole della donna volarono con il vento, in quanto l'adolescente non era più in ascolto. Quest'ultima nell'ultimo periodo aveva evitato di stare a sentire le parole di qualsiasi persona che non fosse il suo fidanzatino. I tredici anni sono un'età di scoperta, in cui si inizia a mettere i piedi nel mondo dei più grandi ma senza il dovere di agire in qualche modo, con un forte desiderio di ribellione che ribolle nelle vene.
Naomi aveva fretta. Un'incredibile fretta di scoprire questo universo affascinante a cui si stava affacciando forse un po' precocemente. Mirava ad uscire dal nido il più velocemente possibile, staccandosi da una madre squilibrata ed un padre così ingenuo da risultare quasi ridicolo ai suoi occhi. Si sentiva più grande della sua età, ed agognava ardentemente l'idea di dimostrarlo a tutti.
Victoria saltellò fino al salotto, lasciando educatamente i sandali con un principio di tacco nell'ingresso, spargendo sabbia per tutto il pavimento della casa. Josephine se ne accorse troppo tardi per rimproverarla, limitandosi a chiederle di spolverare insieme. Era un metodo educativo che funzionava, quello di farle capire di aver sbagliato senza urlarle addosso, cosa che evidentemente Nick non aveva ancora ben chiara.
L'uomo scese le scale sistemandosi i bottoni della camicia, mantenendo come al solito aperto quello superiore, per non lasciare tutto alla completa immaginazione. Era indubbiamente affascinante, nonostante si portasse male gli anni che aveva, a causa delle occhiaie profonde e la barba solitamente malcurata. La moglie, dal canto suo, era di una bellezza enigmatica, superiore al misero fascino e diversa dalle classiche donne borghesi bionde dagli occhi infelici. Lo stesso sguardo indecifrabile della donna lo avrebbe ereditato la figlia minore, ed era ciò che più le piaceva di sé.
"Papà! Cuciniamo insieme il pranzo?" domandò beatamente la bambina, correndo incontro all'uomo ed aggrappandosi al pantalone per attirarne l'attenzione.
"Non posso principessa, ho un impegno. Ma stasera posso leggerti qualcosa se vuoi, prima di dormire."
Il dolce viso di Victoria si rabbuiò. Abbassò i lati della bocca fino ad increspare il mento, ma non si scompose più di tanto. Non le piaceva mostrare emozioni forti al padre, in quanto aveva imparato a prevedere l'occhiata di critica e l'alzata di spalle che arrivava dopo ogni lacrima sprecata.
Josephine resistette alla tentazione di urlare addosso al marito solo per la presenza della bambina, ma non esitò a trascinarlo per un braccio nella stanza affianco. Lo guardò con disprezzo.
"Victoria ha bisogno di un padre, non di uno sconosciuto che gira per casa e le promette cose campate per aria. Soffre molto Nick, mi chiede spesso se ti ha fatto qualcosa per meritarsi questo trattamento di silenzio."
L'uomo alzò gli occhi al cielo, cercando di apparire scocciato, ma con evidente accenno di un senso di colpa nell'espressione corrucciata. Non era mai stato pronto a diventare padre, ad essere sinceri. La nascita di Naomi non era prevista, ma i due diciannovenni erano maledettamente innamorati l'uno dell'altra, e pur essendo ancora immaturi di fronte alla vita, avevano comprato una dozzina di libri sui neonati e si erano rimboccati le maniche per far crescere al meglio il piccolo angioletto dagli occhi celesti. Victoria era arrivata all'improvviso, in un periodo meno idilliaco rispetto agli anni novanta, e la creatura stava iniziando a prendere consapevolezza di non essere stata desiderata.
Mentre i genitori discutevano, la bambina era rimasta nell'ingresso, con gli occhi colmi di lacrimoni che non osavano scendere e la conchiglia che avrebbe voluto mostrare al padre nella mano destra. Atlas si affacciò dalla cima delle scale, e percependo la situazione di disagio si affrettò a prendere un paio di fogli, accompagnati da un set di acquerelli con i due pennelli che preferiva, per poi correre dalla sorella. Le prese una mano e si sedettero insieme sul tappeto davanti al divano, cercando di sovrastare le urla in sottofondo facendo chiacchierate riguardanti la perfetta tonalità di giallo da utilizzare per riempire il sole disegnato sull'angolo sinistro dell'opera d'arte.
𖠃
La famiglia in cui si cresce determina, in parte rilevante, ciò che diventeremo in futuro.
JJ Maybank pregava da quando aveva dodici anni di essere l'eccezione alla regola.
Chiunque conoscesse lo vedeva come un miserabile figlio di miserabili, che sarebbe in futuro diventato l'ennesimo nome scritto e riscritto nei moduli dei detenuti per piccoli reati.
Nessuno gli aveva mai insegnato cosa fosse l'amore, motivo per cui non aveva mai imparato ad amare.
Il legame con i tre pogues era la situazione il più simile possibile ad una famiglia che avesse conosciuto nel corso della sua esistenza.
Luke Maybank era noto in giro per essere uno tra i più grandi stronzi del Cut, diventato alcolizzato prima dei quarant'anni e finito dietro le sbarre una dozzina di volte di troppo. Per non parlare dell'abitudine che aveva di lasciare lividi violacei sui volti del figlio e la moglie come ulteriore ricompensa della splendida vita che gli aveva donato. Elaine Maybank era sparita un giorno d'estate, probabilmente insieme a qualche altro tossico, abbandonando tra le grinfie del mostro un bambino bisognoso d'affetto.
Il ragazzo guardava una vita che non avrebbe mai vissuto dal retro del bancone di un ristorante dove neanche lavorava. Stava sinceramente contemplando l'idea di chiedere alla famiglia seduta al tavolo di fronte per quale motivo a lui non fosse toccata la stessa sorte di quei privilegiati marmocchi borghesi, perché lui avesse dovuto ricevere destri invece di carezze e silenzi invece della buonanotte. Uscì sul retro per accendersi una sigaretta e contemplare l'idea sempre più distinta del futuro che gli sarebbe spettato.
Victoria attraversò velocemente il giardino ancora bagnato a causa dell'opera degli irrigatori, imprecando quando notò di essersi sporcata le scarpe di tela. Faceva ancora particolarmente freddo, per essere primavera, tanto da non riuscire quasi a sentire la parte finale delle dita.
Il moletto di fronte casa era il suo luogo preferito, non tanto per la consapevolezza di possedere un vero e proprio yacht lì parcheggiato, ma per la magnifica possibilità di osservare il colore che il cielo assumeva al tramonto.
Si bloccò di colpo. Sentì formarsi un groppo alla gola quando vide le figure di Atlas e Naomi squadrarla, appoggiati allo steccato che divideva l'accesso alle barche dal prato ben curato. Le espressioni dei due sembravano voler essere ambigue, tradite dalle sopracciglia inarcate della più grande. I battiti di Victoria iniziarono ad accelerare quando si accorse che il fratello teneva una mano dietro la schiena, nell'evidente tentativo di nascondere qualcosa.
"Scusate se ci ho messo tanto...Abbiamo dovuto sistemare alcune cose e non mi sono resa conto dell'ora." balbettò lei, in evidente stato di ansia, ma continuando a sorridere cercando di captare qualche segnale di pericolo.
Appunto, Atlas, con chiaro sdegno, le mostrò una decina di bustine di plastica vuote, sventolandole una ad una davanti ai suoi occhi blu caleidoscopio.
"Naomi, controllale la borsa- disse con freddezza il ragazzo, che osservò con attenzione la sorella tirare fuori dalla tasca interna la nuova dose ancora intatta- Sono davvero curioso di sapere cosa vorresti che facessimo adesso. Hai il diritto di dire quello che vuoi."
Si comportava come un dissennato. Ridacchiava, con gli occhi arrossati, aspettando una risposta dalla più piccola, mentre batteva un piede a terra e si spostava i capelli dal viso con vana precipitazione. In realtà, era solo terribilmente spaventato. Terrorizzato, per la precisione.
La possibilità di perdere la sua più grande responsabilità si faceva sempre più evidente, portandolo a svegliarsi di colpo durante la notte con l'immagine di Victoria che gli sorrideva un'ultima volta, roteando gli occhi e sparendo nel buio.
"Non è come sembra, io non ne faccio un uso spropositato come pensate-
"No no no, non è questo che voglio sentire, non mi interessano le tue stronzate. Dimmi cosa dovrei fare adesso che ho la certezza di avere una tossica davanti a me."
Victoria non aveva effettivamente idea riguardo a cosa sarebbe stato più giusto dire. La situazione non poteva essere fraintesa.
Gli occhi le si riempirono di lacrime, nonostante stesse provando a stopparle in qualsiasi modo. Odiava essere fragile, odiava arrossire quando era imbarazzata e frignare dalla collera ogni volta che discuteva. Naomi la guardò con desolante tristezza, le lacrime pigmentate a causa del trucco che colava con esse.
"Atlas, calmati un attimo." disse appunto con voce tremante, poggiando una mano sul braccio del fratello, che venne respinta con violenza.
"È convinta di poter fare il cazzo che vuole senza conseguenze, comprare droga con i soldi che noi portiamo a casa e mentire di continuo a tutti quanti. Hai chiuso con questa storia, non sei più autorizzata ad usare carte di credito e mi accorgerò se prenderai banconote da cassaforte o altre risorse. Se vuoi che non riveli a papà tutto quanto e chiami la comunità che ho già contattato, non fare niente di stupido." sputò fuori lui, con risentimento.
Si comportava da genitore perché era cresciuto prendendosi cura di lei, quando il padre era troppo occupato a portarsi a letto qualche segretaria e la madre era persa nel mondo di favole che aveva creato nella sua testa. E la cognizione di aver sbagliato tutto a livelli tali da vederla consumarsi piano piano davanti ad i suoi occhi lo stava schiacciando come un macigno.
Victoria, inaspettatamente, sorrise di sbieco.
"Pensi che sia così facile? Scommetto tu sia fiero di tutto questo discorsetto che ti sei preparato. Bravo, devo ammettere che hai la capacità di dosare perfettamente le parole. Mi dispiace se ti faccio tanto schifo, ma non riesco a controllarlo. A volte sto bene ed a volte sto così male da non riuscire neanche a connettermi con-
Si fermò a causa del tremore eccessivo nella voce, che le impediva di esprimersi come desiderava. Sbuffò tentando di bloccare i condotti, ma non fu necessario. Nonostante fosse lampante l'odio che Atlas aveva per il contatto fisico, la strinse in un abbraccio. Lei rimase per un momento sorpresa, ma fu estremamente grata del gesto, aggrappandosi disperatamente a quell'ancora mandata per salvarla. Entrambi piansero, mescolando le lacrime sulle due t-shirt e ridendo nel guardarsi in quelle atroci condizioni.
"Non posso perdere anche te, lo capisci?" le sussurrò trepido in un orecchio mentre la stringeva.
Naomi li osservò con dolcezza, aggiungendosi alla stretta quando si accorse che i due sguardi erano puntati verso di lei. Che la tragedia potesse diventare un punto d'incontro tra i tre? La sofferenza è indubbiamente un sentimento che unisce e forgia i legami più sinceri, se sfruttata in modo appropriato.
Nel frattempo, nell'aria sommessa di marzo aleggiava un silenzio rispettoso che osservava il momento ed assorbiva i sospiri.
Quando i tre salirono sulla costosa imbarcazione di loro proprietà, guardando con nostalgia il nome della defunta madre scritto sullo specchio di poppa, tutto sembrava essere perfettamente bilanciato, tanto che Victoria sentì l'improvviso bisogno di stringere le braccia al collo del padre, assaporando probabilmente per la prima volta l'affetto dell'uomo, che ricambiò lo slancio di tenerezza con un bacio sulla fronte dell'adolescente. Per tutti i componenti della famiglia, fu una delle cene più splendide che avessero o avrebbero mai vissuto, passata a ridere dei gamberi scotti e dell'incapacità di Atlas di masticare a bocca chiusa.
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