Amicus
Una leggera brezza mi accarezza la fronte, facendomi svegliare. Apro gli occhi. L'entrata della mia tenda è aperta, segno che qualcuno è entrato. Mi metto a sedere sulla mia brandina, appoggiando i piedi per terra.
«Tieni, ti ho portato dell'acqua.»
«Cosa ci fai qui, Sabina?» Alzo lo sguardo e prendo in mano una tazza di legno con un coperchio, contenente dell'acqua fresca. La ragazza si siede accanto a me. La brandina emette un debole scricchiolio.
«Non si può venire a trovare un amico?» Sorride. Tolgo la copertura dalla tazza, estraggo una piccola cannuccia dalla maschera e la immergo nell'acqua. Comincio a bere.
«So che c'è qualcos'altro sotto.»
«No, non nascondo niente. Ti giuro.» Finisco di bere e appoggio la tazza affianco a me. «Andiamo a fare una passeggiata? Ho una cosa da mostrarti.» Accenno un "sì" con la testa e mi alzo seguito da lei. Poi usciamo dalla mia tenda.
Non ho mai avuto tanti amici, anzi, Sabina è l'unica persona che considero tale. Io e lei siamo amici da quando eravamo piccoli, ma, dall'adolescenza, i miei sentimenti per lei sono cambiati. Ho cominciato a guardarla con occhio più attento, notando piccoli suoi dettagli che mi piacciono molto. Lei appartiene alla famiglia dei Cordàtus, la famiglia dell'intelligenza. Suo padre e sua madre sono stati gli ultimi arrivati, migrati dall'Africa per motivi economici e politici, e arrivati nel nostro villaggio in cerca di pace e di serenità. Sabina ha due sorelle, nate qualche anno prima di lei. Non ho mai interagito molto con loro, anche perché sono più grandi di me e preferiscono stare con Marius, della famiglia Textĭle e Victoria dei Fabricātor. È proprio per questo che ho pochi amici: i ragazzi sopravvissuti dopo la maledizione sono pochi e tendono a stare divisi per età. L'unico che non ha un gruppetto con cui stare e preferisce passare il tempo da solo è Alcamne. La sua famiglia è quella dei Mĕdens, i medici del villaggio. Non mi sta molto simpatico, anche perché Sabina ha una cotta per lui. È più bello di me, più intelligente e, a differenza mia, aiutando le persone, ha un ruolo ben preciso nella nostra società. E tutto questo mi fa sembrare inferiore di lui, e le probabilità che Sabina mi calcoli, se c'è Alcamne di torno, sono letteralmente minime.
«Ti vuoi sbrigare?» Riprendo a camminare verso la mia amica, non appena mi rendo conto di essermi fermato.
«Sì, ora arrivo. Cosa vuoi farmi vedere di così importante?» le chiedo. Lei si gira verso di me e poi riprende a camminare. Arriviamo alla fine del nostro villaggio. Dopo che l'aria era diventata irrespirabile e la maggior parte degli abitanti non era riuscita a sopravvivere, i superstiti si erano radunati al centro dei nostri vasti territori, piazzando le tende solo in un delimitato spazio, e lasciando abbandonati i resti del nostro villaggio. Ora, attorno alle nostre abitazioni, ci sono solo alberi morti e edera. Molta edera.
Sabina mi indica un punto in mezzo a quella vegetazione priva di vita. Aguzzo la vista e mi concentro sul punto da lei mostrato.
«Non vedo niente!»
«Aspetta, tieni questo.» Mi porge un binocolo e io lo prendo in mano per poi portarlo agli occhi. «L'ho preso in prestito dalla tenda dei Fabricātor.»
«Lo hai rubato?»
«L'ho preso in prestito.» puntualizza. Mi rimetto ad osservare. Ad un certo punto scruto uno spiazzo di radura senza edera.
«Allora è vero. Allora è vero!» Butto per terra il binocolo dall'entusiasmo e corro ad abbracciare Sabina. «Tu hai trovato la speranza che cercavamo da tempo!»
«Sì, ho trovato la nostra nuova vita.»
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top