Villaggio
Sapersi adattare è una cosa che ho dovuto imparare fin da piccolo.
Sedici anni fa il mio villaggio fu colpito da una terribile maledizione. A quei tempi, i guerrieri della nostra popolazione, ovvero i discendenti della famiglia Omega, stavano combattendo per la conquista di alcune terre, che sarebbero servite al solo scopo di espandere il confine. Le terre vicine, però, erano possedute da Pravus, un ricco comandante che aveva quei luoghi da trent'anni. I nostri guerrieri non riuscirono a portare a termine la missione e furono imprigionati e torturati. Quando sembrava tutto perduto e i valorosi soldati dati per morti, un messaggero di Pravus arrivò al nostro villaggio e parlò con il capo di quel tempo, Fabricātor, uomo vicino ai cent'anni, con una folta barba e un'elevatissima voglia di fare e di costruire. Il docile portavoce, come mi hanno raccontato, era stato incaricato di discutere per un patteggiamento: Pravus avrebbe liberato tutti i guerrieri Omega a patto che i cittadini del villaggio avessero accettato di vivere secondo uno stile di vita dettato e deciso da lui. Fabricātor, incerto nella decisione, radunò i più anziani delle famiglie -molto numerose a quei tempi-. Fu deciso di comune accordo di accettare il patto e, così, ignari del destino che stava per aspettarci, diedero la risposta al messaggero.
Alcuni giorni dopo all'accaduto, i soldati, in fila indiana, raggiunsero il nostro villaggio e furono una volta per tutte liberati. Ma la felicità durò ben poco, perché, uno dei guerrieri, diede una notizia proveniente da Pravus: l'aria sarebbe diventata irrespirabile in tutto il villaggio entro una settimana. Se qualcuno avesse provato a scappare, sarebbe stato ucciso. Se qualcuno avesse provato a ribellarsi, sarebbe stato ucciso. L'unica alternativa era adattarsi. E così fu fatto. La famiglia Fabricātor cominciò a fabbricare delle apposite maschere, che sarebbero servite a filtrare l'aria, pulendola e rendendola respirabile.
Quando una nube, tendente al verde acido, si fece strada sulle terre del mio villaggio, tutti erano preparati. Alcuni non resistettero anche grazie alle maschere, altri, in pochi giorni, cercarono di evadere, come i miei genitori, ma non ce la fecero. Così, in pochi mesi, la nostra popolazione, fu drasticamente decimata. Di tutte le famiglie che la popolavano, ne rimasero solo cinque, Omega, la mia, Cordàtus, la famiglia dei Fabricātor, Mĕdens e Textĭle. In tutto rimanemmo in diciassette, compreso me.
La ricca vegetazione che popolava il nostro territorio, cominciò a morire, e di tutte quelle magnifiche piante che possedevamo, rimase solo edera. I componenti della famiglia Vĭrentia, che si occupavano di gestire la flora, morirono tutti, così, senza nessuno capace di gestire le piante, l'edera, lasciata crescere a dismisura, riempì i territori, crescendo sui fusti degli alberi morti, sui tronchi caduti e sulle pareti rocciose.
Tre anni dopo, quando io avevo appena compiuto quattro anni, Fabricātor morì e fu scelto il nuovo capo. Fu scelta la persona più anziana del villaggio, ovvero mia nonna, l'unica superstite della mia famiglia insieme a me. Ella prese il nome della nostra famiglia, Omega, come aveva fatto Fabricātor e preso il comando. Con lei al potere cambiammo nome del villaggio e lo ribattezzammo con Hedera, la quale pianta, oramai, era cresciuta a dismisura.
Pian piano tutti si abituarono nell'indossare le maschere, fino al punto che quella diventò la nostra normalità. La maschera non andava mai tolta. Se necessitava di qualche riparazione, la si faceva sempre senza togliere quell'aggeggio che ci serviva, e ci serve, per sopravvivere.
Una domanda, però, mi cominciò ad assillare i pensieri quando ebbi compiuto sedici anni: perché continuare a vivere, anzi, sopravvivere, in questo modo? E ora, passato un anno, quella domanda mi perseguita ancora.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top