Capitolo 16 Finalmente...Hearts on fire
Erin si era svegliata con il rumore della pioggia che batteva sul vetro della finestra della camera da letto. Clint, che era accanto, dormiva ma si lamentava nel sonno. La ragazza capì immediatamente che stava facendo un altro dei soliti incubi. Era sudato e gemeva. Gli mise una mano sul torace, tentando di calmarlo con una carezza. Pensò di svegliarlo ma in quel momento lui, invece, gridò 'Lasciami, lasciami, lasciami'. Tanto forte che si destò da solo e si mise subito a sedere, come la volta precedente.
'Stai bene?' gli domandò, accendendo la lampada sul comodino.
'No...' poggiò la testa fra le mani, in un gesto di disperazione. 'Ho bisogno di fumare'. Si alzò e si mise accanto la finestra.
'Stasera non possiamo andare da Frank. Sta diluviando e comunque oggi la pasticceria è chiusa. Ho un'idea, aspettami qui' Erin pure si alzò, andando verso la cucina dove traffico' per un paio di minuti.
Mentre Barton assaporava la sua bionda, lei tornò in stanza con due calici e una bottiglia di champagne.
'Che roba è? L'ho vista in frigo...'.
'Me l'hanno regalata i miei, mesi fa; mio padre ha la fissazione del vino. Pare sia lo champagne più buono del mondo'.
'E vuoi aprirla ora? No, no, non c'è proprio niente da festeggiare...lascia stare, modellina!' era avvilito e poco in vena.
'Mi hanno detto di aprirla se avessi avuto qualcosa di speciale da ricordare' insistette.
Clint pensò che gliela avessero comprata per la storia del superamento dell'esame di stato da avvocato ma non le disse nulla in proposito 'Stasera quale sarebbe?' le domandò, afflitto.
'Sarebbe noi, Barton! Che altro di più bello, amore?'. Lo baciò, con il suo sorriso delicato 'Aprila tu, sei sicuramente più bravo di me, tanto per cambiare. Per favore, per favore...' fece gli occhi da cerbiatta, carezzandogli il braccio e togliendogli la sigaretta dalla bocca, per spegnerla nel posacenere che aveva acquistato per lui...a forma di Falco!
'Va bene, hai vinto...sei una peste' stappò la bottiglia e versò lo champagne nei due bicchieri. 'Allora a noi! Alla felicità, come dice tua madre...in effetti, mi è piaciuto il suo brindisi'.
'Anche a me. Alla felicità'. Accostò il suo calice a quello dell'uomo.
Il Falco fece un lungo sorso. 'É buonissimo, tuo padre ha buon gusto'.
'Concordo, aspetta' Erin prese il telefonino, agganciò le cuffiette e gli passò un auricolare. 'Mettilo. E chiudi gli occhi'.
Trovò su Youtube 'Hearts on fire' e fece partire il brano, dopo aver indossato lei stessa l'altro auricolare. Lo cinse col braccio, mentre lui continuava a sorseggiare lo champagne, davanti alla finestra...fuori imperversava il temporale!
Clint abbassò gli occhi su quelli Erin e lei lo fissò, teneramente 'Erin, il mio cuore sta bruciando per te, come canta Bryan Adams, modellina mia...'. Dio, quanto l'amava. Non era riuscito a dirglielo mai, ma era così. Erin Murphy era il grande amore della sua vita.
'Ti amo, Clint, lo sai, ti amo da impazzire' si baciarono sulle labbra, con tenerezza. Lo carezzò con la mano sulla schiena mentre erano abbracciati. La canzone era finita e Barton aveva appoggiato il telefono su una mensola lì accanto, insieme ai bicchieri vuoti. Sospirò mentre lo toccava. 'Erin, quella che stai sfiorando...è una bruciatura di sigaretta...la prima famiglia affidataria che ci prese, me e mio fratello...lui, il marito...ci usava come posaceneri...' glielo aveva detto con un tormento interiore così profondo che lei credette di svenire. Pensò che doveva essere forte e lucida, che fosse arrivato il momento delle confessioni.
Continuò a sfiorarlo, sapeva benissimo dove erano i segni sul corpo del suo uomo, li aveva carezzati, baciati, leccati, guardati centinaia di volte.
Poggiò il palmo sulle lesioni, strane e squadrate che aveva sul braccio e sulla schiena. Erano arrivati a un punto di non ritorno, doveva sapere tutto, fino all'ultimo raccapricciante dettaglio 'Sono stato in una casa-famiglia, ero più grande, adolescente e ribelle, non mi piegavo mai' la ragazza non faceva fatica a immaginarlo 'ho preso tante di quelle cinghiate. Sono le cicatrici della fibbia di metallo della cinta del bastardo che la gestiva, le più profonde che mi ha fatto. É dove ho imparato a giocare così bene a biliardino'. Parlava con una voce che veniva dall'oltretomba, non era più umana.
Si era fermato, nel racconto e lei fu incerta sul da farsi. Attese, semplicemente, con la fronte sulla sua, finché Clint trovò il coraggio di proseguire. Le prese la mano e l'appoggiò all'addome, sulla lunga cicatrice che correva vicino l'ombelico. 'Pensavo fosse l'esito di un combattimento con gli Avengers!' era perplessa.
'No, questa è la peggiore, me l'ha procurata mio padre. Avevo cinque anni! Lo sai, ci picchiava selvaggiamente, tornava a casa sempre ubriaco e scontava le sue frustrazioni con mia madre, mio fratello e me. Il giorno che mi ha ferito, ho pensato che ci avrebbe ucciso: quando ho visto che pestava mia madre mi sono messo in mezzo, lui ha afferrato un coltello da un cassetto della cucina e...' non resistette, si aggrappò a Erin e iniziò a piangere. La Murphy lo strinse più forte che poté e lo lasciò sfogare: tremava, e singhiozzava, disperato.
'Sta tranquillo, lo supereremo insieme. Pensi che sia impossibile ma non lo è, ce la faremo, io e te. Ti aiuterò, e qualsiasi cosa accada, la affronteremo. Sono qui per te, amore mio, solo per te! Sarò io la tua forza e il tuo futuro!' lo accarezzava sulla testa e lo riempiva di baci, sulle lacrime salate, lì, in piedi, nella propria stanza, con fulmini e saette che illuminavano la notte newyorkese della stessa tempesta che anche loro due stavano vivendo...ma che non li avrebbe spazzati via, mai!
Il Falco si calmò, dopo diversi minuti di quell'agonia.
'Torniamo a letto, vieni' era prostrato e lo accompagnò sul talamo, lo ricoprì con il lenzuolo e gli si mise accanto, stretta.
'Non ho mai raccontato a nessuno delle mie cicatrici, nemmeno allo strizzacervelli. Le parole di prima, che ci sarai sempre per me e che affronteremo insieme...erano vere? Lo devo sapere, adesso!' non poteva capacitarsi che la modellina lo volesse ugualmente.
'Sì, certo, sarò sempre al tuo fianco, non ti lascerò da solo, Barton, lo sai che ti amo tanto' gli sussurrò la ragazza.
'Grazie di aver aspettato' esitò.
'Clint, amore mio, ti prego, non devi ringraziarmi'
'Non mi hai mai forzato a parlarne, ho capito che avresti voluto saperlo già da tempo e l'ho apprezzato...moltissimo' era solo la verità. Erin era stata lungimirante, accettando la sua chiusura al mondo.
'Ero sicura che me lo avresti raccontato spontaneamente, non avevo dubbi; fai il duro ma non mi sai mai resistere!'. Rise, della risata delicata di Erin.
'C'è qualcosa di te che dovrei sapere ed ancora non mi hai confidato?' lui provò a chiederlo, sperò si aprisse sulla storia della laurea.
'Sì, però non mi va di farlo ora' proprio non poteva, in quel momento.
'Va bene, lo sai che anche io ci sono per te. Erin, manca un'ultima cosa'. Le prese la mano e se la mise sul petto, a sinistra' Questo è il mio cuore! Modellina, ha ripreso a battere quando ti ho conosciuta' la baciò sulle labbra, sorridendo, certo che la vita gli avrebbe finalmente sorriso.
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