Capitolo 2 🤦🏽♀️
Siamo in macchina diretti verso casa dopo aver trascorso quasi tutto il pomeriggio tra i vari negozi ed aver così terminato gli acquisti per accogliere al meglio il mio bambino o la mia bambina. Una volta aperto il grande cancello ed essere entrati, notiamo mentre attraversiamo il vialetto, una range rover evoque nera, parcheggiata. Damian ed io ci scrutiamo perplessi, nessuno dei due ha idea a chi potrebbe appartenere. Un dubbio che viene subito risolto quando dalla macchina scende Dylan. Una fitta mi fa mancare il respiro per un breve attimo, il colpevole non è il piccolo esserino dentro di me che scalcia ma il mio cuore che per un momento ha cessato di battere. Mi volto verso Damian che aveva cambiato espressione e con sguardo corrucciato ferma la macchina a fianco a quella di Dylan che è fermo in attesa, bello come il sole e con in mano una busta regalo.
"Mi spiace, non volevo cogliervi così alla sprovvista ma... hai cambiato numero e non sono riuscito ad avvisarvi" Dice timido.
Non è nella sua indole essere così insicuro.
"Credo di dover ordinare a George di aumentare la sicurezza" pronuncia Damian mentre esce dalla macchina e comincia a tirare fuori i nuovi acquisti.
Dal tono di voce utilizzato non riesco a percepire se stesse scherzando oppure no, fatto sta che l'aria che ci circonda non è delle buone.
"Tranquillo non preoccuparti, in realtà lo immaginavamo che mi prima o poi questo momento sarebbe arrivato" dico con finta risolutezza.
Accenna un sorriso imbranato.
Ricambio quasi divertita e allo stesso tempo frastornata, non capisco proprio che gli prende.
"Oh, questo è per te" Allunga il braccio imbarazzato.
"Grazie, non ce ne era bisogno"
Apro il pacchetto e alla vista di quelle piccole scarpette, i miei occhi si riempiono di lacrime.
"Sono bellissime" pronuncio entusiasta voltandomi dalla parte opposta per nascondere come in realtà io mi stessi sentendo in quel momento.
Al tocco della sua mano sulla mia spalla il bambino da un piccolo calcio, d'istinto gli prendo la mano e la poso in quel punto. Dylan fa un passo avanti avvicinandosi con il suo petto alla mia schiena e lentamente comincia ad accarezzarmi il ventre.
Il bimbo comincia a scalciare provocando la risata di Dylan che subito mi fa sorridere.
"Chissà, forse ha capito chi sono" Dice con tono dolce.
"Nataly"
Mi sposto da Dylan e mi dirigo verso Damian.
"Dimmi" pronuncio disinvolta nonostante il momento di poco fa.
Damian mi guarda accigliato e con tono distaccato mi dice di voler montare la culla.
"Vorrei pensarci io" dice Dylan raggiungendoci.
Damian mi guarda e sembra essere ancora più arrabbiato.
Io alzo le spalle, d'altronde è il padre del bambino ed è giusto che se ne occupi anche lui.
Senza dire alcuna parola ci da le spalle e con passo veloce si allontana ed entra in casa.
Non so che dire, non so come comportarmi, è una situazione strana e qualsiasi cosa io possa dire o fare probabilmente è sbagliata.
"Aspetta qui" gli ordino, posandogli una mano sulla spalla per poi camminare a passo veloce dietro Damian.
"Posso sapere che ti prende? "
"Non sono stupido" Dice guardandomi con rabbia e gesticolando prima di posare le mani sui fianchi e successivamente alzare la testa sul soffitto fino a quando fa un lungo sospiro. Dopo essersi calmato ritorna a darmi attenzione posando i suoi occhi su di me destabilizzandomi un po'.
Mi avvicino a lui, poso il viso sul suo petto e lo abbraccio in vinta senza dire una parola.
Lui non ricambia, rimane immobile quasi infastidito del gesto poiché poco dopo mi scioglie le braccia ed esce di casa.
Per rabbia colpisco con la mano il bancone proprio mentre Dylan entra dalla porta di ingresso.
"Ma che fai?" Domanda preoccupato avvicinandosi velocemente e prendendomi la mano che stava iniziando ad arrossarsi.
"Forse è meglio che tu te ne vada" dico nervosa.
Mi guarda corrucciando le sopracciglia e scrutandomi per tentare di capire il perché lo stessi mandando via.
"Non hai sentito?" Domando irritata aumentando il tono della voce.
"Non c'è bisogno che tu faccia così adesso" risponde infastidendosi a sua volta.
"Dylan, va, via" pronuncio scandendo parola per parola.
Sono nervosa e intenta a picchiarlo se continua a non muovere quei piedi e andarsene da qui.
Non esita un secondo di più ma prima di lasciarmi sola, mi ordina di lasciargli il numero di telefono e di chiamarlo per qualsiasi cosa.
Credo di non aver mai conosciuto persone più lunatiche di Dylan e Damian ma sopratutto una persona più incasinata e confusa di me. Ho bisogno di una vacanza.
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