La Pazziode

In quei giorni la stazione non era molto frequentata, ormai la gente era già partita e la maggior parte usava la propria automobile per spostarti.
Il treno non era poi così pieno come Eren si aspettava, e mentre superava anche la seconda carrozza, trovò un posto a sedere accanto al finestrino.
Vide il paesaggio cambiare, a quello caotico della propria città conosciuta, ad una distesa quasi noiosa di alberi e campagne.
Alla fine ce l'aveva fatta sua madre a spedirlo fuori casa per un pò di tempo, certo si aspettava di tutto tranne quello; era stata una bella sorpresa anche per lui.

Pensava, mentre il treno lo conduceva verso la sua destinazione, quella che per due settimane sarebbe stata la sua casa momentanea.
Arrivò dopo circa due ore di viaggio, due ore di panorami verdeggianti e allegri.
Mise via l iPod e scese dal treno guardandosi attorno, mentre teneva il proprio borsone a tracolla.
I suoi occhi verdi scrutarono la piccola stazione e le poche persone rimanenti, quando vide una donna sbracciarsi e sorridere a trentadue denti, urlare:
"Hey!!"
Il ragazzo si guardò attorno per verificare con chi ce l'avesse, non volendo fare una delle sue solite figure da idiota, ma la donna pareva avercela proprio con lui; man mano che si avvicinava, poteva finalmente vedere meglio la sconosciuta, la quale indossava un paio di pantaloncini corti assieme ad una camicetta a maniche corte, color rosso.
Aveva una coda di cavallo e portava un paio di occhiali che a primo impatto la facevano sembrare una persona seria e studiosa, in realtà era tutt altro che seria.
Eren alzò il braccio timidamente accennando ad un saluto e la donna ormai vicina annuì e si fermò a pochi passi da lui, per poi abbracciarlo inaspettatamente, facendo sorprendere il moretto.
La donna aveva un buon profumo di pesca misto a qualcos altro che Eren non riuscì ad identificare, troppo occupato a cercare di respirare.
"Non respiro!"
Si lamentò con un mugugno soffocato e lei si staccò ridacchiando.
"Ops scusa, mi sono lasciata trasportare dal momento! Ah! Tu sei Eren Jaeger vero?"
Lui annuì.
"Ma certo che sei tu! Come non riconoscerti? Piacere, io sono Hanji Zoe, puoi chiamarmi Hanji, zia, cugina, sorellona, come ti pare!"
Lui annuì timidamente, mentre lei gli prese il borsone dalla mano e gli cinse le spalle con l altro braccio.
"Forza, non vorremo restare qui a cincischiare tutto il giorno vero?"
Lo trascinò fuori dalla stazione e mise il borsone in macchina nel sedile posteriore, facendo salire così Eren accanto a se.
Mise in moto e partì, guidando nella piccola cittadina.
"Ah sono così contenta che tua madre ti abbia spedito qui da me! Potresti aiutarmi con i miei studi sulla psicologia, possiamo ubriacarci fino al mattino e stare male!"
Eren si voltò a guardarla quasi spaventata e lei rise di gusto.
"Sto scherzando! Ovviamente fai come se fossi a casa tua, non avere problemi ad uscire o a chiedere, però ti raccomando solo di non fare casini!"
Non era un rimprovero, lo disse sorridendo non volendo fare l adulta troppo permissiva, e la cosa lo fece sollevare e pensò seriamente che quella donna avesse qualche rotella fuori posto.
Guidò fino ad una casetta in periferia e posteggiò fuori casa, e usci dalla macchina, entrando dentro casa, seguito da Eren che, appena entrò, si guardò bene attorno trovando la casetta piccola ma confortevole.
Hanji lo accompagnò nella stanza degli ospiti.
"Questa sarà la tua stanza, quando hai finito di sistemare le tue cose, raggiungimi pure giù in cucina!"
Detto questo, lo lasciò nella stanza da solo ed Eren sospirò, iniziando a svuotare il borsone e a riempire i cassetti con i propri vestiti.
Certo, sua madre aveva uno strano modo di punirlo...

"Eren fai le valigie, domani ti metto sul primo treno e te ne andrai per un bel po."
Il ragazzo la guardò con gli occhi spalancati, spegnendo la musica nella stanza.
"Sei seria?"
"Mai stata più seria!"
Detto questo, afferrò il borsone sparso nella stanza del figlio e aprì i cassetti, iniziando a svuotarlo dei vestiti e a quel punto il moretto si alzò dal letto, davvero confuso e leggermente spaventato.
"Che stai facendo?! Andiamo, non puoi...cacciarmi di casa, mamma!"
"Ti aiuterà a schiarirti le idee."
Smise di fare quello che stava facendo per guardarlo seriamente.
"Lo faccio solo per il tuo bene, Eren. Hai bisogno di cambiare aria e andartene."
Lui abbassò lo sguardo, sentendo che l aveva delusa un altra volta.
"E dove? Mi manderai in un collegio dove non fanno altro che picchiarti?"
Chiese amaramente, stringendo i pugni.
Lei non rispose e gli porse due biglietti.
"Prepara la tua roba, partirai domani."
"Aspetta, dove hai intenzione di spedirmi??"

Aveva finito di svuotare il borsone e come richiesto, si diresse in cucina dove trovò l allegra donna intenta a tagliuzzare verdure e a far cuocere la pasta.
"Ah Eren, taglieresti i pomodori per favore? Sai, sono un disastro a cucinare e preparare altro assieme!"
Si scusò lei ridendo mettendogli il coltello nella mano e lui sospirando, iniziò a tagliare i pomodori sul tagliere, non essendo abituato a quel tipo di mansioni.
A casa Eren non aiutava mai la madre e se avesse potuto vederlo in quel momento, non ci avrebbe mai creduto.

Quando tutto fu pronto, mangiarono con la donna che faceva una domanda dopo l altra a Eren, e lui rispondeva lo stretto necessario; certo quella donna pazza gli ispirava fiducia ma ancora  non poteva fidarsi al cento per cento
Dunque avrebbe passato due settimane così? Eren non sapeva cosa aspettarsi...

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