Capitolo 8 Barton, sesso fantastico!
Il capitolo contiene scene di sesso esplicite.
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Erin era rientrata nel suo appartamento, insofferente da morire. Per colpa di Barton, c'era andato di mezzo il povero Thor; era così felice del suo invito, glielo aveva letto negli occhi che gli si erano illuminati...invece, anche quella sera, terminata la lunga e pesante missione che avevano svolto, sarebbe dovuto restare alla base, da solo.
Dopo l'abbraccio in aereo, il Falco si era immusonito più del solito e non le aveva rivolto nemmeno una sillaba. Rifletté che le sembrava emotivamente instabile e, con buona probabilità, geloso dell'asgardiano. Che razza di comportamento! Probabilmente Tony aveva ragione...le sue parole l'avevano colpita e non riusciva a smettere di ripensarci.
Si fece la doccia, si mise il pigiama e cenò con latte e cereali, visto le era passato pure l'appetito, per quanto era infastidita. Mentre sistemava le stoviglie sporche in cucina, sentì suonare il campanello della porta. Si asciugò le mani nello strofinaccio ed andò ad aprire, non prima di aver guardato dallo spioncino chi fosse. Maledizione!
Non lo salutò nemmeno 'Cosa vuoi, Barton?' gli chiese, seccamente.
Lui la fissava. 'Lo sai cosa voglio...' l'aveva guardata fissa negli occhi, senza remore o vergogna.
Sì. Erin lo sapeva, da sempre, quello che lui desiderava... 'Vuoi quello che vogliono da me tutti gli uomini: pensavi di essere diverso ed invece sei pure peggio, visto ciò che hai combinato da quando ci siamo incontrati e come mi hai trattato...'.
'E' così...Ho provato a respingerti ma quello che provo per te è troppo forte, adesso non ci riesco più. Ho mentito pure a me stesso, in questi mesi...se non senti la stessa attrazione, non importa, dimmelo...andrò via e faremo finta che non sia mai venuto qui... E ti lascerò in pace, Erin, pure al lavoro, te lo prometto'. Lasciata la base si era fermato sotto l'appartamento della Murphy, come fosse l'unica possibilità di continuare a respirare. Si era fatto un esame di coscienza. La voleva. Punto.
Era stato maledettamente sincero ma era certo che lo contraccambiasse, che ne fosse attratta...e l'aveva sfidata...come sempre.
Lei sentì un brivido alla spina dorsale, una tensione incredibile che stava per esploderle dentro, dopo tutto il nervosismo ed i battibecchi dei giorni precedenti; spalancò la porta e lo fece entrare, senza rispondergli.
Barton - attraversando il salone dell'elegante bilocale arredato con mobili di design - si tolse il giubbotto di pelle, buttandolo su uno dei divani e, senza una parola, si diresse verso la camera da letto, intravista dal corridoio, come fosse a casa sua; chiuse le tende nella stanza - ugualmente uscita da una rivista di architettura- ed iniziò a spogliarsi, poggiando, man mano, i propri indumenti ai piedi del letto.
Erin lo aveva seguito, silenziosa.
Clint si liberò dei boxer e si voltò, irriverente e spudorato come al solito, a mostrarle la sua durezza. La guardava, intensamente, dopo essersi denudato, nel suo pigiama di seta color panna, ai suoi occhi tanto sensuale, per farle capire che era già pronto. Lei era immobile, e si sentiva, nel contempo, eccitatissima.
Le si avvicinò e la fissò, squadrandola da capo a piedi, senza toccarla né baciarla 'Spogliati per me, io l'ho fatto...'.
'Spogliami tu, Barton...' lo provocò, languida.
Il Falco non se lo fece ripetere, iniziando a slacciarle i bottoni della giacca, in fretta. Qualcuno saltò via, lo stacco' per l'irruenza del gesto.
Quando fu del tutto aperta, le accarezzò i seni, sfiorandoli con leggerezza, nella parte esterna e tondeggiante. Erano sodi e perfetti.
La Murphy sospirò al suo tocco. L'uomo giocherellava con le dita della mano, compiendo dei ghirigori sulla sua pelle, intorno ai capezzolini, che era drizzati come punte di spillo ed erano diventati particolarmente sensibili. Dopo qualche istante, le tolse la giacca, che cadde a terra, con un soffio di confessione 'Sei tanto bella, modellina!'. La strinse a sé ed abbassò leggermente il volto, per passarle la lingua, con foga, sulle mammelline gonfie di desiderio.
La ragazza gli premette la testa sul proprio petto, in un'evidente richiesta di continuare quel gioco erotico e lui intensificò i movimenti con la bocca, stavolta ciucciando con veemenza i boccioli eretti, rigidissimi, a cui pensava non sarebbe mai arrivato. La pelle era liscia, tenera, nivea, le puntine color vermiglio intenso, irrorate dal sangue e dalla brama.
Era la tortura più piacevole e lasciva che Erin avesse provato, le labbra piene del Falco la deliziavano, voraci. Sentì un languore al basso ventre e un'umidità in mezzo alle cosce... aveva già bagnato i pantaloni del pigiama, sotto cui non portava la biancheria. Sussultò, compiendo un passo indietro, leggermente in imbarazzo. Lui, che se ne era già accorto, la prese per i fianchi, per fermarla. Si chinò in ginocchio per sfilarle i pantaloni, rimirando il colare dei suoi umori candidi e profumati e la sua nudità completa. Era splendida, da mozzare il fiato. Gesù, quanto la voleva! pensò.
La indirizzò verso il letto, dove la fece distendere, sulla coperta primaverile, mentre era ancora in piedi davanti a lei, indeciso sul da farsi. Era bloccato, in preda ad una forte emozione che non riusciva a governare. Ingovernabile!
Erin, però, non voleva aspettare e disgiunse leggermente le gambe, fissandolo in viso, in una chiara esortazione, che esplicitò, tendendogli la mano, e chiamandolo, accorata 'Barton, mettiti vicino a me, sono solo tua, adesso'. Aveva deposto ogni arma che possedeva per lasciare il posto al proprio sentire, al bisogno fisico che aveva di lui.
Clint si rasserenò ed ubbidì. Dopo essersi posizionato al suo fianco, le sfiorò subito la pelle morbida e delicata dell'interno delle cosce tornite; salì verso il suo triangolino, ricoperto da una fitta e meravigliosa peluria castana chiara, giocando con i polpastrelli, per arrivare, dopo, con le dita, nella fessura umida dell'intimità femminile. Iniziò a muoverle ritmicamente ed in profondità, possessivo. 'Quanto sei bella, anche qui, modellina mia...' sussurrò, esaltato, percependone l'eccitazione, capendo che fosse coinvolta al suo stesso livello. 'Tu sei fatta per me. In missione, siamo stati perfetti insieme. Scusami se ti faccio male, ho le mani piene di calli, lo sai' si vergogno', per la prima volta in vita sua, del segno tangibile dell'arco e delle frecce, che era sempre stato un punto d'orgoglio.
Erin fu più sensata di lui.
'Adoro le tue mani!' gli prese quella libera e se la portò alla bocca, per succhiargli le dita, in particolar modo proprio sulle callosità che percepiva. L'uomo rimase stregato dal suo gesto e dalla sua dolcezza. Continuava a tormentarla, nella sua orchidea preziosa, mentre lei aveva iniziato a gemere, turbata come mai, un incendio in mezzo alle gambe. Voleva toccarlo, contraccambiarlo:
gli poggiò le mani sul torace ed iniziò a sfiorarlo languidamente, prima sul petto e poi con lentezza, verso l'inguine, percorrendo la linea disegnata dei peli biondi. Con la mano sinistra, lambì le sue parti più tenere e sensibili, in un movimento delicato.
Clint mugolò, guardandola negli occhi, mentre erano uno accanto all'altra. Sentì tintinnare il braccialetto con la freccia, deliziato da quel rumore, nel momento in cui iniziò a stimolarlo a sua volta, più decisa e provocante, anche con l'altra mano. Emise un lamento di piacere, quasi animalesco.
'Barton, grugnisci come i maiali...' ironica, scherzò, a bassa voce.
'Cretina...e non chiamarmi Barton...'. Oddio, era indisponente anche fra le lenzuola, la modellina! Non sarebbe uscito vivo, dal suo letto!
'Ti chiamo come mi pare, Barton...' lo incalzò, provocandolo, voleva l'ultima parola.
'Smettila!' l'uomo, inquieto, aumentò l'intensità delle spinte della propria mano, per zittirla.
Lei nemmeno ebbe la forza di rispondergli, infatti, troppo stordita dal piacere del suo tocco impetuoso.
'Accidenti, ho scordato i profilattici nel giubbotto, vado a prenderli' urtato e razionale si stacco' da lei. Era venuto preparato, fermandosi in farmacia, per le relative precauzioni.
'Resta qui con me, uso la pillola e sono sana' lo aveva trattenuto, proponendogli un rapporto davvero completo.
'Sono sano come un pesce, credimi, non l'ho mai fatto senza calzino...' Occhio di Falco si vantò, gradasso. Certo, da single incallito, si era dovuto proteggere.
'Sarà la fine del mondo' la Murphy lo disse, lussuriosa mentre lo traeva a sé, prendendolo per il braccio, per farlo posizionare su di lei.
Clint era perplesso, gli sembrava un contatto troppo intimo, non era abituata: la modellina era tanto bella ed invitante, e non voleva rinunciarci. Esitò, ancora una volta...
Erin, allora, lo cinse di più a sé...quando furono viso a viso, gli percorse con l'indice il contorno delle labbra, delicatamente. Aveva schiuso un pochino le proprie, la bocca lucida di saliva.
Barton poteva vederle i denti e la punta della lingua. Era chiaro che volesse essere baciata...era così stuzzicante...lo desiderava e lo terrorizzava...no, no, non poteva, quello proprio no...era più forte di lui...dopo si sarebbe incasinato tutto, ancora di più!
La ragazza lo intuì, e soprassedette a qualsiasi intenzione di quel tipo poiché lo sentiva rigidissimo, teso, spaventato.
Lo carezzò sul volto e gli fece il suo sorriso più irresistibile.' Andrà tutto bene' affettuosa, gli si accostò col bacino, strusciandosi, sensualmente.
Il Falco contraccambiò quel contatto, mentre gli sussurrava le parole che voleva ascoltare da sempre 'Ti voglio, Clint, ti voglio così tanto...ti voglio...ti prego...non farmi aspettare...' era anche la prima volta che lo chiamava per nome. Finalmente, rifletté. Aveva atteso tanto ma ne era valsa la pena!
Gli sembrò naturale ed inevitabile penetrarla, senza protezione, senza alcuna barriera. Fu la sensazione più intensa ed erotica che avesse provato con una donna; era calda, morbida, umida, pulsante, straordinariamente stretta, in una goduria per i sensi. Iniziò a spingere, smanioso, con tutta la forza che aveva. Erano un solo corpo, sempre occhi negli occhi.
Grugnì, di nuovo...
'E tu mi vuoi, Clint? Dimmelo! Dimmelo!' lo esortò, con voce seducente, presissima da lui.
'Sì, sì, di più...non sai quanto...è il paradiso stare dentro di te...sei solo mia, solo mia...oddio, modellina, perché abbiamo aspettato tanto?' le rispose.
'Perché passavi sempre il tempo a litigare...' non riuscì quasi a terminare la frase, per quanto era coinvolta e dovette aggrapparsi alle sue spalle, nella foga del momento, mentre lo stringeva anche con le gambe. Barton, con la mano sinistra, le aveva tenuto fermo il viso, per guardarla ancora meglio, affondando poi volto nel prato dei lunghi capelli, stesi sul cuscino.
Dopo qualche attimo di quella danza violenza, percepì le sue contrazioni, proporzionali ai voluttuosi lamenti che emetteva, e si lasciò andare, insieme a lei.
Mentre veniva, la ragazza lo udì ripetere il suo nome, a voce altissima, e più volte...'Erin, Erin, Erin...sei solo mia!'.
Si separarono subito, ansimanti, ognuno dalla sua parte del letto; il Falco la rimirava, in silenzio.
Turbato all'inverosimile, si alzò, di scatto, per dirigersi verso il bagno, annesso alla camera. Entrò, lasciando la porta aperta; si avvertivano con chiarezza i suoi movimenti. Aveva fatto pipì e tirato lo scarico dell'acqua e poi, dopo aver aperto i pensili per cercare qualcosa, probabilmente un asciugamano, era andato sotto la doccia. Lei lo aveva udito lavarsi, era maleducato, come al solito. Si chiese cosa potesse dirgli quando fosse rientrato in stanza: aveva la mente vuota, continuava solo a percepire, fra le gambe, l'eccitazione di un orgasmo sfrenato.
***
L'arciere tornò in camera, con l'asciugamano a cingere i fianchi, in silenzio; nel contempo Erin pure si diresse verso la toilette, impassibile.
Chiuse la porta e si lavò. Riuscì dopo qualche minuto, completamente nuda; non aveva pensato a coprirsi, tanto Barton non aveva altro da vedere del suo corpo, lo aveva rimirato a sufficienza, per i suoi gusti. Lei sì, invece, poiché si era steso sul letto, anch'egli nudo, le lenzuola giù fino ai piedi e fumava! Senza permesso!
Aveva pure recuperato un bicchiere dalla cucina, che stava usando come posacenere con gli occhi sempre fissi nei suoi, pensieroso, ombroso.
La ragazza aveva una gran sete e si diresse verso il frigo, ricordava fosse avanzato del succo d'arancia. Trovò la bottiglia vuota, sopra il lavandino. Clint l'aveva scolata, direttamente dal contenitore...di bene in meglio...prese dell'acqua minerale fresca e bevve quella.
Pensò quanto meno di redarguirlo, ma quando gli arrivò vicino, vide che l'attendeva, di nuovo pronto, in maniera evidente e sfacciata. Si era appena acceso un'altra sigaretta ed accompagnava lo scettro virile con le carezze della propria mano. 'Eriiiin...vieni qui da me, voglio farti impazzire...' la chiamò, eccitato, per invitarla a raggiungerlo. Il desiderio nell'aria era irrefrenabile, e anche lei si ritrovò a volerlo ancora. Immensamente. Immediatamente.
Salì sul letto e gli si mise sopra, facendolo entrare subito dentro di sé, a placare così la tensione che sentiva al bassoventre. Il Falco sospirò, con la sigaretta fra le labbra e portò ciascuna delle mani, ora libere, sui suoi seni, raccogliendoli come una coppa.
Biascicò qualcosa che l'agente Murphy non capì...con la cicca in bocca era incomprensibile.
'Parla bene' lo ammonì, dandogli uno schiaffetto sulla guancia, più provocatoria che mai.
Clint staccò le mani, prese il bicchiere dal comodino e ci spense dentro il mozzicone rimasto.
Ricominciò subito a toccarla, irruente...'Scusa...dicevo...che tette hai...sono magnifiche!' lo ripeté.
Ah, era questa la frase! 'Sei il solito idiota' gli fece un sorrisetto scemo.
'E' da quando ti ha visto in piscina, senza costume, che l'idiota vuole farlo così e non credo ti dispiacerai' le rispose per le rime e si mise seduto, sempre dentro di lei, con la testa fra i suoi seni...iniziò prima a succhiarle i capezzolini e poi a morderli, con più vigore, famelico ed aggressivo, in maniera selvaggia.
La ragazza cercò di muoversi, stimolata dai denti e dalla lingua sulla pelle, per cercare il proprio piacere; Clint ne colse il gesto, si stese di nuovo sul letto e le poggiò le mani sui fianchi, con fermezza.
'Stavolta più lentamente, prima sono stato frettoloso...ora voglio goderti tutta!' le disse, mentre l'aiutava a rallentare il ritmo dell'amplesso.
Erin assecondò la richiesta, poiché la cadenza data dal partner era molto più soddisfacente della propria...era l'attesa di un piacere da sospirare.
Il Falco la accarezzava, con entrambe le mani, su tutto il corpo, mentre la guardava, intensamente. Lei gli fissò la bocca sensuale, chiedendosi se l'avrebbe baciata, stavolta; poi sentì che si era fermato, per abbassare gli occhi in mezzo alle sue gambe, inebriato. Le scostò le carni dalla sua intimità...era meravigliosamente rosea, il bottoncino più grande ed in rilievo che avesse visto, bagnata del suo miele, pronta per l'amore, pronta per lui...non riusciva a smettere di ammirarla...aveva quasi paura di sfiorarla lì, con le mani tozze e ruvide...
'Sei la più bella fi** con cui sia stato, Erin' non si teneva più, sparò un complimento nel modo più sbagliato.
Santo Dio, che gergo pensò lei mentre lo fissava dall'alto 'Per favore, non parlarmi così, non sono una prostituta' lo rimproverò, aspramente 'Sei ammattito a usare certi termini? Come ti salta in mente, in questo preciso istante!'.
'Perdonami. No, no, ovvio, non volevo...sei stupenda, ecco, solo questo...non sono bravo con le parole' si scusò, imbarazzato. Aveva fatto una gaffe spaventosa e non sapeva come rimediare. Il piacere della propria mascolinità avvolta nelle carni arroventate di Erin lo aveva sconvolto.
La ragazza alzò gli occhi al cielo, sarcastica 'Clint Barton, sei rozzo e cafone pure a letto. E sei brutto, poi...da non credere! Come diamine ho fatto a venire a letto con te. Posso sempre smettere, però'.
'Non prendermi in giro, lo detesto. Da quando ti ho conosciuta, non sono riuscito a stare con nessuna, nemmeno ieri sera, con la rossa, perché non eri tu, modellina mia' le confessò, mugolando, mentre godeva della piacevolezza della loro unione. 'Penso a te ogni momento, di giorno e di notte e nella mia testa lo abbiamo fatto in tutti i modi possibili...'. Fece silenzio, per qualche istante, per prendere fiato; arrossì in viso ed indicò il pertugio che aveva di fronte, timoroso 'Erin, bellissima Erin, modellina. Posso toccarti qui? Mi piacerebbe tanto'.
Da nessuno sguardo era stata così sedotta; quell'uomo così fragile e spavaldo, timido e strafottente nello stesso tempo, la intrigava. Lo baciò su una guancia, con tenerezza, scendendo verso il suo volto. Lo vide raggelato e gli sorrise, per tranquillizzarlo, mentre si rialzava. Bramava che la toccasse, smaniava letteralmente. Gli prese l'indice della mano sinistra, lo mise in bocca, ne succhiò il polpastrello superiore e se lo portò in mezzo alle cosce. Lo appoggiò sulla propria ciliegina e gli mostrò il gesto che lei stessa, che era quella che conosceva meglio il proprio corpo, compiva per appagarsi.
Barton, rapito da quella visione, lo capì al volo e lo ripeté; doveva essere particolarmente inebriante, perché la vide, all'istante, in completa estasi, nel volto.
Aveva inarcato moltissimo la schiena, del tutto esposta agli sguardi di colui che la stava possedendo. Anche se le aveva chiesto di rallentare il proprio ritmo, da quando la stava toccando, non era stato più possibile...
'Clint, sei sempre bravissimo, anche in questo, più bravo di me. Non resisto, mi stai facendo venire...vieni di nuovo insieme a me, se puoi...mi è piaciuto troppo prima...Clint, ti prego, ti prego...' lo supplicò.
L'arciere aveva intuito che Erin fosse al limite, era chiaro, ed in quel momento, aveva assecondato, con grande soddisfazione, tutte le sue smanie, per concludere, contemporaneamente, un momento di infinita cupidigia. Rifletté che era elegante anche mentre godeva, gemeva come una gattina, mentre lui invece, non era riuscito a smettere di gridare il suo nome, ossessivo, nemmeno per un attimo.
La donna gli appoggiò, con la testa sulla spalla, aveva gli occhi marroni scurissimi per la grande eccitazione, le pupille dilatate, i capelli scompigliati, il volto arrossato, sul seno e sul petto i segni dei baci e dei morsi, il sesso sporco di lui respirava con fatica, sudata ed affannata. Era la rappresentazione della lussuria!
'Barton...Mi hai fatto impazzire, sul serio...E' stato stupendo!' gli confessò, con un sorriso.
Al Falco pure mancava il respiro. Provò a calmarsi, abbandonato nella visione della partner tanto a lungo desiderata. Non perse l'occasione per carezzarle i capelli, sparsi sul suo torace, cercando di non fissarla negli occhi, in quel momento di estrema vicinanza. Si sentiva vulnerabile, come se potesse leggergli dentro, così confuso e coinvolto da non riuscire nemmeno a pensare, a muoversi da quel letto e, soprattutto, a parlare.
Poi si sbloccò 'Anche per me' le rispose, con un filo di voce.
Erin, alla fine, si alzò, sgattaiolando al bagno 'Stavolta vado prima io'. Aveva capito che l'uomo, dopo il rapporto, era più introverso del solito e neanche lei, in quel momento, era in vena di chiacchiere.
Clint rimase calmo, solo in apparenza, in attesa del suo turno. Si ripetettero gli stessi movimenti precedenti. Doccia compresa, porta aperta compresa.
Quando tornò in stanza, la trovò a letto, su un fianco, il corpo seducente coperto dal lenzuolo, fino all'altezza della vita. Le si distese accanto, muto.
Lo osservava, serena 'Stai bene?' gli chiese, carezzandogli il torace e poi la spalla, fino al tatuaggio. Lo sentì irrigidirsi, di nuovo. Le pareva che non riuscisse neanche a guardarla, per la tensione: era un bagno di sudore, nonostante la doccia.
Il Falco annuì, a disagio...un profondo disagio, a quello che Erin poteva vedere.
'Prova a rilassarti un po', adesso...è stato così bello, così soddisfacente' gli mormorò, sfiorandogli il volto con la mano, prima di girarsi sull'altro fianco, col volto in direzione della finestra, dandogli le spalle.
La ragazza sentì scattare il meccanismo del suo accendino per l'ennesima sigaretta. Accidenti, evidentemente era parecchio nervoso; se l'avesse lasciato ancora più tranquillo, forse si sarebbe quietato. Riflettendo che in casa non aveva mai permesso di fumare a nessuno, si appisolò.
Clint si era ritrovato a rimirarla, mentre fumava, incantevole, i lunghi capelli castani sul cuscino. Era impazzito ad affondare il viso in quei meravigliosi capelli profumati di shampoo, possedendola.
Alla fine aveva dovuto fare i conti solo con sé stesso ed i propri desideri. Di quanto fosse stato bramoso di averla già al primo sguardo. Per tentare di respingerla, aveva provato a montare un casino con Fury e con gli altri. L'aveva pure percossa e se ne rammaricava, ogni secondo...dopo la missione, non era proprio più riuscito a resisterle.
Ora che erano insieme ed aveva consumato i due amplessi più appaganti di tutta la sua vita, si ritrovava senza parole da dire, come spesso gli accadeva, e oltremodo nervoso.
La modellina era quello che aveva sempre desiderato in una donna, bella, sensuale e poi così dolce e gentile. Meglio, avrebbe desiderato: non aveva avuto una relazione sentimentale... mai...solo sesso occasionale, nessun legame. Nessun legame voleva dire nessuna sofferenza e niente struggimenti, non facevano per lui. Era stato così ferito da suo padre prima e da quello che aveva subito dalle famiglie affidatarie, nelle case-famiglia che lo avevano accolto ed al circo, che non era riuscito più a fidarsi di nessuno. Ad avvicinarsi ed essere avvicinato da nessuno. Solo unirsi agli Avengers, dopo aver conosciuto Steve, gli aveva dato un po' di equilibrio. Rogers aveva intravisto in lui doti inaspettate, era stato paziente, aveva tollerato il suo carattere, burbero e sfrontato, arrogante a tratti e gli sbalzi d'umore. Si erano addestrati insieme, nel combattimento ma soprattutto nella disciplina, che era alla base della sopravvivenza dei soldati.
Era quanto di più vicino ad un amico potesse immaginare. Insieme a Natasha, con cui si era affiatato da subito, l'unica amicizia femminile e sinceramente asessuata della sua esistenza.
Erin aveva scatenato un terremoto emotivo nella sua testa, senza contare l'attrazione fisica folle che provava per lei. Si era rivelata, poi, molto più istintiva, disinibita e spontanea di quanto potesse immaginare, nemmeno nei suoi sogni lo avrebbe sperato. Non ne avrebbe avuto mai abbastanza, di starci insieme ed appagarla. Ogni volta che la guardava, la voleva da morire...e la notte era ancora lunga!
***
Si era risvegliata con Barton alle spalle; le si era appiccicato, aveva il viso avvolto nei suoi capelli, per cui sembrava avere una fissazione, e le sussurrava, tormentato 'Erin, Erin...sei solo mia...'. Altro che calmato, le pareva più infoiato di prima. Ne sentiva il respiro ansimante sul collo, l'alito di tabacco, l'asta marmorea appoggiata alla fessura fra le natiche e, soprattutto, la mano destra di nuovo fra le gambe, che la carezzava. Adorava le sue mani, come le usava, i modi rudi e tanto erotici, cui non riusciva a negarsi.
Lui provò a spingersi oltre, col bacino, muovendosi dentro la linea del suo sedere. La ragazza percepì una fitta dolorosa all'ulteriore pressione e si ritrasse.
'Non l'ho mai fatto in questo modo, con nessuno...'. Fu sincera; le era piaciuto così tanto tutto quello che avevano condiviso fino a quel momento ed era soggiogata dalla loro intesa che credeva di poter cedere a qualsiasi tipo di proposta.
'Lo sapevo già' le rispose 'sei così stretta, modellina!'. Si spostò leggermente e si ritrovò con naturalezza nella sua profondità, che già aveva assaporato le due volte precedenti, sospirando. 'Non mi importa! E' incredibile e bellissimo anche così, per me, stai tranquilla, faremo solo quello che desideri' le disse, teneramente.
La ragazza si fece audace 'Voglio provare, Clint, voglio che tu sia il primo... lo faresti con me?' gli chiese.
Il Falco adorava il suono della sua voce che scandiva il proprio nome. Si meravigliò di quelle parole. Era incerto e stupito, ma attirato allo stesso tempo dalla proposta 'A me piacerebbe tanto, ma non vorrei farti soffrire. Va bene, tentiamo, però, fermami, in qualsiasi momento' la pregò, carezzandola per un attimo all'interno dei glutei, delicato.
La donna annuì, mentre Barton riposizionava la mano sul suo sesso, per continuare a stimolarla. Pian piano la fece mettere in ginocchio, senza staccarsene mai, prono dietro al suo corpo, possedendola con un movimento regolare.
Si fermò, d'un tratto, ed uscì da lei. Erin sentì la punta della sua lingua, all'interno delle proprie carni morbide. La muoveva continuamente, per lambirle davanti l'interno delle cosce e per lambirla, poi, in mezzo alle natiche. Avanti ed indietro, senza tregua. Più si addentrava in profondità all'interno della sua fessura più nascosta, più si apriva per lui. I movimenti della lingua dell'uomo su di sé erano irresistibili. Smise e si posizionò di nuovo in ginocchio, alle sue spalle, strofinandole i suoi umori all'interno dei glutei, fino ad imbrattarla completamente. Trattenne il fiato, in agitazione, mentre lo sentiva usare l'indice della mano sinistra, per entrare in lei. Dopo qualche istante di tensione e fastidio, Clint mosse il dito fino a toccare un punto tanto inesplorato quanto profondamente sensibile del suo corpo: un brivido di piacere immenso la avvolse, all'istante. Tremò come una foglia.
'Dimmi se senti dolore' le chiese accorato, percependone i brividi.
'No, ti prego, prosegui e non fermarti' Barton ubbidì, in preda ad una lussuria sfrenata e provò ad aggiungere anche il medio; Erin si era irrigidita, sulle prime, ma poi l'aveva sentita nuovamente rilassarsi e gemere...lui stava stuzzicando delle zone erogene che la ragazza non sapeva nemmeno di avere, prima di allora.
Si contrasse, sospirando a lungo 'Falco, se continui non resisterò ancora, rallenta...'.
'Non devi trattenerti, devi solo godere'.
'No. Voglio venire insieme a te, te l'ho detto' gemette, ancora più forte'...per favore e così, mi stai facendo ammattire, anche stavolta...'.
'Sei proprio sicura?' le domandò, preoccupato, pensando al contempo fossero le parole più eccitanti che avesse sentito.
Non gli rispose ma inarcò il sedere in alto, aprendo le cosce
L'arciere vide il bocciolo inesplorato della modellina, che si schiudeva solo per lui, fu un invito irrinunciabile!
Clint la penetrò, per qualche istante, nella maniera più tradizionale per essere lubrificato al massimo, poi iniziò ad esaudire la richiesta della sua partner, introducendosi il più delicatamente possibile. Udì un piagnucolio e si fermò. 'Erin, non posso, se ti fa male, non ci riesco'.
'Sì che puoi, continua...' lo pregò.
Riprovò, pensando di essere meno delicato e più deciso; si insinuò, con un netto movimento del bacino. La sentì lamentarsi sulle prime e rifletté se non fosse il caso di smettere, ma poi la ragazza iniziò a mugolare, compiaciuta, mentre si adattava al suo ritmo e si spostava, spingendosi indietro col sedere, per farlo entrare in sé in profondità. Era talmente eccitato e le sue carni così strette che, in pochi istanti di spinte, non riuscì a tenersi, esplodendo in un piacere indescrivibile, ed al contempo percependo, soddisfatto, le contrazioni dell'orgasmo di Erin.
Lei pure era stata travolta da quello stimolo così proibito ed inaspettato, complice anche l'averlo sentito riversarsi in sé, gridando il suo nome.
Il Falco, tremante per il turbamento provato, si accasciò sulla schiena della compagna, il viso sempre nei suoi lunghi capelli. Ansimava, parecchio. 'Che bello, modellina, eccezionale! Ti ho fatto male?' era intimorito.
'Barton, sì, l'altro ieri, quando mi ha dato uno schiaffo e Bruce mi ha messo sette punti di sutura. Il resto no, solo all'inizio, e non pensavo potesse piacermi tanto farlo così, tantissimo, per la verità...' ammise, molto imbarazzata mentre si rigirava, supina.
'Sì, anche a me, è stato fantastico e tu sei fantastica, Erin. Da quando ti ho conosciuta, ho sentito un desiderio irrefrenabile nei tuoi confronti, che non sono riuscito a gestire; pensavo sempre e solo a questo, a possederti, continuamente...ed ora...siamo stati così bene...tutte e tre le volte...'. Era teso mentre le parlava, quasi sconnesso.
Erin, turbata, provò a stemperare i toni 'Starai più calmo con me, visto che hai ottenuto quello che volevi?'.
'Sì...'mormorò, a disagio drizzandosi a sedere, con la schiena appoggiata alla testiera del letto. Si accese un'altra sigaretta, fissando la parete di fronte a sé. Le mascelle serrate, come suo solito. Era frastornato dagli eventi: prima le litigate, irrisolte, e poi quella passione incredibile, la bellissima modellina tutta per sé. Lei aveva ancora il volto livido per lo schiaffo coi i punti di sutura a vista. Che disdetta, doveva dirle per forza qualcosa 'Ho perso la ragione per quanto ti volevo, mi sono comportato in maniera orribile. Mi dispiace tanto, per averti picchiato e per averti parlato in quel modo, credimi' la guardò in viso, affranto.
'Per favore, non ti azzardare a rivolgerti più a me con le parole che hai usato sul jet, mi hai dato della stronza e della puttanella e mi hai offeso, come non mi era mai successo prima, con nessuno al mondo ed ancora non l'ho ancora digerito completamente' era amareggiata.
'Non pensavo le cose che ho detto in quel momento. Volevo difendermi dopo che mi avevi sfidato ed ho fatto una sciocchezza. Che devo fare perché tu possa scusarmi? Farò qualsiasi cosa...' provò a giustificarsi.
Lei, stesa di fianco, gli prese la mano, se la portò al viso e la riempì di baci, amorevole 'Va bene, ho capito,è tutto a posto, ti perdono. Non deve succedere mai più, però'.
Era rimasto interdetto da quel gesto così affettuoso 'Certo, hai ragione, lo prometto! Ah, Erin, adoro stare con te, mi piaci tantissimo. Non sono mai stato così bene con nessuna, lo farei di nuovo, subito, adesso, ancora e ancora. Non riesco a smettere di desiderarti! E ricordati che sei solo mia...' glielo disse, in un soffio; mentre si alzava, le carezzò il fianco, dolcemente.
L'agente Murphy non rispose nulla ma rimase nel letto, completamente appagata, quasi in tranche. Erano le prime ore della mattina ed avrebbe dovuto lavarsi. Provava a rimandare il più possibile la terza doccia notturna; la sua pelle delicata si sarebbe squamata, se avessero continuato a fare sesso con quella frenesia.
Clint, invece, stava, di nuovo, approfittando della toilette. Maniacalmente pulito. Rise fra sé, soprassedendo all'ennesimo lavaggio; si abbandonò ad un sonno molto profondo e si svegliò solo il giorno seguente, dopo mezzogiorno.
L'uomo non c'era, era andato via senza salutarla e senza lasciarle alcun messaggio. Le sembrò un'assurdità, dopo ciò che avevano condiviso; aveva pure pensato che si fossero un minimo chiariti. Era un classico modo di fare alla Barton!
Però aveva poggiato gli asciugamani utilizzati, debitamente piegati sul bordo della vasca, aveva svuotato e lavato il bicchiere di vetro usato come posacenere, portato via il contenitore vuoto di succo d'arancia ed aperto le finestre della camera da letto, per togliere l'aria viziata dal fumo...da non credere!
Preparò la colazione, mise a lavare le lenzuola impregnate dei loro umori e si organizzò per il pomeriggio.
Dopo essersi fatta la doccia ed asciugata i capelli, si vestì con una tuta sportiva e scarpe da ginnastica, per recarsi da Balducci's, il piccolo supermercato sotto casa sua dove si riforniva abitualmente, per la spesa settimanale.
Sistemò gli alimenti in frigo e si spaparanzò sul divano, col romanzo che stava leggendo prima di andare in missione. Voleva finirlo, per conoscerne l'epilogo.
Non aveva potuto fare a meno di riflettere sulla notte passata, sulla piacevolezza degli approcci sessuali, e sulle conseguenze degli stessi. Era stato poco professionale farlo entrare a casa sua, la sera precedente, così come farci sesso sfrenato per tre volte in una notte ma non aveva potuto farne a meno: era stata sopraffatta dal desiderio e dalle emozioni che provava quando erano insieme.
Si chiese come avrebbero gestito la cosa e soprattutto, se i loro rapporti lavorativi sarebbero cambiati. In peggio le parve alquanto improbabile. Non che la chiave di volta per risolvere i loro dissapori fosse nel movimento fisico dei loro corpi uniti. Il fantastico movimento a letto! Il Falco era stato il massimo, generoso e passionale. Certo, al contempo chiuso come un'ostrica, teso all'inverosimile, mai rilassato, non voleva lasciarsi minimamente andare ad un contatto affettuoso. Non l'aveva baciata, nemmeno un tentativo...e poi si era dileguato, nella notte!
Forse era vero che nella vita le donne cercavano sempre di salvare gli uomini con molti problemi ma lei non aveva la sindrome della crocerossina. Non voleva complicate storie sentimentali, non le aveva mai cercate, figuriamoci ora e con un collega. Pensò fosse meglio dedicare il suo tempo al romanzo che aveva fra le mani.
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