1.
Un pugno dritto alla tempia gli fece sballottolare il cervello a destra e a sinistra, fu così forte che non ebbe nemmeno il tempo di capire da dove provenisse.
Un ringhio soffocato gli uscì dalla bocca, stretta e sottile.
Un'ombra davanti a lui, un uomo, alto; non riusciva a vederlo bene in viso, ma sapeva cosa volesse.
Soldi.
Era tutta una questione di soldi.
Quei maledetti che avevano rovinato il genere umano; sì, gli uomini erano come dei vampiri, ma anziché succhiare il sangue succhiavano soldi.
Lo era anche suo padre.
《Tirati su.》
Disse uno dei due, ce n'era un altro con lui. Più basso, ma altrettanto pericoloso.
L'avevano bloccato in un vicolo umido, poco illuminato.
I muri erano di pietra grezza, quindi qualsiasi tipo di impatto con essi gli provocava un dolore immane alle ossa.
Prima si era ritrovato sbattuto con la schiena contro il muro, poi gli avevano tirato un pugno.
《Non ho nulla con me, adesso.》
Disse il ragazzo, sputando un rivolo di saliva misto a sangue sul suolo.
L'impatto era stato così forte da provocargli una ferita sul labbro inferiore.
Non voleva pensare a cosa avrebbe detto suo padre una volta rientrato in casa, quando lo avrebbe visto ridotto in quelle condizioni.
《Stronzate.》
Uno strattone.
Venne afferrato subito da un paio di grosse mani, all'altezza del colletto della camicia che indossava.
Venne tirato in avanti e, solo quando un fascio di luce dell'unico lampione di merda presente in quella strada colpí il viso dell'uomo, riuscì a vederlo bene in viso; era meglio prima, al buio.
Una grossa cicatrice si stagliava per tutta quella sua faccia di cazzo, un occhio era bianco -forse di vetro- l'altro era di un azzurro così intenso da far invidia al mare estivo, il fascio di luce aveva colpito il suo viso per intero.
Il suo sguardo era cattivo, uno con cui non si poteva scherzare.
Aveva una lucida pelata e una barba ispida.
Quell'altro, il più basso, aveva un taglio corto sulla nuca, capelli neri come la pece e un piercing sul labbro.
《Domani avrete i vostri soldi.
In contanti. Ve lo prometto.》
Lo sguardo del più alto si assottiglió, riducendo quell'occhio di vetro in un piccolo fascio e, con un altro strattone, lasciò la presa sulla sua camicia.
《Non più si ventiquattr'ore.
Sappiamo dove vivi, Finnegan Moore.》
Chiunque sapeva dove vivesse.
Suo padre era uno degli avvocati più rinomati di Brooklyn, a casa sua c'era un via vai di gente che andava a parlare con lui, chiedeva favori, lo supplicavano come se fosse un dio. E lui, lui odiava suo padre.
Faceva tutto quello per un dispetto nei suoi confronti; amava vedere la rabbia tingergli lo sguardo ogni volta che rientrava in casa a tarda notte o ubriaco o con delle ferite aperte sul viso.
L'uomo poteva gestire i soldi, la fama che aveva, ma non avrebbe mai potuto gestire lui.
Erano entrambi delle teste calde, si incendiavano per una sciocchezza ma suo padre era benzina gettata sul fuoco della sua rabbia.
Quando ritornò a casa, restò davanti la porta di casa per minuti interi, la osservò attentamente; madreperla, superficie lucida senza graffi e pomello d'argento.
Una roba da ricchi.
Lui odiava tutto quello.
Dal porticato, poteva vedere anche all'interno, siccome affiancate alla porta, c'erano due vetrate blindate.
Quella casa era un porto sicuro per chiunque, ma non per lui.
Le luci spente gli diedero via libera per infilare silenziosamente le chiavi nella toppa e aprirla.
La spinse lentamente ed entrò dentro in punta di piedi.
A separarlo dalla sua camera c'era solo una lunga scala in legno scuro, moderna.
Sua madre ci teneva così tanto a fare bella figura con tutti.
Camminó verso le scale, ma si bloccò.
La luce del salotto si accese, la voce di suo padre gli fece gelare ogni singolo globulo rosso nel sangue.
《Finnegan.》
Già si aspettava la ramanzina.
Lui non si voltò, non voleva fargli vedere il labbro spaccato ma già se lo immaginava: seduto sul divano, in vestaglia rossa, con il viso severo, apatico, ma lo sguardo carico di delusione.
《Ciao papà.》
Fece un altro passo, infilando le mani nelle tasche del pantalone; voleva solo riposare.
《Di nuovo tardi.》
Ancora quella voce.
Si stava innervosendo.
Fece schioccare la lingua sotto al palato:《Io e i miei amici abbiamo fatto tardi a giocare a poker.》
Solo una parte della sua storia era vera; aveva giocato a poker, ma con dei delinquenti che volevano soldi.
Dopo il sospiro di suo padre, che prese come un chiaro segnale di sconforto, ma che lui vide più come un biglietto verso la libertà, salí subito le scale.
Raggiunse la camera, si spoglió subito restando con i soli boxer e si gettò sul letto, sotto il chiaro fascio di luna che traspariva dalla finestra.
Doveva trovare quei maledetti soldi.
Ma come ?
I capelli corvini erano sparpagliati su tutto il cuscino, creando dei piccoli cerchi imperfetti su di esso, lo sguardo scuro puntato sul soffitto, le braccia piene di intrecci di tatuaggi erano appoggiate sotto la testa.
I tatuaggi proseguivano lungo tutto il torso fermandosi appena sopra la linea dei boxer.
Un tintinnio lo distrasse, lo portò sulla terra.
Alzò il viso verso il cellulare poggiato sul comodino, lo schermo illuminato su cui brillava il nome di 'Ryan' il suo migliore amico.
Non lo lesse, ci avrebbe pensato il mattino dopo.
Erano solo un paio di centoni che doveva dare a quel tizio.
Li aveva, suo padre ne era pieno e non mancavano nemmeno a lui.
Si alzò dal letto, aprì uno dei cassetti ed estrasse delle banconote arrotolate.
Suo padre era utile solo per dargli i soldi.
Contò lentamente le banconote, aiutato dal fascio della flebile luce lunare, e sorrise quando arrivò alla somma giusta.
Li piegò per bene e li infilò nel portafoglio, mettendo tutto nel cassetto.
Avrebbe riparato subito il suo debito.
Quando sentí bussare alla porta, sussultó.
Nessuno entrò ma sentí la voce ovattata di suo padre da fuori.
《Finnegan.
Domani mattina accompagnerai tu tua madre in galleria.》
Gli disse solo quello, poi sentí i suoi passi allontanarsi.
Alzò un sorpacciglio.
Galleria ?
Non era un problema per lui, ma il problema era: come avrebbe potuto coprire quel labbro spaccato senza farsene accorgere ?
Spazio autrice
Buonasera !
Perdonatemi l'ora in cui posto, ma questo capitolo sarebbe dovuto uscire come minimo settimana prossima ma non stavo più nella pelle nell'iniziare il libro.
Fatemi sapere se vi piace questa prima parte, non ho apportato correzioni.
Quindi nel caso in cui ci fossero degli errori non esitate a segnalare
Detto questo, mi auguro che vi stia piacendo 🫶
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