34. Jungkook

the longest chapter i've ever written,
vi avviso
enjoy~

Finito il mio discorso rimango completamente in silenzio, con lo sguardo fisso negli occhi di Jimin - che mi sono mancati in un modo assurdo, dato che ha continuato a evitare il mio sguardo tutte le volte in questi due giorni -, e penso.

Penso al fatto che forse mi sono spinto troppo oltre quando gli ho detto che lo amo. Penso al fatto che potrebbe scoppiare a ridere e prendermi per il culo. Penso al fatto che potrebbe non perdonarmi.

Ma non penso al fatto che possa scoppiare a piangere gettandosi addosso a me per abbracciarmi. Eppure è esattamente quello che fa.

Si lancia verso di me e devo mettere le mie mani sulla sua vita per bilanciare la spinta e non cadere all'indietro. Quando ho finalmente recuperato l'equilibrio, ricambio l'abbraccio.

Mi sento così bene tra le sue braccia, il suo petto contro il mio, il suo collo sulla mia spalla, le sue mani di nuovo su di me. Lui che mi stringe così forte che quasi non respiro, ma non mi importa: preferisco smettere di respirare a causa di un suo abbraccio che a causa di un suo addio.

Noi due così vicini... questo mi fa dimenticare di tutto. Di tutte le cose cattive che ho detto e di tutte le cose cattive che ho fatto. Mi dimentico di ogni cosa, ora c'è solo Jimin. Stretto a me.

Io: "Ti voglio bene, Jimin..." dico mentre siamo ancora abbracciati. "Scusami."

J: "Jungkook, io..." singhiozza allontanandosi di poco da me per riuscire a guardarmi negli occhi, le sue braccia ancora strette attorto a me.

J: "Io ti..."

Oh, cazzo, sta per dire quello che penso?! Perché se è così mi preparo per soffocare.

J: "Io ti perdono" dice sorridendo per poi tornare con la testa nascosta nell'incavo del mio collo.

Io: "Grazie, Jimin" ricambio il suo sorriso, anche se non mi può vedere.

Mi va bene. Non avrà detto 'ti amo', ma già il fatto che mi abbia perdonato mi toglie qualsiasi peso dal cuore, che adesso è talmente leggero che lo sento librarsi in aria.

J: "Jungkook, il tuo cuore..." dice come se sapesse quello a cui stavo pensando in quell'esatto istante.

Io: "Sì?"

J: "Sta andando velocissimo" dice quasi preoccupato.

Io: "È colpa tua" rispondo sorridendo. Poi con i pollici asciugo le sue lacrime e gli dico: "Oddio, ma ti faccio sempre piangere? Che coglione che sono!"

J: "Effettivamente..." dice facendo spuntare un piccolo sorriso sul suo volto.

Io: "Mi dispiace davvero, davvero, tantissimo..."

J: "Lo so... ti prego, non dire mai più certe cose."

Io: "Te lo prometto."

J: "L'hai fatto, hai promesso" dice allontanandosi di nuovo da me per guardarmi negli occhi.

E io ricambio il suo sguardo così profondo, dicendo: "Sì, ho promesso, perché so che farò di tutto per evitare che tu soffra ancora a causa mia."

***

La sera stessa è tutto sistemato e io e il mio di nuovo migliore amico stiamo guardando un film - scelto da lui stavolta, giustamente - sul divano, seduti uno accanto all'altro.

Beh, dire 'tutto sistemato' mi sembra un po' troppo, perché io rimango abbastanza rigido senza riuscire a sciogliermi per paura di spingermi troppo oltre.

J: "Hai fame?" chiede Jimin tutto ad un tratto, distogliendomi dai miei pensieri su di lui. Ma non posso dirgli: 'sì, mi vorrei mangiare te', quindi rispondo normalmente.

Io: "Io no, ma se tu hai fame non farti problemi" rispondo continuando a guardare lo schermo della televisione.

J: "Uffa, che cos'hai?" domanda scocciato.

Distolgo lo sguardo dallo schermo della televisione e mi giro verso di lui: "Niente, non ho fame."

J: "Non è solo questo, sento che sei frenato, rigido. Se siamo a posto lo siamo al cento per cento, non in parte."

Io: "E cosa dovrei fare?"

J: "Quello che fai sempre, elimina dalla tua mente questi ultimi due giorni e torna come prima. Non mi piace quando sei diverso."

Giuro che non mi spiego come io riesca ancora a trattenermi dal farmelo qua e adesso. Jimin è semplicemente troppo... ogni cosa che dice mi fa sentire speciale. Tanto speciale.

Io: "Quindi devo fare quello di sempre...?" domando per essere certo.

J: "Sì." risponde secco.

Io: "Okay" replico mettendo un braccio attorno alle sue spalle e avvicinandomi con la testa al suo collo.

Premo le mie labbra sulla sua pelle candida e morbida, mi mancava. Mi mancava il sapore della sua pelle, mi mancavano i brividi che ogni volta mi provocava, mi mancava il calore che emanava quando stabilivo un certo tipo di contatto con lui.

Inizio a muovere la lingua sul suo collo, prendendo anche dei lembi di pelle tra i denti e mordicchiandoli, per poi succhiarli fino a far spuntare delle piccole macchioline violacee.

Quando prendo un lembo di pelle di Jimin delicatamente tra i denti e lo lascio andare poi con uno schiocco, sento un gemito fuoriuscire dalle sue labbra.

Salgo allora, con la lingua, lungo il collo fino ad arrivare al punto sensibile sotto l'orecchio e faccio le stesse cose che ho fatto poco fa.

Jimin geme una seconda volta e a quel punto mi fermo e vicinissimo al suo orecchio gli dico con voce bassa: "È questo quello che faccio di solito."

J: "Lo so..." ansima voltando lentamente la testa verso di me. "È questo quello che intendevo" dice in un sussurro, talmente basso che quasi faccio fatica a sentirlo.

Ma lo sento, e quando realizzo ciò che ha detto mi va di traverso la saliva, che mando giù come un groppo. Si sta comportando come se nulla fosse successo nonostante sia stato lui a subire e io ad agire. Ecco perché adesso non riesco a prendere una posizione, mi sto facendo guidare.

Jimin, con movimenti molto lenti, adagia il suo palmo sinistro sulla mia guancia e si avvicina a me fino a far incontrare le nostre labbra, tra un misto di sospiri e esitazioni. Finché non dà il via definitivo al bacio e allora prendo il volo.

Mi concede l'accesso alla sua bocca e io vado subito alla ricerca della sua lingua, che batte calda contro la mia. Può sembrare il contrario, ma è lui a comandare i movimenti. È lui a dirigere l'orchestra che sta producendo la melodia sulla quale le nostre lingue stanno danzando.

Stavolta sono io a emettere un gemito, come lui sale a cavalcioni su di me e fa scontrare i nostri bacini.

J: "Sono stato... un coglione... ad allontanarmi da te" mormora Jimin tra un bacio e l'altro, posando le mani sul mio petto.

Io: "E te ne accorgi... solo ora... che sei sopra, mmh... di me?" chiedo, anche io senza interrompere il bacio.

J: "No" e a quella risposta sorrido sulle sue labbra e infilo le punte delle dita sotto la maglietta, dal tessuto sottile e leggero, del suo pigiama. Premo i polpastrelli sui suoi fianchi, a stretto contatto con la sua pelle nuda, e lo avvicino sempre di più a me, mantenendo una presa ben salda. Sento la mia erezione aumentare e la sua premere contro la mia. Ooh, cazzo.

Ho i brividi lungo tutta la spina dorsale, sento un caldo assurdo provocato dal corpo bollente di Jimin sopra il mio e getto la testa all'indietro quando inizia a lasciarmi dei baci umidi sul collo, usando anche i denti per lasciare dei segni ben visibili. Non saremo fidanzati, non proverà gli stessi sentimenti che provo io per lui, saremo solamente due migliori amici che hanno da poco fatto pace dopo la peggiore litigata della loro vita, ma ci apparteniamo. E quei segni viola e ben evidenti che gli tempestano il collo e che, ogni tanto, compaiono anche sul mio, ne sono la prova inconfutabile.

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Spazio Autrice:

It was supposed to be smuuuuuuuut, ma non ci sono riuscita. Erano così soft e non volevo rovinare la dolcezza del momento.
+ mi vergogno troppo a scrivere SMUT, ho stra paura che vengano male e niente... (con questo non voglio dire che la storia non avrà più scene SMUT, OVVIAMENTE AHAHA, però sappiate che faccio una fatica assurda AAAAAAAAAAAAAA, rassicuratemi!!!)

Vi voglio bene, grazie per le over 1k views, vi amo ARMY!

P.S. CHECK FOR NEW AGUST D's ALBUM, HE MADE A SONG WITH RM AND I'VE BEEN FUCKING SCREAMING INTERNALLY SINCE ABOUT 11:00AM.

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