Capitolo 9 L'amore
Il Falco era tornato a casa sua, nel suo nido. Nel suo appartamento c'era sempre un disordine pazzesco, non come a casa della signorina perfezione. Era tutto così ben sistemato che si era sentito in dovere di mettere pure a posto, quando era andato via. Però la modellina aveva incredibilmente soprasseduto a qualsiasi lamentela sulle sigarette, anzi l'aveva fatto fumare a letto, e pure mentre era dentro di lei...ed era stata magnifica, nel sesso, spettacolare...bella e lussuriosa...gli mancava il respiro solo a pensarla! Non era riuscito a rimanere a dormire; non aveva mai passato la notte con nessuna, per la verità e non se l'era sentita. Chissà se si era offesa: conoscendola, era assai probabile.
Si sentiva smanioso e non trovava pace a fare nulla. La testa andava sempre ad Erin, continuamente.
Attese ma i minuti scorrevano solo sul suo orologio da polso. Prese una decisione, senza rendersene conto...un'altra scelta di quelle che cambiavano una vita intera. Volò verso la sua auto e poi in direzione dell'appartamento della Murphy, arrivando lì ipnotizzato. Salì a piedi, facendo le scale a perdifiato, sotto gli occhi del portiere che lo aveva già salutato la sera precedente.
Suonò il campanello, chiedendosi se fosse in casa. In fondo era sabato pomeriggio e la modellina pareva avere una vivace vita sociale, normale quantomeno, in confronto alla sua.
Lei aprì la porta quasi subito, un libro fra le mani.
Non era possibile, ancora Barton, con degli occhiali da miope al posto delle lenti a contatto che portava d'abitudine, incredibile! Era agitato e titubante, tanto per cambiare. Erin si meravigliò fosse tornato.
'Ciao...Che combini?' chiese, timidamente.
'Leggo' fu più dura della pietra.
'Ti va di fare qualcosa insieme?'.
'Cosa?' non ci voleva molto a intuirlo! Che razza di sfacciato!
'Lo sai cosa...' rosso sangue sulle guance e senza vergogna nella voce, si propose
'L'ho già sentita questa da te! Direi che abbiamo già dato, o no? Lasciami in pace. Sei andato via come un ladro, senza mezza parola, e ti ripresenti qui come niente fosse, per continuare a fare quello a cui ci siamo dedicati tutta la notte. Pensi che sia la tua puttana, fammi capire?' sembrò piuttosto scocciata e non gliele mandò a dire. Il Falco andava ripagato con la sua stessa moneta, l'unica che comprendesse: modi diretti e poco garbati.
Lui sbiancò 'No, non intendevo questo'. Era sincero. Lo sapeva che era meglio non tornare... Aveva il viso da cane bastonato e gli occhi bassi. 'Voglio solo stare con te, Erin, per favore, fammi rimanere, non ti darò fastidio. Non ci so fare per niente in queste cose, mi dispiace' le rispose, mesto.
'E' evidente. Accomodati, mentre finisco di leggere il romanzo...' quell'uomo le avrebbe fatto perdere la bussola, cedette immediatamente.
Clint si mise a sedere sul divano più piccolo del soggiorno, senza nemmeno togliersi la giacca, mentre Erin riprendeva posto sul grande, per terminare la sua lettura. Almeno lo aveva fatto entrare, rifletté. La fissava, era un amore, perfino con la tuta da ginnastica blu dello S.H.I.E.L.D. ; la guardò tutto il tempo, senza smettere un attimo di desiderarla, ricordando, inquieto, i dettagli della notte appena trascorsa, tutto quello che avevano fatto a letto. Gli girava la testa, come dopo una sbornia colossale, era intossicato da Erin Murphy.
La ragazza finì di leggere, in una mezz'ora e si alzò, per riporre il volume nella libreria. Quell'arco di tempo era stato necessario per calmarsi, anche per lei.
'Allora, chiacchierone?' interloquì Barton, sedendoglisi accanto sul suo stesso divano 'che vorresti fare?'.
'Non lo so...pensavo di...volevo...' non riusciva a biascicare una frase di senso compiuto, la lingua era attaccata al palato.
Lei si stava stufando 'A parte il sesso, intendo'. Forse era meglio mettere in chiaro le cose. 'Clint, sono stata bene stanotte, veramente, sono sincera e non montarti la testa, ma è stato il miglior sesso della mia vita; però i tuoi modi non mi piacciono. Forse sei abituato ad un altro tipo di frequentazione. Va bene il sesso fantastico, ma lo squallore non fa per me. Non voglio fidanzarmi con te, non è questo, ma non lasci margine a nessun tipo di conoscenza o di intimità: con un amico sarei stata più in sintonia, lo avrei sentito più vicino...' disse, sincera, ciò che aveva provato veramente, l'emozione dei loro corpi uniti e insieme la distanza che lui aveva creato fra loro come esseri umani.
Fu punto sul vivo, tristemente 'Non so cosa sia l'intimità a cui ti riferisci e non ho amici, tranne Steve e Nat'.
'Non è un problema mio, però. Dimmi cosa cerchi da me!'.
L'arciere non rispondeva, scrutava il tappeto persiano, in difficoltà.
'Dimmi quello che ti passa per la mente, in caso contrario non ne usciremo mai...parlami!' insistette, prendendo delicatamente il suo mento fra le dita e costringendolo ad alzare il viso per farsi guardare mentre rispondeva.
'Non riuscivo a stare senza di te e sono arrivato qui, quasi senza pensarci...so solo che non voglio smettere di vederti, non so in che termini, ma è tutto qui...' più schietto di così non riuscì a essere...
'Nemmeno io voglio smettere di vederti. Per favore, prova ad essere più tranquillo e meno rigido possibile. Andiamo a cena fuori? Mi è venuto appetito da lupi' domandò, con estrema voluttà e gentilezza.
Il Falco annuì, controvoglia. Avrebbe accettato ogni proposta per rimanere con lei, anche non entusiasmante.
Il ristorante prescelto era proprio sotto casa di Erin; lei gli aveva raccontato di essere una cliente abituale e un disastro in cucina.
Si era infilata le scarpe da tennis ed erano scesi in strada.
L'Avenger non aveva fame per niente, si sentiva molto nervoso; non era abituato a cenare con una donna, il suo massimo era la compagnia dei colleghi.
Lei l'aveva intuito subito, non appena avevano messo piede nel locale perché non faceva che muovere le gambe sotto il tavolo, in un movimento molleggiato continuo e fastidioso.
Gli poggiò una mano sulla coscia, percependo la tensione pure nella muscolatura, sotto il tessuto dei jeans neri e lo accarezzò lungamente 'Non essere agitato, dobbiamo solo mangiare. Dimmi cosa vuoi ordinare...' aveva provato ad essere più dolce e delicata possibile.
Clint la fissava, attraverso le sue spesse lenti, silenzioso. Era stata così gentile, non era avvezzo a quei modi.
'Sei strano con gli occhiali' provò a distrarlo.
'Come strano? Brutto, intendi?' chiese lui, subito offeso.
'Più brutto di così, non è possibile!' sghignazzò, divertita.
Rise anche il Falco 'Hai ragione...che mi consigli?' le domandò, spulciando il menù.
'Qui la carne è buonissima, io prendo sempre la bistecca' Erin era carnivora, di natura.
'Vada per la bistecca, allora' l'arciere pareva leggermente più a suo agio.
L'agente Murphy pensò di chiacchierare di qualche argomento che potesse farlo aprire, solleticando la sua autostima. 'Raccontami come hai imparato a tirare con l'arco, la tua mira è infallibile!'.
Non poteva sapere che con Clint era tutto un campo minato di dolore. Il suo volto cambiò completamente espressione. La muro se ne accorse e minimizzò 'Non sono affari miei, Barton, scusa, pensavo potesse farti piacere parlarmene; è come per i tuffi in piscina quel giorno. Sei così bravo, quando tiri con l'arco, che non riesco a smettere di guardarti, lo sai, non vorrei smettere mai...' amava osservarlo tirare.
Il Falco fissava nel vuoto, raggelato. Si chiese se fosse venuto il momento di dirglielo: non seppe mai perché ma si buttò.
'Mio padre era un alcolizzato, un fallito, sfogava la sua rabbia su mia madre, me e mio fratello. Ci picchiava, selvaggiamente...' deglutì, guardando Erin, che si era ammutolita 'Una sera si è messo al volante, più sbronzo del solito, ha avuto un incidente ed è morto sul colpo: purtroppo c'era anche mia madre in auto con lui, l'ha uccisa' continuò il suo terribile racconto 'Avevo solo sei anni. Io e mio fratello minore Barney siamo stati dati in adozione a famiglie affidatarie, erano una peggio dell'altra, per non parlare delle case-famiglia, uno schifo. Ti risparmio i dettagli, di quelli proprio non voglio parlare; sette anni dopo siamo fuggiti dall'ultima famiglia e ci siamo uniti al Circo Tiboldt dove sono stato addestrato a diventare un arciere. Ho imparato molte attività, anche il trapezio, come hai visto con i tuffi.
La persona che mi ha addestrato, ho scoperto poi, era dedito a diverse attività criminali. Ho provato ad avvertire le autorità, ma mi ha picchiato a sangue. Sono scappato dal circo, mi piaceva molto lavorare lì, ne ero diventato l'attrazione principale, ma era chiaro che non potevo continuare. Anche mio fratello è scappato, ma non è voluto rimanere insieme a me e non è stato così fortunato da avere la possibilità di cambiare vita. Purtroppo è morto qualche anno dopo. Dai tempi del circo non ci eravamo nemmeno più rincontrati, è il mio rammarico più grande'.
Erin gli strinse forte la mano, per confortarlo.
Lui abbozzò un sorriso forzato e terminò 'Comunque sia, le cicatrici che mi hai visto addosso sono i segni di quegli anni terribili. Ho notato che mi fissavi, quando siamo stati in piscina'.
'Scusami, non volevo metterti in imbarazzo, ma ero incuriosita, e pure dispiaciuta. Perché me lo hai voluto raccontare?'. Erano sempre mano nella mano. La donna non gliel'aveva lasciata nemmeno per un attimo ed il Falco, per una volta, non si era scansato.
'Ecco, così ti regolerai per il futuro. Sapere qualcosa in più su di me potrà farti capire perché sono rozzo, cafone e maleducato. Sono strano e scostante, anzi borderline, come pensa Tony. Non ho mai sentito per qualcuna quello che sento per te, però non sono abituato, non so come comportarmi. Ho avuto solo storie fugaci, eufemisticamente. Mi hai accusato di non volerti conoscere, quando abbiamo litigato, invece desidero sapere tutto di te, modellina' era molto tenero, mentre glielo mormorava 'Hai aggiunto pure che sono brutto e che non saresti mai venuta a letto con me. Mi hai distrutto, con quelle frasi perche io ti volevo già come un pazzo, dalla prima volta che ti ho visto. Per questo ho avuto quello scatto, in aereo'. Fu una concessione del tipo che si faceva a un prete in un confessionale. Mise tutto sul piatto, l'intera posta della sua esistenza schifosamente brutta.
'Abbiamo detto entrambi il contrario di ciò che pensavamo, era una forma di difesa. Tendi sempre a proteggerti, a chiuderti in te stesso: eri irrigidito anche a letto, quasi paralizzato, in alcuni momenti, mentre eravamo insieme. Non vuoi condividere un certo tipo di contatto o approccio, niente baci e abbracci, nemmeno facendo l'amore' sostenne lei.
'Santiddio, Erin, pensavo che ti fosse piaciuto...' la squadrò, turbato.
'Lo sai bene che mi è piaciuto, e tanto. Sei bravo, ci sai fare, ma è solo sesso, anche se davvero fantastico. Hai messo un muro, lo dimostra il fatto che non sia rimasto a dormire. Come pensi di conoscermi, se non vuoi neanche passare la notte con me? Non vuoi che gli altri ti si avvicinino e ti vedano per come sei, nemmeno io!'.
Lui sospirò, la Murphy ci aveva preso e in pieno 'Ho imparato a non fidarmi perché solo le persone a cui vuoi bene ti feriscono. Per cui niente legami affettivi, con nessuno e quelle stupide smancerie romantiche non mi interessano!'.
'Clint, non sono stata mai con un uomo che non mi abbia baciato, abbracciato o coccolato ed è stato surreale, per me, stanotte, non poterti baciare e abbracciare. E desideravo immensamente farlo, credimi. E anche tu, l'ho sentito chiaramente quando eravamo insieme. Avevi timore di lasciarti andare, ma, in realtà, lo avresti voluto. Non tutti debbono per forza ferirti, e le smancerie, come le chiami tu, potrebbero piacerti, invece...' suggerì.
'Non credo proprio, ti sbagli di grosso, modellina!'. Rifletté, tuttavia, sulle sue parole mentre le rispondeva, in maniera sgarbata.
La difficile conversazione fu interrotta dall'arrivo del cameriere con le pietanze ordinate.
'Mangiamo adesso, sennò si raffredda...' gli fece l'occhiolino ed iniziò, staccando la mano dalla sua.
Il Falco sospirò; la carne era davvero buona, come gli aveva preannunciato, ma si sentiva un pesce fuor d'acqua, a quel tavolo, con quella donna così fine ed elegante, intelligente e bellissima, terrorizzato di aver percepito che lei...lo volesse! Lo volesse anche comprendere!
Erin provò a farlo aprire, nel modo più semplice 'Raccontami come sei entrato negli Avengers, dei tuoi due amici, della tua musica, insomma, qualcosa della tua vita, quello che vuoi...'.
Clint cominciò e non si fermò più, la lingua sciolta, finalmente. Si perse nei ricordi e nelle chiacchiere, fino alla fine della cena. Adorava parlare con la modellina. Con Erin era sempre tutto molto facile, in maniera inspiegabile!
Dopo il dessert, un tiramisù degno del suo nome, il Falco pagò il conto, domandandosi se e come sarebbe proseguita la serata, riproponendosi di non forzare la mano della modellina, nonostante la folle attrazione che gli provocava. Intanto che si incamminavano, cercò il pacchetto di bionde.
Mentre uscivano dal locale, lei lo vide prendere proprio le sigarette.
'Non fumare, per piacere, il mio portone è qui... siamo già arrivati' lo ammonì, indicandolo.
'Perché non dovrei? Non voglio imposizioni'.
'In cambio ti darò un premio...più di uno, se collabori...' fu maliziosa, troppo.
Il Falco rimise in tasca il pacchetto, per capire dove volesse arrivare. Tornarono verso l'appartamento e presero l'ascensore.
Mentre salivano, la Murphy gli si avvicinò; si fermò a pochi centimetri da lui e gli carezzò il volto.
L'arciere si era subito irrigidito. La guardava perplesso, attraverso gli occhiali da vista.
'Devo confidarti una cosa: non è vero che sei brutto, sei tanto carino, per me, tanto tanto' fu dolcissima. Lo baciò delicatamente, sulle labbra, sfiorandolo con le proprie in un battito d'ali. Lo sentì sussultare e smise, ritraendosi.
'Com'è stato? Spaventoso?' gli domandò, con un sorriso splendente.
'No' rise, turbato. Era stato fantastico, in realtà, ma non lo avrebbe ammesso mai. Gli aveva anche detto che lo trovava attraente, in un mondo così garbato...era la prima volta!
'Vuoi riprovare?' era certa della risposta, giocò un po' per rendere tutto spontaneo e naturale.
'Va bene...'.
Lo baciò, di nuovo, con la stessa pacatezza, ma con la bocca leggermente più aperta. Clint sentì la lingua di Erin che toccava la sua e schiuse le labbra, sospirando. La ragazza si allontanò.
'Ti piace?' lo aveva guardato, languida.
'Sì...Ancora, per piacere! Ancora uno, modellina...' la pregò. Era stato molto meglio del precedente, e non poteva farne a meno, senza era un uomo morto.
Lei ubbidì, sorridendo ancora: lo baciò con le labbra completamente aperte, stavolta, insinuando del tutto la lingua dentro la sua bocca, solo per qualche secondo. Un vago retrogusto di tiramisù la colpì
Il Falco gemette. La bocca della collega era il paradiso sulla Terra.
Si sentiva confuso, colpito nel cuore. La piacevolezza di quel contatto gli era nuova. E gli aveva scatenato un turbinio di pensieri. Non ultimi quelli carnali.
La donna, intuendone le intenzioni, si sottrasse alla vicinanza fisica, complice l'apertura delle porte dell'ascensore.
Quando entrarono in casa, Barton si trovò in difficoltà. Non sapeva cosa fare: ci pensò Erin a rompere il ghiaccio.
'Ti aspetto a letto?' gli domandò, sorridendo. Lui annuì, fomentato. 'Per favore, quando vai in bagno, chiudi la porta' lo rimproverò, simpatica.
Arrossì, in imbarazzo 'Non ci ho nemmeno pensato, sono abituato a stare sempre da solo, scusami'.
'E' tutto a posto! Però, adesso che lo sai, chiudila'.
Così fece. Quando uscì dalla toilette la trovò, nel lettone, in attesa, nuda sotto il lenzuolo, bellissima, più di sempre. 'Muoviti, Barton, sei una lumaca!' lo esortò.
L'arciere non se lo fece ripetere e le si infilò accanto, pure lui completamente nudo. Era già di marmo, pronto per la sua donna.
'Stanotte niente sesso, solo baci' fu molto assertiva.
'Cosaaaa? Sei matta...non se ne parla...' protestò, immediatamente.
'Proviamo, sforzati...'gli tolse gli occhiali e li appoggiò sul comodino, lo raggiunse e lo leccò sulle labbra, con la punta della lingua.
Clint si fece baciare sulla bocca, e si ritrovò, senza indugio, a stringerla a sé.
Le carezzò i capelli ed il viso e poi la baciò lui. Profondamente, appassionatamente. Non le si era potuto sottrarre, non voleva. In fondo al cuore, lo aveva sempre desiderato ed anche sempre saputo che sarebbe, inevitabilmente, accaduto.Era un incrocio di lingue, di denti, di umori...e di anime!
Pensò che Erin fosse molto più brava e fantasiosa, baciare una donna gli era sempre interessato poco. Lei, invece, cambiava sempre il ritmo ed il tipo di bacio. Ricevette tanti baci voluttuosi sul contorno delle labbra, poi la lingua ad esplorare l'interno della sua bocca, gliela passava su tutti i denti e ricominciava, all'infinito, ancora e ancora, in un puzzle di piacere, in un'agonia amorosa.
Si ritrovò molto più eccitato di quando avevano iniziato. 'Non resisto, Erin, ti scongiuro, mi stai facendo ammattire, con tutti questi baci...'.
La ragazza gli si strusciò, bagnata del proprio piacere. 'Nemmeno io. Ci abbiamo provato, almeno...'. Mentre continuava a baciarlo, lo fece entrare dentro di sé, con un movimento diventato automatico.
'Lasciati andare, stavolta, Clint, non ti farò mai del male, devi credermi, voglio solo amarti, non avere paura di me...' lo esortò, dolcemente, passandogli una mano fra i capelli castani e l'altra sulle cicatrici della schiena, in un gesto affettuoso che valeva più di mille parole.
Il Falco smise di concentrarsi sulla propria performance e fece solo l'amore, sereno e sorridente, per la prima volta nella sua vita, affondando il viso negli adorati capelli di lei e la bocca nelle labbra rosate che lo eccitavano così tanto.
Sentiva le braccia di lei che lo stringevano, le mani di lei che gli carezzavano le spalle e la schiena, i glutei. Vedeva gli occhi marroni che lo fissavano, languidamente. I capelli profumati e lunghissimi si avvolgevano sui loro volti e lo solleticavano. Nessuna lo aveva preso in quel modo. E soprattutto non aveva, in nessuna circostanza, desiderato così tanto qualcosa o qualcuno.
Non avrebbe scordato lo sguardo di Erin mentre esplodevano di passione, insieme. Mai...fu l'emozione più forte che avesse provato.
Dovette accendersi una sigaretta per provare a placare quello che sentiva, non appena finito per frenare l'adrenalina che aveva in corpo, con il cuore che batteva all'impazzata.
Lei, immediatamente, lo baciò sulla bocca, senza esitare. Era presa, nello stesso modo.
'Lascia stare...' sapeva che odiasse il fumo.
'Adoro baciarti, Barton, non sarà una sigaretta a fermarmi' insinuò la lingua in lui, con voluttà.
Si trovò a contraccambiarla, di nuovo...com'era bello...com'era bella...La Murphy lo sbaciucchiò per tutto il tempo, fin quando non buttò la cicca, instancabile e per nulla schifata.
'Sei sopravvissuto alle smancerie?' gli chiese, appoggiando la testa alla sua spalla.
'Sì, mi sono piaciute tanto, tu mi piaci tanto, modellina mia...solo mia...' mormorò, trepidante, mentre continuava coi baci, senza sosta, con la bocca che non riusciva più a staccarsi dalla sua; le si strinse il cuore, per la tenerezza delle sue reazioni.
'Dormiamo adesso, sono un po' stanca' era esausta, gli si accoccolò meglio vicino e gli dette un ultimo bacio, lungo ed appassionato. Mentre si stava per assopire, propose 'Domani è il compleanno di una mia cara amica, ed organizza una festa per l'ora di pranzo. Verresti con me? Non voglio starti lontana!'.
Annuì, poco convinto. Sentì che lei si abbandonava al sonno; aveva un peso sullo stomaco, era tutto totalmente ingestibile. Provava insieme una felicità sconosciuta ed un disagio immenso. Doveva andare via, più lontano possibile da quel problema, che non voleva affrontare, che per anni non aveva affrontato con sé stesso.
Quando capì che era profondamente addormentata, si rivestì in fretta e furia e lasciò l'appartamento, come un verme strisciante nell'oscurità della sua anima nera.
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