Capitolo 62

C A P I T O L O 62

History World Tour.
Michael aveva da poco concluso l'ultimo brano che aveva inserito dopo vari ripensamenti nel suo quinto album, arrivando in cima alle classifiche in pochissimo tempo.
La televisione e la radio non facevano altro se non parlare di lui e dei suoi successi, rimarcando più volte che egli era il primo artista ad avere raggiunto record mondiali di quel genere.
Ed io ascoltavo in silenzio, sorridendo fra me e me, sentendomi fiera dell'uomo che avevo al mio fianco.
Nelle ultime settimane era solito rientrare a casa tardi ed io non riuscivo mai ad avere un piccolo momento in sua compagnia.
Avevo cominciato a lavorare un po' troppo anch'io, a dire la verità e a volte, la sera rientravo in camera mia con i piedi pesanti.
Ma quella sera non ero più la domestica del signor Jackson.
Michael aveva dato una festa in casa sua, invitando le persone a lui più care, tra cui amici e familiari e gentile com'era, aveva pure invitato il suo staff.
Ci aveva raccomandato di vestirci elegantemente e di dimenticare per una serata il motivo per cui ci trovavamo in quel posto.
Ci aveva invitati come suoi cari amici ed io ero alquanto tesa all'idea di passare una serata in compagnia di persone con alta notorietà.
Io era una persona comune. Non una celebrità.
La festa era cominciata già da un pezzo ed io ero ancora rinchiusa in camera mia ad osservare il riflesso del mio corpo stretto nell'abito giallo, con una nota di disappunto sul viso.
Non ero per niente eccitata per scendere e partecipare alla grande festa gremita di persone con abiti sfarzosi, e sapevo benissimo che quasi tutti avrebbero intrapreso l'argomento lavorativo.
Mi sistemai i capelli in una treccia laterale, lasciando vari ciuffi fuori posto e indossai un paio di orecchini a perla bianche.
Spruzzai un po' di profumo sul mio collo e dopo essermi assicurata di essere presentabile, mi avvicinai tremolante alla porta.
Poggiai una mano sulla maniglia e presi un grande e profondo respiro, chiudendo per brevi secondi gli occhi.

« È soltanto una festa, Kara Jones. Devi celebrare il successo di Michael e sono sicura che non sarai l'unica vestita in modo buffo lì fuori » parlai fra me e me, agitando la testa per il nervosismo.

Quando riaprii gli occhi, mi feci coraggio e lentamente abbassai la maniglia, socchiudendo la porta di legno per permettere alle mie orecchie di catturare la musica ad alto volume provenire dal piano di sotto.
Stavano già festeggiando ed io ero forse l'unica rinchiusa in camera come una povera ragazza avvilita.
Dovevo smetterla con quei comportamenti infantili.
Percorsi il lungo corridoio con passi indugianti, salutando di tanto in tanto alcune persone a me sconosciute.
Erano tutti vestiti in modo elegante, forse troppo.
Sfiorai con le dita il lungo corrimano in legno pregiato, scendendo la grande rampa di scale che conduceva ad una folla di persone perse fra chiacchiere e complimenti.
Cercai con lo sguardo una faccia amica, ma tutti i presenti sembravano volermi evitare.
Non lo riuscivo nemmeno a scorgere.
La grande sala era affollata e alcuni camerieri strette nelle loro divise bianche, si facevano strada lungo le persone.

« Signorina Jones, è davvero incantevole, stasera. »

Sussultai leggermente all'udire una voce provenire dalle mie spalle e quando mi voltai di corpo, scontrai la figura alta e robusta di Javon.
Indossava un elegante completo scuro e come sempre portava i suoi famosi occhiali dalle lenti scure.
Non li toglieva nemmeno per un minuto.

« Potrei dire la stessa cosa per lei, signor Beard » risposi sorridendo.

Egli si grattò la nuca, visibilmente in imbarazzo e lo trovai davvero carino e genuino.
Nonostante la sua corporatura gli desse un'aria da uomo con un carattere forte, il suo comportamento era a dir poco genuino.
Il primo giorno pensavo volesse mettermi soggezione.
Si comportava in modo strano.

« Beh, con me la differenza non si nota, signorina Jones. E dovrei ammettere che il giallo le dona » parlò, portando entrambe le mani dietro alla schiena.

Gli sorrisi, ringraziandolo con un cenno del capo.

« È molto gentile da parte sua. La ringrazio. »

Javon si guardò attorno leggermente serio e dopo ripuntó la sua attenzione su di me.

« Mi sorprendo. Il signor Jackson non è ancora arrivato » mormorò.

« Non era con lei? » domandai in un mormorio.

L'uomo scosse lievemente la testa e dopo essersi voltato a destra, sussurrò parole a me incomprensibili alla piccola radio che teneva in mano, attendendo una risposta che riuscii perfettamente a captare.

« Sta facendo il suo ingresso proprio adesso. »

Era Bill. L'altro bodyguard di Michael.

« D'accordo. Grazie Bill. Mi raccomando, nessuna persona estranea. Tra un ora ti do il cambio » rispose l'altro.

« A dopo, Javon. »

Intascò la piccola radio nelle tasche anteriori dei suoi pantaloni e dopo avermi guardata, mi sorrise.

« Signorina Jones, spero che questa festa sia di vostro gradimento. Mi dovrebbe scusare adesso, ma dovrei assicurarmi che il signor Jackson faccia il suo ingresso senza nessun problema. Gli invitati sono alquanto emozionati all'idea di rivederlo, proprio come lei, d'altronde » disse.

Alzai lievemente un sopracciglio, ma subito la abbassai, scuotendo lievemente la testa.

« Certo, signor Beard. È stato un piacere » replicai.

Egli mi prese dolcemente la mano e dopo essersi inchinato leggermente in avanti, posò le sue labbra sulla mia nocca, baciandola.
Sollevò lo sguardo e mi guardò, un lieve sorriso aleggiava sulle sue labbra.
Mi congedò per un'ultima volta e dopo avermi oltrepassata, scomparve in mezzo alla folla colorata.
Mi sistemai l'abito lungo i fianchi e decisi di dirigermi in cucina, alla ricerca di qualcosa da bere.
Avevo sete e credo che sia dovuto al fatto che in quel momento fossi nervosa.
Lo avrei rivisto dopo nottate attese a vederlo rientrare, ma lui si presentava a casa solo dopo che mi fossi addormentata.
Varcai la soglia della grande cucina, avanzando verso al tavolo bandito di bevande che sarebbero poi state scortate nella grande sala.
Non volevo recarmi lì, perché sapevo benissimo chi avrei incontrato.
Afferrai un bicchiere di vetro, salutando con un leggero sorriso le cameriere che Michael si era incaricato di assumere per quella serata e dopo aver afferrato un bottiglia di acqua fresca, versai il contenuto in esso, portandomelo subito dopo alle labbra.
Ne bevvi tutto in un sorso e poi poggiai il bicchiere sul tavolo, respirando a pieni polmoni.

« Kara Jones, non sapevo che avresti lavorato anche stasera. »

Riconobbi immediatamente quella voce.
La stessa roca e profonda voce.
Mi voltai, guardando la donna dinanzi a me, intenta a reggere un bicchiere di vino in mano.
Indossava un abito nero e molto aderente, capace di accentuare le sue curve perfette.
Quasi la invidiai.

« Signorina Presley, è un piacere rivederla » risposi, accennandole un lieve sorriso.

Sii sempre gentile, Kara.

Ella ricambiò il sorriso, rivolgendomene uno sarcastico.

« Non potevo mancare. Michael si è assicurato che fossi presente. Come mai qui, stasera? È stato lui ad invitarti? » domandò, portandosi il bicchiere alle labbra, bevendo un sorso di quella bevanda alquanto forte.

« Sì. È stato il signor Jackson » replicai.

Mi suonò strano chiamarlo per cognome, in quel momento.
Lisa annuì, si sistemò il corpetto dell'abito e posò il calice ormai vuoto sul piccolo pianale vicino alla porta, guardandomi infine.
Era ben truccata.
Sarebbe stata una donna affascinante se non avesse avuto quel comportamento sfacciato.

« Ci si vede in giro, Kara Jones. »

Ella si voltò e proprio in quel momento Glenda fece il suo ingresso.
Era bellissima, quella sera.
Indossava un abito viola elegante e i suoi lunghi capelli erano legati in una crocchia ordinata, con qualche ciuffo fuori posto.
I suoi occhi erano contornati da una matita nera mettendo in risalto le sue iridi grigie e le sue labbra carnose erano colorate di rosso.
Si fermò quasi di colpo alla vista di Lisa ed ella fece lo stesso.

« Glenda. Anche tu qui? » chiese.

Glenda mi guardò ed io ricambiai lo sguardo, guardando infine altrove.
Ritornò ad osservare la donna dinanzi a lei che sotto al suo cospetto era piccola.

« Michael ha voluto che fossi presente. Per caso è un problema? » domandò a sua volta.

Lisa scosse lievemente la testa, ridendo nervosa.

« Mi meraviglio che egli abbia assunto altre cameriere » rispose.

Glenda la fulminò con uno sguardo ed io feci altrettanto, sentendomi leggermente ferita.
Ella stava per ribattere, ma una voce maschile la interruppe, lasciandola lievemente senza parole.

« Mi meraviglio che egli abbia scelto un'altra donna al suo posto, signorina Presley. »

Spalancai gli occhi a quella frase e anche Glenda ne fu del tutto sorpresa.
Lisa invece sussultò, alzando lo sguardo.
Guardai oltre la sua figura e scorsi un uomo alto e dalla carnagione scura.
Indossava un completo blu scuro e una camicia giallo pastello.
Teneva a braccetto una donna molto giovane e ben vestita.
Era davvero bella.
I suoi dolci lineamenti marcavano il suo viso ricoperto da un velo di trucco e subito mi sembrò di ritrovarmi davanti Michael.
Era sua sorella.

« Jermaine. Janet. È un piacere rivedervi » parlò ella, sfoggiando loro un sorriso.

L'uomo le regalò un mezzo sorriso.

« La festa è cominciata da un pezzo, signorina Presley. Perché non si unisce con gli altri? » domandò.

La donna si portò una ciocca di capelli dietro all'orecchio e dopo essersi congedata se ne andò, rivolgendo un'ultima occhiata a Glenda che sembrò tesa.
Li conosceva?
Stava per uscire anche lei, ma la donna di fianco all'uomo la fermò per un braccio.

« Glenda. Sono davvero felice di rivederti » parlò; un largo sorriso aleggiava sulle sue candide labbra.

La strinse in un caloroso abbraccio ed ella sembrò irrigidirsi per qualche secondo, rilassandosi subito dopo.

« Sono felice pure io, Janet » sussurrò.

L'uomo di fianco a loro mi guardò attentamente; un lieve sorriso aleggiava sulle sue labbra.

« Lei dovrebbe essere Kara, la nuova arrivata in famiglia » parlò ad un tratto, alzando una mano per indicarmi con l'indice.

Annuii lievemente, porgendogli la mano pronta a presentarmi, ma egli mi colse di sorpresa quando mi strinse in un dolce e forte abbraccio.

« Nostro fratello ci ha parlato molto di te! » esclamò, una volta allontanatosi da me.

Lo guardai leggermente imbarazzata, percependo lo sguardo di Glenda sul mio corpo minuto.
Speravo tanto che Michael non avesse rivelato loro la nostra relazione, perché quello non sarebbe stato il momento e il posto per congratularsi.
Janet, la giovane ragazza, affiancò il fratello subito dopo aver congedato Glenda che disse di dover cercare un'amica.
Stava mentendo.
Sapevo perfettamente che l'argomento Jackson era l'ultima cosa che avrebbe voluto sentire, soprattutto se si trattava anche di me.
Ma non potevo fingere e pretendere di non amarlo.
Io ero pazza di lui.

« Kara Jones! Michael aveva ragione sul tuo conto! Sei una ragazza davvero affascinante! » disse ella, allungandosi di poco in avanti per stamparmi un bacio sulla guancia.

« Vi ringrazio. Potrei dire la stessa cosa di voi. Il signor Jackson mi aveva già accennato di avere dei fratelli
meravigliosi » replicai, sorridendo.

Ero leggermente nervosa.
Non volevo dare una brutta impressione o magari apparire come la solita ragazza dolce ed indifesa che ogni ragazzo sogna di possedere.
Volevo che mi vedessero per quello che ero.
Entrambi risero divertiti alla mia affermazione e quasi temetti di aver detto una cosa buffa.

« Michael dice sempre così e poi quando viene da noi si comporta tutt'altro modo! » esclamò Jermaine, guardando la sorella con un'espressione dilettata.

Quanto avrei voluto parlare bene anch'io di mia sorella.
Ma lei non era più la brava persona di un tempo.
Ridacchiai leggermente, cercando di scacciare via la tensione che si era creata dentro di me.
Stavo per riprendere a parlare, ma un coro di fischi e urle mi bloccarono.
I due di fronte a me si voltarono all'indietro ed io li affiancai, mettendomi in punta di piedi per poter scorgere il motivo di quella reazione.
Notai a malapena una figura alta ed esile varcare la porta principale, seguita da altri due uomini in giacca e cravatta.
Quando si fece spazio in mezzo alla folla, solo allora mi accorsi il soggetto di quei regressi.
Indossava un bellissimo completo elegante e la camicia bianca risaltava i suoi occhi leggermente truccati.
Era la prima volta che lo vedevo vestito in quel modo.

« Michael, congratulazioni per il tuo nuovo album. Un'altro successo! » esclamò un uomo abbastanza alto.

Michael lo strinse in un caloroso abbraccio, sorridendogli.

« Grazie mille, Quincy. Dio ti benedica. »

Tutti continuavano a fargli i complimenti e lui ringraziava tutti i presenti con abbracci e strette di mano.
Era allegro.
Il suo bel sorriso avevano per tutto il tempo attirato la mia attenzione e il suo modo galante con le donne mi aveva lasciato del tutto compiaciuta.
Ero orgogliosa di lui.
Si guardò attorno più volte, voltando lo sguardo a destra e poi a sinistra e quando incrociò quello mio, si fermò di colpo, osservandomi da capo a piedi.
Mi stava letteralmente studiando e i suoi occhi vagavano su tutto il mio corpo senza nemmeno preoccuparsi di altri sguardi indiscreti.
Mi sentii completamente spoglia sotto alle sue iridi scure e quasi mi imbarazzai.
Portai entrambe le mani davanti al grembo, com'ero solita fare in situazioni del genere e lui si lasciò sfuggire un sorriso dilettato.
Chiese il permesso alle persone intorno a lui che si erano perse in chiacchiere e discussioni che sicuramente non avrebbero riguardato il mio interesse e con passi decisi si avvicinò a me.
Il mio cuore aveva cominciato a battere come impazzito e le mie mani a sudare.
Stavo impazzendo.
Si fermò di fronte alla mia minuta figura e dopo avermi rivolto un dolce sorriso, si chinò in avanti con il busto, stampandomi un casto bacio sulla guancia.

« È davvero incantevole, signorina Jones » sussurrò.

Ricambiai il sorriso, alzando le mani per aggiustargli il colletto della sua camicia di seta.
Aveva un buon profumo.

« Potrei dire la stessa cosa di lei, signor Jackson. »

Il suo sorriso si fece più largo e subito dopo rise debolmente.
Si stava imbarazzando.
Si toccò la punta del naso con l'indice e spostò la sua attenzione altrove per poi riguardarmi.

« Complimenti per il suo nuovo album, signor Jackson. Sono molto fiera di lei » sussurrai.

Egli mi prese la mano ed inchinandosi mi stampò un casto bacio sulla nocca.

« Ed io sono molto fortunato a condividere questo momento con lei, signorina Jones. »

Sorrisi allegra.
Si raddrizzò e allungando una mano mi sfiorò il viso dolcemente.

« Tutto per lei, signor Jackson. Sa benissimo che sarò per sempre al suo fianco. Non importa cosa potrebbe accadere. Io non la abbandonerò mai » replicai.

« Sono pronto a condividere il resto della mia vita con lei, signorina Jones. Nel bene e nel male. »

« Lo sono anch'io, signor Jackson. Nel bene e nel male. »

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top