Cibo vero
«Corri, Edeco! Vieni a vedere, qui è tutto stupendo e meravigliosamente bello!» Lascio cadere lo zaino per terra e raggiungo in fretta Sabina. «Wow, è tutto così bello.»
«Le maschere.» Alcamne ci raggiunge sempre con passo lento. «Possiamo togliercele, ora.»
Ci guardiamo tutti e tre. Potrebbe sembrare una cosa stupida, ma per dei ragazzi che non si sono mai visti in faccia, che hanno vissuto nascosti per tutta la vita, non è affatto facile togliersi un oggetto che è praticamente un pezzo di loro.
«Beh, inizio io» dice Sabina, allungando le mani tremolanti alla sua maschera. Con un gesto slaccia alcune cinghie e poi toglie tutto il marchingegno, appoggiandolo per terra. Nessuno dice niente. Alcamne fa lo stesso, interrompendo quel silenzio imbarazzante. Infine tocca a me. «Non credevo fossi così brutto» sussurra scherzosamente la mia amica rivolgendosi a me. Ci mettiamo entrambi a ridere. Il giovane medico tiene il suo solito sguardo serio, senza neanche abbozzare un piccolo sorriso. Sabina mi guarda e anch'io faccio lo stesso. I lineamenti del suo viso sono delicati e i suoi occhi risaltano ancora di più senza la maschera. Ha le labbra sottili e il naso piccolo. Alcamne, invece, è molto più bello di quanto mi aspettassi. Non voglio dire che Sabina non sia carina, ma da lei me lo aspettavo.
Respirare con le maschere è molto diverso e sembra molto più innaturale ora che possiamo farne anche a meno. Il mondo intorno sembra perfino più bello; non sento più il peso di quel marchingegno. Sembra di essere rinati.
«Non so voi, ma a me è venuta fame» enuncio interrompendo quel gioco di sguardi. Prendo dal mio zaino del cibo, cibo vero. Non potendo mai toglierci le maschere, abbiamo dovuto adattarci anche riguardo al fattore pasti, cercando di assumere alimenti frullandoli. Sì, non è il massimo, e me ne rendo conto ora, addentando una mela per la prima volta.
«Oh, è davvero buona» esclama Sabina addentando una pesca, «quei frullati non mi mancano per niente.» Al villaggio mangiavamo più che altro frutta, che veniva coltivata da un'altra serra costruita sempre dai Fabricātor.
Anche Alcamne si unisce a noi, mangiando una mela. Comincio a capire perché a Sabina piaccia tanto. A un certo punto mi guarda, cogliendomi in pieno a osservarlo. Sposto lo sguardo velocemente. Forse sono arrossito un po'.
«Guardate là» Alcamne si alza e mette la sua mano sulla mia spalla, girandomi verso il punto dove ha visto qualcosa. Comincio a sentirmi un po' in imbarazzo e cerco di levarmi dalla sua presa. Appena mi scosto, però, noto quello che voleva farci vedere: del fumo, probabilmente di un falò, sta salendo nel cielo.
«Un villaggio» dice a sottovoce Sabina, «un villaggio!»
«Andiamo a vedere.» Parto con spasso spedito, facendomi seguire dagli altri due.
Immaginavo che ci fossero altri luoghi abitati, ma non così vicini. Credevo si fossero allontanati tutti per paura di essere colpiti anche loro da quell'aria irrespirabile che caratterizza da anni il mio popolo. Invece, con mia grande sorpresa, c'è vita intorno a noi. C'è speranza e noi l'abbiamo trovata. Finalmente possiamo cominciare a costruire una nuova vita, possiamo dire a tutto il resto del nostro villaggio che non siamo costretti a vivere in quel modo, in gabbia. Possiamo respirare con il nostro naso, possiamo mangiare cibo vero. Possiamo sentire il sole scaldarci il viso, possiamo coltivare le piante a cielo aperto.
Dietro di noi, a un certo punto, si sentono dei rametti spezzarsi.
«Edeco!» Improvvisamente sentiamo un urlo quasi strozzato. Alcamne, che per tutto il viaggio verso quello strano villaggio, è restato affianco a me, sfiorandomi il braccio per più di una volta e facendomi venire la pelle d'oca , si gira di scatto. Stranito faccio lo stesso. Sabina non è più dietro di me, ma è tra le braccia di un uomo che la sta trascinando via. Lei si dimena, ma l'uomo che la sta trattenendo, è almeno il doppio di lei. Per fortuna, grazie ai tentativi di liberazione che la mia amica sta cercando di compiere, l'uomo non va molto veloce, e viene raggiunto da Alcamne. Quest'ultimo gli tira un pugno, facendogli mollare la presa. Sabina comincia a tossire, piegandosi verso il basso. Il giovane medico continua a colpire l'ignoto, che sembra essere svenuto.
«Stai bene?» domando preoccupato una volta raggiunta la mia amica.
«Sì, credo.»
«Andiamocene» sbotta Alcamne, dando un ultimo pugno all'uomo che, già da un po', sembra aver perso i sensi. «Il villaggio non è molto lontano»
Guardo verso il fumo. È a pochi passi da noi.
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