Capitolo 6 Chiariamoci, Barton!
Erin stava finendo di asciugarsi i capelli, dopo la doccia, al motel, e sentì aprirsi la porta. Pensò fosse Thor. 'Vieni, entra, ho quasi terminato'.
Non udì alcuna risposta ed uscì dal bagno, pensando di trovarsi di fronte il biondo.
'Non sono il tuo principe, mi dispiace; pure lui è alle prese con gli splendidi capelli dorati. Mi hanno detto di avvertirti che ci muoviamo tutti insieme, per la cena... sei sempre in ritardo ...datti una mossa, modellina!'. Barton la fissava, coperta solo dall'asciugamano dell'albergo, senza ciabatte, i capelli lunghi ancora umidi sciolti sulle spalle. Non poté frenarsi a guardarla, in quel frangente, in un modo tanto intenso e sfacciato, che lei arrossì e si strinse ancora di più nel telo di spugna.
'Non funziona bene il phon, ho ancora i capelli bagnati, mi spiace, a volte penso che dovrei tagliarli, farei prima' si scusò, bloccata sulle gambe.
'Sei pazza, non farlo mai...' inspiegabilmente, le si avvicinò e le carezzò una ciocca, inanellandola fra le dita 'sono favolosi...'...continuò. Non era riuscito a resistere, lo facevano impazzire, da sempre.
Erin era in imbarazzo, vide che aveva indosso la maglia dei Metallica e si buttò. 'Ho scelto bene, almeno per te!' Provò a parlare d'altro, guardando la t -shirt. 'Ho visto il cd del gruppo nella tua macchina, mentre mettevo a posto, l'altra sera'.
'Si, mi piace tanto, grazie, sei stata gentile a regalarmela' le sussurrò. La sua mano continuava ad accarezzarle i capelli, da metà spalla verso le punte, sfiorando la pelle umida dalla doccia, sotto il manto castano.
Si chiese, agitata, se si sarebbe spinto oltre: era spaventata ed attirata, nello stesso modo, dal tocco delle sue dita, nonostante le discussioni sull'aereo e lo schiaffo.
'Hai paura di me? Che ti costringerei a fare qualcosa che non vuoi?' lo aveva capito subito e non poteva darle torto. Era avvilito che lo temesse, anche se il volto tumefatto ed incerottato non era una buona premessa a quel contatto...a nessun contatto!
'Non lo so, ho creduto di averti conosciuto, almeno un po', dopo il party, poi hai detto quelle cose terribili su di me e mi hai schiaffeggiato. Che dovrei pensare?' bisbigliò, triste e delusa.
Lui non rispose sulle prime, ma continuò a toccarla, delicato...non avrebbe smesso mai...d'impulso le mormorò, stupendola e stupendo più se stesso 'Erin, bellissima Erin...'. Le fissava le labbra, rosate e meravigliose, mentre lei le mordeva per il nervosismo evidente, un lieve tremolio sul corpo che mostrava un'evidente pelle d'oca nonostante il gran caldo.
C'era di nuovo una tensione fra di loro, palpabile, come in auto e sul Quinjet.
In quel momento, senza annunciarsi, entrò Thor che aveva trovato la porta aperta.
Si rese conto, stupito, che ci fosse anche il Falco e che l'atmosfera fosse molto più pesante del solito; la ragazza ancora doveva vestirsi e Barton non sembrava intenzionato a muoversi. Le stava accarezzando i capelli ed erano vicinissimi, quasi si stessero baciando come due innamorati.
'E' arrivato il tuo accompagnatore, non hai più bisogno di me, meglio che vada'... Clint le si avvicinò ancora di più e le parlò, a bassa voce, gli occhi nei suoi, innocenti e da cerbiattina spaurita 'Non ti farei mai del male, modellina, mai!'. Purtroppo glielo aveva già fatto, suo malgrado, ed era un peccato difficile da espiare.
'Tutto bene?' chiese Thor, ansioso, al Falco che usciva di gran lena, pallido come un cencio.
'Quando c'è di mezzo lei, non c'è nulla che vada bene, dovresti saperlo' soprattutto per me, concluse mentalmente, scappando via da loro e dalle proprie emozioni mai provate e, che lo avevano investito come un tornado fra i campi della campagna del Midwest.
***
La zona non offriva molto neanche per il vitto, solo un grande bar, ritrovo dei motociclisti e dei contadini della zona, che parevano fuori dalle dinamiche degli Avengers. Non li avevano minimamente riconosciuti. Almeno il cibo era buono, semplice ma gustoso. Ordinarono qualche piatto tipico. Fra una portata e l'altra, si erano divertiti a giocare a biliardo, a freccette, a mettere le canzoni al juke-box; tutti insieme, tranne Clint, che, dopo essersi ingozzato della sua carne ed aver tracannato l'ennesima birra, si era posizionato da solo al bancone, per poter fumare in pace e continuare gli abbeveraggi. Era stato raggiunto da una tipa piuttosto allegra, rossa di capelli e procace, con cui aveva iniziato a far conversazione.
Erin aveva scelto un torta di mele della casa come dessert e le arrivò una porzione di dimensioni esagerate; chiese alla cameriera un altro cucchiaino, per dividerla con Thor, a cui l'appetito non mancava mai.
Mentre mangiavano la fetta di torta, uno accanto l'altra, alzò gli occhi e si ritrovò lo sguardo del Falco addosso. Stava praticamente abbarbicato alla rossa, lei lo baciava sul collo con fare molto sensuale...Barton attirò a sé la sconosciuta, ficcandole la lingua nella scollatura, in maniera plateale. I colleghi al tavolo ebbero delle reazioni diversissime; Tony fischiava come fosse allo stadio, Steve aveva le mani nei capelli e non sapeva se intervenire o meno, Bruce era in imbarazzo, Thor raggelato.
L'agente Murphy ebbe l'impressione che Occhio di Falco avesse voluto provocarla, dopo il momento in cui si erano trovati soli nella sua stanza, perché aveva baciato la ragazza nella scollatura esattamente nel momento stesso in cui lei lo aveva guardato a sua volta.
Provò a concentrarsi sulla restante torta di mele, parecchio infastidita...Thor iniziò a ridere 'Certo che Clint sta fuori di testa, e poi quella è un mostro...'. Rise anche lei, a crepapelle, il suo amico le risollevava sempre il morale. 'Dai, facciamo una passeggiata, per smaltire il dessert! Qui l'atmosfera è troppo calda per i miei gusti' si alzò, veloce, con un attacco di nausea alla bocca dello stomaco. Non sopportava la vista di Barton con quella donnaccia, era rivoltante!
Camminarono da soli una mezz'ora, tra una chiacchiera e l'altra, poi il biondo la riaccompagnò alla stanza. Sul limitare della porta, lo salutò con un bacio fraterno sulla guancia, il principe le accarezzò i lunghi capelli setosi, in modo forse un po' troppo intimo.
Mentre si davano la buonanotte, videro Occhio di Falco che apriva la porta del suo alloggio, con la rossa al seguito. Lui si voltò, appositamente per capire se lo avessero notato.
***
Clint continuava a pomiciare con la rossa sul letto della propria stanza. Era una vera assatanata, una di quelle ragazze di provincia che tentava di gasarsi con qualsiasi sconosciuto rimorchiato in un bar. Non gli piaceva per niente ma si era divertito, invece, nel vedere le occhiate della Murphy e dei colleghi...
Della modellina e di Thor, soprattutto, che amoreggiavano
sempre, comunque e ovunque, e la cui vista assieme gli faceva salire il sangue al cervello.
Ora che erano al dunque e se l'era portata in camera, non era più tanto convinto che fosse stata una brillante idea. Purtuttavia, il suo principio era che una sveltina non si negava a nessuna.
La donna, di cui nemmeno conosceva il nome, gli si era buttata addosso e con aria peccaminosa si era inginocchiata sul pavimento, aprendogli la patta dei jeans.
Pensò che avrebbe rimediato più di una sveltina, aveva avuto fortuna. Come un lampo, il pensiero di Erin gli fece perdere la propria durezza e in un baleno.
La donna se ne accorse subito 'Gesù, tesoro che ti succede? Ti sei ammosciato? Eri a mille...'.
Mai, mai, da quando era sessualmente attivo, gli era capitata una cosa del genere. Aveva il problema opposto, abitualmente, un appetito verso il genere femminile fuori dal comune.
Non seppe cosa dire alla sconosciuta, che lo prendeva in giro, delusa di non aver concluso.
'Meglio se me ne vado, ciao bello!'. Lo salutò ed uscì. La donna aveva chiuso il capitolo per entrambi con meno salamelecchi possibili.
Clint si accese l'ennesima bionda, direttamente sul letto, coi pantaloni slacciati, la testa vuota e un solo pensiero a tormentarlo. ERIN! Rifletté che erano tre mesi che non faceva sesso, da quando aveva incontrato la modellina...che stranezza,per la miseria!
***
Era così caldo che Erin non riusciva a dormire; il motel non aveva nemmeno l'aria condizionata e in stanza si soffocava. Per di più era irrequieta e smaniosa...aveva i nervi a fior di pelle, per gli atteggiamenti incoerenti di Clint...
La festa e le canzoni gioiose, poi offese, le botte...a seguire le carezze, infine la sceneggiata personale con la donna rimorchiata al bar.
Si alzò. Aveva sentito un rumore di acqua in piscina ed aveva capito che qualcuno stesse facendo una nuotata notturna. Gli era sembrata un'idea geniale. Sicuramente, solo uno degli strampalati Avenger poteva essersi buttato, dato che in albergo c'erano solo loro. Infilò al volo costume e ciabatte e prese l'asciugamano.
Mentre arrivava verso la piscina, illuminata solo nella parte sommersa, vide il Falco eseguire un tuffo spettacolare. Mai pensava che fosse lui...Lo aveva notato entrare in stanza con la donna dai capelli rossi e credeva ci si stesse ancora intrattenendo, sul materasso bollente dell'albergo di quart'ordine che li ospitava.
Barton uscì dall'acqua e si posizionò sul trampolino; con estrema facilità, eseguì un altro tuffo, una figura diversa ed ugualmente splendida, un salto mortale. Si era incantata a guardarlo. Mentre emerse per ricominciare, la notò.
'Speravi fosse il tuo bel principe, vero?' l'attaccò subito, senza salutarla.
'Buonasera, innanzitutto. No.
Volevo solo fare un bagno, Barton!' si giustificò, quasi in colpa e si mosse per tornare indietro, rammaricata 'Perchè mi tratti sempre male!?'. Si era voltata, con un lamento, gli occhi tristi.
'Scusami, modellina! A volte sono proprio un idiota! Resta pure, per favore...la piscina è abbastanza grande per entrambi...' fece ammenda, perché si era sentito meschino nell'atteggiamento e per egoismo; non voleva andasse via, era molto semplice.
'Va bene, rimarrò. Non dirmi cattiverie e non fastidio, io farò lo stesso con te' poggiò le sue cose su un lettino ed entrò in acqua. Si mise a pancia in su, galleggiando senza nuotare, per godere del fresco, dalla parte opposta, per lasciargli tutto lo spazio possibile per i suoi tuffi. Continuava la sua esibizione e non poteva smettere di ammirarlo. Gli si avvicinò un po' di più.
'Sei bravissimo, mai visto nulla genere! E' fantastico!' non si era trattenuta, battendo le mani, entusiasta.
'Grazie...'. Non si sarebbe mai aspettato quella reazione. Credeva non gli avrebbe più rivolto una parola carina, dopo l'ultima litigata e le mani addosso. Era sempre così gentile, la modellina, lui, invece, un gran bastardo!
'Dove hai imparato? Non da Rogers...'.
'Ho fatto parte di un circo, in un'altra vita, prima degli Avengers...è stato tanto tempo fa...'.
'Scherzi?'.
'No, è vero'. Era chiaro che non ne volesse parlare, aveva il viso trasfigurato. 'Sono facili da eseguire, se ti fa piacere ti insegno' gli era uscito spontaneamente di bocca.
Rimase di sasso 'Non ne sarò mai capace, Barton!'.
'Io credo di sì! Vediamo quello che sai fare... Vieni qui e mettiti in piedi, sul trampolino'.
Obbedì e Clint le spiegò i movimenti. Provò a toccarla il meno possibile evitando tentazioni e fraintendimenti. Sapeva che, col suo fisico ed il suo livello di allenamento, sarebbe riuscita con facilità; dopo diversi tentativi, la vide eseguire un salto mortale e si ritenne soddisfatto.
'Non pensavo di poter imparare...avevi ragione tu'.
'Di solito non mi sbaglio: ora puoi proseguire da sola!'.
Non disse nulla ma continuò ad effettuare un tuffo dopo l'altro, mentre lui si era seduto a bordo della piscina, accanto al trampolino, le gambe in acqua. Ogni tanto le dava un suggerimento ma i tuffi erano pressoché perfetti.
Erin sembrava divertirsi come una bambina che aveva imparato un gioco nuovo, in cui era risultata particolarmente brava, e desiderava ripeterlo all'infinito. Dovette smettere per forza, era troppo stanca e non aveva più fiato...uscì dalla piscina, salendo i gradini della scaletta metallica e gli si posizionò vicino, stesa completamente a terra, ansimando, mentre tentava di respirare normalmente. Dopo qualche minuto, riprese il controllo del proprio corpo e gli parlò.
'Non ce la faccio più...però mi sono divertita tantissimo, grazie ancora' fu sincera.
'Ti ho dato solo qualche consiglio, il resto lo hai fatto da sola'.
'Sei bravo ad insegnare, sei paziente, tranquillo, come quando tiri'.
'Ho imparato da Rogers, nessuno è bravo e scrupoloso come Steve, ha domato perfino me...'.
'Si, in effetti è sempre sul pezzo; mi dispiace, stamattina abbiamo messo a dura prova i suoi nervi. L'ho sentito alzare la voce, per la prima volta! Barton, non dobbiamo più litigare, è poco professionale e mi rende tanto agitata. Ho sbagliato a provocarti in quel modo, sull'aereo, scusami, ma dopo le tue parole a Fury ero inviperita! E sono rimasta malissimo di tutto quello che hai detto su di me da quando ci siamo conosciuti...Per favore, prova a sopportarmi, se puoi...ci ho riflettuto tanto e lo so che non sei contento di lavorare con me, se fossi in te, non lo sarei nemmeno io...' mormorò Erin, triste.
'Che vuoi dire?' le chiese, curioso.
'Sei così maledettamente bravo in tutto quello che fai. Sono sempre un passo indietro, le frecce, i tuffi; sul lavoro sei così preciso, puntuale, un talento...cantare a parte, quando l'altra sera mi hai stracciato a biliardino, ho perso le speranze. Non si tratta di una competizione, però, probabilmente non sono all'altezza di Natasha Romanoff. E nemmeno della vostra, di nessuno di voi. Soprattutto della tua, visto che dovrei essere la tua partner... Ti confesso che ho imparato più con te, in questi mesi, che da quando sono entrata allo S.H.I.E.L.D.! Tu da me non hai nulla da imparare, invece...Tutto qui...' la ragazza si era confidata.
Clint rifletté che, dopo la storia di Clapton, era il complimento più bello e sincero che qualcuno gli avesse fatto.
'Si, in effetti canti che è un disastro, e ti ho umiliato a biliardino, però, per il resto, non sei affatto male...anche tu sei molto brava sul lavoro, sono serio!' Lo pensava davvero.
Lei lo capì e gli sorrise. Era il sorriso delicato ed irresistibile di Erin. Lo mise k.o..
'Per piacere, non fare più tutti quei commenti sul mio aspetto; la gente mi ha sempre giudicato un'oca perché sono carina e si ferma sempre all'esteriorità ' era il suo cruccio più grande.
'La gente non ha mai capito nulla. Non sei un'oca, sei una modellina, la modellina più bella del mondo...soprattutto con questo bikini...' rise, fissandola dall'alto. Le si era staccato il cerotto messo da Banner e le vedeva tutti i sette punti di sutura. Indicò il sopracciglio. 'Guarda che ho combinato. Mi dispiace, non avrei dovuto colpirti, non so cosa mi sia preso...'.
'Certo che lo sai' gli rispose la ragazza. Furono quattro parole semplici e non insistette, aveva paura di approfondire quell'argomento; poi continuò 'sarebbero delle scuse, viste quelle inesistenti che mi hai fatto sull'aereo?'.
'Sì, è così. Spero tu possa perdonarmi perché io non riesco a perdonare me stesso per quello che è successo, per ciò che ti ho fatto, per le cose orribili che ti ho detto...pensi che potrai farlo?'.
'Non lo so, non chiedermelo. Non si tratta dello schiaffo ma delle tue parole così offensive che mi hanno ferito, profondamente. Ti prego, Barton, voglio solo dimenticarlo, in questo momento...' mormorò Erin.
'Aspetterò che mi perdoni, allora, non credo di avere altra scelta' bofonchiò, intristito. Non poteva smettere di guardarla, i lunghi capelli castani stesi sulle piastrelle bianche del pavimento mattonato della piscina lo attiravano come una calamita.
Le sfiorò il polso sinistro, dove accanto all'orologio c'era il braccialetto con la freccia. 'Lo indossi ancora...' le sussurrò, meravigliato, godendo del contatto con la sua pelle. Non se ne era accorto in precedenza, preso dalla propria stupidità.
'Non lo avrei tolto per nessun motivo al mondo, lo adoro' gli rispose sincera, persa nei suoi occhi azzurro intenso. Era in difficoltà, quello sguardo tanto profondo era lo stesso che le aveva rivolto nella stanza del motel prima di cena e che l'aveva turbata. Sentiva che lui la voleva, quasi con disperazione. Percepiva il suo desiderio, fisicamente. Oltre che il proprio. Nel ventre e nel cuore.
'Un ultimo tuffo?' le propose l'uomo, per calmarsi, col fresco dell'acqua. All'istante si alzò in piedi e si buttò, direttamente dal punto in cui si trovava, senza nemmeno slanci o rincorse, in un salto mortale perfetto, di spalle. La aspettava ancora dentro la piscina, in piedi.
'Tocca a te, modellina!' glielo disse, in maniera simpatica.
La ragazza salì sul trampolino, ed eseguì anche lei il salto effettuato da Barton. In modo eccellente.
Non appena riuscì dall'acqua, gli chiese 'Come sono andata?'.
Clint non le rispose, la guardava imbambolato, all'altezza del seno. Erin si rese conto, solo in quel momento, di aver perso il pezzo di sopra del bikini, nell'impatto con l'acqua. E nemmeno sapeva dove fosse finito per recuperarlo. Non pensò a coprire la sua nudità, neanche per un attimo. Le piaceva, incredibilmente, il modo in cui la stava guardando. Nessuno l'aveva mai fatta sentire così desiderabile...si immerse e nuotò verso di lui, le mammelle tese per il freddo del liquido e per il caldo bestiale che scorreva nelle sue vene!
Barton era estasiato a quella vista... gli mozzava il respiro...bella e seducente, come nient'altro al mondo...Quando gli si era accostata, e l'aveva rimirata da vicino, i seni perfetti ed i capezzoli rosei, grandi, eretti, gli era preso il panico. Soprattutto perché aveva letto, nei suoi occhi, lo stesso turbamento che sentiva dentro di sé e la stessa eccitazione. Un'irrequietezza di sensi pervadeva l'aria.
Sentì di doversi allontanare, non riusciva più a ragionare e realizzò che stava per perdere il controllo di sé. Si tuffò, verso il fondo della piscina, dove aveva visto depositarsi il reggiseno del costume. Scese in profondità, lo prese e, riuscito dall'acqua, lo restituì alla sua proprietaria, senza una parola.
Erin lo indossò, prontamente, le iridi scure dilatate dal desiderio che sfidavano gli occhi cerulei dell'arciere 'Grazie' gli mormorò, mentre lui risaliva dalla scaletta, veloce.
'Si è fatto tardi, meglio andare a dormire, è quasi l'alba...a dopo'. Occhio di Falco si diresse, con passo svelto, verso la sua stanza: era diventato un asso a scappare da quella donna!
Erin raccolse le sue cose e fece altrettanto, la testa sempre più invasa da pensieri confusi.
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