3.

Forse avrebbe dovuto star a sentire l'offerta che gli aveva proposto quel fotografo. Magari lo avrebbe anche ripagato di un giusto compenso. Avrebbe potuto risanare i suoi debiti, anche futuri, con il gioco d'azzardo senza chiedere soldi a suo padre e sembrare il solito straccione.
Non sapeva cosa passava per la testa di quell'uomo, ma sicuramente pensava che fosse una delusione di figlio e se avesse potuto lo avrebbe sradicato via dall'albero genealogico, come un'erbaccia secca.

《A cosa pensi ?》
Bryan era lì vicino; aveva un'espressione torva sul viso tondo, il capellino di lana che gli andava a coprire metà del viso da cui sbucavano  dei ciuffi castani e gli occhi verdi, luminosi.

Quella domanda lo riscosse dai pensieri; ebbe un brivido che lo attraversò lungo la schiena, gli fece muovere appena le spalle e dirigere lo sguardo in direzione del suo migliore amico.

《Cosa faresti se magari dovessero offrirti una sorta di lavoro in cui metterebbero in vendita la tua immagine ?》

L'altro si accigliò  subito, portando i piedi sul suolo e dondolandosi sull'altalena su cui era seduto e si aggrappó alle catene di essa:《Non stai per caso pensando di metterti in vendita su onlyfans o cose del genere?》

Finnegan sbuffó una risata con la bocca chiusa; a volte l'altro era uno stupido, ma gli piaceva la sua compagnia anche per questo.
《No, non si parla di tratta di schiavi o cose del genere.
Ma di un lavoro da fotomodello.》
Ci pensó un po' su, prima di continuare a parlare e prima che l'altro potesse dire qualcosa:《in realtà non so nemmeno se verrei pagato o meno.》

《Mhh...hai il nome di questo tizio ?》
A quel punto fermó il dondolio dell'altalena,  mettendo un piede a terra.
I sassolini scricchiolarono e si sparpagliarono sotto il peso della suola.

《Sí. E poi dovrei ritornare in galleria perché mia madre ha acquistato uno dei suoi quadri.》
Finnegan invece si appoggiò con la spalla
contro il pilastro di legno che teneva fissa a terra l'altalena.
I suoi pensieri stavano viaggiando altrove in quel momento, tanto che la voce del suo amico era ovattata. Non aveva percepito nemmeno una parola da parte sua, e sicuramente erano tutte delle cazzate.
I suoi pensieri passarono da un polo a un altro nella sua testa, come un dischetto di hockey; prima pensó al fotografo,  quegli occhi azzurri così chiari che sembravano la distesa di un mare calmo, i capelli biondi ordinati...il viso perfetto.
Si passò una manotra i capelli, mentre un sospiro gli uscì dalla labbra e bloccò immediatamente l'altro mentre stava blaterando qualcosa.
Non lo aveva ascoltato nemmeno un po'.

《Devo rientrare, altrimenti i miei si preoccupano.》
Bryan fece una smorfia confusa, aprì le labbra ma ormai era già troppo lontano per starlo ad ascoltare.
Si salutarono solamente.

Tirò fuori il cellulare, mancavano un paio di minuti alle nove. Era sicuro che si fossero presentati.
Era una questione di soldi, si sarebbero presentati a prescindere.
Si appoggiò con la schiena al muro, alzando lo sguardo verso il cielo plumbeo, nero e le nuvole grige era così tante che andavano a coprire anche la luna.
Nel vicolo in cui si trovava, tiravano solo spifferi di vento che gli facevano incassare la testa nelle spalle.

《Eccoti qui.》
Il primo a entrare nel vicolo, con le mani ben incassate nel giubbotto pesante, era proprio l'uomo con l'occhio di vetro.
《Spero proprio che tu abbia i nostri soldi, sarebbe un peccato rovinare quel bel faccino.》
Un ghigno si estese sul suo viso mentre si piazzava proprio di fronte a lui.
Finnegan fece una smorfia, storcendo le labbra.
L'altro venne affiancato da quello più giovane con il piercing al labbro, che stranamente se ne stava in silenzio.

《Ho i contanti.》
Il ragazzo infilò la mano nella tasca del giubbotto e tirò fuori da lì un malloppo di soldi arrotolati, allungò il braccio verso l'altro e glieli porse.

L'uomo con l'occhio di vetro, subito li acciuffò  e iniziò a contarli velocemente.
Percepiva una strana ansia farsi spazio nel suo corpo, gli andava a corrodere la bocca dello stomaco mentre lui stava combattendo contro tutto se stesso, e i suoi impulsi, per non tremare li come una foglia.
Era una strana sensazione.

《Mancano.》
Sibiló,  arrotolando nuovamente i soldi e infilandoli nelle tasche dei pantaloni.

Finnegan aprì la bocca; com'era possibile ?
Il cuore gli si bloccò nella gola, sentiva il battito assordante di esso fin dentro le orecchie e percepiva il sangue scorrere velocemente lungo le vene.
《Impossibile.》
Riuscì a fiatare dopo una manciata di tempo.
《Ho contanto più volte e sono sicuro che ci siano tutti.》
Non riusciva a crederci.

L'uomo alzò un sopracciglio, guardandolo dritto negli occhi; ebbe un brivido.
Con quell'occhio di vetro sembrava scrutarlo da dentro l'anima.
《Anastasia ha aumentato la percentuale.》
Ebbe un groppo in gola.
Era passato solo un giorno.
Un cazzo di maledetto giorno.

《Non mi ha detto nulla.》
Disse in un sussurro il ragazzo.
Non sapeva come reagire, era paralizzato.
《A quanto ?》

《Altri mille.》
Si pietrificò.
Impossibile.
Come riusciva a recuperare i soldi in poco tempo ?

《Io...ho bisogno di altro tempo, non li ho con me.》

E ancora una volta l'uomo lo guardò, uno sguardo di sufficienza.
Il sopracciglio alzato, lo sguardo confuso.
Tenne una mano stretta e gli fece cenno di aspettare, poi con un movimento della testa incitò il suo accompagnatore a seguirlo.
Si fermarono sul marciapiede, appena sulla soglia del vicolo in cui era.
Lo vide recuperare il telefono dalla tasca e fare una chiamata.
Non riuscì a capire nulla, troppo lontano.
Ma passarono pochi minuti quando un'auto nera accostò davanti a loro, vicino al marciapiede, e da essa scese una donna, vestita di nero con un lungo abito elegante, i capelli erano scuri e lisci che le arrivavano appena sopra le spalle, gli occhi erano del colore della notte.
Gli passò per la testa Noah, il fotografo.
La purezza e la bellezza del colore dei suoi occhi non era per nulla paragonabile a quelli della donna.
Era Anastasia, o come l'aveva chiamata quell'uomo.
Infatti, dopo aver parlato brevemente con lui, lei si spostò.
I suoi passi sembravano non toccare terra. Si muoveva con agilità ma anche con eleganza. Non si percepiva nemmeno il tocco sei suoi tacchi sull'asfalto.

《Finnegan.》

《Sono proprio io.》
Il ragazzo alzò un sopracciglio.
Cosa avrebbe fatto ora lei ?

La donna, togliendo una mano dal cappotto nero, la portò sul sul viso.
Il palmo era così morbido e la sua pelle profumava di qualcosa di costoso,  che gli fece storcere il naso per il troppo profumo.
《Mi aspettavo fossi più...adulto.》
Alzò un sopracciglio corvino, come i suoi capelli.
Il ragazzo restò in silenzio, sentiva le unghie lunghe affondare appena nella pelle delle guance; non gli faceva male, per ora, ma erano solo fredde.
I loro sguardi erano fissi quelli dell'uno in quello dell'altra.
Nero contro nero.
Chi avrebbe vinto quella silenziosa sfida ?

Un angolo della bocca della donna si tirò su.
Era da sola; con la coda dell'occhio, aveva visto i suoi tirapiedi fare da guardia al di fuori del vicolo. Come se stessero li per avvisarla nel caso si fosse avvicinato qualcuno di sospetto.

《Sai che sto per farti molto male ?》
La voce di lei era sicura, tranquilla.
Non lasciava trasparire nessuna emozione.
Poi si girò verso i due tirapiedi, lo sguardo era diretto verso l'uomo con l'occhio di vetro.
《Vai.》
Lui con un gesto fulmineo, tirò fuori una pistola e sparò un colpo.
Il suono si propagò nell'aria e il proiettile che ne uscì la divise in due fin quando non trovò un ostacolo: la sua gamba.
Cadde a terra, un urlo gruttale gli uscì dalla bocca. Le dita si andarono a stringere istintivamente al punto colpito, sentiva il sangue caldo scivolare sulla pelle delle sue mani.
Era doloroso.
Cadde a terra, sentendo lei sbuffare una risata.
《Sai che questo non è nulla ? Forse dovrei continuare.》
Le labbra si incurvarono  verso l'alto.
Erano laccate perfettamente di rosso.

《Basta che non mi colpisci in faccia. Non vorrei sorbirmi mio padre.》
Oramai la sua voce si era ridotta in un ringhio.
Non avrebbe abbandonato la sua sfacciataggine.

La donna sorrise.
Lo guardò, dall'alto verso il basso, e gli tirò un calcio in mezzo ai denti.
Dolore.
《Ops. Mi è scappato.》
Rimise le mani nelle tasche.
《Una settimana. Per i soldi.》

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